Un ulteriore stimolo....
Gli allevamenti zootecnici utilizzano il 70% delle acque dolci ed il 38% delle terre in conversione nel mondo.
Basti pensare che occorrono 12.000 litri di acqua per produrre 1 kg di carne, contro gli 850 litri per produrre la stessa quantità di grano.
Circa il 70% della foresta pluviale Amazzonica è stato infatti abbattuto per scopi zootecnici ed agricoli.
In uno degli ultimi numeri di World Watch, citando recenti studi di Goodland della World bank, si riporta che gli allevamenti e i relativi prodotti incidono annualmente per il 51% delle emissioni di gas serra nel mondo.
Lo stesso autore rammenta che il 45% delle terre emerse è usato per l'allevameneto, sottraendo superfici alla forestazione, unica possibile soluzione agli abbattimenti di CO2. Così la pensa anche l'International Energy Agency, che ritiene il 2017 essere l'ultimo anno in cui si può contrastare l'innalzamento irreversibile di CO2, tale da far aumentare la temperatura globale di 2 gradi entro il 2050. Alcuni scienziati ritengono addirittura probabile l'innalzamento di 4 gradi. L'IPCC ha stimato che 2 gradi potranno significare da 12 a 32 metri di innalzamento del livello dei mari (
http://www.bitsofscience.org/2-degrees- ... rise-5353/) con evidenti sconvolgimenti nel profilo costiero di molti paesi.
Dunque l'agricoltura è al centro del dibattito sulle sorti del mondo. Ma lo è anche per il ruolo che dovrà rivestire di fronte ad un'altra grande sfida: quella di sfamare ulteriori 2 o 3 miliardi di abitanti nella terra entro il 2050, con incrementi di produttività del 30-40% in appena 38 anni. Sarà l'agricoltura il vero fattore limitante, in combinazione con la scarsità di idrocarburi, metalli, acqua dolce, fosforo e potassio. Le terre coltivabili sono inoltre soggette a fenomeni erosivi, determinati sia dai fattori climatici stessi, estremizzati, che dal pascolamento, sottraendo potenzialità produttive.
Sono inoltre sempre maggiori i fenomeni di land grabbing, ovvero di sottrazione di suoli alle popolazioni intertropicali per la produzione di biocarburanti destinati alle società capitalistiche.
Il modello produttivo ed il modello di consumo, dovranno quindi necessariamente essere messi in discussione.
Drastica riduzione della zootecnia, coltivazioni più sostenibili (minori carburanti e fertilizzanti) e localizzate (minori trasporti),
sul fronte agricolo, dovranno accompagnarsi alla rivoluzione energetica ed al ridisegno dei processi materie prime-rifiuti.
L'inerzia degli Stati rispetto ad una soluzione globale del problema del Global Warming rispecchia l'importanza dell'impatto
delle misure di contenimento sulle diverse economie. Ma al Pentagono e nelle altre "stanze dei bottoni" si stanno già preparando ad esaminare i diversi scenari di conflitto politico e sociale che i cambiamenti climatici (ed il loro mancato controllo) potranno determinare su scala internazionale. C'è da auspicarsi che la presa di coscenza delle comunità civili faccia più in fretta costringa la politica ad una visione non più soltanto a breve termine.