06/12/2009, 21:32
06/12/2009, 23:10
06/12/2009, 23:15
07/12/2009, 17:53
lando ha scritto:Condivido per molti punti la linea di Francesco.
Alcuni aspetti fondamentali dell'utilizzo delle biomasse in agricoltura a mio avviso devono essere:
l'agricoltore deve continuare a fare la sua attività legato alle produzioni agrarie e non deve diventare ne un biologo ne un chimico ne un ingegnere.
La biomassa per produrre energia elettrica deve essere di scarto NON BISOGNA mai convertire terreni utilizzabili per produzioni agrarie a colture no food. Se si hanno difficoltà a raggiungere una massa critica di biomassa da immettere nell'impianto è bene vagliare soluzioni alternative quali ad esempio formare una cooperativa con altri agricoltori che ha come centro l'impianto alimentato dalla biomasse di scarto prodotte da più aziende.
Le zone marginali sono tali per determinati motivi ( terreni improduttivi per clima, caratteristiche del suolo eccc) e tali devono rimanere è inutile piantale su rive fossi zone con pendenze notevoli quindi difficilmente meccanizzabili per produrre più biomassa.
Prestare attenzione ai costi legati alla logistica che spesso sono quelli più onerosi. Da me c'è un impianto di biogas che utilizzata biomasse coltivate anche a 50 100 km di distanza !!!
07/12/2009, 17:59
francescoriello ha scritto:Finalmente! Avete aperto una sezione sulle "rinnovabili".
Mi devo scusare con il forum per la mia cronica assenza, ma il tempo è pochissimo in questi mesi.
Premetto che sono mod in un forum di "energie alternative" e da 5 anni segue i processi di gassificazione/pirogassificazione in merito all'uso della "pollina" e altre biomasse (cippato), ho visitati o reperito notizie su tutte le ditte (italiane ed estere) che dovrebbero vendere impianti, compresa quella che vuole fare il Craking catalittico con le biomasse, ed ho affrontato i problemi realizzativi con studi tecnici (adesso con l'apindistria, vedete il mio topic sul fiere e convegni: riunione svoltasi in luglio!) e con i funzionari regionali.
Un po' seguo il biogas, ma siccome non è utilizzabile con la "pollina" l'ho un po' snobbato!
Tutto quello che avete detto è vero, pro e contro, ma una cosa dovete sapere sulla gassificazione, tutti i progetti che leggete su internet o sui giornali sono semplicemente delle bufale! In Europa esiste un solo impianto funzionante a gassificazione (sansa di olive) della guascor, il cui direttore (ing Pace) è anche mio amico e collega nel forum, tutti gli altri sono prototipi più o meno sballati! Che puntano solo a trovare qualche pollo! Non rientrano nelle emissioni, costano un'esagerazione, non rispettano i rendimenti!
Ma di questo potremmo parlarne più avanti.
Un'altra cosa dovete tenere ben presente, l'attività agricola è e deve restare principale, se ci si imbarca nella produzione di energia elettrica si deve cambiare mentalità (industriale) e considerare quella agricola marginale, i rischi di fallimento sono altissimi e per le esigue finanze agricole insostenibili!
No fate i conti solo economici (tot kw per tot euro) le manutenzioni, i costi occulti, gli imprevisti sono all'ordine del giorno e costano una vagonata di euro!
La biomassa DEVE essere di scarto sennò se devi produrla appositamente (cippato, mais per biogas, ecc) hai già un mezzo fallimento. Perchè produrre elettricità con il carbone/gas costa molto meno quindi se devi comprare o produrre il "carburante" per il tuo impianto ci rimetti subito! E inoltre devi sottrarre enormi quantità di terreno alle coltivazioni, basta vedere quegli impianti a biogas realizzati dove il "contadino " è costretto a usare l'insilato nel digestore e comprare il resto per la stalla!
Sulle taglie di potenza posso solo dirvi che l'impianto per resistere nel tempo deve superare i 3 mw elettrici, deve essere affidato a società con disponibilità finanziarie e dipendenti specializzati (gassificazione), per gli impianti a combustione/cippato vi riferisco di molti progetti realizzati (anche in zone boschive) e ora falliti e messi in vendita, nonostante abbiano preso soldi pubblici per la loro realizzazione, il tutto perchè l'approvvigionamento della biomassa non lo si considera mai un problema invece poi diventa il principale motivo di chiusura.
Un mio amico gestisce una grossa società pubblica/privata in piemonte, credo qualcosa come 16 o 18 mw termici, 25.000 famiglie con il teleriscaldamento. Però hanno contratti con decine di falegnamerie, squadre per la pulizia dei boschi, forniture di legno anche da fuori Italia e un introito assicurato per la presenza dei comuni! Eppure sono sempre in bilico! Figuratevi un impiantino che deve comprarsi il cippato che finè fa!
adesso devo andare scusatemi il messaggio scritto frettolosamente!
ciao
07/12/2009, 21:15
07/12/2009, 21:40
08/12/2009, 16:03
08/12/2009, 16:23
08/12/2009, 16:43
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