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Rischi dell' elicicoltura: non tutti ne parlano
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TreRocce
Iscritto il: 03/03/2013, 3:44 Messaggi: 108 Località: Orvieto, TERNI
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scusatemi ho qualke domanda sul discorso che si sta aprendo (spero non le riteniate off topic): raya ci ha parlato di un 30% di calo di peso fra il raccolto e l'asciugato/spurgato...ma sono dati che riscontrate anche voi? perchè nel mio caso il calo di peso è stato nettamente inferiore (neanke il 10%).
nel caso diversi allevatori riscontrassero minore/maggiore perdita di peso di altri allevatori, secondo voi da che può dipendere? forse dall'alimentazione? dalla durata dello spurgo o dalle sue condizioni?
ultima domanda: lucaa82 dice che presto il prodotto che realizziamo in italia avrà lo stesso prezzo di quello estero (addirittura solo 2 euro al kg ai grossisti e 4 ai ristoranti)...scusatemi ma in base a cosa possiamo dirlo? il prezzo all'ingrosso (helix aspersa) oscilla attorno ai 4,5 al kg già da qualche anno, senza fluttuazioni al ribasso. e poi è comprensibile che il prezzo si assomigli per prodotti simili, ma siamo sicuri che il mercato non sappia distinguere le diverse qualità del prodotto? Ovviamente NON sto dicendo che il prodotto italiano è migliore di quello estero, ci mankerebbe, solo che come ci sono vari modi di produrre in italia ci saranno all'estero, e forse non tutti i modi di produrre danno lo stesso prodotto (tanto in italia quanto all'estero)...dovremmo partire dal presupposto che il cliente non sappia distinguere la diversa qualità delle lumache prodotte (e magari conservate) in diversi modi? Forse se il cliente è il grossista se ne frega, ok, ma non credo che lo stesso discorso valga per i ristoratori o i privati al dettaglio (che per ogni produttore dovrebbero rimanere i propri clienti di riferimento, e semmai il grossista solo per l'invenduto): la lumaca è un prodotto "di nicchia", e personalmente conosco solo ristoratori e singoli acquirenti che se le consumano o preparano è perchè ne sono appassionati (e alcuni oserei dire veri intenditori), e loro una lumaca di qualità la sanno distinguere eccome, e sono disposti anke a pagarla (molto più di 4 euro al kg), e addirittura alcuni di loro, non trovando più sul mercato delle buone lumake, hanno smesso di consumarle o servirle nel proprio ristorante. Che ne pensate? La vostra esperienza è diversa? TR
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02/11/2015, 19:42 |
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lumacosio
Iscritto il: 05/02/2014, 22:35 Messaggi: 2804 Località: Żyznów (Polonia) Oleggio Castello (Novara)
Formazione: geometra sulla carta, agricolo nei fatti
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tre rocce ha centrato un problema che scotta: la qualita'.
essa c'è ovunque in ogni settore, le differenze eventualmente sono il margine e il potere dàacquisto che esso ha sul mercato.
esempio classico la macchina: noi paghiamo per un passat 1800 tdi 150 euro scarsi di RCA, voi??
secondo passo: il prezzo. oggi una muller di qualita' in Polonia a meno di 3,50 non la compri. come il latte o i suini, chi ha la qualita' la orienta su un certo settore del mercato, e per i 2 euro al chilo o e' merce a sua volta ucraina o belorussa, o da allevamenti di massa..
terzo passo, conseguente agli altri: il cliente. personalmente abbiamo dei trascorsi di oltre 15 anni nelle carni bovine di alta gamma, e ci siamo cimentati nell'importazione e distribuzione del made in Italy in Polonia. La ristorazione, a meno di una nicchia, cerca materiale da prezzo basso, sia che parliamo di lumache che di formaggi o salumi o olio dii oliva. se vi dicessi che ho avuto offerte di olio di oliva extra vergine italiano 100% a 3 euro al litro imbottigliato?
Tornando alle lumache: oggi la forchetta per il prodotto che parte da qui per l'Italia va dall'1,80 ai 3,50, tra maxima e muller. la categoria fino a 2,20 rappresenta oltre la stragrande amggioranza
_________________ Non aver paura dei furbi , ma attento agli ignoranti.
Tutti crescono giocando coi trattori. I piu' fortunati non smettono mai
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02/11/2015, 20:07 |
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lumacosio
Iscritto il: 05/02/2014, 22:35 Messaggi: 2804 Località: Żyznów (Polonia) Oleggio Castello (Novara)
Formazione: geometra sulla carta, agricolo nei fatti
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TreRocce ha scritto: dovremmo partire dal presupposto che il cliente non sappia distinguere la diversa qualità delle lumache prodotte (e magari conservate) in diversi modi? Qualcuno ha fatto prove? Noi alcune e solo un ristretto numero di testatori ha riscontrato differenza. parlo di prodotto ''made in Lumacosia'' a confronto con prodotto di colleghi polacchi (la maggior parte) che in sostanza riproducono al chiuso e ingrassano in parchi di colza, perko e verdure con le pallete e il mangime. ovvio che la nostra è una voce nel coro di chi queste prove le ha fatte.. E comunque, tanto per tagliarla giu' fine, in questi 3 anni abbiamo conosciuto tante giovani imprese, e a oggi, nessuno ha un giro di vendite dirette soddisfacente. Soprattutto chi è partito con numeri consistenti, giacche' a piazzare 150 kg in 3 mesi sarebbe capace anche un tonno. la vendita diretta la sento come vero sbocco dal 3-4 anno in poi. e noi non facciamo eccezione alla regola, anche se operando in un paese esportatore le strategie di mercato sono diverse..
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02/11/2015, 21:06 |
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lucaa82
Iscritto il: 08/02/2014, 15:30 Messaggi: 165 Località: brescia
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Quoto lumacosio.
Il prezzo e obbligato a calare con l' aumento della produzione, aumentando gli allevamenti aumenta la concorrenza ecc Il tempo me ne darà ragione.. Prova ad andare a parlare con allevatori di tutti i generi, avendo anche qualità il prezzo sara quasi a costo di produzione. Chi fa piccole quantità puo conferire in loco (dopo anni a farsi pubblicità) ma chi produce grosse quantità e obbligatoto ad andare da ingrossisti e poi a chiudere col tempo per le spese. Basta guardarsi in giro cosa succede in agricoltura e quante truffe sul made in italy che ci rifilano.
_________________ Non v'è diritto senza aver compiuto il proprio dovere
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02/11/2015, 21:12 |
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Azziheligiulio
Iscritto il: 26/09/2015, 12:38 Messaggi: 124
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02/11/2015, 22:57 |
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TreRocce
Iscritto il: 03/03/2013, 3:44 Messaggi: 108 Località: Orvieto, TERNI
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Azziheligiulio, credo che la risposta dipenda da dove sei e dove produci le tue lumake, e quindi da dove puoi sperare di realizzare una soddisfacente filiera al dettaglio. Scusate se batto sullo stesso chiodo, ma continuo a credere che la partita si gioki tutta lì. Cerkiamo di vedere il bikkiere mezzo pieno: l'elicicolturta non è (e ovviamente spero non diventi mai) uno di quei settori agrari caduti in mano ai grossi oligopoli della distribuzione, che detengono tanto potere di mercato da stabilire LORO il prezzo di acquisto e vendita delle nostre lumake. C'è da augurarsi che la lumaca rimanga ancora a lungo un settore di nikkia, poco appetito alle grandi filiere, perkè è solo così che i produttori manterranno almeno un minimo potere nello stabilire il valore delle lumake che producono, nel proporsi al contesto locale in cui lo fanno. Seconda cosa fondamentale: se vado a produrre ghiaccio in lapponia non ne venderò una lastra, e se vado a produrre carne a veganolandia nemmeno. Il mercato della lumaca, come QUALSIASI ALTRO MERCATO, gode o soffre di economie di localizzazione, è normale. Chiunque si metta a produrre lumake dovrebbe prima verificare e sapere se DOVE va a produrle esiste un mercato locale di riferimento, una domanda di luogo a cui riferirsi al dettaglio, o se invece finirà per produrre solo per il grossista che sarà il suo unico acquirente e poi distribuirà la sua produzione altrove. Perkè il gioco allora cambia sia natura che valore. E cambia pure la qualità delle lumake da produrre, se il mio scopo sarà quello di rifilarle al grossista di turno immezzo ad altre decine di tonnellate di lumake provenienti da kissà dove, anzikè farne riconoscere la qualità ad una clientela localizzata e interessata al mio prodotto. TR
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03/11/2015, 1:08 |
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lumacosio
Iscritto il: 05/02/2014, 22:35 Messaggi: 2804 Località: Żyznów (Polonia) Oleggio Castello (Novara)
Formazione: geometra sulla carta, agricolo nei fatti
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TreRocce ha scritto: Azziheligiulio, credo che la risposta dipenda da dove sei e dove produci le tue lumake, e quindi da dove puoi sperare di realizzare una soddisfacente filiera al dettaglio. Scusate se batto sullo stesso chiodo, ma continuo a credere che la partita si gioki tutta lì. Cerkiamo di vedere il bikkiere mezzo pieno: l'elicicolturta non è (e ovviamente spero non diventi mai) uno di quei settori agrari caduti in mano ai grossi oligopoli della distribuzione, che detengono tanto potere di mercato da stabilire LORO il prezzo di acquisto e vendita delle nostre lumake. C'è da augurarsi che la lumaca rimanga ancora a lungo un settore di nikkia, poco appetito alle grandi filiere, perkè è solo così che i produttori manterranno almeno un minimo potere nello stabilire il valore delle lumake che producono, nel proporsi al contesto locale in cui lo fanno. Seconda cosa fondamentale: se vado a produrre ghiaccio in lapponia non ne venderò una lastra, e se vado a produrre carne a veganolandia nemmeno. Il mercato della lumaca, come QUALSIASI ALTRO MERCATO, gode o soffre di economie di localizzazione, è normale. Chiunque si metta a produrre lumake dovrebbe prima verificare e sapere se DOVE va a produrle esiste un mercato locale di riferimento, una domanda di luogo a cui riferirsi al dettaglio, o se invece finirà per produrre solo per il grossista che sarà il suo unico acquirente e poi distribuirà la sua produzione altrove. Perkè il gioco allora cambia sia natura che valore. E cambia pure la qualità delle lumake da produrre, se il mio scopo sarà quello di rifilarle al grossista di turno immezzo ad altre decine di tonnellate di lumake provenienti da kissà dove, anzikè farne riconoscere la qualità ad una clientela localizzata e interessata al mio prodotto. TR Ottima analisi direi.. il mercato per me e' gia' sulla strada della gestione tra poche grosse realta' (parlo di importatori-distributori, non solo dei nomi che tutti conosciamo), che smerciano n volte il prodotto che dichiara di smerciare madonita (dati presi dal web, spero siano corretti, ma e' comunque solo per un confronto). anche perche' se e' vero che il mercato non muove le tonnellate del suino, e' vero che parte da 2 euro franco Italia a uscire sul mercato dai 4/5 in su, quindi con ricarichi molto interessanti. il discorso l'ho gia' detto e trerocce lo ha colto: se noi all'estero abbiamo il prezzo, non necessariamente a discapito della qualita' visto che il grosso del costo-chilo e' manodopera, voi avete il mercato diretto, che da valore aggiunto alla produzione. E a conferma della bonta' della teoria, qui va bene l'aglio, al punto che ho conosciuto gente che ha smantellato le lumache per coltivarlo, nonostante la massiccia importazione da Spagna e Cina. Difatti la nostra azienda sta puntando tanto su questo secondo filone da impostare in vendita diretta km 0, per avere in mano tutta la marginalita' potenziale che il prodotto puo' esprimere. A dare una grossa mano a riuscire subentra poi la tipologia di marketing.. e pazienza in quantita'..
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03/11/2015, 8:04 |
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dannyb
Iscritto il: 10/06/2015, 8:46 Messaggi: 60 Località: Sud Italia
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Interessante discussione. A mio giudizio, visto che viviamo in un mercato globalizzato dove i dazi (soprattutto UE su UE) non esistono, la partita si gioca sui costi di manodopera (che fanno la parte del leone) rispetto ai costi di conduzione dell'allevamento che in Italia sono comunque più alti, e noi in questo (rispetto a Polonia ma soprattutto Lituania) siamo in netto svantaggio. Se a questo aggiungiamo che gli allevatori (buoni o cattivi che siano) stanno aumentando, il succo è sempre lo stesso. Il mercato della lumaca da gastronomia sarà destinato ad avere margini di guadagno sempre più ristretti, fino a quando non ci si renderà conto che il gioco non vale la candela. Secondo me un discorso diverso è quello relativo a caviale e bava. Il caviale è poco conosciuto ma si può provare a spingere, anche con buoni risultati. Si tratta di un mercato di nicchia a cui in pochi (per ora) si approcciano. La bava ha principi attivi che case farmaceutiche e cosmetiche (anche piccole) acquistano in sud america e su cui quindi si può lavorare. L'interesse che ho riscontrato è stimolante, ma anche in questo caso bisogno arrivarci velocemente. Ovviamente sono discorsi che valgono oggi e che magari tra un paio d'anni non avranno più senso, ma la legge di mercato è questa e sulla faccia della terra siamo in tanti a cercare di sbarcare il lunario.
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03/11/2015, 13:35 |
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lumacosio
Iscritto il: 05/02/2014, 22:35 Messaggi: 2804 Località: Żyznów (Polonia) Oleggio Castello (Novara)
Formazione: geometra sulla carta, agricolo nei fatti
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secondo me il problema di caviale e bava è che hai un lasso di tempo tra investimento e raggiungimento del minimo smercio che ti consenta di stare in piedi non propriamente corto, per farti un giro tuo, dovendo considerare che non è un prodotto per tutti.. se uno fa la considerazione di quale è il margine conferendo al grossista, rispetto a quantità di lavoro e di capitale iniziale, deve fare la valutazione se vale candela farsi il mazzo a tarallo o fare l'escavatorista 8 ore al giorno a 1500 euro al mese con la domenica libera.
detto questo, visto che sto numero nessuno lo mette sul piatto: quale è il minimo di investimento per fare caviale e bava e far si che ne valga la pena? considerato che quassu' ci sono operatori che il caviale lo misurano al quintale? quali sono i margini che propongono i vari operatori commerciali? sono verosimili?
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03/11/2015, 13:49 |
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Azziheligiulio
Iscritto il: 26/09/2015, 12:38 Messaggi: 124
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Non ho capito tre rocce, quindi tu vedi piu futuro in una zona dove le lumache sono all ordine del giorno, o in uno come il mio(mugello), dove la lumaca o come si dice qui ,i martinaccio, era solo un lusso che si concedevano i vecchi contadini, e quindi in teoria il mercato ci sarebbe ma in pratica no?
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03/11/2015, 14:40 |
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