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GiulianoSerafini
Iscritto il: 25/11/2008, 9:37 Messaggi: 688 Località: Noceto
Formazione: universitaria
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da bravo contadino mi inserisco nella discussione e mi permetto di dire che le razze si salvano allevadole e creando redditto da esse non cambiando loro il nome...se ci fossero 100.000 capi e se la razza si chiamasse pucci pucci non saremmo qui a discutere mi dispiacerebbe parlare di questo bel bovino al passato perchè estinto
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03/07/2009, 11:10 |
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xsempremaledetto
Iscritto il: 10/10/2008, 14:41 Messaggi: 122
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la Podolica non ha bisogno di essere salvata... anzi gode di buona salute (23969 capi iscritti in 598 allevamenti) da una ottima carne e divesi prodotti DOP e protetti da presidi, primo tra tutti il famoso (e buonissimo ) caciocavallo podolico. http://www.anabic.it/http://www.podolica.info/
_________________ Diffida dal bue davanti, della mula dietro, del monaco da tutte le parti. (Miguel De Cervantes, 1547-1616)
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03/07/2009, 12:20 |
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GMF
Iscritto il: 15/09/2008, 14:04 Messaggi: 573
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Dunque, tutti riconosciamo nell'Uro (dal latino "Urus") - cui il naturalista svedese Carl Nilsson von Linné (latinizzato in "Linnaeus" ed italianizzato in Linneo) diede, nel 1758, il nome scientifico "Bos primigenius" - il progenitore, selvatico, di tutti i bovini domestici europei. Inoltre, tutti sappiamo che l'Uro popolava interamente il territorio oggi chiamato Europa, Italia meridionale compresa ( www.comune.scalea.cosenza.it/cultura/guida/romito.htm). Pertanto, l'origine remota del "bovino di razza Pugliese" o "bovino indigeno della Capitanata" descritto, nel 1934, da Nicola Checchia va fatta risalire all'Uro ("Urus") citato da Giulio Cesare, Virgilio e Plinio tra il I secolo avanti Cristo ed il I secolo dopo Cristo. A sua volta, lo scrittore iberico Lucius Junius Moderatus Columella (I secolo d. C.) fece un veloce riferimento, nel suo trattato "De re rustica", ai bovini "Asiaticis", "Gallicis" ed "Epiroticis" prima di passare alla descrizione di quelli dell'Italia di allora e precisamente della "Campania", dell'"Umbria", dell'"Hetruria", del "Latium" e dell'"Appenninus". In epoca romana, non vi è traccia del termine "podolicus" (usato per la prima volta dal Wagner nel 1836 e ripreso successivamente dal Sanson come sinonimo di "asiaticus").
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03/07/2009, 15:22 |
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alessiozanon
Sez. Polli
Iscritto il: 05/05/2008, 12:36 Messaggi: 3626
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La sua equazione come al solito arriva a conclusioni ipotetiche ma prive di qualsivoglia rilevanza scientifica. Nessuna prova ne genetica ne evoluzionistica lega i bovini selvatici abitanti nella penisola in epoca neolitica con i bovini delle varie razze che si formeranno molti secoli dopo. La vicinanza genetica tra l'uro ed il bovino moderno è provata. Questo legame specie specifico seppur evidente non mette in luce legami specifici con le varie sottospecie. Per quanto si sa dell'uro in epoca romana questo era da tempo estinto nella penisola, ne vi sono documenti storici che fanno cenno ad uro selvatico in Italia. Si trovano invece reperti di bovini già domestici di tipo brachicero. Per trovarne dei resti ci si affida a reperti archologici ben più vecchi comprese le iscrizioni rupestri da lei più volte ostentate. Rimangono millenni di oblio entro i quali non è dato sapere se l'uro "italico" sia mai stato sottoposto a domesticazione e in che percentuale abbia contribuito alla formazione delle moderne razze bovine europee. Per i bovini grigi podolici l'apporto del sangue di questi ultimi risulta ulteriormente dubbio vista la distribuzione nettamente orientale della maggior parte dei bovini riconducibili a questo ceppo. Ne risulta che se apporto vi fu del bovino ancestrale italico nell'odierno podolico questo sarebbe da considerare marginale e non prioritario come da lei più volte sostenuto senza prove tangibili ne documentali ne storiche.
Questo è ciò che risulta evidente da una analisi obbiettiva e non di parte .
_________________Dobbiamo avere più coraggio di guardare la realtà, così ci farà meno paura. Alessio Z.
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03/07/2009, 17:06 |
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xsempremaledetto
Iscritto il: 10/10/2008, 14:41 Messaggi: 122
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Come al solito lei ha tratto conclosioni del tutto arbitrarie girando a suo vantaggio, in maniera palese per giunta, quanto detto... Persone più che competenti in materia come Zanon e Gaddini (collaboratore anabic per altro e quindi direttamente interessato) le hanno fatto notare le inesattezze del suo ragionamento!! che tra l'altro si basa sul niente in quanto nessuna fonte bibliografica, anche quelle citate da lei stesso per altro, le hanno dato pienamente ragione. I bovini di ceppo podolico in italia ci sono arrivati!!!! in qualsiasi testo di zootecnica e riportato che il bovino originario era del tipo macrocero iberico dal mantello fulvo, probabilmente e avvenuta anche una mescolanza tra i due ceppi che ha contribuito alla creazione della tipologia odierna... ma affermare che la podolica si sia formata da uri presenti in sud italia e sia rimasta inalterata nei secoli è a mio avviso inacettabile!!
_________________ Diffida dal bue davanti, della mula dietro, del monaco da tutte le parti. (Miguel De Cervantes, 1547-1616)
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03/07/2009, 17:26 |
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alessiozanon
Sez. Polli
Iscritto il: 05/05/2008, 12:36 Messaggi: 3626
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GMF fa di più, ossia prende a prestito le foto odierne del bovino Podolico nettamente cambiato rispetto all'originale bovino longicorne e lo paragona senza indugio al famoso bronzo che evidenzia un bovino brevicorne brachicero. Quando poi invece gli fa comodo ne parla diffusamente considerandolo un macrocero simile alla Maremmana salvo poi attriburne i tratti ad incroci recenti cosa che diffusamente è stata smentita dalle prove documentali ed iconografiche.
L'uro europeo era si un bovino macrocero ma con cavicchie ossere nettamente inclinate rispetto al piano del frontale. Cade così l'errore madornale in cui molti indugiano ritenendo i bovini macroceri podolici Uroderivati diretti. Bisogna infatti considerare che le corna appartenenti a bovini macroceri domestici hanno perso in gran parte il significato offensivo fatto salve alcune razze che ne conservano l'orientamento e la funzione (toro de Lidia spagnolo ) I bovini macroceri asiatici come del resto altre popolazioni bovine africane Watussi ecc. sembra abbiano corna lunghe in ragione di scelte mirate di tipo estetico e ornamentale indotte da scelte selettive allevatoriali. Non a caso i bovini Podolici a lunghe corna Maremmano , Buscarin , Grigio Ungherese sono da millenni utilizzati nel duro lavoro di dissodamento dei campi e quindi selezionati per docilità e versatilità nel lavoro. Non avrebbe avuto senso mantenere stabile in uno stadio di domesticazione incompleto bovini utilizzati tutti giorni nei lavori dei campi e quindi suscettibili di essere maneggiati continuamente. In sostanza il bovino macrocero odierno conserva si il grande sviluppo delle corna ma svincolato dall'originale funzione di difesa /offesa propria dei suoi progenitori.
_________________Dobbiamo avere più coraggio di guardare la realtà, così ci farà meno paura. Alessio Z.
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03/07/2009, 17:58 |
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GMF
Iscritto il: 15/09/2008, 14:04 Messaggi: 573
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"Le corna, impiantate alte e incurvate a lira, simmetriche, abbastanza lunghe, terminanti a punta sottile, escono obliquamente dal cranio, si dirigono in alto e in avanti, per voltarsi all'indietro e all'infuori.". (Checchia N. : "La razza bovina pugliese", in "La rivista agricola", 6-16/01/1934). http://lprdad.fao.org/cgi-bin/getblob.c ... c,50004144
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03/07/2009, 21:13 |
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GMF
Iscritto il: 15/09/2008, 14:04 Messaggi: 573
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03/07/2009, 22:16 |
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GMF
Iscritto il: 15/09/2008, 14:04 Messaggi: 573
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"Sono pure tra noi numerose le razze di vacche, e ce n'ha di varie spezie, ma che possono ridursi a tre principalmente, cioè a dire la razza piccola, la media e la grande. La prima si tiene da molti Abbruzzesi per la facilità di farle pascolare nella state sopra le montagne, e così evitare il pericolo di diruparsi. Della seconda spezie abbondano quasi tutte le altre Provincie. L'ultima ossia la grande, la quale primeggia sopra tutte, è propria della Provincia di Basilicata. La grandezza, la forma, la bellezza di queste vacche sono ammirevoli, e servono per migliorare le altre razze. E' questa razza quella che dà i grandi e robusti bovi che servono al trasporto de' generi, e dei grossi carichi nella Provincia di Terra di Lavoro, e che si veggono anche in Napoli. Tutte le vacche del Regno sono di color bianco nerognolo, hanno corna giuste e regolari; a differenza di quelle di Sicilia, le quali sono rossastre od oscure, ed hanno corna grandissime, eccetto la razza detta di Modica ch'è bellissima. In proporzione della grandezza e del cibo, le vacche del nostro Regno danno molta quantità di latte, il quale serve per latticini, e specialmente pei così detti 'caciocavalli', che sono specie di cacio, che si appartengono esclusivamente al nostro Regno.".
("Dell'agricoltura e pastorizia del Regno di Napoli di quà del Faro. Breve notizia distesa, secondo le relazioni delle Società Economiche, da Achille Bruni di Barletta e regolata dai Professori Cav. Giovanni Gussone, Giuseppe Cua, Guglielmo Gasparrini", Napoli, 1845).
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03/07/2009, 22:37 |
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GMF
Iscritto il: 15/09/2008, 14:04 Messaggi: 573
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04/07/2009, 0:29 |
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