Grazie, gentile Francesco, delle sue sagge osservazioni.
Tornando al tema di questa discussione, desidero ricordare un brevissimo brano in latino, tratto dal "De re rustica" (Liber VI, Caput I) di Lucius Junius Moderatus Columella (4 - 70 d. C.).
"Aliae formae sunt Asiaticis, aliae Gallicis, Epiroticis aliae: nec tantum diversitas provinciarum, sed ipsa quoque Italia partibus suis discrepat: Campania plerumque boves progenerat albos et exiles, labori tamen et culturae patrii soli non inhabiles. Umbria vastos et albos, eademque robios, nec minus probabiles animis, quam corporibus: Hetruria et Latium compactos, sed ad opera fortes: Appenninus durissimos omnemque difficultatem tolerantes, nec ab aspectu decoros: ...".
Dunque, da Columella apprendiamo che i bovini della Campania erano per lo più "albos et exiles" (bianchi e magri), quelli dell'Umbria "vastos et albos" (grossolani e bianchi), quelli dell'Etruria e del Latium "compactos" (tarchiati), quelli degli Appennini "durissimos" (resistentissimi).
Da: Dott. Carlo Ohlsen, "Il Bovino Romano", Torino, 1893.
"Il bovino indigeno, che popola più specialmente la Campagna romana, e la Maremma compresa nella Provincia di Roma, è una varietà del 'bos taurus primigenius romanicus', e sembra provenire dal bovino 'podolico', ed originalmente dalla 'razza asiatica', la quale dal suo centro d'origine nell'altipiano dell'Iran si diffuse gradatamente in Europa, attraversando il Caucaso, forse quando l'antico popolo degli Arii, dividendosi in due rami, ne passò uno all'occidente dell'Asia, immigrando in seguito nelle vaste pianure sarmatiche. Se sia venuto tal bovino in Italia per naturale espansione, oppure importato nel Lazio dalle antiche legioni romane, non è ben certo; fatto è però che nei bassorilievi di quell'epoca classica non vi si trova mai rappresentato, nè in scolture di sacrifizii, nè in altre, come ben notano Hamilton Smith (Griff. animal. Kingd.) e Wagner, ed apparisce più tardi con le buffole." (SEGUE).
"Storicamente provato è invece, che siffatta razza giunse in Italia al tempo dei Longobardi tra il 590 e il 615 dell'era volgare, regnando Agilulfo, e certo è pure, che da molti e molti secoli vive nel Lazio, conservando sempre i suoi caratteri ricordanti la 'razza asiatica'.".
"Le caratteristiche principali della 'razza romana' e 'di maremma', che la fanno facilmente riconoscere, e si mostrano più salienti sono: manto grigio-bleu o meglio grigio sporco o marino, più o meno chiaro, con tinte maggiormente oscure al dorso ed agli arti anteriori; il muffolo, le palpebre, la punta delle corna, lo specchio e le unghie sono nere. La testa cuneiforme è ornata da corna molto sviluppate, tanto da raggiungere perfino un metro, a punta acuta e con bella arcuatura a lira od a spirale allungata trasversalmente, arma quanto graziosa per ornamento, altrettanto pericolosa di difesa ed offesa in animali, che com'essi, vivono allo stato brado. In generale la corporatura è, si può dire, bella, di media grandezza, piuttosto elevata a garrese alto, dai m. 1,60 a m. 1,80, con treno posteriore meno sviluppato e formante una linea dorsale obliqua.".
Da: Dott. Ezio Marchi, docente di zootecnia e igiene nell'Istituto agrario Vegni, "Ricordi di un viaggio zootecnico in Ungheria. I. Una visita nel R. Dominio di Mezohegyes. II. Le razze bovine più diffuse in Ungheria.", Siena, 1897.
"Razza bovina Ungherese. Nell'est e sud-est d'Europa, in Podolia, Volinia, Bessarabia, Crimea, vicino al Mar Nero e al Mar d'Azof, negli Urali, in Ungheria e paesi limitrofi (Slavonia, Croazia, Bukovina, Rumenia, penisola dei Balkani versante adriatico) si trova comunemente una razza bovina distinta da molti zootecnici Tedeschi col nome di 'razza bovina grigia dell'est Europa'." (SEGUE).
"Questa grande razza bovina adattandosi alle differenti condizioni mesologiche (clima, giacitura e costituzione mineralogica del suolo, vita brada o stallina, ecc.) ha deviato qua e là dalla forma tipica, assumendo caratteri morfologici e fisiologici proprii, e dando luogo così alla formazione di altre razze. Le due forme principali sono la razza 'podolica' e la 'ungherese'. Parlerò di quest'ultima già famosa in Italia e nell'occidente di Europa per aver sparso la contagiosissima peste bovina. Due secoli e mezzo fa l'Ungheria era il luogo principale dove producevasi il bestiame per la Germania e l'Italia. Solamente a Vienna si calcola che v'andassero annualmente circa 80 mila bovini da macello e presso a poco lo stesso numero in Italia. A quest'epoca l'Ungheria era incolta, e le steppe i grandi pascoli occupavano la massima parte della sua estensione ed erano abitati dai bovini ungheresi. Dopo la guerra di Giuseppe II. Le principali caratteristiche di questi bovini si riassumono: nel mantello più o meno grigio, capo stretto, specchio color ardesia, fronte larga, naso stretto, arcuato, collo ora lungo, ora corto, ora ricco di pagliolaia ora no, secondo le varie razze; corna rivolte ai lati e in su, spesso lunghissime, ma in qualche razza relativamente corte; corpo alto, tronco lungo e stretto, costato piatto, bacino piovente; peli grossolani, senza lucentezza; corporatura robusta; attitudine al tiro, pochissima al latte. Gli animali adulti ingrassano bene e danno relativamente molto grasso (sego) e buona pelle. I vitelli sono pochissimo precoci: nascono di manto fromentino.".
Gentile Tremor, il fatto stesso che lei sia nuovamente intervenuto, stamani alle ore 08,31, in questa discussione ha dissolto ogni eventuale impressione che essa si stesse trasformando in un monologo.
Per quanto mi riguarda, sto cercando doverosamente di mettere a disposizione di tutti i gentili utenti di questo forum quanto più materiale possibile affinché questo dibattito continui a svolgersi alla luce di una documentazione valida, ampia e variegata, e risulti davvero utile e producente.
Caro GMF, non era mia intenzione sminuire il valore dello sforzo che proferisce in questa battaglia ma, come si era detto in precedenza, a questo punto, un articolo che sintetizzi il suo punto di vista sarebbe forse più corretto che tanto gridare a vuoto visto che i suoi interlocutori sono stati ridotti al silenzio dalla vacuità degli sforzi resi nel tentativo di trovare almeno un punto di contatto fra le sue tesi e le loro. D'altra parte il mio ultimo intervento non entrava affatto nel merito della questione "Perchè Podolica?" e gli utenti della sezione bovini, ammesso che osino addentrarsi fino alla diciasettesima pagina di questa discussione di lì in avanti, ma forse anche prima, non ci troverebbero alcunchè di nuovo, a parte il ribadirsi delle Sue posizioni, che chiarisca loro se sia più corretto chiamare questi bovini col nome di Podolica o Pugliese o Italica che dir si voglia.
Di sicuro, gentile Tremor, su un punto possiamo tutti convenire già ora: che la razza bovina indigena dell'Italia meridionale è la sola al mondo ad avere ricevuto come denominazione unica ufficiale quella di "Podolica".
Tale constatazione mi ha indotto a porre il quesito "Perché 'podolica'?", al quale finora non è stata data alcuna risposta che fosse basata non su motivazioni derivanti da semplici congetture bensì su valide giustificazioni, basate su fonti storiche inoppugnabili, come antiche e dettagliate descrizioni e/o raffigurazioni della razza Podolica originaria della Podolia, da confrontare seriamente con le caratteristiche tipiche della "Podolica" originaria... dell'Italia del Sud.