il punto vendita in azienda è un ripiego per le piccole aziende ma non è il futuro dell'allevamento.
il futuro è competitività con genetica e alimentazione, e con un mercato ben definito, con l'aumento della domanda di carne mondiale e l'inevitabile aumento del prezzo finale.
il discorso del 2% di calo è una convenzione, lo fanno anche qua e in piemonte vendono col peso com'è e iva compresa magari ancora in lire, basta saperlo o no?
se non ci fosse questo scarto il prezzo sarebbe il 2% in meno...
e cmq il macellatore fa il suo lavoro e cercherà sempre di buttare giù il prezzo, quello che facciamo noi quando compriamo, non vi pare?
il problema è secondo me che è un lavoro pericoloso quello dell'ingrassatore, il margine è ridotto e se capita l'imprevisto (non ti pagano un camion di vitelloni) vai con le gambe in aria.
in molti altri settori con marhini magari del 10-15% se questo capita magari in un paio d'anni riesci a colmare..., se prendiamo 20€ a capo di guadagno gli anni che va bene, che faremo quando va male?
e bisogna dividere economicamente stalla dalla terra, altrimenti chi ha terra risulta che guadagna e gli altri perdono, i costi si calcolano col prezzo di mercato, se poi uno riesce a mettere insieme le cose molto meglio.
altrimenti torniamo a dire che il vecchio che fa il giro in stalla a controllare tanto non costa niente, il trattore ormai l'ho pagato, le mie ore non le considero ecc ecc, il fieno lo faccio nei campi e non costa niente..., l'insilato pago solo il telo sopra...
sarebbe giusto come in tutti i settori, avere degli utili giusti, per poter fronteggiare crisi di mercato e fregature varie.
dopodiche, chi sarà bravo resisterà, gli altri chiuderanno lo stesso.