Quello che ci intenerisce dei conigli sono di solito gli occhi e le orecchie grandi, la testa grande in proporzione e il musetto tondo, tutti caratteri marcatamente infantili. Quando vediamo la foto di uno degli ultimi conigli di Amami, quindi, non riusciamo a non pensare che e’ brutto.
Amami e’ una delle isole dell’arco insulare di Ryukyu, tra il Giappone e Taiwan, e appartiene, come del resto anche la piu’ meridionale Iriomote, al Giappone. Su quest’isola e sul vicino isolotto di Tokuno vive un peculiare ed endemico coniglio, Pentalagus furnessi, detto appunto coniglio di Amami.
Cio’ che rende questo coniglio cosi’ peculiare e’ che e’ uno di quegli animali che possono essere considerati “fossili viventi” per cui l’evoluzione sembra essersi fermata. Non e’ cosi’, ovviamente, il coniglio di Amami si e’ ben evoluto per adattarsi al suo ambiente insulare, ma conserva ancora caratteristiche primitive in comune col protoconiglio Pliopentalagus, vissuto in Eurasia 4 milioni di anni fa, la madre di tutti i conigli oggi viventi che si separo’ dai pika nel Pliocene. Il nostro lanoso fossile vivente ha infatti, come li aveva l’antenato comune dei conigli, le orecchie piccole, gli occhi piccoli, il muso lungo e un po’ da topo, le zampe corte e gli artigli lunghi adatti allo scavo. D’altro canto ha evoluto un fitto pelo nero per adattarsi a vivere nella folta e buia foresta primaria che c’era sull’isola, di notte.
C’era, purtroppo, e non c’e' quasi piu’. La foresta vergine e’ stata allegramente abbattuta per ricavare legname a partire dagli anni ’80 del secolo scorso e sparendo l’habitat sono scomparsi anche questi misteriosi coniglietti.
Un tempo l’antenato dei conigli di Amami era molto diffuso in tutta l’Asia ma fu soppiantato dai piu’ anatomicamente moderni lepri e conigli attuali. Sul suo lontano ed isolato scoglio in mezzo al Pacifico, tuttavia, il coniglio di Amami, lontano da predatori e competitori troppo scaltri, e’ riuscito a sopravvivere e prosperare. Quando l’antenato dei conigli di Amami si separo’ dal resto dei conigli apparteneva infatti gia’ ad un gruppo a parte, piu’ “primitivo” degli altri. Immagino che i conigli di Amami che vivevano su Iriomote si siano estinti in breve tempo dopo l’arrivo dei gatti, ma almeno una manciata di questi conigli preistorici, l’equivalente umano di un ominide come l’austalopiteco Lucy, in termini di distanza genetica, e’ arrivato sino a noi.
Sfortunatamente, la popolazione e’ in forte declino per via sia della perdita di habitat che dell’introduzione di predatori come gatti e manguste di Java che hanno un facile buongioco su una bestiola rimasta isolata dal mondo per 100.000 anni. Perche’ introdurre volontariamente le micidiali manguste di Java sull’isola? Si pensava fosse un buon sistema di lotta biologica contro i velenosissimi crotali Trimeresurus flavoviridis. Ma se voi foste una mangusta, preferireste passare la mattinata a lottare con una vipera o digerire all’ombra l’inerme e succulento coniglietto? Il governo ha messo vincoli sulla specie dichiarandolo monumento nazionale giapponese, ma programma di costruire una strada che passi attraverso la foresta e che portera’ i predatori nel cuore della zona dei proto-coniglietti. Per quanto se la cavino anche in foresta secondaria, hanno bisogno di foresta matura specialmente in inverno, quando la loro sopravvivenza dipende dalle ghiande cadute. Al momento rimangono circa 3000-5000 animali su Amami e meno di 500 su Tokuno, in costante declino.
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