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Tutto (o quasi) sulla grigia di carmagnola 
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intendo aprire questa discussione per cercare di promuovere e soddisfare le mie curiosità su questa bella e poco conosciuta razza italiana

le origini, da quel poco che, nella mia immensa ignoranza, sono riuscito a comprendere dalle mie chiacchierate con gli altri allevatori, sono piuttosto confuse

è versione piuttosto comune che la selezione derivi dagli animali autoctoni presenti tra la parte bassa della provincia di Torino e quella nord Della provincia di Cuneo, radicata sul territorio da almeno la fine del XIX secolo, è andata praticamente in disuso nei primi anni del secondo dopoguerra, per i motivi che in seguito citeremo, rimpiazzata da razze più resistenti e produttive, NZW e California in primis

si presenta con animali dal colore grigio fumo, risultato del progressivo inscurimento dei peli, bianchi alla radice e nella borra, quasi nera in punta, con zone in cui rimangono praticamente bianchi, come il contorno occhi, il ventre e i palmi delle zampe, altra particolarità della colorazione sono la punta delle orecchie sfumate di nero, così come la zona nuca, tra un orecchio e l'altro

intorno alla fine degli anni 90, si è cominciato a ricreare-recuperare la razza, che presenta molte caratteristiche delle razze che hanno contribuito a ricostruirla, come il caratteristico pelo del gigante di Fiandra, così come l'assenza di giogaia, le zone sfumate classiche del giarra bianca, i posteriori muscolosi del blu e, si vocifera, caratteristiche tipiche del NZW, utilizzata, pare, come rinforzo durante la ricostruzione

la pelle è molto fina, e ne pregiudica la stabulazione su rete, cosa che però la rende molto apprezzata negli allevamenti rurali

la prolificità e la stazza dei vari ceppi è parecchio disomogenea, in circolazione ci sono maschioni sopra i cinque kg e fattrici che a stento superano i tre, di queste ultime, alcune partoriscono 4 redi, leggende narrano di altre capaci di spiattellarne 14, in media, una buona femmina è in grado di allevarne tra i 6 e i 9

chi vuole aggiungere o correggere le su citate nozioni, che derivano da osservazioni e discussioni tra semplici allevatori, è interlocutore graditissimo

ho provato a richiedere delucidazioni alla facoltà agraria di Torino, senza però ottenere grandi risultati, ragion per cui, ho molte lacune per ciò che riguarda la parte storica

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Una tartaruga depone migliaia di uova senza fare il minimo rumore, quando una gallina ne depone uno solo, lo sa tutto il vicinato

prima di avventurarti in bislacche pratiche per capire se una coniglia è gravida o meno, HAI EFFETTUATO LA PALPAZIONE?


17/10/2012, 0:18
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Grazie per aver accolto l'invito
Bella apertura di un argomento che spero possa essere approfondito con conoscenze ed eperienze di altri amatori ed allevatori

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17/10/2012, 8:28
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Spero che anche altri allevatori aprano schede specifiche delle razze che allevano illustrando storia caratteristiche ed esperienze

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17/10/2012, 8:30
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Tempo fa nella mia perenne ricerca sul web di razze cunicole considerate in estinzione mi sono imbattuto nel coniglio grigio di Carmagnola,tra le pochissime notizie che sono riuscito a scovare c'è un PDF . (il file e' grande per postarlo,quindi se vi interessa mandatemi in pm la vostra mail che ve lo spedisco)...
Razza molto interessante e dalla carne sublime ma molto difficile da allevare per la sua delicatezza...

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Ma io che la lavoro me sò accorto che pesa più da vivo che da morto.(l'agricoltore Cinelli)


17/10/2012, 11:46
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trascrivo un breve cenno storico sulla razza, tratto dal documento inviatomi da Roberto

Il coniglio grigio comune
All’epoca del Demarchi e fino ai primi decenni del Novecento,
periodo in cui il coniglio era divenuto una realtà presente
in gran parte delle aziende agricole e delle abitazioni
delle campagne del Piemonte, la popolazione cunicola della
regione non si discostava da quella diffusa un po’ dovunque
nel nostro Paese, indicata con il nome generico di coniglio
nostrano o comune. Scriveva il manualista e grande studioso
di coniglicoltura italiana Giuseppe Licciardelli nel 1897 (in
Coniglicoltura pratica) che questo animale, allevato in modo
più razionale e con opportuni incroci, avrebbe potuto dare
una produzione di carne notevole e anche grandi guadagni.
Tra le sue asserzioni comparivano i principali temi che sarebbero
stati sottolineati da tutti gli autori di testi dedicati alla
coniglicoltura fino alla seconda guerra mondiale: il pregio
della rusticità del coniglio comune, ritenuto il più adatto per la
realtà italiana perché perfettamente acclimatato; la possibilità
di fare del coniglio una fonte rilevante di carne per il nutrimento
della popolazione; il disappunto per la scarsa cura delle
condizioni di allevamento, che pregiudicavano il rendimento;
la necessità di procedere ad incroci per migliorare la razza.
Il coniglio comune viene descritto da Fernando Faelli nel
1914, in Animali da cortile, così: "Il coniglio ordinario o
comune è quello che ha più punti di somiglianza col coniglio
selvatico per volume, per forma, per colorito. E’ piuttosto
piccolo ed il suo peso varia tra uno e due chilogrammi: il colore
della pelliccia tende al grigio fulvo come quello del coniglio
selvatico, ma alcune volte è pezzato di nero, o di grigio
fulvo alle parti posteriori od alla testa, e bianco alle altre regioni;
le orecchie sono corte e piccole, il muso aguzzo; le regioni
posteriori del corpo abbastanza ben fornite di muscoli; è
rustico; è allevato presso i contadini in semi libertà nei cortili
e nelle stalle".
Le caratteristiche peculiari del coniglio comune risultavano
essere la rusticità, la buona prolificità e la buona tendenza
all’ingrassamento, doti preziose in quanto garantivano un
buon risultato per la produzione di carne e il commercio,
anche se il coniglio era allevato in condizioni nella maggioranza
dei casi scadenti e in ambienti che spesso erano la negazione
dell’igiene. La taglia, media e piccola, viene indicata
come lievemente maggiore, cioè con un peso medio di 2-3 kg.
La carne, non di grande qualità, viene da alcuni definita
addirittura "scadente", anche se non manca chi la definisce
"buona". Concorde è invece il parere sulla pelliccia, poco
pregiata sia perché non molto folta sia per il colore non
uniforme e perciò (oltre che per le piccole dimensioni) adatta
per lo più per la sola produzione del feltro.
Il mantello del coniglio comune, di pelo corto, esito del caos
di molti incroci senza ordine e senza criterio, era infatti molto
vario nelle tinte, secondo le località e la promiscuità in cui si
trovava. Gli autori sono concordi nel segnalare il colore grigio
come varietà quantitativamente maggioritaria, e tale asserzione
pone le prime basi per la riconoscibilità del nostro
coniglio Grigio di Carmagnola come diretto discendente di
quella popolazione ordinariamente diffusa nelle campagne.
Assieme al coniglio grigio, si tenevano nei comuni
allevamenti dei conigli con pelliccia di altro colore o con più
colori.
Data tale mescolanza di varietà, spesso i piccoli che
nascevano si presentavano chiazzati in tutti i colori con
grande scapito del valore, già basso, della pelliccia stessa.
Il reddito del nostrano era incerto e deprezzato a causa del
sistema d’allevamento, senza riguardo igienico e senza protezione,
abbandonato a sé. Data la sua rusticità e il basso
prezzo di costo, era ritenuto ideale per gli allevamenti
casalinghi, perché alla portata di tutte le borse: senza azzardare
capitali ed incorrere in perdite, era possibile avvalersene
con profitto. Per ottenere maggiori vantaggi da questo coniglio,
bisognava, secondo gli esperti, incrociarlo con razze giganti,
allevarlo razionalmente e migliorarne la nutrizione.
Tra le razze indicate per gli incroci miglioratori venivano
citate il Gigante di Fiandra, il Normanno, la razza della
Champagne e il Giapponese. Quello maggiormente segnalato
era il Gigante di Fiandra, caratteristico anzitutto per le sue
grandi proporzioni e per il peso, che può superare i 6-7 kg;
con mantello grigio lepre, grigio scuro o grigio ferro. Animale
prolifico, fornisce una carne abbondante, anche se non delle
migliori, e non è molto rustico. Per tali motivi veniva raccomandato,
allo scopo di migliorare il coniglio nostrano, di u14
sare il maschio incrociante, soprattutto per ottenere aumento
di taglia e di precocità, oltre che per avere una pelliccia più
ampia e di colore più uniforme.
Una razza spesso avvicinata al nostro coniglio comune era
anche il Gigante di Normandia, che secondo il Licciardelli
proviene dall’incrocio del Gigante Fiandra col selvatico addomesticato,
mentre altri fanno ipotesi diverse; si tratta di un
coniglio dalla carne ottima, che lo pone ai primi posti come
razza da carne, il cui mantello è di color grigio leggermente
rossastro. In Francia era tra le razze preferite, costituendo la
base della produzione cunicola di tipo familiare, per la grande
facilità di allevamento e per la notevole rapidità di sviluppo e
di ingrasso, e da questo punto di vista veniva paragonata al
nostro coniglio comune migliorato.
E' ancora da notare l’osservazione del Licciardelli secondo il
quale in Normandia vi fossero anche dei conigli comuni, detti
lapins du pays, di color grigio scuro come i conigli semiselvatici
e di taglia al disopra della media, di scarsa
importanza, mentre invece il Gigante di Normandia meritasse
grande attenzione.
Questa annotazione è significativa del divario esistente tra la
cunicoltura francese e quella italiana: mentre nel nostro Paese
si poneva attenzione a valorizzare e a migliorare una variegata
realtà di conigli comuni che costituiva l’unico diffuso patrimonio
cunicolo esistente sul territorio, in Francia tale stadio
era superato da un pezzo, essendo ormai diffuse delle razze
migliorate dalle caratteristiche assai più confacenti alle esigenze
produttive della popolazione.

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21/10/2012, 18:47
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ROBERTO1978 ha scritto:
Razza molto interessante e dalla carne sublime ma molto difficile da allevare per la sua delicatezza...


le grosse difficoltà, almeno per me, sta nell'ottenere animali dalla stazza e colorito uniforme

se è vero che con le altre razze la selezione non è mai finita, per questa è appena (ri)iniziata

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21/10/2012, 18:53
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slowbill ha scritto:
ROBERTO1978 ha scritto:
Razza molto interessante e dalla carne sublime ma molto difficile da allevare per la sua delicatezza...


le grosse difficoltà, almeno per me, sta nell'ottenere animali dalla stazza e colorito uniforme

se è vero che con le altre razze la selezione non è mai finita, per questa è appena (ri)iniziata


bè,spero che tu riesca in questa tua impresa...
ottimo riassunto. ;)

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21/10/2012, 19:18
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l'Istituto di coniglicoltura di Alessandria negli anni 40 ,,, selezionò il grigio migliorato Pacchetti ... derivato dal coniglio nostrale incrociato con il Gigante di Fiandra il peso era sui 4 kg ...negli anni 60 ... fu sostituito con gli ibridi commerciali ,,, ora i pochi capi grigi rimasti con l'ausilio dei reincroci ci hanno restituito quel coniglio chiamato oggi dal luogo del suo ritrovo ... " Carmagnola " ... gli studi del Pacchetti e del Maiocchi ci diedero quel grigio ... dei nostri ricordi di ragazzini ....ciao Elmo


21/10/2012, 20:49
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Ciao Elmo,

finalmente sei tornato a parlare di "recchioni"!

nonostante mi ritrovi praticamente nella "culla dei Carmagnola", devo affrontare serie difficoltà per reperire animali come si deve, i pochi allevatori che li hanno, sovente li ibridano compromettendo la purezza della razza, e non si fanno scrupoli a rifilarli come animali di pura razza, oppure non hanno neppure idea di cosa abbiano per le mani

tutti questi magheggi rischiano di compromettere il lavoro di selezione degli ignari compratori, l'ultimo "merluzzo panato" che li deteneva seriamente li ha lasciati crepare tutti di mixomatosi

in principio, avevo un maschio eccezionale, superiore ai cinque kg, fautore di nidiate numerose e di rapido accrescimento, questa primavera, ho dovuto trovargli un successore, per poter accoppiare le mie giovani rimonte, un'odissea, barcamenandomi tra nidiate multicolore ed antipasti di maschio, robetta di tre chili e mezzo

ora come ora, mi ritrovo con fattrici stupende, buone madri, pesanti ed un mezzo maschio che a forza di fare ha sorpassato i 4, per fortuna è molto prolifico e risolutivo, quando sta vicino alle sue amate, sembrano l'articolo "IL"

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22/10/2012, 0:43
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E' certamente una domanda inutile :(
A difesa della razza grigio di carmagnola non si schiera nessuno a livello locale, apa, comune, regione, ecc per una opera di sensibilizzazione?
Mi pare che pure il leprino di viterbo non sguazzi molto bene e vedere il buon lavoro di anni svolto nel passato mi manda un poco in bestia

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22/10/2012, 9:13
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