Zucca
Iscritto il: 15/05/2010, 17:27 Messaggi: 592 Località: Prov. Milano
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Per chi chiedeva, ho trovato il libro. Riporto il seguente testo tratto da: Coniglicoltura pratica di G. Licciardelli - M. Cortese Hoepli Libro molto datato ma valido.
Scuoiatura. Questa operazione per essere agevolata deve compiersi subito dopo l'uccisione, e cioè quando l'animale è ancora caldo. Preparato un laccio, con un pezzo di spago, si appende a giusta altezza la vittima per le zampe posteriori, tenendole un po' divaricate. Munitisi allora di un coltellino con lama affilata, si pratica una incisione a V, lungo le due cosce interne, passando per l'ano, ed arrivando sino al piede, attorno al quale si taglia la pelle così da lasciarvi attaccato l'ultimo tratto. Qualcuno preferisce appendere l'animale per una zampa, fare su questa l'incisione, staccarne la pelle, e poi ripetere la manualità con l'altra zampa. Comunque si sia proceduto, si allargano con le mani i lembi della pelle e si tirano in basso, tagliando le vertebre della coda, aderente al bacino, perché essa deve rimanere attaccata alla pelle. Questa ricade allora, a guisa di sacco col pelo in dentro; si continua a tirare, tagliando le eventuali aderenze, così da raggiungere prima le zampe anteriori, che si cavano fuori, come le posteriori, dopo di avere recisa la pelle attorno al gomito, e poi la testa: si tagliano allora le orecchie e le aderenze che legano la pelle al naso: si da un ultimo strappo, ed essa si stacca come si dice «a fodero» (fig. 125). Se in qualche parte si presentasse sporca di sangue si pulirà con una pezzuola imbevuta d'acqua tiepida.
Riporto il seguente testo tratto da: Coniglicoltura pratica di G. Licciardelli - M. Cortese Hoepli
Conservazione e concia delle pelli. Essiccamento. — Attuata la scuoiatura si provvedere a farle asciugare in uno dei seguenti modi: a) Si prendono le pelli, rivoltate col pelo in dentro, e si introduce in ciascuna un tenditore costituito da un grosso filo di ferro, lungo circa 1,50, m ripiegato in alto ad occhiello […]
(fig. 127). Si spinge in alto la parte curva e si lasciano libere le estremità obbligano la pelle a distendersi, così da assumere una forma triangolare; od anche si infilano su di un telaio trapezoidale costruito con quattro stecche cui due lunghe 70-1-80 cm e provviste nelle estremità di qualche foro, e le altre due lunghe rispettivamente circa 25 cm e 40 cm tutte forate, così di potersi fissare, in alto e in basso, trasversalmente alle prime, con chiavette in legno (fig. 128). In tal modo la distensione è perfetta. Ciò fatto, si appendono in luogo asciutto e venlilato, e mai vicino al fuoco od al sole. Questo procedimento deve preferirsi a quello, purtroppo ancora in uso, di riempire la pelle con carta o paglia, perché quasi sempre ne risultano delle pieghe e sciupìo di pelo. Fig. 128 - Tendipelle di legno. b) Con una forbice si taglia la pelle, seguendo la linea mediana del ventre, e la si fissa poi con puntine da disegno, su di una tavola bucherellata o su di un telaio, ben distesa col pelo sotto, curando che esso conservi la naturale inclinazione. È evidente che per le pellicce fini si procederà sempre con molta attenzione, mentre minore ne richiederanno quelle comuni da cedersi ai cappellai: a quest'ultime si lasciano attaccate anche le zampe perché molto pelose e pesanti. Non è necessario conciarle subito, mentre importa assai che con l'essiccamento non si accartoccino. Qualora minacciassero di perdere il pelo, si strofinino ripetutamente, dal lato del derma, con allume in polvere, oppure si tengano immerse per 24 ore in acqua molto salata.
Scarnamento Si pongono le pelli, una volta essiccate, a bagno per 24 ore in acqua tiepida, contenente, disciolti per litro, 20 grammi circa di allume di rocca. Indi si estraggono, si distendono su di un tavolo, e ripetutamente si passa su di esse un coltello, a lama larga e non troppo tagliente, onde asportare il carniccio e soprattutto la sottile membrana che le ricopre, aiutandosi con le unghie delle dita per sollevarla e distaccarla: essa lascerà così apparire il disotto di color bianco. Per agevolare il distacco del carniccio si può anche ricorrere allo strofinamento con la seguente miscela: acqua 1 litro, borace 1 g, sapone 2 g, sale da cucina 16 g, acido solforico 1 g. Qualora non si potesse conciarle subito, ad evitare che si alterino, si soffregheranno di allume in polvere dalla parte già aderente al corpo.
Conciatura. —
Questa operazione ha lo scopo di impedire la putrefazione delle pelli impregnandole di sostanze antisettiche. All'uopo si presentano le seguenti due vie: 1° Concia con l'allume. — In un recipiente contenente dell'acqua (in quantità proporzionata al numero delle pelli da trattare) si disciolgono, per litro, (sufficiente per una pelle) 60 grammi di allume di rocca ed altrettanti di sale di cucina; oppure parti 10 di allume, p. 10 di solfato di zinco e p. 100 di acqua. Si fa bollire alcuni minuti indi si ritira dal fuoco (eventualmente si filtra se ci fossero delle impurità) e, quando la temperatura è scesa di tanto da poterla sopportare con la mano, vi si immergono le pelli lasciandovele per 48 ore sfregandole due volte al giorno. Per pelli di notevole grandezza e spessore l'immersione deve durare 3-4 giorni. In seguito si estraggono e si fissano con puntine su di un telaio ben tese perché non si restringano e si pongono ad asciugare in un luogo ventilato. Prima che siano completamente secche si procede allo stiramento che serve ad ammorbidirle; si prende un pezzo di corda lungo 50 cm e grosso quanto il pollice e se ne legano i capi a due sostegni, distanti circa 30 cm in modo che la corda non resti tesa: su di essa, con un movimento di va e vieni si strofinano ripetutamente le pelli dalla parte del cuoio, così da spezzare la rigidità delle fibre. Si completa poi il lavoro appoggiandole allo spigolo di un tavolo e stirandole in tutti i sensi. Oppure si stendono su di un tavolo col pelo al di sotto e si battono, mediante una mazzuola di legno, ripetute volte, indi si sgrassano, strofinandole, da entrambe le parti, con abbondante gesso, o talco, od in mancanza segatura; in ultimo si asportano queste polveri sollevando le pelli e percuotendole con una bacchetta flessibile. Si completa la manualità pettinando e spazzolando il pelo. Così trattate si presentano allora morbide e lucenti.
2° Concia all'olio. — Le pelli dopo essere state raschiate, vengono pennellate con la seguente soluzione che si sarà preparata in precedenza: Acqua fredda ............. litri 1 Sale da cucina ............ g 130 Acido solforico a 66 °Bé ...» g 20 (da maneggiare con cautela perché molto corrosivo) Delle pelli così trattate se ne fa una pila, pelo contro pelo, e dodici ore dopo si ripete la spalmatura con la suddetta soluzione e la stratificazione, e così di seguito per altre 2-3 volte, sempre a distanza di 12 ore circa ciascuna, onde, come dicono i tecnici, «nutrire» bene il cuoio. Ciò fatto, ad una ad una si spremono, e con una spugna si spalmano, sempre dalla parte del cuoio, con la seguente miscela (da agitarsi ripetutamente, prima dell'uso) olio di pesce . . g 500 Ammoniaca .... g 50 Tuorlo d'uovo. . » 50 Acqua......... » 500 Si distendono dopo su telai, si lasciano asciugare ed in seguito si stirano sulla corda e si sgrassano come si è esposto nel paragrafo precedente. Le pelli conciate in questo modo acquistano maggior pregio perché se ne rende l'aspetto assai più bello.
3° Concia a secco. – Eseguito lo scarnamento, come sopra indicato, si dispongono le pelli su di un tavolo, pelo al disotto, e si strofina la pelle con una mescolanza, in parti eguali, di allume e sale da cucina ridotti in polvere finissima, insistendo a lungo in modo da far penetrare la polvere nei pori della pelle, il che rende l'operazione assai faticosa.
4° Concia al lysoformio. —
È meno adoperata. Le pelli, dopo lo scarnamento, si immergono in una soluzione di lysoformio greggio diluito in acqua tiepida al 5% e lasciandovele per 4-5 giorni, previa ripetute strofinature; trascorso detto tempo si estraggono procedendo poi come indicato per la concia all'allume. Inutile dire che i suesposti modi servono pure per conciare pelli di qualsiasi altro piccolo mammifero.
…in attesa del consumo o della vendita, si incartano frapponendo della canfora o naftalina, onde non tarlino, e si pongono in iscatole in luogo ventilato ed asciutto per proteggerle dall’ammuffimento. Di quando in quando si avrà cura di estrarle, arieggiarle e spazzolarle.
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