OK OK... Eccomi di nuovo qui...
L'argomento sembra sia piuttosto impopolare
, comunque nel frattempo ho fatto ricerche su internet, e mi sono fatto un'idea di partenza, consultando vari testi di genetica/razze/selezione...
Riporto su questo forum le mie conclusioni, qualora possano essere di aiuto ad altri per farsi un'idea, senza starsi a grattare troppo la testa
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Ovviamente non potendo escludere errori nelle mie conclusioni invito chiunque, a correggermi su eventuali inesattezze o castronerie varie
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ESPONGO:
Innanzitutto i problemi genetici causati dall'accoppiamento tra consanguinei sono prodotti dall'“attivazione” di geni difettosi, che in genere tendono a rimanere inattivi negli accoppiamenti tra individui non imparentati tra di loro (o con parentela lontana).
Tanto più gli accoppiamenti sono effettuati tra parenti stretti, tanto più aumenta la velocità di attivazione di questi geni indesiderati (attenzione: si possono attivare anche geni desiderati).
In un gruppo chiuso la consanguineità aumenta progressivamente ad ogni generazione (aumento inversamente proporzionale al numero di individui della colonia). Poiché anche se all'inizio i soggetti non hanno parentela, dopo un certo numero di generazioni non sarà più possibile fare accoppiamenti tra individui non imparentati. Quindi si inizierà ad “aggiungere una parentela” ad una parentela già esistente. Con conseguente aumento della consanguineità ad ogni generazione.
Alla luce di ciò risulta impossibile evitare la consanguineità in un “gruppo chiuso”. Tuttavia con un numero di soggetti sufficienti il fenomeno procede abbastanza lentamente da permettere una selezione per “scremare” i soggetti che stiano manifestando caratteristiche indesiderate (geni difettosi). In natura la cosa avviene automaticamente, poiché solo i soggetti più sani e forti (indice di geni buoni) riescono ad avere discendenza (a questo serve tutta quella competizione tra maschi). In allevamento la pratica deve essere svolta dall'allevatore (argomento complesso e fuori contesto: non aggiungo altro).
IN CONCLUSIONE:
Caso1:
Partendo da razze molto diverse (con parentela molto lontana), già con 5-6 coppie (tutti di razza diversa) si dovrebbe avere una eterogeneità tale da non creare problemi evidenti, per almeno un 10-15 generazioni ; programmando una nuova generazione ogni 2-3 anni, si potrebbe andare avanti anche per circa 30-40 anni senza problemi. In questo caso inizialmente si produrrebbero ibridi, con caratteristiche altalenanti da generazione a generazione. Successivamente con il progressivo aumento della consanguineità assumerebbero caratteri sempre più omogenei fino ad arrivare ad una vera e propria nuova razza, mescolanza delle razze originarie con caratteri selezionati o meno.
Caso2:
Nel caso si parta invece da una razza allevata in purezza, ci si trova in una situazione già successiva al caso1, nel quale partendo da razze diverse, ed operando una opportuna selezione si è ottenuta una nuova razza con caratteristiche desiderate. Quindi in questo caso, per quanto si cerchi linee di sangue diverse tra di loro, queste presentano comunque un grado di consanguineità abbastanza marcato. Volendo garantire una discendenza “sicura” è d'obbligo un numero più elevato di riproduttori (almeno 10-15 coppie), ed una accurata selezione dei soggetti migliori. In ogni caso è bene mantenere una distanza di parentela di non meno di 3-4 generazioni.
Questo è quanto ho concluso da vari testi, non solo relativi ai conigli, ma altre specie di animali domestici. Tuttavia nel caso del coniglio data l'elevata prolificità, dovrebbe essere possibile una selezione più efficiente, con eventuale riduzione (almeno in parte) del numero di riproduttori. Tenendo sempre conto che riducendone il numero, aumentano le difficoltà nel selezionare i soggetti migliori e viceversa.
IN SINTESI:
La parentela massima tra accoppiamenti di norma non dovrebbe scendere sotto 4-5 generazioni di distanza (nonni dei nonni in comune), per garantire una discreta stabilità. Da verificare la genealogia anche nel caso dell'acquisto di riproduttori.
Nel caso di “allevamento chiuso”, minimo 20-30 riproduttori 50% maschi 50% femmine abbinato ad una attenta selezione.
In ogni caso attenta selezione dei soggetti con migliori caratteristiche per la riproduzione.
Questo può essere un punto da cui partire. Ovviamente la porta è aperta a chiunque avesse da esporre esperienze e/o dati più attendibili.