Salve, finalmente trovo uno spazio adatto a trattare un argomento che mi è molto a cuore: il ripristino forestale. Avevo un libro da piccolo (il giovane naturalista) che tra le varie attività e gli accattivanti esperimenti proponeva di seminare specie autoctone e ripiantarle al fine di rimboschire. Da allora mi è sempre rimasto tale desiderio, vorrei però chiedere a qualcuno più competente di me la gentilezza di consigliarmi un poco circa vari aspetti:
-il rimboschimento di suoli pubblici con piante esclusivamente autoctone o con essenze ormai ritenute tali (penso per esempio al ciliegio selvatico) può costituire in qualche condizione un reato?
- Che requisiti fisici deve possedere un giovane albero al fine di venir posto a dimora con la massima probabilità di attechimento? E il suolo invece? Essendo la mia zona carsica e con suoli freschi solo ove regna già il bosco (ombra più o meno intensa, pacciame naturale che arricchisce il terreno e ne preserva l' umidità e la vita etc etc) pensavo di piantare comincindo dalle zone limitrofe ai boschi, ove teoricamente ci dovrebbe essere una maggiore umidità nel terreno ma anche nell' aria (traspirazione di altre piante) senza dimenticare la presenza di micorrize che dovrebbero facilitare l' attecchimento;
-ho sentito dire che castagni e faggi rendono il terreno particolarmente ricco di sostanze benefiche e che lo migliorerebbero anche dal punto di vista fisico (maggiore porosità, per esempio); è vero?
-è noto che gli alberi hanno radici più profonde e lunghe degli arbusti, quindi una maggiore capacità di approvvigionamento d' acqua; sapendo ciò, al fine di creare un ambiente boschivo quanto + favorevole alla fauna e quindi con ricchezza di arbusti dai frutti utili come noccioli, rose canine, biancospini etc è più logico pensare prima agli alberi e poi, una volta che questi siano cresciuti abbastanza e creato un suolo "umido" e fertile pensare agli arbusti, dico bene?
-Essendo il ciliegio dolce coltivato (prunus avium) spesso autosterile, questa caratteristica si dovrebbe tramandare anche alle piante ottenute dai suoi semi, che pure vengono definite come "franchi" o "selvatici"? Espressa in forma migliore, mi interessa sapere se le piante ottenute da semi di ciliegi coltivati di varietà autosterili saranno autosterili anche loro; mi auguro di no, poiché speravo che i ciliegi selvatici giovassero prima alle api con la fioritura e poi anche agli uccelli con i moltio frutti, ma se sono autosterili il secondo giovamento sarà praticamente nullo...
-si potrebbe provare a piantare specie idrofile come i castagni in una zona al momento sprovvista di bosco, esposta al sole, carsica e a 800-900 metri sul liverllo del mare? E le conifere invece? Dovrebbero essere meno esigenti dei castagni in fatto di irrigazione...
Grazie a chi risponderà anche a solo alcune di queste domande.