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conifere da balcone sfuggite di mano (post LUNGO e ingenuo) 
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Salve a tutti, mi sono presentata un giorno o due fa, e comincio subito con le domande bizzarre.

E scusate se il discorso è veramente LUNGO (giuro, non saranno sempre così, ma questo ci voleva!)

Premetto che vivo in un condominio di città e che non ho orti né giardini, ma solo una terrazza in posizione abbastanza felice, in cui albergano parecchi vasi... che per la maggioranza contengono innocue piante grasse, erbe aromatiche, e al massimo qualche pianta orticola annuale o biennale, giusto per la soddisfazione di mettere in tavola qualche pomodoro o lattuga autoprodotti, e per dare un minimo di educazione naturalistica "sul campo" ai miei figli, perché non si abituino a pensare che la frutta e la verdura nascano direttamente al supermercato ;)

In tutto questo, ci sono due notevoli eccezioni, che non sono state volute, cercate e programmate...

...ma che hanno avuto una grossa parte nella mia generale ammirazione per l'onnipotenza della vita botanica, che si riproduce e si propaga quasi all'infinito, nelle condizioni più improbabili.

Si tratta appunto di due conifere, veri e propri alberi, che finora se la sono cavata onorevolmente in due vasi, con due storie completamente diverse.

UNO:

E' un albero di Natale, di quelli che si comprano a 10 o 20 euro, con una "palla" di radici troncate infilata in un sacchetto di plastica, pensando che sopravvivano solo per il periodo delle feste. E invece è arrivato in casa mia nel dicembre del 2009, e resiste ancora.

All'epoca, avevo appena fatto un trasloco molto impegnativo, e non avevo MAI avuto l'abitudine di fare alberi di Natale prima, perché nella casa vecchia non avevo spazio, e perché quelli sintetici li trovo di una bruttezza raccapricciante. Ma per festeggiare la casa nuova, mi venne in mente che per una volta si poteva provare a prenderne uno vero, anche senza farsi troppe illusioni.

Dopo averlo tenuto dentro casa per il periodo festivo, più o meno un mese, mi resi conto con stupore che era ancora pimpantissimo e che non mostrava il minimo segno di perdere aghi secchi.

Quindi decisi di provare a salvarlo, lo misi fuori in terrazza, in un vaso molto più grande, annaffiandolo assiduamente e aiutandolo con un concime apposito per conifere, e dopo due o tre mesi constatai (con altrettanto sollievo meravigliato) che non solo non deperiva, ma che cominciava a buttare fuori gemme nuove.

Chiesi consiglio a qualcuno più esperto di me, e mi sentii dire che se ce l'avesse fatta a superare il momento più caldo dell'estate, poteva tranquillamente sopravvivere per parecchi anni. E infatti è andata così, finora si è fatto sette Natali senza grossi problemi... ogni anno, dalla terrazza, viene amorevolmente trasportato dentro casa, con il vaso che pesa un'infinità (perché oltre a essere grande è pure un vaso di terracotta vera, e non di plastica), viene addobbato, si fa una ventina di giorni di protagonismo da "pianta di appartamento", e poi viene riportato fuori.

Finora è andata benissimo, ma adesso vedo che comincia a non farcela più, probabilmente non per ragioni legate alla parte esterna della pianta, ma perché sono le radici ad aver raggiunto un volume troppo grande e a soffrire dentro al vaso.

Di fatto continua ancora, sistematicamente, a buttare le gemme fresche tutti gli anni, ha degli abbozzi di punte nuovissime anche in questo momento, però i rami bassi sono quasi completamente secchi, e per la prima volta noto che la parte verde è molto più limitata rispetto a un anno prima.

Non sono nemmeno sicurissima di che specie sia, probabilmente è un abete picea, ma non posso metterci la mano sul fuoco, perché le circostanze dell'acquisto sono talmente lontane che non riesco proprio a ricordarmelo. Attualmente è alto più di 130 cm a partire dal terreno, il vaso ha un diametro massimo di 50 cm e una profondità di un po' più di 40. Ammetto di non aver mai fatto potature "professionali", ma di essermi limitata a tagliare via i rametti palesemente secchi...

DUE:

Il suo collega di avventura, invece, ha una storia ancora più strana, ossia è una pianta arborea addirittura SPONTANEA, spuntata fuori chissà come, in un vaso da fiori in una terrazza di città. Giuro che è vero, me la sono trovata quattro o cinque anni fa come piccolissimo germoglio casuale, invece di buttarla via l'ho conservata per curiosità... inizialmente ho pensato che fosse una discendente dell'abete di cui sopra, ma poi mi sono resa conto subito che era una pianta completamente diversa, con una crescita velocissima, foglie aghiformi molto più lunghe e tenere di quelle dell'abete, e coni di fioritura lunghi, chiari e molto vistosi. Secondo le mie limitate conoscenze tecniche, forse le piante "catalogate" che ci assomigliano di più tra quelle che conosco, potrebbero essere il pino mugo o il pino nero, ma non sono sicura nemmeno di quello. Comunque, anche questa è stata messa in un vaso grande, e ormai è un vero e proprio alberino legnoso, alto poco meno dell'altro. In questo momento non ho delle foto particolarmente chiare da condividere, ma nei prossimi giorni ci provo!

Ovviamente, non sono specie fatte per stare all'infinito nei vasi, e credo che il limite sia stato già raggiunto.
Ma aspettare semplicemente che muoiano di morte naturale, non mi va.

Insomma, la mia domanda è questa: se tento l'impresa disperata di tirarli fuori dal vaso, di impacchettarli con relativi pani di terra, e di trasportarli in un posto abbastanza fresco, in altitudine decente, dove altre conifere spontanee se la cavano benissimo da sole senza nessun contributo umano, possono farcela?

Io non ho nessuna esperienza diretta in materia, ma mio padre possiede un piccolo pezzo di terreno in mezzo all'appennino tosco-romagnolo, a più di 700 metri di altitudine, dove ha ristrutturato la vecchia casa dei bisnonni e ha provato vari esperimenti botanici che piacciono molto anche ai miei figli. Mi è venuto in mente di portarle lì e di piantarle nel terreno libero.

Secondo voi la cosa ha senso o no?

E se ha senso, quale sarebbe la stagione più corretta per tentare il trasloco?

Aspetto che l'abete si faccia il suo ultimo onorevole servizio come albero di Natale, e poi mi attivo subito?
O è meglio aspettare la primavera inoltrata?
O magari sarebbe addirittura meglio farlo adesso, senza nemmeno aspettare l'inverno?

Confido in voi, se qualcuno ha avuto la pazienza di leggere tutto fin qui!

Grazie!

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25/08/2016, 23:48
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In genere sono contraria a "liberare"alberi delle specie più strane nei boschi. Però essendo un terreno tuo, al fresco della collina penso che vada benissimo.
La mia opinione( modesta) è che sia meglio farlo in autunno, quando è fresco, piove , il terreno non è gelato e le piante sono in fase di riposo o quasi.

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26/08/2016, 8:50
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Autunno inverno è il momento giusto per effettuare il trasloco.
In genere per questo tipo di piante se messe in vaso una volta raggiunte le dimensioni massime rallentano la crescita fino anche ad arrestarla. I getti nuovi saranno sempre più piccoli ma questo senza provocare particolare problemi alla sopravvivenza generale della pianta.

appena puoi mandaci le foto delle piante così ti potremo dire se il terreno sull'appennino a 700m è adatto ad essere scelto come nuova dimora.

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26/08/2016, 11:41
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Salve a tutti, riporto su un thread vecchiotto per gli aggiornamenti :)

Le due conifere sono state effettivamente traslocate in montagna, circa un mese fa. Io non ci sono più stata da allora, ma mio padre sì, e dice che non ha visto alcun segno di deperimento, ma che sembrano cavarsela abbastanza bene.

Seconda puntata: si è posto il problema di procurarsi un albero di Natale nuovo. Ovviamente non mi interessa una pianta tagliata grossolanamente e fatta per campare solo fino alla Befana, ma speravo di trovarne una con abbastanza radici da avere una probabilità ragionevole di sopravvivere per più anni di seguito, come la precedente.

Lo stesso vivaista da cui avevo comprato l'albero originario continua a tenere lo stesso mercatino identico a quello di allora, nello stesso angolo di una nota piazza della città. Oggi ci sono passata sperando di ritrovare qualche esemplare della stessa specie, di cui appunto non conoscevo il nome esatto, ma portandomi dietro un rametto (mezzo secco ma ancora riconoscibile) che avevo conservato da quello vecchio. Sorpresa: nessuna delle tre specie che avevano a disposizione era uguale. Una era di abete bianco, non so esattamente di quale varietà, ma comunque di quelli con le foglie grosse, appiattite, e somiglianti più a lamine che ad aghi, che non assomigliava per niente a quello che cercavo io. Le altre due specie sembravano un po' più simili (una mi è stata definita come "costeriano"), ma nessuna delle due era proprio uguale.

Il venditore mi ha suggerito che potesse trattarsi di un'altra cosa ancora, che loro coltivavano effettivamente qualche anno fa, ma che adesso non hanno più, ossia una forma di "omorica".

Ovviamente non ne sapevo nulla, sono andata a cercarmi notizie in rete, e ho scoperto che si tratta di una variante originaria della Serbia e della Bosnia (e che si scrive "omorika" con la k).

Così, ho scoperto con sorpresa di aver avuto per anni in casa anche l'albero di Natale di origine serba, oltre al gatto
( presentato qui: presentati-al-forumdiagraria-org-f50/ma-buongiorno-t104750.html" target="_blank )

Detto questo: qualcuno ha qualche idea di dove si possa trovare, nei pressi di Firenze, qualche vivaio che tratta abeti di quella specie? Alla cooperativa di Legnaia potrebbero averceli?

Oppure la specie è ininfluente, ma la sopravvivenza dipende solo da circostanze casuali fortunate su come sia stato fatto il taglio delle radici?

Chi può, mi illumini, che le feste sono vicine!

saluti
L.

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15/12/2016, 23:15
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