Salve a tutti, ieri a Bologna la quotazione del grano duro è scesa nuovamente e si è fermata a 24/25 euro quindi per noi produttori 21/22, secondo voi potrà ritornare ad un prezzo superiore, magari a 50 come lo scorso aprile????????? Io a questi prezzi, considerando che faccio fare alcuni lavori a dei terzisti, vado in parità.
anche qui in sicilia è la stessa cosa è aumenatato pane e pasta e anche i concimi e le sementi, ma per il grano niente da fare, anche qui in queso modo i guadagni sono quasi nulli per non dire nulli. infatti molti quest'anno ne semineranno molto poco e alcuni nulla. non credo che arriveremo ai prezzi dell'anno scorso.
Credo che a questi prezzi e con i costi di produzione attuali(si pensi solo al costo triplicato del fosfato biammonico) non si possa guadagnare con il grano duro a patto di non fare specifici contratti con garanzie di qualità.Ecco che spunta la possibilità dove possibile(no estremo sud) di coltivare il colza. 40 Euro ad ha per 25-30 qli dovrebbero rendere più del grano. ciao
Salve La quotazione della colza per biocarburanti è stata a luglio 2009 di 26 euro al quintale. Abbiamo appena seminato circa 20 ettari. I costi fino ad adesso sono stati tra preparazione semina e spagimento diserbo di 220 euro l'ettaro. A questi vanno aggiunti 75 euro per il seme e 48 per il diserbo. Altri costo sicuro sarà la trebiatura 110 sempre l'ettaro. Che fanno circa 450 euro l'ettaro. vedremo al raccolto Buon lavoro a tutti Antonio
L’andamento complessivo dei prodotti alimentari e delle bevande nel 2009 che è cresciuto dello 0,7% rispetto a settembre del 2008. Molto, specie se si tiene conto che complessivamente l’indice nazionale dei prezzi al consumo nello stesso periodo ha fatto registrare un aumento ben più modesto, solo lo 0,2%. Più in dettaglio, per la voce pane e cereali ci si attende una variazione tendenziale dello 0,6% e per le carni si va verso un aumento dell’ 1,2%. Ma nello stesso periodo il prezzo all’origine dei cereali è calato (precipitato!) del 26% e quello delle carni ha fatto altrettanto (-14,6% i suini, -3,3% i bovini). I maggiori aumenti al dettaglio hanno riguardato però i prodotti trasformati piuttosto che quelli freschi. E le industrie, si obietterà, si sono limitate a trasferire sui prezzi i maggiori oneri di produzione. Una spiegazione solo parziale. Perché sono calati non solo i prezzi delle materie prime ma anche quelli dell’energia, una voce importante nelle lavorazioni agroalimentari.