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PREZZO GRANO DURO 
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20 ottobre 2009

Precipita il frumento duro, tiene il mais
L'andamento dei prezzi di settembre da un'analisi della Borsa merci telematica italiana. Il trend negativo non sembra arrestarsi

Borsa merci telematica italiana
Nel mese di settembre i prezzi dei frumenti hanno mostrato una tendenza al ribasso, particolarmente accentuata per il frumento duro.

Sostanzialmente stabile il prezzo del granoturco, mentre quello del frumento duro ha perso il 12,9% rispetto al mese di agosto, a seguito della riduzione della domanda di prodotto. Flessione più contenuta per il frumento tenero nazionale che segna un -3,4% rispetto al mese precedente, attestandosi sui valori di inizio campagna 2006/2007.

Dopo i ribassi registrati a partire dal mese di giugno, il granoturco nazionale ha evidenziato a settembre una maggiore stabilità, con una variazione negativa di appena lo 0,9% rispetto ad agosto. Il prezzo del frumento duro è quello che, nel confronto con lo scorso anno, fa segnare la variazione negativa più pesante, pari al 33,1%. Leggermente più contenuta la variazione negativa del frumento tenero sia nazionale che estero (rispettivamente -30,2% e -30,1%) rispetto allo scorso anno.

Nonostante una diminuzione comunque significativa (-15.1%), il prezzo del mais è quello che più ha tenuto rispetto all'anno precedente.

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


22/10/2009, 17:34
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Quì a ravenna il grano duro prezzo di oggi va dal minimo sul mercantile di euro 172 a ton. fino a euro 190 ton.
Come la giriamo la giriamo quest'anno con i cereali al di sotto dei 50 ql ettaro è pareggio quando è andata bene e rimessa quando male.
ps interessanti le retribuzioni del pomodoro e colza


22/10/2009, 23:51
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...inoltre...

Cereali, import/export nei primi sette mesi dell'anno
Dati Anacer. Importazioni in aumento (+5,3%), in calo le esportazioni (-6,1%)

Le importazioni in Italia dell’intero settore cerealicolo nei primi sette mesi del 2009 sono risultate in aumento del 5,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente passando da 5,87 a 6,18 milioni di tonnellate (+313.000 tonnellate). Nel periodo preso in esame sono aumentati gli arrivi dall’estero sia di grano tenero (+339.000 tonnellate, +17,4%), che di grano duro (+274.000 tonnellate, +27,3%). Tra gli altri cereali in granella risultano pressoché stabili le importazioni di mais e di orzo, mentre sono diminuite quelle degli altri cereali, sorgo in particolare (-243.000 tonnellate).
Le importazioni di riso (risone, riso semigreggio, riso semilavorato e lavorato a fondo e rotture di riso), ammontano complessivamente a 95.436 tonnellate, risultando in diminuzione di circa 40.000 tonnellate rispetto all’anno precedente (-29%).

Le esportazioni sono risultate in diminuzione di 136.000 tonnellate (-6,1%). Si riducono le esportazioni di cereali in granella (-115.000 tonnellate circa tra tenero, duro e mais) e di riso, considerato complessivamente tra riso lavorato a fondo, semilavorato, semigreggio e risone (-110.000 tonnellate).
Risultano in aumento delle esportazioni di semola di grano duro e prodotti trasformati, mentre si rileva una riduzione delle vendite all’estero di farina di grano tenero (-5,5%) e mangimi a base di cereali (-8,3%).

I movimenti valutari relativi all’import/export hanno comportato un esborso di valuta pari a 1.429,8 milioni di Euro (1.870,70 nel 2008) ed introiti per 1.538,7 milioni di Euro (1.753,8 nel 2008). Pertanto il saldo valutario netto è pari a +108,9 milioni di Euro, contro -116,9 milioni di Euro nel 2008.

Fonte: Anacer - Associazione nazionale cerealisti

RIASSUNTO: PIù IMPORTAZIONE + MENO ESPORTAZIONE = PIù GUADAGNO = MENO PRODUZIONE ITALIANA = MAGGIOR "SFRUTTAMENTO" PAESI TERZI = ROVINA DELLA CEREALICOLTURA ITALIANA!!!

Ciao,
Jacopo

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Vandana Shiva


23/10/2009, 9:00
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il riassunto dell'equazione finale vale un po per tutti i prodotti alimentari... dal altte ai cereali

oggi il commercio e' di fatto un settore protetto , mentre glia ltrisettori sono alla finestra..

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Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.


23/10/2009, 11:58
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Giusto Grintosauro!
E continuo con altri ragionamenti in merito presi qua e là nella rete...

Con il prezzo del grano duro che non supera i 0.15 € per acquistare un chilogrammo di pane vengono figuratamene consegnati al panificio 20 kg di frumento duro al giorno. Infatti nel passaggio dal frumento al pane - prezzo medio 3 €/kg - vi è un valore aggiunto di 2, 85 € /Kg - ben 1.900% - che per buona parte non ricade sulla filiera, né sul territorio. I prodotti agricoli in generale, il pane in testa, sono beni a domanda rigida e i prezzi al consumo sono sempre troppo alti. È evidente che la crisi risiede nei livelli intermedi della filiera e nei plus valori che questa genera.
Vi è un’insostenibile “pesantezza” del sistema economico convenzionale di produzione e la forte dipendenza dai settori ricchi (industria e terziario). Un dato tra tutti: la Sicilia con i suoi 120.000 Ha di vigneto da vino, produce (dati del 2008) circa 11 milioni di quintali di mosto che, ironia della sorte, corrispondono alla quantità complessiva di prodotti chimici (concimi, fitofarmaci etcc.), che in termini economici è già l’espressione di una catastrofe, se consideriamo che l’uva ha spuntato nell’ultima vendemmia 10 cent/Kg.
È evidente l’urgenza di un cambiamento radicale di modello culturale, oltre che economico. Ancora una volta l’agro - ecologia e in primo luogo l’agricoltura biologica indica una strada. La produzione agricola deve muoversi, per quanto più possibile, all’interno del suo stesso settore. Il fattore terra deve ritornare ad essere il principale fattore di produzione. E i reimpieghi aziendali nell’ambito di sistemi di produzione a basso impatto la regola fissa. Sul fronte dei mercati e dei consumi bisogna fare altrettanto.

Ciao,
Jacopo

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Vandana Shiva


27/10/2009, 12:16
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purtroppo oggi e' cosi

ma la mia riflessione va presa un po piu larga.

oggi siappiamo piu o memo i costi di produzione di quasi tutti i prodotti alimentari.

sa di fatto che non vi e' o quasi , un qualcosa che indica il vero valore di costo dei prodotti industriali.

un esempio puo essere dato dai ricambi per auto , un comunsissimo fanale supplementare anteriore comprensisco di posizione e indicatore di direzione , oltre che faretto alogelo , costa sui 50 60 euro , ma di questi nessuno ha la minima cognizione di quanto vada allo stato sia direttament come iva che indirettamente come tassazione sui redditi , ma non si sa neanche quanto e il ricarico medio della distribuzione.

cioe potrebbe benissimo uscire di fabbrica a 10 euro , per poi trovrcelo dal ricmabista , o in qualsiasi magazzino agricolo di ricambi a 5 volte tanto.

figuriamoci pio i ricambi auto..

faccimao bene a indignarci per quello che succede con i prodotti agricoli, ma dovremo farlo molto di piu dove la speculazione e' molto piu pesante.

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28/10/2009, 8:56
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A rischio la pasta italiana

Il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori, rispetto allo scorso anno, rischia di provocare un crollo delle semine a grano duro destinato alla produzione di pasta italiana, che interesseranno quest’anno una superficie di terreno non superiore al milione di ettari, con un calo stimato del 30 %. E’ questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione del 'World Pasta Day' che si celebra il 25 ottobre negli Usa.

Secondo il servizio Sms consumatori del ministero delle Politiche agricole, il grano duro viene pagato oggi 18 centesimi al chilo agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico - sottolinea la Coldiretti - di circa il 400%, se si considerano le rese di trasformazione. Il prezzo della pasta è rimasto stabile rispetto allo scorso anno nonostante le quotazioni del grano siano scese su valori inferiori di ben 1/3 rispetto allo scorso anno mettendo a rischio il futuro delle coltivazioni italiane.

La situazione è nota all’Autorità garante della concorrenza e del mercato che lo scorso 2 febbraio ha deciso una multa di 12,5 milioni al 'cartello' della pasta. Per salvare la pasta di grano italiano Coldiretti è impegnata nel progetto una Filiera agricola tutta italiana per combattere le distorsioni e le speculazione dal campo alla tavola con il coinvolgimento delle imprese agricole, dei mercati degli agricoltori, delle cooperative e dei Consorzi Agrari che hanno recentemente varato l’holding Consorzi agrari d’Italia.


Fonte: Coldiretti

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Vandana Shiva


30/10/2009, 12:27
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miscellanea-f72/notizie-dal-mondo-dell-agricoltura-t5811.html
ultimo post inserito
ciao

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04/11/2009, 0:01
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Ciao, io non ho seminato il grano duro e invito gli altri a seguirmi. Questi sono i risultati:
Grano duro (Derrick)

Ha 3,75
costo totale 4.996,60
costo mezzi tecnici 2.749,22
costo lavorazioni 2.247,38
costo ha 1.332,43
costo mezzi tecnici ha 733,13
costo lavorazioni ha 599,30
produzione q.li/ha 54,38
prod. totale q.li 203,94
prezzo di vendita €/q.le 17,50
ricavo 3.568,95
ricavo ha 951,72
costo q.le 24,50
guadagno -1.427,65
guadagno ha -380,71

La merce non è ancora stata venduta, quindi mi rifaccio al prezzo della scorsa settimana a Bologna.


08/11/2009, 11:09
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http://www.report.rai.it/RE_stampa/0,11 ... 22,00.html

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08/11/2009, 22:07
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