Buongiorno, vorrei recuperare un terreno di montagna(nord Italia), situato a circa 700 m di altitudine superficie circa 3-3.5 ettari; si tratta al momento di un prato stabile non irriguo,la cui produzione di fieno non supera al momento i 40-50 q.li. Non viene concimato da molto tempo, in quanto si trova in un posto isolato. Pensavo di procedere alla concimazione, e dedicarne una parte alla medica o al trifoglio, per avere un raccolto un pò più abbondante. E' possibile a queste altitudini? E' una buona idea o si può trovare un modo migliore per sfruttare questo terreno? Qualche consiglio?
Grossomodo i limiti dal.mio punto di vista sarebbero due.
Il.primo riguarda le temperature invernali sopratutto quando scendono sotto i -15in situazione di asfissia e di Ph acido . Il Second riguarda la dotazione di fosforo
In genere i terreni in montagna sono bel dotati di fosforo , ma a reazione acida. Quindi dopo aver tolto i possibili ristagni idrici nelle eventuali conche , proporrei di calcitare in base alla effettiva necessita con le scagliette di carbonato di calcio o ossido di calcio, eventualmente provvedere a una trasemina di erba medica on primavera. In genere consiglierei di fare una rotazione stretta con mais e grano. Ma essendo in montagna opterei x una trasemina o se ci fosse le possibilità ina semina su sodo
Grazie. In effetti le temperature invernali vanno oltre i -15 per un buon periodo.. La medica quindi potrebbe soffrirne.. Potresti consigliarmi qualche altra foraggera che possa resistere? Ristagni d'acqua non ve ne sono, in quanto il terreno è in parte in leggera pendenza e in parte in pendenza vera e propria, ma comunque lavorabile. La trasemna di medica in primavera l'anno scorso quest'anno, purtroppo con scarsissimi risultati, buona parte del seme non ha nemmeno germogliato.. Il terreno non è mai stato concimato negli ultimi 50-60 anni pensavo di provvedere ad una concimazione organica con liquami/letame, ma i costi per attuarla sono piuttosto importanti (data la distanza), potrei optare per i concimi minerali? Vorrei trovare il modo di sfruttare meglio questo appezzamento, in quanto 30-40 q.li di fieno su 3.5ha mi sembrano veramente troppo pochi.
I prati montani non sono grandi produttori di fieno, in genere hanno una buona rotazione di minerali derivati dallonsfaldamento della roccia. Se la memoria non mi inganna essendo acidi, bisognerebbe in teoria fare delle calcitazioni, anche se chi abita in montagna dice che la calce ingrassa il.padre e dimagrire il figlio. Ossia rende disponibile il fosforo traformando il fosforo legato ai metalli sopratutto ferro e alluminio che derivano dal granito, in fosfato di calcio. Il problema che l accumulo alla.lunga di ferro e alluminio d'infatti cuoce le radici in po come capita nei terreni brasiliani dove si coltiva soya. Quindi sec me riequilibrando il.pH della soluzione circolante nel terreno dovrebbe alla.lunga riequilibrarsi un tipo di flora e aumentare la quantita di fieno. Nello specifico mi hai chiesto quale leguminosa perenne potrebbe adattarsi a rinfittire il cotico erboso. Come in altri casi io proverei a fare dei saggi , in primavera , ma calcolando gia adesso di mettere 500kg di calce a scagliette x ettaro di modo che entrando on circolo nella stagione invernale possa creare un substrato meno ostile in primavera . Uno dei modo che gli "antichi" 40/50 anni fa facevano era raccogliere delle erbe migliori il seme x poi riseminarlo. E più facile che un trifoglio che sine ambientato abbia piu "successo" di un trifoglio diciamo esotico. Idem Nell eventualità che tu trovi della medicago sativa o lupolina . Al limite potresti avere anche successo con del lotua conicolatus , che ti sconsiglio perché da gusto a carni e latte non molto buono. non corre essere prevenuto in questo caso ma vorrei ricordare che le leguminose perenni da foraggio, in ambiente favorevoli danno delle soddisfazioni in termini di produzione di proteina che non si possono trovare in altre foraggere. Ma hanno due limiti a valle e a monte, ossia nel farle attecchire e Nell affienamento o racconta. .