Volevo riprendere l'argomento del sistema bonfils, che mi interessa per almeno un motivo mooolto importante....la coltivazione di cereali su prati permanenti di leguminose risparmierebbe un enorme quantità di energia e lavoro. Da quello che ho capito, la riduzione della produttività per ettaro sarebbe piuttosto consistente, ma in un sistema agricolo non indirizzato in maniera ossessiva al mercato, il sistema bonfils potrebbe essere un validissimo sistema per coltivare terreni marginali e ottenerne alimenti senza troppo lavoro e soprattutto, mantenendo fertilità e stabilità idrogeologica anche in situazioni ambientali non ottimali (campi scoscesi, difficilmente meccanizzabili, facilmente erodibili con mimimi errori colturali...e se ne vedono a bizzeffe di tali casi, specialmente in annate piovose come queste..!!).
Rispetto alla semina su sodo, che presuppone trattamenti erbicidi per evitare il proliferare di erbe infestanti e quindi difficilmente è applicabile in un sistema libero dalla chimica di sintesi, il Bonfils potrebbe rappresentare un ottimo metodo anche per coltivare bio aree marginali e "sfrisi" oggi non considerati; interfilari di colture arboree per esempio, senza diminuire la fertilita totale.
Ho alcuni dubbi (che vorrei fugare nel tempo con una sperimentazione, magari condivisa, per evitare errori comuni);
-1) la semina troppo anticipata in molte aree climatiche o con annate difficili (leggi mancanza di piogge autunnali), potrebbe causare problemi della germinazione?
-2) la semina a spaglio, senza nessuna protezione del seme che non sia la pacciamatura con la stessa paglia, proprio perchè avviene in periodi estivi e asciutti, non rischia di diventare un ottimo mangime per insetti e uccelli, vanificando uno degli scopi del sistema Bonfils, cioè l'utilizzo di pochissima semente rispetto ai sistemi moderni e tradizionali?
-3) col tempo e senza nessuna lavorazione, a parte la semina del cereale e il taglio degli stessi per la raccolta, non è che il manto di trifogli verrebbe sopraffatto eccessivamente da altre erbe non desiderate, diminuendo in tal modo ulteriormente la già non incredibile produttività?
A questi dubbi mi sto dando delle risposte, per ora solo teorico-deduttive ..;
-1) sono d'accordo con Bonfils e con i documenti che si possono trovare in rete sull'argomento che l'anticipo della semina corrisponde ad una semina molto "naturale" e quindi che asseconda la natura dei cereali (graminacee), ma credo che da un punto di vita agronomico sia molto piu produttivo assecondare i vari tipi di clima in cui opereremo, spostando la semina sempre piu verso l'autunno (con probabilità piu alta di periodi piovosi consistenti) man mano che il clima diventa piu caldo/mediterraneo. In ogni caso sarebbe utile seminare in previsione di abbondanti piogge e oggi le previsioni un po ci aiutano..
-2) un leggero interramento della semente, magari aiutandosi con seminatrici adatte (forse dovrebbero essere progettate appositamente) oppure l'utilizzo della tecnica delle palline di argille sono a mio avviso fondamentali per evitare una consistente perdita di semi. Dopo la lettura del documento allegato da pallinof (sempre lui acc...!!) sarebbe anche interessante valutare per piccole superfici o con adeguata meccanizzazione l'utilizzo della tecnica del trapianto, quindi la semina in semenzaio protetto e la successiva messa a dimora in periodi sufficientemente umidi nel primo autunno, quindi dopo la raccolta (cosa che faciiterebbe anche le operazioni agronomiche), delle piantine leggermente cimate...questa idea mi sta sempre piu rimuginando come una buona soluzione al problema, anche se dovrebbe esere verificata la capacità del cereale cosi coltivato di contrastare la crescita delle altre graminacee spontanee nel periodo tardo estivo (specie se caratterizzato da temporali che faciliterebbero la germinazione di erbe tra il cereale in via di maturazione-che nel sistema Bonfils è molto ritardata rispetto ai sistemi tradizionali)
-3) a questo dubbio non so darmi una vera risposta per mancanza di esperienza. Ho solo osservato che effettivamente, in talune condizioni, spesso facilitate dal taglio, manti di trifogli diventato di fatto permanenti e cosi consistenti da non permettere lo sviluppo invadente di altra vegetazione, se non appunto graminanacee spontanee. Quindi, credo che un taglio o piu tagli "strategici" (facilitando la inseminazione dei trifogli o la loro riproduzione agamica) possano garantire una sufficiente "stabilità ecologica" e agronomica al sistema nel lungo periodo.
Spero di non avervi tediato con questo lunghissimo intervento, ma sono veramente molto interessato ad approfondire anche grazie al forum la potenzialità di questo sistema su campo aperto, magari sviluppando nel tempo anche una adeguata meccanizzazione; nel frattempo ho avuto la fortuna di avere due piccoli appezzamenti, in luoghi molto diversi tra loro, da dedicare a quest'uopo...sono due appezzamenti di circa 200 l'uno e circa 1000 mq l'altro già seminati con miscugli di trifogli nani che attendono, in una maniera o nell'altra di essere "fecondati" con varietà (possibilmente almeno due) di vecchi grani non appena possibile e opportuno...!!
E' aperta anche la ricerca della semente....
!!