Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate delle forme di partecipazione da parte di gruppi industriali, finanziari o privati in imprese agricole per realizzare NewCo dedicate alla produzione di energia elettrica da biogas.
A mio avviso è l'unico modo possibile per permettere ad un'impresa agricola di convertire l'attività dall'agricoltura tradizionale, assai poco redditizia, a forme di colture "energetiche" oggi forse fin troppo incentivate. L'impianto costa circa 5 mln di euro chiavi in mano, quindi, per quello che mi è dato sapere, troppo per la maggior parte delle imprese agricole italiane.
In Italia so che la mentalità comune è di non associarsi e di portare avanti ognuno la sua impresa. Se qualche agricoltore ha occasione di leggere questo messaggio, mi può fare sapere che cosa ne pensa?
Ciao Marco, va bene. Riporto le informazioni fondamentali relative alla modalità di cooperazione.
Il costo per realizzare un impianto biogas, chiavi in mano, della potenza di 999 kW è di circa 5 milioni di euro.
Un impianto della potenza di 999 kW permette di fatturare 2.200.000 euro annui dalla sola vendita dell'energia elettrica prodotta. E’ importante mettere in funzione l’impianto entro il 31/12/2012 perché la tariffa fissa onnicomprensiva, attualmente di 0,28 eur/kWh, potrà poi essere variata.
La partnership consiste nella creazione di una Società (NewCo) partecipata dall’investitore (normalmente al 70%) e dall’azienda agricola (normalmente al 30%).
Scopo dell’investitore è apportare l’equity (il denaro “contante”), circa un milione di euro, e la bancabilità per la parte restante.
L’agricoltore dovrà invece apportare (in affitto alla NewCo) il fondo necessario alle colture per alimentare l’impianto ed occuparsi della coltivazione delle stesse. Il terreno necessario varia dai 200 ai 300 ettari, in base alla zona geografica ed al tipo di colture praticabili. Nel caso l’azienda agricola non disponesse di tutta la superficie necessaria, la NewCo dovrà curarsi di prendere in affitto terreni attigui.
L’impianto richiede, per l’installazione, di tre ettari e deve essere sito ad una distanza non superiore ai 2 km dal punto di connessione alla media tensione.
L’azienda agricola ricava
* Partecipazione al 30% della NewCo; * Canone di affitto, indicizzato all’inflazione, dei terreni conferiti; * Contributi di politica agricola comune (PAC) relativi ai terreni conferiti in affitto; * Compenso per la coltivazione e la conduzione dell’impianto; * Indennità di amministrazione della NewCo.
al di al che se facciamo un media delle aziende come superfice nella pianura padana( al sud questi tipo di impianti non avrebbesufficente biomassa..) di 40/50ettari , vorrebbe dire asemblare 6 aziende , per cui la quota spettant e alle axiende sarebbe 5% pro capite ,
secondariamnet eche garanzie ci sarebbero in caso di eventi meterologici tali da compromettre le produzioni di biomassa? chi paga i danni e quanto? solo il lucro cessante o anche il danno emergente?
terzo gli scarichi come vengono classifcati? come i reflu zootecnici o scarich industriali?
quarto da voci di corridioio la tariffa omnicompreniva dopo il 2012 sembrerebbe debba calare vistosamente , pe cui sai 2,2 milioni di euro , quanto cala?
quali colture servirebbero?,
a prescindere non mi interessa perche nn ho uana zienda tale , e sono un po critico ,a nche se mi interesserebbe capire se i fossero possibilita anche solo di alvoro dipendente qualificato inq ueste aziende
Ciao Grintosauro, grazie per aver preso parola. Premetto che ho deciso di aprire una discussione in questo forum per imparare e discutere di un progetto che, a livello finanziario ritengo molto interessante, ma che potrebbe presentare alcune criticità a livello agricolo, che sfuggono all'occhio di una persona inesperta del settore come lo sono io. Se scrivessi qualche sciocchezza, pertanto, vi prego cortesemente di farmelo notare. Opero nel settore finanziario e sono investitore privato in impianti FER, eolico in particolare.
Allora, per rispondere alle tue domande.
* E' vero che la dimensione media delle aziende nella Pianura Padana è di 40/50ettari. Tuttavia non occorre che tutti gli ettari necessari alla coltura siano di proprietà. Basta che lo sia il 51%, per poter risultare azienda agricola e beneficiare di una fiscalità agevolata. Una parte dei terreni può essere presa in affitto dalla impresa agricola "capo gruppo". La parte restante può essere acquistata sul mercato; * L'agricoltura è soggetta a rischi di natura metereologica. A pretezione è possibile sottoscrivere apposite polizze assicurative - polizza grandine - polizza pluririschio (vento, grandine, gelo, brina, sbalzo termico, siccità, alluvione) - polizza multirischio sulla resa quantitativa e qualitativa del prodotto assicurato L'assicurazione mi risulta copra sia il danno emergente sia il lucro cessante. *Sì, probabilmente dopo il 31/12/2012 la tariffa fissa onnicomprensiva sarà rivista. Non è un gran problema perchè la redditività, al momento, è secondo me fin troppo elevata. Una "tagliata" sarebbe corretta. Una riduzione all'osso la vedo poco sensata perchè il settore del biogas non ha visto i fenomeni speculativi che ha vissuto il fotovoltaico. Ricordo che, mettendo in funzione l'impianto prima del 31/12/2012, la tariffa rimane fissa a 0,28 eur/kW per 15 anni.
Relativamente alla possibilità di lavorare in queste realtà, dipende da dove abiti.
le aziende di 40/50ettari sono intese come somma di terreni di prorieta , pii di affitto
mediemnte si hanno un 50/60%di propieta e il restante in affitto
ma molto piu frequentemente di quanto credi , i terreni che sono in prioeta, in realta sono in compropieta , in quanto risultanti di successioen testamentarie , per cui nella piu rosea delle previsioni , chi e' conduttore ha una quota di comunune con i parenti che varia dal 40al 60%
visto che e' ua discussione che a livello cooperativistico(sono socio di uan struttura di solos toccaggio) avevo intrpreso nel 2008 , sia come coopertiva sia come consorzio di coopertive , x uan centrale da 2 mega poi abbandonato , ripiegando sul piu remunerativa , cessione degli scarti di alvorazione del masi e grano in particolare
la mia domanda e' , perche non fate un uu impianto dicamo industriale , recuperando gli scarti e trattandoli come industria, (scarto dei cereali , scerto alvorazioni prodotti ortofrutticoli, scarto delle mense , fanghi di depurzione , e frazione umida del raccolta diffrenziata della rumenta, raccolta del colostro ineccesso , eventualemnte liquami bovini e suini( qui sarebbe piu semplice , riportare il liquame digesto e prendete quello fesco..) ? al posto dia ndare a usare , per dire il triticale , l'arundo donax , il sorgo da biomassa, o il mais da insilato??