Difesa del pescoPESCO: LA DIFESA INVERNALE
La difesa fitosanitaria invernale del pesco si basa principalmente sul controllo congiunto della bolla
(Taphrina deformans Berk.) e del corineo (Coryneum beijerinckii Oud.).
La bolla, comunque, è la malattia fungina, che nei nostri ambienti, ha la maggiore incidenza sulla
coltura; essa infetta ricorrentemente i tessuti giovani, a partire dalla ripresa vegetativa, manifestando le
tipiche bollosità dovute all'ipertrofia dei tessuti vegetali.
Non avendo ancora ad oggi, come per altre malattie crittogame (es.: ticchiolatura, peronospora, ecc..) un
modello previsionale che consenta di conoscere il momento preciso in cui l'infezione si verifica, l'unica
strategia di difesa valida, per questa malattia, rimane quella basata sui tradizionali interventi estintivi.
Questi trattamenti sono finalizzati ad abbassare drasticamente la massa di inoculo albergante sulle piante. In
effetti, l'agente eziologico della bolla, un fungo ascomicete (Taphrina deformans), trascorre l'inverno sotto
forma di spore libere nelle scabrosità dei rami o al riparo delle perule delle gemme. Tale fungo può
sopravvivere da un anno all'altro come micelio lungo i rami e le gemme contaminate nei mesi primaverili ed
estivi. Gli organi svernanti poi, a fine inverno, non appena le temperature raggiungono già 7-8 °C e la pianta
rimane bagnata per alcune ore, germinano ed iniziano il processo infettivo a carico di tutti gli organi verdi
(soprattutto foglie) ed in qualche caso anche dei frutti. Lo sviluppo della malattia è strettamente legato
all'andamento climatico vigente durante il periodo di fine inverno e quello primaverile. Infatti in
corrispondenza di annate caratterizzate da clima asciutto e da temperature elevate si ha un arresto dello
sviluppo della bolla. Al contrario in annate umide, piovose e fredde i cicli di infezione della fitopatia si
ripetono ed il fungo diviene molto virulento e difficile da controllare.
La difesa fitosanitaria, vista l'epidemiologia della malattia, è fondamentalmente di tipo preventivo ed è
imperniata
su due interventi "al bruno", il primo da eseguirsi a fine caduta foglie ed il secondo a fine inverno,
a cavallo tra la seconda metà di gennaio e gli inizi di febbraio, in coincidenza delle prime giornate calde e
soleggiate. Questo trattamento di fine inverno ha lo scopo di devitalizzare gli elementi ibernanti prima che
riprendano la loro attività vegetativa e patogenetica a carico degli organi di nuova formazione della pianta.
Tale intervento, di solito, viene applicato dai nostri peschicoltori, tardivamente e spesso viene spostato
direttamente alla fase di "bottone rosa" approfittando di intervenire anche nei confronti degli afidi. Il ritardo
di questo intervento, in annate umide e fredde, può compromettere il controllo della malattia e costringere
all'effettuazione di interventi di emergenza in vegetazione, che molto spesso forniscono scarsi risultati.
I prodotti che meglio si prestano per questi trattamenti sono ancora i ditiocarbammati (ziram e tiram) alle
dosi d'impiego invernale. E' da precisare, però, che il loro uso deve essere limitato al solo periodo
invernale.
Le uniche alternative ai ditiocarbammati sono la dodina e i rameici che, comunque, non hanno l'efficacia
antibolla dello ziram. La dodina presenta rispetto ai carbammati un miglior profilo tossicologico e non
sembra indurre sugli operatori agricoli le fastidiose reazioni allergiche provocate talvolta dai carbammati.
Tale prodotto può essere impiegato oltre che per i trattamenti invernali anche in vegetazione.
I rameici possono essere impiegati nei pescheti in cui vi sono problemi di batteriosi o nelle aziende a
conduzione biologica; fra questi prodotti sono da preferire le formulazioni liquide o in pasta (flowable)
essendo meno fitotossiche. Negli impianti interessati da problemi di cancri (fusicocco) e/o disseccamenti
rameali (citospora) è consigliabile iniziare la difesa anticrittogamica già all'inizio della caduta delle foglie
protraendola fino alla completa defogliazione, effettuando 2-3 trattamenti con prodotti a base di dithianon o
bitertanolo. I trattamenti contro i cancri possono essere ripetuti alla ripresa vegetativa (bottone rosa -
scamiciatura). Nei pescheti con infestazioni di cocciniglia nera (cocciniglia di S. Josè) è consigliabile
l'impiego di polisolfuro di bario nella fase di rigonfiamento gemme - bottone rosa. Questo tradizionale
prodotto inorganico ha effetto collaterale anche nei confronti della cocciniglia bianca e delle crittogame del
pesco (bolla, corineo, oidio, monilia). Il polisolfuro intacca lo scudetto della cocciniglia nera impedendo
l'uscita delle giovani neanidi e svolgendo anche una azione antifissativa, per queste ultime, e sterilizzante nei
confronti delle femmine. Vista la polivalenza che questo prodotto ha nell'ambito della difesa dei fruttiferi, si
consiglia di utilizzarlo, con regolarità tutti gli anni in modo da ottenere nel tempo, sia una considerevole
riduzione di tutte le avversità del pesco sia una valorizzazione degli insetti utili nell'agrosistema.
http://www.coredimo.it/note/allegato.php3?id=19ciao