Ho sentito anche io girare queste notizie, per tam-tam. Comunque ci sono anche coltivazioni di mele con lotta integrata, a partire da quelle delle grosse catene commerciali che poi le certificano per i loro clienti. Penso alle coop per esempio che sono un grosso gruppo in Italia. C'è molta disinformazione in questi tam-tam di notizie incontrollabili; c'è una caccia all'untore che spesso non ha alcuna base. Non si considera che nessuna grossa azienda ha interesse a raccontare il falso, perché rischia grosso. Molta gente non lo sa, ma sulla gazzetta ufficiale, a scadenze più o meno fisse, vengono pubblicati elenchi di provvedimenti di condanna, con chiusure ecc. a carico di aziende che hanno fatto truffe. E di più, nessuno ha interesse a perdere le commesse delle grosse catene. Non si considera poi un fatto: che i fitofarmaci costano; un piccolo contadino può disinfettare a man bassa, se vuole, ma una azienda con ettari e ettari a cultura specializzata deve fare un calcolo industriale esatto di quello che spende....
I predatori non mancano, sia sui peschi che sui meli e svolgono diligentemente il loro compito. Ma il problema afidi, soprattutto il lanigero sui meli, persiste. Certo non si può pensare che i predatori siano tanto stupidi da papparsi tutto il proprio nutrimento senza lasciarsi da parte qualche riserva, ma a volte ne lasciano un po' troppe. Ma probabilmente la maggior colpa, più che alla volontà di salvaguardarsi il cibo dei predatori, va indubbiamente alle formiche. Per questo l'idea del biadesivo o del "resinato di lana", che ostacolerebbe la salita sugli alberi degl iinsetti, mi sembra davvero molto interessante. Però bisogna per l'appunto vedere se poi su grosse estensioni l'utilizzo di tali mezzi ha una convenienza economica oppure no. Qu sta il dilemma..
Due considerazioni: la percentuale dei valori riconosciuti come tossici o potenzialmente tali(irregolari) è bassissima. Il rapporto conferma dati che conoscevo già da Altroconsumo. Il fatto che si riscontrino residui è senz'altro un fatto negativo, ma non pare pericoloso per la salute. Le azioni di contenimento soprattutto dei prodotti a maggior rischio è cosa che si deve fare a livello normativo. purtroppo non si può quasi mai, in Italia, risalire in breve tempo ai produttori delle derrate contaminate. Le pubblicazioni in gazzetta cui accennavo sono fatte a conclusione del procedimento e quindi troppo lontane dall'accertamento per il consumatore comune. Altroconsumo riporta le marche, ma si tratta quasi sempre (per quanto mi ricordo) di prodotti derivati (olio, sughi, marmellate, ecc.). Sarebbe interessante però sapere qual è l'incidenza della produzione integrata in questi dati.
non vorrei distogliere dall'argomento ma la lotta integrata segue direttive che si differenziano da regione a regione? eventualmente ci trasferiamo in una sezione apposita per parlare di questo... Luke