Noto contraddizioni nella divulgazione del rame peptidato come trattamento "sistemico" contro i patogeni.
Da una parte si afferma che il fatto che il rame sia peptidato, quindi legato o chelato ad una molecola organica...lo farebbe entrare nel "simplasto" , cioè verrebbe accettato dalle cellule della pianta finendo nel loro citoplasma.
D'altra parte altra letteratura afferma che a livelli di tossicità decente (quindi in astratto sufficiente per agire contro le batteriosi e i funghi), il rame che riesce ad entrare nel "simplasto", quindi nel citoplasma, viene mantenuto in forma inoffensiva dalla pianta, appunto chelato e legato, affinché sia scaricato nei vacuoli senza fare danni alle cellule della stessa pianta.
Ma i patogeni che questo prodotto dovrebbe contrastare non stanno nel citoplasma e men che meno nei vacuoli ..al massino stanno nell' "apoplasto" superficiale..o nelle microcavità delle foglie.
Quindi come fanno biochimicamente i proddotti "sistemici" a base di rame peptidato a fare quello per cui sono venduti, cioè contrastare i patogeni, se poi è la stessa pianta che li scarica nei vacuoli per evitarne la tossicità contro se stessa?