La tecnica della concimazione fogliare si sta notevolmente diffondendo negli ultimi anni nella coltivazione delle piante da frutto sia in seguito all’evoluzione tecnologica dei nuovi formulati commerciali che per lo sviluppo di tecniche innovative di distribuzione. Sono stati effettuate molte ricerche al riguardo su pomacee e drupacee (Lodolini, 2002; Marangoni et al., 2003; Baldi et al., 2004a; Baldi et al., 2004b), mentre per l’olivo, tranne alcune esperienze (Toscano et al., 2002; Wiesman et al., 2002; Sanchez-Zamora e Fernandez-Escobar, 2002), non è ancora disponibile la stessa mole di informazioni.
La prima considerazione da fare, per evitare di attribuire alla concimazione fogliare un ruolo eccessivo nella nutrizione delle piante e creare di conseguenza delle aspettative che potrebbero essere disattese, è che la radice è l’organo della pianta deputato all’asportazione di elementi della nutrizione dal suolo. Poiché in alcuni casi le condizioni del terreno sono tali da non garantire un’elevata efficienza delle radici nell’assorbimento dei macro e microelementi (pH estremi, elevate concentrazioni di calcare attivo, condizioni di asfissia radicale), la concimazione fogliare può fornire gli elementi della nutrizione alla pianta in maniera più efficiente rispetto ad una concimazione al terreno. Il meccanismo mediante il quale gli elementi nutritivi sono assorbiti dalle foglie è la penetrazione della cuticola prodotta dalle cellule dell’epidermide fogliare. Il passaggio degli ioni avviene per diffusione attraverso i pori cuticolari di diametro molto piccolo (1nm), pertanto il passaggio è favorito per le molecole di dimensioni limitate. Nonostante le cellule guardia degli stomi costituiscano un’altra via di penetrazione, preferenziale per molecole di maggiori dimensioni (per es. Fe-EDTA), si ritiene che questa via di assorbimento sia trascurabile rispetto a quella attraverso i pori cuticolari. Nell’olivo, la cuticola fogliare risulta molto spessa e con una struttura chimico-fisica complessa che rende estremamente bassa la penetrazione degli elementi nutritivi nelle cellule fogliari.
I principali fattori che influenzano l’assorbimento di elementi per via fogliare sono i seguenti: genetico, ambientale, stato nutrizionale della pianta, tecniche di somministrazioni degli elementi. Fra i fattori genetici rientrano le caratteristiche della composizione della cuticola, il suo spessore, la presenza di tricomi sulla foglia. Fra i fattori ambientali vanno annoverati l’umidità relativa dell’aria (maggiore è l’umidità relativa dell’aria, maggiore è la capacità di penetrazione della cuticola) e la luce solare (aumenta la permeabilità della cuticola). Lo stato nutrizionale complessivo della pianta risulta giocare un ruolo molto importante sull’efficienza della concimazione fogliare. Piante in uno stato nutrizionale deficitario di fosforo, mostrano un grado di assorbimento fogliare doppio rispetto a piante con un buono stato nutrizionale per il fosforo. Per quanto riguarda la tecnica di applicazione, è importante garantire la bagnatura delle foglie il più a lungo possibile poiché ciò consente una maggiore penetrazione dei soluti. Nonostante la concimazione fogliare sia caratterizzata da una maggiore efficienza nell’assorbimento degli elementi della nutrizione, è necessario ricordare che le concentrazioni delle soluzioni da distribuire alla chioma non possono essere molto elevate per evitare problemi di fitotossicità. Da sperimentazioni condotte su drupacee risulterebbe che non è possibile soddisfare, con ogni somministrazione, più del 5-6% delle richieste annuali di azoto e potassio. Pertanto, sarebbero necessari numerosi trattamenti fogliari per garantire il soddisfacimento delle esigenze delle colture, con dei costi non sostenibili e con dei rischi concreti di carenze a livello radicale.
Prove sperimentali di fertilizzazione dell’olivo, condotte mettendo a confronto concimazioni fogliari e somministrazioni al suolo di macroelementi, hanno dato luogo a risultati la cui interpretazione è piuttosto complessa e che non consentono un immediato trasferimento alla realtà pratica sotto forma di semplice consiglio di concimazione. In generale, le conclusioni cui sono giunti i ricercatori coinvolti nelle prove sperimentali consentono di affermare che la concimazione fogliare gioca un ruolo complementare alla concimazione al suolo, ma che non può sostituirla completamente sia per l’elevato numero di trattamenti necessari, sia a causa della scarsa mobilità, dalle foglie agli altri organi della pianta, di alcuni elementi nutritivi. A titolo puramente indicativo, per quanto riguarda l’azoto, la concimazione fogliare potrebbe essere realizzata con una soluzione al 2% di urea (2L/albero) ripetuta durante quattro fasi fenologiche differenti: prima della fioritura, dopo l’allegagione, all’indurimento del nocciolo ed alla fine dell’estate prima dell’invaiatura. Per gli altri macroelementi, le dosi dipendono dai formulati utilizzati, mentre le epoche di distribuzione seguono lo stesso criterio, a meno che non sia altrimenti specificato. Per quanto riguarda i microelementi, la concimazione fogliare è consigliata qualora si verifichino carenze transitorie oppure in periodi di forte utilizzo degli elementi nutritivi. E’ tipico il caso del boro, la cui applicazione in prossimità della fioritura ha dimostrato di aumentare significativamente l’allegagione.
In conclusione, la concimazione fogliare non deve essere considerata in alternativa alla concimazione al suolo, ma come utile tecnica per superare delle carenze nutrizionali occasionali e per ridurre al minimo la dispersione ambientale degli elementi della nutrizione.
fonte
http://www.schiettoligure.it/alo/allega ... azione.doc