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Cancro batterico dell'actinidia (Kiwi) 
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Decreto Ministeriale 7.2.2011 - Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo o l’eradicazione del cancro batterico dell’actinidia causato da Pseudomonas syringae pv. Actinidiae.
Tale decreto prevede l’individuazione sul territorio di zone caratterizzate da un diverso grado di contaminazione, per ognuna delle quali sono state definite le specifiche misure fitosanitarie che si rende necessario adottare. Inoltre, sono state messe a punto misure fitosanitarie per la gestione di tutta la produzione vivaistica di piante di actinidia e del relativo materiale di moltiplicazione, inclusa la fonte primaria, i campi di piante madri e la micropropagazione, che prevedono, fra le altre cose, anche l’etichettatura delle singole piante. Il primo intervento previsto è quello dell’espianto e della conseguente distruzione tramite bruciatura immediata e sul posto delle piante che manifestano i sintomi della malattia.
Il kiwi è coltivato in Italia su una superficie pari a circa 29.000 ettari, concentrati per l’86% in 5 Regioni (Lazio 32%, Piemonte 21%, Emilia - Romagna 14 %, Veneto 13%, Calabria 6%), la cui produzione è esportata per oltre il 70% del suo potenziale (più di 360.000 tonnellate esportate nel 2009, pari al 76% dell’offerta nazionale). La produzione di kiwi in Italia si attesta sulle 460.000 tonnellate di prodotto commercializzabile, a cui si può attribuire un valore commerciale medio pari a circa 800/900 euro a tonnellata, con un valore economico stimabile in circa 400 milioni di euro.
Fonte MiPAF

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01/06/2011, 19:57
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Il cancro batterico dell’actinidia è stato segnalato per la prima volta in Giappone nell’anno 1989 su piante di Actinidia deliciosa L., successivamente l’agente causale è stato caratterizzato e classificato come Pseudomonas syringae pv. actinidiae (P.s. pv. actinidiae).

Il batterio agisce a livello vascolare e una volta penetrato all’interno dell’ospite è difficile da
contrastare, così come il suo processo infettivo e i danni da esso derivanti.
I sintomi di questa batteriosi vascolare si caratterizzano per:
a) l’imbrunimento dei fiori e dei boccioli e la loro successiva cascola;
b) per la presenza di necrosi fogliari di forma irregolare di color marrone scuro contornate da un alone di colore giallo;
c) per la formazione di cancri su tronco e tralci con abbondante produzione di un essudato di colore rosso scuro;
d) per il collasso/avvizzimento dei frutti;
e) nei casi più gravi si assiste alla morte della pianta.

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01/06/2011, 20:00
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Segnalo questo interessante articolo:
Recenti acquisizioni su Cancro Batterico dell'Actindia
http://www.rivistadiagraria.org/riviste ... cat_id=225

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01/12/2011, 19:17
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Ciao Marco
Io coltivo da parecchi anni l' actinidia ( solo 8 piante femmine e due maschi ) ben poca cosa in confronto ai grossi allevamenti ; mi danno comunque ogni anno circa quattro quintali di bei frutti , dopo aver letto i tuoi messaggi vorrei sapere se c'è qualche prodotto per
prevenire il cancro batterico di cui tu scrivi grazie e saluti


08/12/2011, 16:11
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Kiwi: Svelata l’Origine del Batterio Agente Causale del Cancro Batterico dell’Actinidia
Importante Scoperta Scientifica dell’Università della Tuscia.

La domanda sempre più ricorrente dal 2008, per tutti gli operatori della filiera Actinidia/Kiwi, oggi, trova risposta concreta. Lo studio, è stato sviluppato dal Gruppo di Fitobatteriologica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia, DAFNE, dell’Ateneo di Viterbo ed è stato coordinato dal Prof. Giorgio M. Balestra e dal Prof. Boris A. Vinatzer della Virginia Tech University, USA.
La ricerca, finanziata dal Ministero Italiano delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAAF), ed in parte in virtù di un’ampia collaborazione tra i ricercatori dell’Ateneo della Tuscia e differenti gruppi di ricerca di Università Internazionali (Virginia Tech, USA; Toronto, Canada; Federale del Mato Grosso do Sul, Brasile; Exeter, Inghilterra), ed è stata finalizzata a svelare l'origine del batterio che sta devastando in Italia, come in Europa, Asia e Nuova Zelanda, le coltivazioni di Actinidia, le piante produttrici dei frutti di kiwi, di cui l’Italia è Leader mondiale nell’esportazione e tra i principali produttori mondiali.
Utilizzando tecniche avanzate nello studio del DNA batterico si è investigato sulla probabile origine di questo patogeno che, dove si producono i kiwi, dal 2008 ha già causato danni per centinatia di milioni di euro in tutto il mondo.
Già segnalato nel 1980 in Cina, ad oggi sull’origine di questo batterio (Pseudomonas syringae pv. actinidiae, Psa) erano state avanzatate molte ipotesi su come potesse essersi diffuso così velocemente per poi arrivare anche in Italia, ma nessuna certezza scientifica era stata ancora evidenziata.
Questo, è il primo studio scientifico internazionale, (pubblicato ieri, 9 maggio sulla prestigiosa rivista americana PLoSOne: http://dx.plos.org/10.1371/journal.pone.0036518), che analizza in dettaglio Psa ripercorrendo a ritroso nel tempo il percorso delle sue differenti popolazioni, e che individua nella Cina, la probabile origine da dove si è poi diffusa questa batteriosi nel mondo.
"E stato un lavoro molto complesso", ha detto Balestra, "con il sequenziamento dell’intero genoma batterico, siamo stati in grado di studiare e collegare, la recente epidemia di Psa con isolati batterici simili isolati in Cina, e determinare che probabilmente è da lì che tutto è cominciato".
Lo studio ha previsto il sequenziamento dell’intero DNA di questo batterio da isolati della Cina, Italia e Portogallo; sono inoltre stati analizzati anche isolati batterici ottenuti in Nuova Zelanda, nostro principale competitor nella produzione ed esportazioni dei frutti di kiwi.
Per trovare l’origine della malattia, il team internazionale di ricercatori, con il Dr. Mazzaglia del DAFNE quale primo Autore dello studio, ha confrontato ed esaminato in dettaglio il DNA per verificare se, da un unico “antenato”, poteva essersi determinata un’evoluzione genetica in grado di permettere a questo patogeno, di causare le infezioni recenti.
Si è così scoperto che gli isolati del Giappone e della Corea appartengono ad una linea filogenetica distinta. Invece, gli isolati batterici di Psa provenienti dalla Cina, Europa e Nuova Zelanda sono quasi identici tra di loro, ma con una piccola differenza in una specifica regione del loro DNA, che lega la popolazione batterica rinvenuta in Nuova Zelanda a quella presente in Cina.
Pertanto, i ricercatori ritengono che lo scenario più probabile è che il batterio sia stato importato dalla Cina in Italia e dalla Cina in Nuova Zelanda, in modo indipendente, e che non sia stata l’Italia, come inizialmente ipotizzato, ad essere la causa della diffusione di questa batteriosi oltre oceano.
"Il primo passo per fermare la diffusione di batteri aggressivi come Psa è individuare da dove provengono e come si sono diffusi", ha detto Balestra. "Ora che abbiamo sequenziato il DNA e trovato la sua origine, potremo sviluppare ed adottare strategie mirate per contrastarlo, e prevenire danni da batteri simili, così da evitare in futuro ulteriori perdite in agricoltura".
I risultati della ricerca verranno presentati in occasione del Convegno Nazionale su Psa che si terrà il 24 e 25 Maggio a Latina.

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10/05/2012, 11:07
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Nel corso dei mesi di giugno e luglio 2012 sono stati individuati sul territorio provinciale e prontamente eradicati 2 focolai di Pseudomonas syringae pv.actinidiae, agente del cancro batterico dell’actinidia (in sigla: PSA). Il batterio, molto aggressivo, è in grado di attaccare esclusivamente le piante di actinidia, più conosciuto come “kiwi”. Nel corso degli ultimi 3 anni il batterio ha provocato danni (talvolta compromettendo intere zone produttive) soprattutto nel Centro e nel Nord Italia. La batteriosi da quarantena fitosanitaria è stata rinvenuta dall’Ufficio fitosanitario provinciale, in collaborazione con i tecnici e i patologi della Fondazione Edmund Mach, su giovani piante di kiwi “giallo” di provenienza extraregionale.


Il Decreto Ministeriale 7 febbraio 2011 impone in questi casi l’obbligo di adottare specifiche misure di emergenza (fino alla bruciatura dell’intero appezzamento). I focolai sono tuttora circoscritti e localizzati in Valsugana, una zona produttiva periferica e isolata rispetto a Val d’Adige, Vallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, territori con maggiore presenza di kiwi. Sono in corso ulteriori monitoraggi negli impianti di kiwi vicini ai focolai, e nei vivai autorizzati.
L’ufficio fitosanitario, la Fondazione Mach e le organizzazioni dei produttori (nonché molti singoli produttori) stanno compiendo tutti gli sforzi necessari a contenere la diffusione della malattia, la cui unica cura è appunto la prevenzione, per scongiurarne la comparsa nelle zone maggiormente vocate del Trentino.
Poiché i sintomi visibili della malattia sono inequivocabilmente riconducibili alla batteriosi del kiwi solo nei casi gravi (cioè in presenza di essudato batterico rossastro che esce da cancri del fusto), si invitano tutti i produttori di actinidia che abbiano dubbi a contattare il personale tecnico della Fondazione Mach per gli eventuali supporti diagnostici.

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07/08/2012, 21:50
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