http://www.ermesagricoltura.it/wcm/erme ... 02083s.pdfLa lotta contro questa malattia si basa sia su interventi chimici specifici durante la vegetazione, sia sull’adozione di misure indirette, tendenti a ridurre il potenziale d’inoculo e a rendere le piante meno recettive all’aggressione.
Relativamente a queste ultime norme, si ricorda che le concimazioni azotate, le potature mal eseguite e le irrigazioni prolungate soprattutto sopra-chioma, favoriscono l’infezione.
Anche tutti gli eventi biotici (esempio: attacchi di fitofagi) o abiotici (esempio: grandinate) che causano delle ferite agli organi vegetali concorrono alla diffusione della malattia e richiedono la messa in atto di tempestivi interventi disinfettanti. La distruzione delle forme svernanti deve essere effettuata sia attraverso la raccolta totale e l’allontanamento dal pescheto delle «mummie», dei frutti mar-citi caduti a terra e dei rami secchi, sia con trattamenti chimici «al bruno».
A tal fine le usuali applicazioni autunno-invernali con sali di rame, polisolfuri oppure con fungicidi organici (ziram, tiram) sono in grado di fornire buone prestazioni.
E inoltre importante che i frutti dopo la raccolta vengano manipolati con molta cura, conservati per brevi periodi e posti rapidamente sul mercato una volta tolti dalla cella frigorifera.
Nelle zone favorevoli allo sviluppo del patogeno o sulle specie vegetali maggiormente recettive (albicocco, susino, mandorlo, nettarine, percoche), si rendono necessari anche interventi specifici in vegetazione, da effettuarsi in concomitanza della fioritura e/o della raccolta.
Nella prima fase, il trattamento può essere eseguito in pre o post fioritura o in entrambe le epoche, in relazione all’andamento stagionale; più precisamente in funzione di piogge, rugiade o nebbie che provochino una bagnatura degli organi vegetali per alcune ore.
I fungicidi solitamente impiegati per combattere questa malattia sono triforine ed i derivati benzimidazolici, dicarbossimidici e triazolici. Interessanti le prospettive di lotta biologica ricorrendo ad antagonisti naturali quali Epicoccum nigrum, Penicillium frequentans e Penicillium purpurogenum.
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