|
Autore |
Messaggio |
muli
Iscritto il: 12/01/2012, 18:05 Messaggi: 142
|
secondo me l'uomo l'ha fatta con gli incroci,pero' la natura ha fatto il resto...come nel caso dei pony di esperia è la natura che li ha selezionati e forgiati alle intemperie,infatti come si diceva restano solo i piu' forti,furbi e fortunati...ma questa è la legge della natura che va avanti da anni,pero' questa volta è davvero difficile che anche i piu' duri ce la facciano con 2 metri di neve...per fortuna che alcunio sono stati foraggiati...!
|
16/02/2012, 16:21 |
|
|
|
|
gianni1
Sez. Cavalli
Iscritto il: 26/05/2009, 9:31 Messaggi: 2707 Località: centro italia
Formazione: Laurea in Economia e Commercio
|
Come dicevo sopra dalle nostre parti una grande nevicata c'è stata nel 2005, allora portarono il fieno ai cavalli sul Catria con gli elicotteri. Quegli avvenimenti mi ispirarono una storia che avevo già postato da qualche parte. La riposto qui, forse è un po' OT, forse no. Ma finisce bene e un po' di ottimismo non guasta di questi tempi FARFALLAEra stato un lungo inverno quell’anno. Lungo e freddo come non si ricordava a memoria d’uomo. Era l’argomento principale tra i cavallari nel bar di Rita, il K2. E tra un ammezzato e l’altro si raccontavano vecchie storie seduti intorno ai tavoli quadrati del locale mangiando pane e mortadella, il tutto annaffiato da un buon bicchiere di vino mentre il fuoco acceso scoppiettava riscaldando il locale che aveva annesso il forno di panificazione di Rita.
Per ammazzare il tempo in quelle noiose e fredde giornate di fine inverno si raccontavano vecchie storie. Leo, per esempio, raccontava di quella volta che aveva portato l’imbasciata a portar giù legna in quel posto senz’acqua, tanto che non si era lavato per una settimana. Ed altre storie, ognuno la sua.
Leo era un uomo grande e grosso, con lo sguardo dritto di chi ha le idee chiare e la coscienza serena. Faceva il boscaiolo, mestiere antico ma ancora attuale in quelle zone. Era felice Leo, spesso diceva che non avrebbe desiderato fare altro lavoro che stare tra i suoi monti con i suoi muli. Ed io stesso l’avevo sentito tante volte durante i miei giri a cavallo, cantare allegramente mentre saliva le chine del Catria a cavalcioni del basto del primo mulo dell’imbasciata.
Per certi versi sembrava un paese incantato, come se il tempo si fosse fermato a tanti anni fa.
Ma quell’inverno era stato veramente duro. Ai primi di marzo la cima del Catria era ancora bella bianca, ben coperta di neve. E anche giù in paese, nei punti più nascosti al sole, la neve sporca ma ancora persistente testimoniava la durezza di quell’inverno.
Così duro che avevano dovuto portare il fieno ai cavalli al pascolo sul Catria con l’elicottero, e molti di loro non ce l’avevano fatta. I corpi di molti erano stati trovati allo sciogliere delle nevi e gli allevatori facevano il conto delle perdite.
Zi Fulvio se ne stava in disparte accanto al fuoco, negli ultimi tempi più silenzioso del solito. Era preoccupato e pensieroso. Farfalla non si trovava. L’aveva rimandata sul monte in ottobre dopo la fiera e da allora non l’aveva più rivista. Non era nel branco delle cavalle dove portava il fieno l’elicottero e non l’avevano trovata ne viva ne morta durante i primi giri in quota man mano che la neve scioglieva.
Zi Fulvio aveva accompagnato Fausto con la sua Jeep nei primi giri sul monte nella speranza di ritrovare Farfalla, ma non c’era stato niente da fare: non l’avevano trovata. Ne viva, ne morta in verità. E questo lasciva una debole speranza. E come il cuore gli si apriva alla speranza, subito il volto di Zi Fulvio s’incupiva: come poteva essere sopravvissuta a tanta neve se non era nella zona dove andava l’elicottero? No , era sicuramente morta. E pensava che avrebbero ritrovato il corpo una volta che fossero riusciti ad arrivare in cima al monte.
Farfalla, era una cavallina baia con bei ciuffi neri ai nodelli, una coda e una criniera con crini grossi, belli e folti e con gambe dritte e forti, il collo lungo e la groppa possente e la bella testa dritta ed espressiva. Ma a conquistarti erano gli occhi. Ti guardava e capivi che lei ti capiva e sapeva per cosa eri andato da lei. Osservava tutto di chi si avvicinava: le mani per vedere cosa portavano, gli occhi per capire se eri calmo, e soprattutto era dolcissima quando mordicchiava delicatamente il giubbetto di Zi Fulvio quasi fossero delicati baci d’amore. E gli aveva preso il cuore a Zi Fulvio. Nella sua vita aveva allevato e venduto tanti cavalli e muli ma nessuno mai lo aveva preso come Farfalla. E non voleva dirlo, non era uso amare una cavalla, al più la buona fattrice, la brava bestia laboriosa veniva premiata con una ciotola di biada in più, ma nient’altro: nulla che avesse a che fare con un sentimento. E tale era invece quello che Zi Fulvio provava per Farfalla, un sentimento. Quasi come per una persona. E non voleva mostrarlo. E così era taciturno, non parlava, non rispondeva mostrando così, inconsapevolmente proprio lo stato d’animo che voleva celare. Si incolpava di averla mandata sul monte al fare dell’inverno, si arrovellava, non doveva si diceva, in quello stato poi… Si perché Farfalla all’inizio della primavera era stata presentata a Moro che dapprima l’aveva mordicchiata delicatamente su un fianco, poi le era andato vicino al muso quasi dolcemente e quindi l’aveva montata, con foga, con passione, per la gioia dei presenti: di Zi Fulvio, del padrone di Moro e Francesca, innamorata dei cavalli, e di Farfalla e di Moro in particolare. Ma innamorata di tutti i cavalli con gli occhi buoni. Era lei che aveva convinto Zi Fulvio a fare quell’accoppiamento. Non aveva dovuto faticare molto a convincere Zi Fulvio per la verità. Moro era un bello stallone baio molto bravo nel lavoro: si esibiva senza redini con la sola guida del corpo del suo cavaliere e questo affascinava Zi Fulvio che aveva sempre montato a pelo e con la capezza: una tirata al muso della povera bestia e via, e adesso vedere quello stallone imponente lavorare sereno senza nessuna imboccature ne corda ne costrizione, in mezzo alle femmine, spesso in calore, lo affascinava e sognava un puledro che mettesse insieme le buone qualità dei due riproduttori. “Abbiamo creato il vincitore della fiera tra due anni” disse Francesca quando Moro scese ansimante dalla groppa di Farfalla. E adesso farfalla non si trovava, era sparita sul Catria. Certamente morta. Francesca era una bella ragazza mora. Dalla carnagione ambrata che tradiva le sue origini, un po’ calabresi e un po’ andaluse, con una bisnonna spagnola. E il mescolare di quei sangui l’aveva fatta statutaria nelle forme, affascinante nel viso dai tratti decisi eppure dolcissimi risaltati dai capelli corvini portati sciolti. E le spalle piene e la schiena dritta e sicura facevano da cornice alla vita stretta ed ai fianchi larghi che scendevano verso le cosce tornite con forme decise e rotonde. Forme che risaltavano meravigliosamente quando cavalcava sollevata sulla sella leggermente piegata in avanti sul collo del cavallo per facilitarne il movimento. Era bella Francesca. E si innamorava dei cavalli. Come non avevo mai visto fare. E lo sguardo con cui interrogava Zi Fulvio ogni volta che lo incontrava da Rita era più chiaro di mille parole. E ogni volta Zi Fulvio abbassava lo sguardo, quasi pudico per aver mandato Farfalla sul monte in quello stato, si che Francesca l’aveva ben detto di non farlo. E allora gli occhi di Francesca si riempivano di lacrime e usciva in fretta senza salutare. Il dolore per la morte di una cavalla cui era affezionata l’aveva già provato, e la prospettiva di provarlo ancora l’angosciava. Allora andava alla stazione di monta, abbracciava Moro sul collo mentre calde lacrime le solcavano la bella faccia triste bagnando le labbra turgide che tremavano nel pianto silenzioso.
Intanto il tempo passava, le giornate si allungavano e i rivoli d’acqua formati dalla neve che si scioglieva diventavano meno veloci e meno rumorosi, l’erba tingeva i prati dei pascoli di un verde smeraldo molto intenso mentre i fiori gialli e le margherite formavano chiazze di colore sulle quali svolgevano la loro breve vita le farfalle e volavano le api in cerca di nettare. Erano già passate le viole e le primule, e con i primi soli la valle si riempiva di nuovi, brevi, piccoli nitriti. Nascevano i puledri di quell’anno e l’aria si riempiva di suoni e di odori che gli stalloni giù alla stazione di monta percepivano netti, come un chiaro segnale dell’imminente stagione degli amori. I puledri saltellavano intorno alle madri tra una poppata e l’altra e gli allevatori descrivevano i propri come i più belli dell’annata. La neve era ormai sciolta anche in cima al Catria ed era ormai praticabile il passo che portava dall’altra parte del monte, così una mattina, mentre ero a prendere il caffè da Rita e Zi Fulvio, come al solito, se ne stava in disparte da solo, Fausto gli disse: “Fulvio, gim a vede su la croce c’ha sciolt ormai?” Zi Fulvio assenti, quasi dispiaciuto, come cosciente che avrebbero trovato il corpo della sua Farfalla perdendo così anche l’ultima speranza. Mi aggregai di buon grado alla compagnia e partimmo con la jeep di Fausto. Mi piaceva la jeep di Fausto. Sapeva di vero con quel suo binocolo per vedere le punte dei cavalli al pascolo sul Catria e la borraccia col the per dissetarsi. Sapeva di vita vissuta con i cavalli. Non come gli eleganti suv che si vedevano la domenica giù in maneggio. Fausto era il più grosso allevatore di cavalli Catria del paese, aveva circa un centinaio di capi sparsi sul monte, e li curava da solo. Magari era un po’ brusco nei modi ma le bestie erano tante e il tempo poco, che faceva anche un altro lavoro. E comunque era quello che cercava di selezionare una linea da sella, a differenza degli altri che vendevano i puledri anche ai commercianti per il macello. E così andammo su mentre Fausto parlava tessendo le lodi dei suoi nuovi nati: “allora Giannì? Cò m dichi? Vdessi che puledri che m’en nati st’anno. Vdessi l fijo d’la Serena, che robba ch’è, e quel d’la Debora sa Rombo…” Io ascoltavo e mi perdevo in quei racconti, in quegli incroci, generazioni di stalloni e di fattrici che mi passavano davanti agli occhi, e amavo sempre più quella razza di cavalli che sapevano sopravvivere ai lupi, alla neve, ai tafani grandi come elicotteri, alla siccità dell’estate, ai loro stessi padroni che li lasciavano sempre al pascolo. Un pascolo arido d’estate, freddo d’inverno e comunque sempre ostile. Dove probabilmente solo i Catria sapevano sopravvivere. E addirittura proliferare. Ma Farfalla non c’era. Ancora una volta ne viva ne morta. Arrivati in cima scendemmo nella zona dove Fausto pensava avremmo trovato il corpo della cavalla, ma per quanto girassimo Farfalla non c’era. Ne viva ne morta. Zi Fulvio riprese colore e parlò di nuovo: “gim giù- disse –ve pagh da be da la Rita”, sembrava sollevato. Chissà che sperava quel vecchio cavallaro pazzo e testardo, che Farfalla fosse sfuggita al gelo dell’inverno? E allora dov’era? Perché non era scesa con le altre bestie? No, pensai, non può essere. Ma il vecchio nel sedile dietro sembrava quasi sollevato. Vecchio ostinato, pensai: non si rassegna neanche davanti all’evidenza!
Passò la primavera, quell’anno vari problemi mi tennero per parecchio tempo lontano dai miei amati cavalli del Catria. Quando tornai in maneggio a inizio estate andai a vedere i puledri nati in primavera, già cresciuti e vispi. Con mia grande sorpresa vidi una bella faccia venirmi incontro, era Farfalla, e non era sola ma al suo fianco saltellava con aria curiosa e saputa una puledrina baia dalle belle forme tondeggianti. Mi raccontarono che chissà come e chissà perché, e chissà in quale misterioso punto del monte, ma sta di fatto che un misterioso Dio dei cavalli doveva aver posto la sua mano a protezione della cavalla per tutto l’inverno, e oltre, visto che era tornata una bella mattina verso la fine di maggio con l’aria tranquilla e il pelo fino di chi non ha patito la fame, e soprattutto con la bella puledrina al fianco. E mi dissero di Zi Fulvio che passava e ripassava le sue manone rozze sul collo della cavalla in una lunga e appassionata carezza mentre lei gli mordicchiava delicatamente il lembo della camicia. E di Francesca che baciata la cavalla corse da Moro, lo abbracciò sul collo mentre una lacrima le solcava le gote per fermarsi sulle belle labbra turgide baciate dal sole di inizio estate.
Fine
_________________ www.gianniwest.com http://www.facebook.com/profile.php?id=100001648747633&ref=tn_tnmn
|
16/02/2012, 16:43 |
|
|
horse87
Iscritto il: 21/01/2009, 18:01 Messaggi: 223 Località: Regione: Trinacria
|
bellissimo racconto, gianni. questa è la dimostrazione che i cavalli non hanno bisogno dell'uomo, ma viceversa. hai mai pensato di scrivere un libro, con metodi di allevamento, addestarmento e doma e nel mezzo racconti come questo............ COMPLIMENTI A FARFALLA E ALLA PULEDRINA. Poi che fine hanno fatto?
_________________ Il valore della vita non sta nella lunghezza dei suoi giorni, ma nell’uso che se ne fa: si può vivere molto a lungo, ma molto poco.
Megghiu co picca godiri ca cu assai triuliari
|
16/02/2012, 18:27 |
|
|
gianni1
Sez. Cavalli
Iscritto il: 26/05/2009, 9:31 Messaggi: 2707 Località: centro italia
Formazione: Laurea in Economia e Commercio
|
horse87 ha scritto: bellissimo racconto, gianni. questa è la dimostrazione che i cavalli non hanno bisogno dell'uomo, ma viceversa. hai mai pensato di scrivere un libro, con metodi di allevamento, addestarmento e doma e nel mezzo racconti come questo............ COMPLIMENTI A FARFALLA E ALLA PULEDRINA. Poi che fine hanno fatto? Farfalla e la puledrina? Vivono nel mondo del fantastico e sono felici chiaramente Grazie horse87, sei troppo buono
_________________ www.gianniwest.com http://www.facebook.com/profile.php?id=100001648747633&ref=tn_tnmn
|
17/02/2012, 11:51 |
|
|
muli
Iscritto il: 12/01/2012, 18:05 Messaggi: 142
|
bella storia Gianni,speriamo che vada nel meglio dei modi anche da noi...!ma ne dubito...!io fino ad ora ho trovato solo una delle mie cavalle,oggi ne abbiamo salvata un altra,pero' è davvero dura!!!ci sono animali morti in ogni zona,per arrivare dove sono gli animali si sta procedendo con il trattore fin dove possibile,poi si va scavando fin dove si puo'...!la neve è ancora altissima ho messo il manico della pala e l'ho spinto giu',è andata tutta sotto la neve e andava ancora...!speriamo si salvino il piu' possibile e che questa neve si sciolga il prima possibile...!
|
21/02/2012, 19:02 |
|
|
gianni1
Sez. Cavalli
Iscritto il: 26/05/2009, 9:31 Messaggi: 2707 Località: centro italia
Formazione: Laurea in Economia e Commercio
|
Te lo auguro di cuore
_________________ www.gianniwest.com http://www.facebook.com/profile.php?id=100001648747633&ref=tn_tnmn
|
21/02/2012, 19:22 |
|
|
Chi c’è in linea |
Visitano il forum: Nessuno e 11 ospiti |
|
Non puoi aprire nuovi argomenti Non puoi rispondere negli argomenti Non puoi modificare i tuoi messaggi Non puoi cancellare i tuoi messaggi Non puoi inviare allegati
|
|
|