Gentile Mario, la ringrazio delle sue informazioni sulla selezione del cavallo maremmano in atto a "La Valentina".
Sono certo che la Regione Toscana stia dirigendo notevoli risorse - in ricerche, studi ed attività di selezione - verso il recupero del cavallo toscano maremmano. Spero che essa proceda quanto prima all'individuazione, negli attuali nuclei di "monterufolini", di soggetti da impiegare in tale recupero, che potrebbe comportare difficoltà maggiori di quello del cavallo romano.
Non sono certo che l'esperienza, interessantissima della conservazione del Maremmano storico, continui ancora presso la Valentina, ma spero di si. Ricordo bene quei cavalli e i loro puledri, speriamo invece che l'esperienza si allarghi anche ad altri allevatori e che questo si verifichi per tutte le nostre razze autoctone indipendentemente da fattori commerciali, certe volte basta veramente poco per impedire una estinzione, sugli incroci non sono contrario come ho ripetutamente asserito ma che siano trasparenti, saluti, Mario
Gentile Gmf, sono convinto che la Regione Toscana stia facendo del suo meglio....
Ma, non era più facile mantenere alcune frattrici stalloni in "purezza", anche perchè è vero che vi sono stalloni di linea paterna diretta da Maremmano originale, questi però sono figli anche di fattrici di altre linee di sangue è qui dove cade l'asino come si suol dire.......
Mari ciao, Tornando all' avelignese su carta gli attuali cavalli dovrebbero essere tutti epurati dall' Arabo tollerando solo 1% di sangue, è vero che possiamo anche stabilire il colore del futuro puledro dal colore dei genitori, ma tutto questo vale quando non hai i paletti dell'unico colore.
Gentili Mario e Paolo, una delle letture che mi hanno aiutato a capire meglio la complessa vicenda della razza cavallina della Maremma è stata quella del volume di Anna Maria Savio e Giuseppe Conforti intitolato "Il cavallo maremmano", pubblicato nel 1978 dalle Edizioni della Camera di Commercio di Grosseto. E' un vero e proprio scrigno di notizie su tale razza e sui principali allevamenti di essa in Toscana, tra la fine del XIX secolo e la seconda metà del XX. Suggerisco loro di leggerlo con molta attenzione, se non lo abbiano già fatto.
Il ricorso al "monterufolino" mi sembra assolutamente necessario per ricostituire la base genetica autoctona su cui fondare il recupero del toscano maremmano.
Mario ha scritto:Non sono certo che l'esperienza, interessantissima della conservazione del Maremmano storico, continui ancora presso la Valentina, ma spero di si. Ricordo bene quei cavalli e i loro puledri, speriamo invece che l'esperienza si allarghi anche ad altri allevatori e che questo si verifichi per tutte le nostre razze autoctone indipendentemente da fattori commerciali, certe volte basta veramente poco per impedire una estinzione, sugli incroci non sono contrario come ho ripetutamente asserito ma che siano trasparenti, saluti, Mario
Condivido la posizione di Mario, gli incroci devono essere trasparenti e, nell'ambito di una razza o popolazione, devono essere finalizzati ad un obiettivo ed inquadrati in un programma allevatoriale.
Sarebbe interessante, molto interessante, sapere se il programma dell'azienda la Valentina prosegue o meno, e soprattutto sarebbe veramente interessante conoscere le ragioni per cui continua o per cui è cessato.
Ritengo che gli incroci di ritorno verso determinate razze cavalline storiche (come quella del Corsiero Napolitano, o quella del Cavallo Toscano della Maremma) possano essere promossi e praticati tanto da regioni, enti locali ed istituzioni scientifiche quanto da privati, purché siano sempre resi trasparenti i criteri di svolgimento e le finalità degli incroci medesimi, nonché i nomi, le provenienze e le certificazioni anagrafiche o genealogiche dei riproduttori in essi impiegati.
Ritengo inoltre che tale lavoro debba essere opportunamente controllato e tutelato dalle regioni o dallo Stato, a seconda della minore o maggiore importanza e diffusione delle razze da recuperare.
GMF ha scritto:Ritengo che gli incroci di ritorno verso determinate razze cavalline storiche (come quella del Corsiero Napolitano, o quella del Cavallo Toscano della Maremma) possano essere promossi e praticati tanto da regioni, enti locali ed istituzioni scientifiche quanto da privati, purché siano sempre resi trasparenti i criteri di svolgimento e le finalità degli incroci medesimi, nonché i nomi, le provenienze e le certificazioni anagrafiche o genealogiche dei riproduttori in essi impiegati.
Ritengo inoltre che tale lavoro debba essere opportunamente controllato e tutelato dalle regioni o dallo Stato, a seconda della minore o maggiore importanza e diffusione delle razze da recuperare.
Gentile GMF, condivido a pieno, voglio passare per antipatico e ripetitivo nel ridire che in alcune razze locali dove è stato usato sangue americano più o meno ufficialmente e non dichiarato è giusto venderle per autoctone o con nome che le identifica una nota popolazione locale????
Poi fare incroci con cavalli locali con conprovata documentazione è tutt'altra cosa. Mi scuso se sono ridondante, Mario se accettiamo i risultati ballerini di incroci abusivi e non dichiarati, poi dobbiamo accettare anche "l'asino veneto" ho letto che sei per la trasparenza, ma siamo sicuri non avendo i CIF certi di alcuni prodotti comuni che non parliamo di "cavalli veneti" Saluti Paolo
Questa è la speranza di tutti quelli che credono nella conservazione delle razze storiche, una azione congiunta, motiva, competente, per la conservazione, ma come abbiamo visto non sempre è così. Abbiamo assistito, nel dopoguerra, prima alla caccia delle streghe, chi allevava razze locali era considerato un primitivo se non peggio, quindi di seguito largo alle razze di importazione decisamente migliori sul piano quantitativo, che comunque condivido, è il terzo passaggio che invece è deprecabile, il caos e il disinteresse che ne è seguito. Oggi raccogliamo questi frutti e non crediate che sono poi tanti quelli che sentono realmente il bisogno di preservare quel poco che si è salvato, parole ... parole ... tante belle parole ma fatti sempre pochi, gente come Lei, o tecnici come Alessio sono pochi, ecco la lentezza con cui si muovono le cose, in tutto questo si sono aggiunti gli opportunisti che visto qualche soldo arrivare dall'UE si sono decisi a far ricerca per le biodiversità locali, saluti Mario
Dopo circa un decennio di ricerche, studii, visite conoscitive in accreditate aziende zootecniche dell'Italia del Sud, nonché di collaborazioni in tentativi di conservazione di ceppi cavallini di derivazione autoctona ed in esperimenti di incrocio di ritorno, vado attuando, dal 2004, un mio personale progetto di recupero del Corsiero Napolitano, i primi esiti del quale mi sono sembrati del tutto soddisfacenti.