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Razze, storia e geografia. 
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Sez. Asini
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Caro Stefano vorrei tanto dare un dispiacere ai cugini d'oltralpe, anche se hanno delle razze stupende ed un'anagrafe equina efficientissima (l'anno scorso ho chiesto attraverso un fax scritto in un inglese non correttissimo informazioni su una cavalla con un marchio TC sul collo e in una settimana ho ricevuto i documenti genealogici a casa e una mail dall'associazione allevatori del Comtois razza a cui apparteneva la fattrice, per avere le stesse informazioni su una P.S.I. nata in Italia ci sono volute 20 telefonate all'UNIRE) ma non ho informazioni su questi stupendi cavallini tranne che i Delta a differenza dei Camargue hanno un po più di sangue orientale, lo dico e lo nego, non essendone sicuro.
Stefano a proposito del cavallo pugliese, potresti fare qualcosa per rendere quelle due preziosissime righe su agraria.it più evidenti?
Grazie
Giuseppe Acella

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Giuseppe Acella


29/09/2008, 21:16
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Gentili Alessio Zanon e Giuseppe Acella, non conviene a nessuno scherzare troppo con i "cugini" francesi.

Non si può parlare, oggi, ufficialmente di "cavallo Delta"; si può parlare, casomai, di "Camargue Delta", o di "Delta Camargue" e comunque di Camargue, cioè di una razza cavallina francese. Proprio così, perché parlandosi di "Delta" non si fa capire bene alla foce di quale importante fiume europeo si voglia alludere: al "Delta del Po", o al "Delta du Rhone"?

Il nostro è davvero il "paese di Machiavelli"!


29/09/2008, 21:54
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Sez. Polli
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Concordo pienamente con GMF.
Purtroppo vi sono persone che si sono portate ad un limite pericoloso descrivendo questo "delta" fra le razze autoctone italiane( in base ad una distanza genetica tutta da provare).
Per quanto mi riguarda non troverà mai spazio nelle pagine di Agraria se non come Camargue e comunque non fra le razze italiane.............


Per quanto riguarda il Pugliese, sarei felicissimo di ampliare la scheda e darle maggior risalto magari con una foto di questa razza.
Se avete notizie documentali da proporre su questo cavallo ( anche molto riassunte ) sarò felice di pubblicarle nella sezione atlante cavalli dopo un consulto con il Webmaster del sito.

Saluti Alessio Z.

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Dobbiamo avere più coraggio di guardare la realtà, così ci farà meno paura. Alessio Z.

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29/09/2008, 22:22
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Sez. Asini
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Cari amici
facciamo una piccola società per ampliare lo spazio su agraria.org riservato al cavallo pugliese:
io fornisco la foto di uno stallone, GMF i dati e Mr. Zanon pubblica il tutto. Non so se qualcuno di voi ha lo standard di razza spero di sì.
Aspetto con ferma.
ciao
Giuseppe

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Giuseppe Acella


30/09/2008, 19:33
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Nel volume "Il cavallo. Manuale d'ippologia pratica e d'impiego del cavallo, ad uso degli agricoltori", scritto dal colonnello Alberto Ara e pubblicato nel 1902 (in seconda edizione "ampliata e corretta") dalla Tipografia e Litografia Carlo Cassone di Casale Monferrato, si legge, tra l'altro, al paragrafo 3 (Razze) della parte I:

"La Pugliese, taglia media da sella, testa alquanto montonina, collo da toro, petto ampio, groppa piovente, forme rotonde, estremità solide ed asciutte".

Ecco un fedele ritratto del cavallo indigeno della Puglia, allevato tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, cioè prima dell'istituzione della "razza delle Murge".


30/09/2008, 21:40
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Gentili amici come potete immaginare la pubblicazione di una scheda morfologica prevede la attualizzazione dei dati pittoreschi rappresentati dall'autore, riportato dal gentile GMF.
Deve essere inoltre chiarito bene come mai nel 1978 erano ancora presenti stalloni a Libro genealogico di razza Pugliese, se, come mi è sembrato di capire , l'istituzione del cavallo Murgese andava a sostituire questa razza ( ipotizzo non conoscendo la realtà allevatoriale Pugliese).
Il mio ruolo in questo ambito è molto delicato dovendo molte volte frenare gli entusiasmi di molti.
La redazione di Agraria effettua una scelta molto rigorosa sulle nuove schede allo scopo di dare un informazione corretta e puntuale.
Inoltre le fonti devono essere univoche sull'argomento.

Ricordatevi che in ogni modo nella eventuale scheda la dicitura sarà , razza estinta, fino a prova contraria e la foto dovrà avere prove documentali di ciò che rappresenta.
Eventuali piani di riproduzione, ricostituzione devono avere una consistenza numerica tale da essere degna di nota ed avere appositi disciplinari di attuazione.

Scusate il mio rigore ma prima di essere Alessio sono un Veterinario,con una competenza consolidata in etnologia zootecnica, il responsabile scientifico di molte sezioni e soprattutto una persona rigorosa.

Saluti a presto

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Dobbiamo avere più coraggio di guardare la realtà, così ci farà meno paura. Alessio Z.

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01/10/2008, 8:58
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Gentile Alessio Zanon, lodo la sua onestà intellettuale oltre che il suo rigore professionale.

La "razza cavallina delle Murge" fu istituita e strutturata tra il 1925 ed il 1926, su proposta del dottor Michele De Mauro, veterinario del Regio Deposito stalloni di Foggia in Santa Maria Capua Vetere. Tale razza comprendeva una particolare varietà della popolazione cavallina della Puglia - fino allora indicata, nel suo insieme, con il termine "pugliese" - che presentava caratteri sufficientemente omogenei in un areale geografico ben determinato tra le province di Terra di Bari e di Terra d'Otranto.

Quella che oggi chiamiamo impropriamente "pugliese" - ma che, a rigor di termini, andrebbe denominata "pugliese del Tavoliere" - fu istituita successivamente alla murgese, dopo l'inaugurazione del Regio Deposito stalloni di Foggia, avvenuta nel 1932.

Sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.


01/10/2008, 12:08
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Caro Stefano sono perfettamente daccordo con te.
La foto che potrei fornire è del 1956 e ritrae lo satallone Incanto e mi è stata fornita dall'Istituto Regionale per l'Incremento Ippico di Foggia (al quale comunque chiederei l'autorizzazione alla pubblicazione) per i dati storici credo che GMF sia in assoluto la migliore e più attendibile fonte che potremmo desiderare. Per quanto riguarda la consistenza attuale della razza ed i tentativi che si potrebbero fare per un recupero posso solo dire che non c'è niente di documentato. Credo di essere tra i pochi se non l'unico che si stà interessando all'eventualità di un recupero che onestamente vedo impossibile senza un coinvolgimento dell'APA, della Provincia di Foggia e della Regione Puglia che ad oggi non solo hanno ma creano anche a noi allevatori grossi problemi per il mantenimento delle razze esistenti (Vedi norme per l'istituzione delle stazioni di monta, la più proibitiva d'Italia e costi per Passaporto e Microchip, tra i più alti d'Italia). L'unica notizia certa e documentata che è stata confermata su questo forum da GMF è la discendenza in linea retta di alcuni soggetti Murgesi dallo stallone Pugliese della Piana "Tarquinio il Superbo" utilizzato come miglioratore negli anni '50 (eh? GMF ho studiato?). Quindi troverei più che corretto indicare la razza "Pugliese della Piano" come estinta.
Ciao
Giuseppe

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Giuseppe Acella


01/10/2008, 17:47
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Formazione: Perito Agrario - Dottore in Agraria
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Seguo con molta attenzione tutti i passaggi di questa, ma anche delle altre sezioni, che affrontano argomenti inerenti l'etnologia zootecnica, mi compiaccio che esista tanta competenza. Sono ammirato e stupito dalla preparazione dimostrata, un po' da tutti, nei diversi interventi, personalmente mi trovo d'accordo con molte posizioni espresse da GMF e mi riferisco anche ai bovini e ai cani, ma sulle razze vorrei fare una piccola esternazione, personalissima. Tutte le razze del mondo sono state ottenute dalla selezione umana, aiutata o condizionata dall'ambiente. Non esistono barriere biologiche tra razze diverse, anche di fronte a differenze morfo-funzionali, è chiarissimo che un bassotto sa di essere un cane come un Alano, siamo noi che le conserviamo, le segreghiamo, ma solo dopo averle forgiate. Se scomparisse l'uomo in poco tempo, dove gli animali non vivono in isolamento, avremmo l'estinzione di tutte le razze per dare spazio semplicemente a tipi idonei all'ambiente. Tutto questo per ribadire che siamo noi i responsabili di tutto, i padri delle razze. Col trascorrere del tempo molte cose si sono modificate, così i tipi genetici, i quali hanno necessariamente seguito il nostro destino subendo delle modifiche legate alle nuove situazioni/esigenze. Anche le pochissime razze storiche veramente sopravvissute conservano poco di quello che furono alle loro origini, perché il mercato, gli ambienti di allevamento, i metodi di gestione, le conoscenze, la vita ... sono cambiate. Le ricostruzioni, tranne in rarissimi casi, hanno più un valore commerciale, che genetico; pertanto in possesso di standard chiari e qualche "sopravvissuto", non trovo scandaloso ricostruire un modello dato per estinto, lo trovo possibile e decisamente più corretto che "riscoprire indenni", sotto feroci e ottuse spinte localistiche così di moda nel nostro Paese, "cose" ormai estinte da quarti di secolo. Pertanto ben vengano studi e ricerche mirate a scavare nel nostro passato, che oltre ad essere storia con la S maiuscola rappresentano la base per onesti progetti di ricostruzione, saluti, Mario Giannone.


01/10/2008, 21:50
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Iscritto il: 15/09/2008, 14:04
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Gentile Mario, la ringrazio di aver arricchito questa discussione con opportune considerazioni di ordine bioetico.

Il forte condizionamento imposto dalla "civiltà" occidentale del XX secolo all'agricoltura ed alla zootecnia attraverso l'adozione di tecniche di coltivazione e di allevamento sempre più estranee ai ritmi naturali ha contribuito non poco a produrre i gravissimi dissesti ambientali che tutti conosciamo.

Ritengo urgente, oggi, il ritorno ad una visione delle attività umane in maggiore sintonia con le leggi di natura.

In campo ippotecnico, la cosiddetta "biodiversità" viene perseguita attraverso un impegnativo lavoro di identificazione di genotipi autoctoni locali sulla base di supporti documentali storicamente validi. Ma per evitare di ridurre i diversi tipi genetici autoctoni ad altrettante "isole" etniche - oltre tutto prive di rapporti con la vita e le attività umane - occorre compiere ben precise scelte di civiltà.

Il recupero - per quanto possibile - di razze un tempo pregiate perché utili nell'esercizio delle sue varie attività umane permette di meglio salvaguardare le varie espressioni etniche nell'ambito della specie cavallina con riferimento al loro passato più o meno remoto ed ai particolari loro legami con l'uomo lungo l'arco della sua evoluzione culturale.


02/10/2008, 0:44
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