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Doma e addestramento del cavallo 
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Sez. Cavalli
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Nel topic "senza redini" è emerso l'argomento "addestramento" del cavallo. Io sono un dilettante appassionato di cavalli.

Non mi piace semplicemente andare a cavallo, mi piace, per quanto possibile"vivere" il cavallo. Così provo ad allevare cavalli (ho 3 fattrici quarter, mi perdoni l'amico Paolo) ed ho avuto occasione di cimentarmi nella doma ed addestramento di un pò di soggetti, tra cui il mio Delfino.

In un altro forum mi sono trovato a raccontare queste mie esperienze. Ho provato a descrivere, passo passo, i successivi passaggi della doma e dell'addestramento, o meglio quello che ho fatto io.

Lungi da me voler dare lezioni o tantomeno consigli, provo solo a "raccontare" appunto cosa mi è capitato di fare, lo spirito con cui lo faccio, il tempo che gli dedico.

Proverò a raccontarlo anche qui

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02/12/2009, 17:38
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La prima cosa è iniziare il puledro al lavoro nel tondino. O meglio, è quello che faccio io. In questa fase il puledro può anche non essere mai stato incapezzato, in questo caso di norma lo si fa entrare nel tondino accompagnato da un cavallo guida con cui è imbrancato e che lui segue. Il lavoro da fare in questo caso è quello di portare il soggetto a concentrare la sua attenzione su di noi.
Per farlo lo facciamo girare nel tondino (che deve essere di dimensioni adeguate) facendogli cambiare direzione ogni volta che la sua attenzione si distrae da noi.
La prima cosa che il cavallo impara sono i cambi di direzione fatti facendo perno sui posteriori e ruotando l'anteriore verso l'esterno del tondino per ripartire poi a mano contraria. All'inizio i cambi di direzione saranno un pò macchinosi ma questo è normale.
L'importante in questa fase è mantenere un livello di pressione sufficente a far girare il cavallo senza che si spaventi, cioè non deve essere una pressione esagerata e tale da provocare panico nel soggetto. in questo modo, ogni volta che la testa, o le orecchie, del cavallo si volgono altrove, noi gli faremo cambiare direzione. Il cambio di direzione lo faremo con gli spostamenti del corpo ed aiutandoci con una corda lunga o una frusta, corda lunga e frusta da non usare mai, ma proprio mai, sul corpo del cavallo, essi hanno solo lo scopo di essere "prolungamenti" del nostro corpo che ci permettono di arrivare dove fisicamente non potremmo. Se il lavoro viene fatto bene il puledro imparerà presto a cambiare direzione con semplici spostamenti del corpo (principalmente le spalle) nella direzione contraria a quella in cui volgiamo mandare il cavallo. La durata di questa fase dipende da soggetto a soggetto e ci sono atteggiamenti "magico" del soggetto che ci guidano sul come proseguire il lavoro. Quelli più svegli e veloci dopo poco di questi cambi di direzione iniziano a girare l'orecchio interno verso di noi, masticano vistosamente e girano tenendo la testa abbassata. E' un chiaro messaggio di sottomissione. Ci stà dicendo: "va bene, sei tu il capo, sto scomodo, fammi fermare...".
Quando accade questo momento magico la cosa da fare è un bello e chiaro "Who!!!", rilassarsi, voltare le spalle al cavallo e aspettare un pò. Normalmente il cavallo, di fronte a questo nostro atteggiamento, si ferma e ci guarda. Proviamo ad avvicinarci, se il cavallo non è mai stato incapezzato difficilmente ci farà arrivare a tiro, è più probabile che faccia un passo indietro cercando di sfuggirci. Quello che bisogna fare è chiaro: faremo come prima descritto. Ricreeremo la scomodità al cavallo. E lui ci rimanderà il segnale di sottomissione e noi rifaremo un bel Who e lui ci farà avvicinare un pò di più. A questo punto è importante anche tranquillizzare il cavallo: cioè dopo le prime due, tre volte massimo che lui ci manda il segnale di sottomissione non facciamolo ripartire ogni volta che lui si allontana quando ci avviciniamo (anche perchè sfiancheremmo il giovane puledro). Cambiamo atteggiamento, cioè, una volta che lui ha riconosciuto la nostra leader ship con l'atteggiamento che ho descritto, si allontana quando ci avviciniamo, non perchè vuole rimetterla in discussione, bensi perchè non riesce ancora a superare la sua paura. Allora per aiutarlo noi ci avvicineremo e ci fermeremo un attimo prima che lui fugga. In questo modo gli diciamo "tranquillo, non volgio farti male, vedi? Se hai paura io mi fermo...", così lui eviterà di fuggire ancora, e noi potremo fare un altro passetto, e ci fermeremo ancora un attimo prima della sua fuga. E così via, mettendo la nostra sensibilità nel capire quando dobbiamo fermarci e quando invece dobbiamo farlo ripartire perchè non ci stà mettendo impegno nel cercare di superare la sua paura. In questo modo arriveremo a toccarlo, e toccheremo gradualemte zone nuove del suo corpo avendo cura di fermarci prima che lui fugga, per poi ritornare sulla zona che abbiamo capito gli crea paura. E gradualemte riusciremo a toccare zone sempre più estese del suo corpo. A quel punto il cavallo ci seguirà meglio di un cagnolino dentro il tondino. Starà con noi qualsiasi giro noi facciamo.
Allora prendiamo una corda (magari quella con la capezza) e tocchiamolo con la corda su tutto il corpo. Anche qui ci fermeremo sempre un attimo prima della sua fuga fino a raggiungere ogni parte. Una delle parti più delicate è la nuca e anche i fianchi per gli stalloni, ma seguendo il sistema descritto arriveremo agevolmente anche in queste zone.

E' il momento di mettere la capezza al cavallo, io gli metto questa:


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02/12/2009, 17:41
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(è una capezza fatta da me e molto in uso negli USA e molto diffusa anche in Italia, molto pratica e funzionale)
A questo punto, una cosa che funziona è lasciare il puledro incapezzato e con una longhina non troppo lunga nel tondino. Il puledro pestando la longhina imparerà a non tirare indietro in quanto lotterebbe contro se stesso (e lui che pesta sulla corda). Oppure possiamo riporatarlo in box aiutandoci, oltre che con la longhina, con il cavallo guida. Normalmente faccio entrambe le cose. Come prima sessione si può essere molto soddisfatti del risultato raggiunto.

Appuntamento alla prossima sessione di lavoro in tondino

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02/12/2009, 17:43
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QUanto tempo si impiega ad incapezzare un puledro per laprima volta? Ci vuole tempo, 1 ora, 2 ore, forse più.

Quando si entra nel tondino in queste condizioni bisogna non avere vincoli di tempo in quanto la durata della sessione la decide il cavallo. Da evitare è il farsi prendere dalla fregola ed aumentare la pressione per arrivare prima al risultato, se il cavallo non è pronto peggioreremo le cose.
Oppure, se abbiamo fretta e fregola di incapezzarlo dobbiamo usare un altro sistema, cioè lanciare un lazo (o una lacciara) sul collo, legarlo ad un palo e lasciare che il puledro tiri finchè non cede.

Ma non è così che voglio fare.

Il premio per la pazienza sarà un cavallo fiducioso nei nostri confronti, e la fiducia del cavallo è il vero oggetto della nostra attenzione, volgiamo quella, è quella che ci permetterà di farci salire a tempo debito sulla sua groppa, se diamo tempo al cavallo lui ci restituirà in cambio soddisfazioni dopo. Lo vedremo...

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02/12/2009, 17:57
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Il termine 'doma' (deriva da dominare), forse appare un po' anacronistico e violento a chi non è pratico di cavalli...
Sarebbe più bello che fosse solo 'ammansimento' e addestramento... :)

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Saluti, Innaig


02/12/2009, 19:09
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Innaig ha scritto:
Il termine 'doma' (deriva da dominare), forse appare un po' anacronistico e violento a chi non è pratico di cavalli...
Sarebbe più bello che fosse solo 'ammansimento' e addestramento... :)


Be, per DOMA si intende quella fase del lavoro che porta il cavallo ad accettare il cavaliere in sella, poi comincia l'ADDESTRAMENTO che è la fase in cui si insegnano al cavallo le manovre, le girate, l'alt, la retromarcia ecc., poi c'è quello che possiamo definire "L'ADDESTRAMENTO FINE" che è quella fase che porta il cavallo a compiere quelle manovre, ad es senza redini, come i video che hai postato tu, altre cose ancora.

Senza entrare nell'addestramento fine, che è roba da professionisti, e anche di alto livello, la fase dell'addestramento, in mano ad un cavaliere, non finisce mai, quello che aumenta è l'intesa, la formazione del binomio, per cui i comandi diventano impercettibili, appena accennati, quasi invisibili all'osservatore.

Poi è un fatto di termini, doma fa ormai parte della terminologia tecnica. Non ci vedrei una connotazione particolarmente negativa. Ma è solo un fatto di punti di vista.

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02/12/2009, 20:50
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FASI DI DOMA DEL CAVALLO: 2° sessione

Bene, siamo alla seconda sessione col nostro puledro. Ricordo che gli avevamo messo la capezza. L’incapezzamento raccontato nella prima parte può essere fatto in una sola sessione, ma anche in più di una. Tutto dipende dal nostro puledro e dalla nostra sensibilità a capirne e interpretarne gli stati d’animo, la disponibilità a collaborare con noi, in altre parole alla nostra capacità di interagire con lui.

Prima di andare avanti vorrei però fare una piccola precisazione:
quello che scrivo è il frutto della passione di un privato, non di un professionista. Un privato che attraverso letture varie, la visione di video e la partecipazione da spettatore a tante occasioni di doma ha potuto mettere in pratica quanto viene raccontato. Ma, ripeto, si tratta di esperienze di un amatore, quindi non hanno alcun valore divulgativo ma solo di condivisione, di racconto di proprie esperienze, di pretesto per parlare tra amici dei nostri amati cavalli.

Ma veniamo a noi. Avevamo lasciato il cavallo nel box, magari gli abbiamo lasciato la capezza con la longhina corta per abituarlo a cedere alla pressione, ( raccomando di lasciare il cavallo in queste condizioni solo se rimaniamo nelle vicinanze per poter intervenire in caso di problemi) e magari saremo andati a trovarlo e lo avremo toccato (con grande prudenza perché il puledro non è ancora solido nel superamento della paura di essere toccato),e lo avremo grattato nei punti sensibili (il collo, la groppa ecc) per rafforzare la fiducia che ci ha concesso lasciandosi toccare in tondino. Bene, ora riportiamolo nel tondino.

A questo punto riprenderemo il lavoro dalla base. Cioè lo faremo ancora girare nel tondino, qualche cambio di direzione e un bel "Who" al quale il cavallo si fermerà con grande soddisfazione. Probabilmente il cavallo ci manderà molto velocemente i segnali di sottomissione (testa bassa, masticare, orecchio verso di noi), ma noi potremo dare l’alt anche prima, il cavallo dovrebbe fermarsi comunque, se non lo fa basterà farlo girare e cambiare direzione finche non ci manda il segnale. Ma, ripeto, nella seconda sessione il processo è piuttosto rapido.
Ricordo un puledro, che in verità era già stato incapezzato prima del lavoro nel tondino, comunque nella seconda sessione non sono riuscito a farlo girare in quanto aveva capito nella precedente sessione che se mi stava vicino non lavorava, e quindi lui mi stava praticamente “incollato”, era come se mi dicesse “… ok sei tu il capo, ho capito, va tutto bene basta che non mi fai lavorare …” il pigrone.

Comunque, se la volta precedente abbiamo lavorato bene arrivare alla capezza sarà molto veloce. In questa sessione portiamo nel tondino una coperta sottosella e mettiamo la sella al centro del tondino. Con il sottosella piegato ci avvicineremo al puledro, normalmente ne avrà paura in quanto ci vedrà arrivare con qualcosa che non conosce. Sappiamo come fare per fargli superare questa paura, vale a dire tutto il lavoro di avvicinamento e allontanamento finche non supera le sue paure. È in questa fase che cercheremo gradualmente anche di arrivare ad alzare gli zoccoli. È una fase questa di grande delicatezza, non tanto per il cavallo che avrà gli stessi atteggiamenti di altre parti del corpo, quanto per noi. Sbagliare a sollevare un arto può essere molto pericoloso per ovvie ragioni. Il miglior modo è di essere molto calmi, senza movimenti bruschi guadagnare la fiducia del cavallo avanzando centimetro per centimetro fino a d arrivare agli zoccoli, provare a tirarli delicatamente e ritrarsi senza scatti, osservare il cavallo, e in base al suo atteggiamento avanzare nel lavoro fino a tirare su gli zoccoli. Ci metteremo il tempo che serve a noi (in base alla nostra capacità di “capire” il cavallo) e al cavallo (in base alla sua indole, familiarità con l’uomo e disponibilità a cedere), non bisogna avere fretta. E non bisogna neanche incaponirsi a voler fare una cosa che in quel momento il cavallo non vuol fare. In quel caso cambiamo lavoro (è un po’ come cambiare discorso con le persone), distraiamolo, avremo tempo di tornare successivamente all’argomento controverso, possiamo aspettare anche il giorno dopo, o i giorni dopo. Non avremo fretta, se saremo bravi e costanti a un certo punto il cavallo cederà e sembrerà come se l’avesse fatto sempre.
In realtà sarà perché la nostra pazienza gli ha fatto superare la sua paura, la paura è l’unica ragione per cui il cavallo non ci fa fare delle cose. Se riusciamo a fargli superare la sua paura ci farà fare quello che vogliamo.

Bene adesso l’avremo toccato dappertutto con il sottosella, anche nella pancia, o nelle gambe e gli avremo alzato gli zoccoli. In tutte questa fasi il risultato può dirsi raggiunto quando il puledro non si muove mentre lo tocchiamo o gli passiamo le coperta addosso, addirittura dovremo arrivare a “lanciargli” il sottosella sulla schiena senza che si spaventi. Può darsi che a un certo punto il puledro faccia qualche passo indietro nella fiducia accordataci, una sorta di regressione, bene, nessun problema, è normale. L’importante è non intestardirsi, quello che faremo sarà riprendere dall’inizio quel lavoro. Ad esempio, vogliamo arrivare a sollevargli il posteriore sx. Ci posizioneremo sul fianco sx del cavallo, leggermente più indietro del punto in cui passa la cinghia del sottosella, la mano sinistra sulla groppa o meglio sul fianco, con la destra cominceremo ad accarezzare la groppa e scenderemo gradualmente sulla coscia, e torneremo indietro e poi ancora giù sulla coscia, ma un po’ più giù di prima magari ci avvicineremo alla grassella,e torneremo su, e poi un po’ più in giù e cosi via, sempre tenendo d’occhio le reazioni del nostro amico. In questo gioco avanti e indietro l’importante è fermarsi e tornare indietro un attimo prima che il cavallo non riesca più a controllare la sua paura di essere toccato in posti nuovi, tornando indietro noi gli diciamo: “tranquillo, non voglio farti del male, se hai paura io mi fermo e torno indietro, adesso riprovo, tu lo sai che non ti faccio male e quindi supera la tua paura …” ed in effetti lui la supererà concedendoci di toccare senza spaventarsi, qualche altro centimetro della sua pelle. Ora, supponiamo di essere arrivati al garretto e che lui si muova prima che noi torniamo indietro, oppure alzi la gamba, ci sta dicendo “… ho paura, molta, fermati per favore …” Bene, non è un problema, anzi è normale che accada, noi molto semplicemente torneremo alla groppa e scenderemo verso la coscia, riprenderemo cioè l’esercizio dall’inizio. Se neanche questo basta cambiamo esercizio, potremo sempre tornarci in un altro momento.

Durante queste fasi del lavoro che mirano sostanzialmente a migliorare e rendere solidi i risultati ottenuti fino a quel momento con il nostro amico, sarà necessario anche far girare un po’ il cavallo se ci accorgeremo che non ci mette il necessario impegno.

Saremo arrivati alla possibilità di mettergli il sottosella sulla schiena senza che ne abbia paura.

Il tema adesso diventa la sella. Abbiamo detto che l’avevamo portata in mezzo al tondino (è meglio una vecchia sella senza valore), quindi nella fase di lavoro sopra descritta il cavallo l’avrà vista, annusata, ci avrà sbattuto, ne avrà avuto paura e l’avrà anche superata. Ora prendiamo la sella e portiamola davanti al suo naso, lasciamo che la annusi, che ci prenda confidenza, non abbiamo fretta.
Adesso siamo vicini al primo momento cardine della doma di un cavallo, vale a dire l’insellaggio.

Approfondiremo il tema la prossima volta.

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03/12/2009, 6:28
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LA DOMA DEL CAVALLO: 3° sessione

L’ultima volta eravamo arrivati ad avere il cavallo alla mano, cioè si lascia toccare, non ha paura di movimenti anche un po’ bruschi, ha piacere di stare con noi.

Questo risultato si raggiunge premiando il cavallo ogni volta che fa una cosa bene. Questo vale dal primo momento che l’abbiamo portato in tondino.
Per il cavallo il premio è CESSARE LA SITUAZIONE CHE GLI CREAVA SCOMODITA’. Facciamo un esempio:
tocchiamo il cavallo sulla testa, probabilmente non avremo troppi problemi a toccare il muso, ma forse i problemi aumenteranno se vogliamo arrivare a toccare la nuca, molti cavalli sono gelosi di quella zona, invece è fondamentale fargli superare quella paura a meno che non vogliamo intraprendere una lotta corpo a corpo ogni volta che vorremo mettere la testiera al cavallo. Allora man mano che dal muso saliamo verso la nuca creeremo una situazione di scomodità al cavallo, perché lui ha paura di essere toccato sulla nuca, noi ogni volta che tocchiamo qualche centimetro in più della volta precedente gli chiediamo di “superare” quella paura, lui sarà disponibile normalmente a superare un po’ per volta quella paura, ci farà cioè toccare qualche centimetro in più prima di fuggire in quanto la paura sarà diventata incontrollabile, ma abbiamo detto che noi torneremo indietro prima che lui raggiunga quella soglia di non controllo della paura. In sintesi lui ci farà toccare qualche centimetro in più, per lui è una scomodità in quanto avvicina la soglia del non superamento della paura, e noi premieremo il suo sforzo fermandoci prima di farlo arrivare alla soglia del non superamento, ci ha concesso qualche centimetro in più, ha cioè alzato la soglia della sua paura, il PREMIO sarà nel fatto che noi ci fermiamo cessando la situazione di scomodità per il cavallo.

Questo è ciò che il cavallo giudica un premio.

Gli zuccherini non sono un premio, sono una golosità che, se gestita male, vizia il cavallo abituandolo magari a mordere, specie con i giovani stalloni. I baci e le carezze sono indifferenti al cavallo. Non lo sono le grattate, le grattate date nei punti giusti (capiremo dall’atteggiamento del nostro cavallo quali sono per lui i punti giusti) sono una sorta di cure parentali, vanno usate per aumentare il senso di imbrancamento con noi del puledro. Passo molto tempo a grattare i miei cavalli, anche in maniera energica, quando il rapporto è ormai tale per cui il cavallo non ha più paura di me che gli giro intorno e lo tocco e lo gratto dappertutto.

Inoltre l’ipotesi iniziale era che avremmo lavorato un cavallo mai incapezzato. Bisognerà che il cavallo impari a seguire l’uomo con la longhina. Per farlo abbiamo usato lo stratagemma di lasciarlo incapezzato con una longhina corta in modo che pestando da solo sulla corda lui cercherà di tirare indietro la testa ma troverà la resistenza del suo stesso piede sulla corda, la lotta è contro se stesso, il cavallo sarà molto veloce a realizzare che l’unico modo per avere il premio che fa cessare la scomodità è di cedere alla pressione della capezza sulla nuca. È un esercizio ottimo per portare in breve tempo il puledro a seguire la longhina. Dopo questo esercizio proveremo a tirare noi la longhina, il cavallo probabilmente non ci seguirà subito, anzi farà resistenza e magari tirerà indietro. Noi non dovremo aumentare la pressione sulla corda, cioè non dovremo tirare di più ma dovremo seguire il cavallo mantenendo immutato il livello di pressione sulla corda, dovremo cioè tirare allo stesso modo, ne di più ne di meno. Il cavallo vedrà che tirando indietro non cessa la scomodità ma resta invariata, allora cercherà un’altra strada per cessare la scomodità, e, memore dell’esperienza con la corda corta, cederà alla pressione, cioè a noi che tiriamo. Appena il cavallo cede dobbiamo smettere immediatamente di tirare, questo è il premio!!!
Così, gradualmente imparerà a seguirci alla longhina. Chiaramente se il cavallo è un po’ testardo aumenteremo un po’ la pressione sulla corda, cioè tireremo un po’ di più, ma molto gradualmente e con molta pazienza.

Il tema di saper dosare il livello della pressione da usare con il cavallo è veramente molto importante perché incide sul rapporto futuro con il cavallo. Mi spiego meglio:
se noi riusciremo ad ottenere il risultato con poca pressione, in futuro, una volta che il cavallo avrà imparato, ci basterà una pressione ancora inferiore, quasi impercettibile, per impartire il comando. È così che certi cavalieri raggiungono una simbiosi col proprio cavallo che è veramente piacevole vedere, contrariamente a tanti cavalieri in perenne lotta col proprio cavallo.
Inoltre, se il cavallo non risponde, avremo una riserva di pressione molto grande, per aumentarla un po’ e dire al cavallo “… amico, vai, cedi alla pressione se non vuoi che la aumenti un pochino…”.
Se invece partiremo con livelli di pressione molto alti e il cavallo non risponde (anche perché è più spaventato) dovremo aumentare ancora di più la pressione, spaventandolo ancora di più, e quindi probabilmente non risponderà ancora, e noi arriveremo a dovergli fare male aumentando ancora la pressione, e il cavallo andrà magari in panico, con tutte le conseguenze e i pericoli del caso.

Gestire bene la pressione è un fatto sia di sicurezza che di migliori opportunità di addestramento per il futuro.

Bene, rimandiamo ancora alla prossima occasione l’insellaggio…

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04/12/2009, 10:10
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LA DOMA DEL CAVALLO: 4° sessione

Voglio tornare sul concetto di “pressione”.
Dobbiamo avere coscienza che ogni volta che impartiamo un ordine al cavallo esercitiamo una pressione su di lui, una pressione che per lui è una scomodità.
L’addestramento consiste nel premiarlo cessando la pressione ogni volta che lui, per sottrarsi alla pressione stessa, fa la cosa che noi desideriamo. Finche non fa quello che noi vogliamo la pressione va mantenuta inalterata. L’aumento della pressione va fatto solo se, dopo un pò, ancora non risponde (dobbiamo lasciargli il tempo di “realizzare”) e comunque deve essere molto graduale e delicata. Tanto minore sarà la pressione con cui otterremo il risultato tanto minore sarà in futuro la pressione da esercitare per il lavoro di routine.
Una volta che il cavallo ha associato ad una certa pressione un certo suo comportamento che fa cessare quella pressione l’addestramento è fatto. Dopo si tratterà di rendere solido quell’addestramento, cioè far diventare i movimenti automatismi veloci.

Questo concetto del livello di pressione e della gestione della sua intensità è veramente molto importante per avere cavalli veramente alla mano e per fare bene tutto il prosieguo del lavoro e, più in generale, per tutta la vita del cavallo inteso come cavalcatura.

Il tema di questa sessione è però la sella.
Per il primo insellaggio non sarebbe male essere in due in quanto la sella western è piuttosto pesante e gestire contemporaneamente il cavallo e la sella può essere molto complesso e anche pericoloso in quanto le situazioni che ci apprestiamo a descrivere possono, se gestite male, comportare dei traumi al cavallo facendolo regredire nel livello di fiducia in noi che ha maturato nelle sessioni precedenti, allungando cosi di molto i tempi di doma, oltre al pericolo di incidenti per noi e per il cavallo.

Siamo nel tondino, abbiamo fatto come ogni volta, un piccolo ripasso delle cose fatte nelle precedenti sessioni, la sella ormai è sempre li in mezzo al tondino, per il cavallo è diventato normale che ci sia. Passiamo la longhina al nostro collaboratore chiedendogli di stare sempre dalla parte del cavallo in cui stiamo noi in modo da dare al cavallo un lato libero in caso voglia fuggire (poi parleremo anche della cosa fatta da soli, senza l’aiuto di nessuno) e prendiamo la sella. Facciamola annusare al nostro amico, poi andiamogli vicino sul fianco e appoggiamo la sella sui fianco appunto tenendola tra il nostro petto e il suo fianco. Stiamo pronti a tornare indietro ogni volta che si avvicina la sua soglia limite della paura. Una volta che è tranquillizzato e ci lascia tranquillamente appoggiare la sella, cerchiamo un passo ulteriore. Prendiamo la staffa destra e mettiamola sul corno della sella (per convenzione il cavallo va montato da sinistra quindi, sempre per convenzione tutte le operazioni di insellaggio vengono fatte da sinistra, non dimentichiamo mai però di fare tutti gli esercizi da entrambe le parti del cavallo) e poi proviamo ad appoggiare la sella sulla schiena del cavallo, non la appoggeremo tutta ma anzi la ritireremo, con la dovuta calma, quando percepiremo che il cavallo è prossimo alla soglia della paura. È una fase molto delicata, dobbiamo essere molto molto calmi e sereni. Non so come fanno, ma garantisco che i cavalli percepiscono il nostro nervosismo, dobbiamo quindi essere tranquilli e non farci prendere dall’emozione, anche perché non sarà in questa fase che si salirà in groppa, c’è ancora molta paura da far superare al cavallo. Quindi tranquilli, e anzi niente di male se riappoggeremo a terra la sella e riprenderemo il sottosella con cui rifare un po’ di cose che il cavallo ormai conosce benissimo, così lo tranquillizzeremo (e tranquillizzeremo anche noi).

Con calma e procedendo come ormai sappiamo (pressione e premio per il graduale superamento della paura del cavallo) arriveremo a poter appoggiare la sella sulla schiena del cavallo, non è ancora il momento di serrare il sottopancia, anzi è importante non lasciare la sella ma essere pronti a toglierla se percepiamo che il cavallo sta superando la sua soglia della paura. Se invece il cavallo è tranquillo lo gratteremo qua e la in modo che associ alla sella sulla schiena dei riscontri positivi dato che questa della sella è una scomodità che dovremo fargli accettare in quanto il premio non potrà essere il cessare della pressione, cioè della scomodità togliendo la sella. E allora con la sella sulla schiena facciamo delle belle e piacevoli cure parentali.

Poi togliamo e rimettiamo varie volte la sella, prendiamo il sottosella, mettiamolo al cavallo e sopra mettiamoci la sella (sempre pronti a fare retromarcia se necessario). Se abbiamo fatto bene il cavallo ci guarderà con aria serena e quasi soddisfatta per le grattate ricevute. A questo punto possiamo essere soddisfatti del risultato e rimandare il serraggio del sottopancia ad altra sessione. Oppure possiamo farlo adesso.

Il serraggio del sottopancia è uno dei momenti più pericolosi, forse il più pericoloso, e cruenti di tutta la doma. Se decidiamo per il serraggio facciamo mettere il nostro collaboratore dalla nostra parte e cominciamo a stringere il sottopancia rilasciandolo appena il cavallo si irrigidisce e stando anche ben pronti a togliere tutta la sella se del caso. Alterniamo le strette a belle grattate nei punti giusti e stringiamo sempre un pochino di più. Poi passiamo la cinghia del sottopancia nella fibbia e cominciamo a stringere. Dovremo essere veloci e al tempo stesso pronti ad allentare se vediamo dall’atteggiamento del cavallo che non faremo in tempo a serrare bene le cinghie. Comunque anche qui il cavallo piano piano supera le sue paure ed accetta livelli maggiori di serraggio delle cinghie. A questo punto saremo arrivati ad avere dal cavallo il tempo necessario al serraggio corretto delle cinghie che deve essere tale da non consentire alla sella di girarsi quando lasceremo il cavallo. Attenzione, dobbiamo stare molto attenti ad evitare che il cavallo ci sfugga di mano con la sella lenta in quanto la sella si girerebbe per le inevitabili sgroppate, con l’effetto di crare panico nel cavallo. Per recuperare servirà ben più di una sessione di lavoro in quanto dovremo non conquistare ma Riconquistare la fiducia del cavallo, e sarà molto più lungo e difficile. Una volta serrate bene le cinghie prenderemo la longhina e velocemente lasceremo il cavallo avendo cura di allontanarci da lui sia noi che il nostro collaboratore. Il cavallo non ci verrà addosso, ma dovremo stare pronti a toglierci dalla sua zona di azione perché una volta che lo avremo lasciato sarà uno spettacolo.
Di norma infatti comincia a saltare a capretto a quattro gambe, a smontonare, scalciare e quant’altro tirando fuori tutto il repertorio di salti per cercare di liberarsi della sella. Dopo un po’ di giri rallenterà con aria spaventata e smarrita, il problema è che la pressione stavolta non cessa ed è una pressione molto forte e malgrado tutte le prove che ha fatto non ha trovato il premio, cioè il modo di far cessare quella pressione. Questo può portare il cavallo nel panico.
Per questo quando rallenta noi dobbiamo intervenire, cambiando di fatto discorso (ricordate?), cioè dovremo distrarre la sua attenzione dalla sella creandogli un’altra scomodità, per certi versi più impellente.
Cioè lo faremo semplicemente girare come nella prima sessione. Allora la sua attenzione passerà dalla scomodità della sella a quella che gli creiamo noi facendolo girare. Ma per questa sa già come fare e ci manderà i famosi segnali di sottomissione. Seguirà un “Who”, centro del tondino, e lui avrà ricevuto un premio, l’ultima scomodità è cessata e quella della sella è passata in secondo ordine. Adesso la parola d’ordine è grattate in quantità industriale. Il cavallo deve associare alla scomodità della sella una contropartita piacevole, le grattate appunto.

Tutto questo può essere ottenuto molto più velocemente semplicemente legando il cavallo “a corto” come si dice, sellarlo, e montarlo con un cavaliere capace. Può essere fatto, e veniva fatto in epoche dove il tempo era poco e il risultato doveva arrivare subito e il valore delle genti e dei cavalli era diverso da adesso, più basso. E in molti casi viene fatto ancora adesso, e il tempo impiegato sarebbe minore.
Ma se consideriamo il rischio che in queste fasi concitate, il cavallo può farsi male o possiamo farci male noi, il tempo per guarire e riprendere il cavallo dalle basi sarà molto più lungo e anche più costoso. allora forse capiamo che, a conti fatti, non conviene.
Nella mia esperienza ogni volta che ho accorciato i tempi ho pagato con tempi alla fine più lunghi.

Ma abbiamo sellato il cavallo. Può bastare, riportiamolo in box e diamogli una bella razione di fieno …

Alla prossima!

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04/12/2009, 15:17
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LA DOMA DEL CAVALLO: 5° sessione

Siamo arrivati con l’aiuto di un amico a sellare il nostro cavallo. Avremmo potuto farlo da soli, sarebbe stato più faticoso, più lungo e anche più rischioso. Devo dire, avendolo fatto, anche più “gustoso”, una volta che tutto è andato bene.
Per farlo avremmo dovuto tenere in una mano, di norma la sx, la longhina e l’arcione della nostra sella e nella dx la paletta della stessa, con le evidenti difficoltà di gestione della corda e della sella.
Nella fase di serraggio devo dire che invece è forse meglio agire da soli, nel senso che tenendo noi la longhina potremo più facilmente percepire lo stato d’animo del cavallo e in base a questo regolarci meglio nelle fasi in cui stringiamo il sottopancia. Inoltre nel momento in cui lasciamo il cavallo è meglio avere spazio libero per allontanarsi velocemente, anche se di norma il cavallo fuggirà dalla parte opposta a quella dove siamo noi, ma comunque la prudenza consiglia di mettersi velocemente in sicurezza.

Ora riportiamo in tondino il nostro allievo. Rifacciamo un po’ del lavoro di base. Approfittiamo di queste occasioni per toccare, toccare e ancora toccare il cavallo, da tutte le parti e in entrambi i lati. Quando sarà bene associato con noi riprendiamo la sella e rifacciamo le stesse cose dell’ultima sessione, mettendoci le stesse attenzioni. Occhio a non sbagliare perché se il cavallo dovesse sfuggirci con la sella lenta, la stessa si girerebbe spaventando molto il cavallo e minando fortemente il suo livello di fiducia in noi in virtù del quale ci permette di sellarlo.

Comunque la seconda volta il processo dovrebbe essere molto più veloce. Una volta sellato facciamogli fare qualche giro, lui farà qualche smontonata ma probabilmente molto meno della prima volta (ogni soggetto è comunque una storia a se, alcuni fanno il diavolo a quattro anche la seconda volta, altri invece non fanno quasi niente neanche la prima volta). Comunque qualche giro e cambio di direzione e lui sarà in nostro possesso, cioè ci segurà come un cagnolino ovunque noi andremo dentro il tondino.
È il momento di passare alla fase di confidenza con la sella sulla schiena. Possiamo fare tante cose, saltare a fianco del cavallo, prima piano, poi ci fermiamo, riprendiamo e, a seconda delle reazioni del cavallo, aumentiamo la frequenza e l’altezza dei salti da fare al suo fianco. Può accadere che lui si spaventi e scarti dalla parte opposta, niente paura, basterà “cambiare discorso” con un altro esercizio per poi riprenderlo più tardi. Possiamo prendere le staffe, alzarle e farle ricadere sul fianco del cavallo, poi possiamo tirarle di scatto verso il basso provocando così un rumore secco al quale dobbiamo abituare il cavallo. Possiamo battere con la mano sopra le sella provocando dei rumori strani per il nostro cavallo. Con la frusta possiamo sbattere forte il terreno intorno al cavallo finche non si abitua. Possiamo cominciare a mettere il peso del nostro corpo sulle staffe per cominciare a fargli sentire il peso. L’importante è variare molto le cose che facciamo in modo da non innervosire il cavallo facendo sempre la stessa cosa. Piano piano lui accetterà tutti i piccoli giochi che faremo.
Possiamo cominciare anche a lavorare sulle cessioni.
Questa è una cosa molto importante in quanto prepara il cavallo al lavoro che faremo dalla sella.
Appoggiamo le dita sul punto in cui appoggeremo la gamba per ottenere la cessione del posteriore. Il punto è localizzato un po’ indietro rispetto al punto dove passano le cinghie. Appoggiamo le dita con una pressione lieve e aspettiamo. Il cavallo avrà una scomodità (la pressione delle nostre dita sul fianco) e cercherà una strada per liberarsi da questa pressione. Una delle cose che farà sarà di andare incontro alla pressione, cioè appoggerà a sua volta il fianco sulle nostre dita come per spingerci via, oppure farà dei passetti avanti, o indietro. In tutti questi casi noi dobbiamo fare una cosa sola: mantenere invariato l livello di pressione. Prima o poi proverà anche a cedere alla pressione, cioè dopo averle provate tutte proverà anche a sottrarsi andando nella direzione che vogliamo noi. Bene, nel momento preciso che abbiamo la percezione che lui sta facendo la cosa giusta dobbiamo cessare la pressione.
Basta un accenno lieve del cavallo, anzi lievissimo, quasi impercettibile, nella direzione che noi vogliamo che immediatamente dobbiamo premiarlo cessando la nostra pressione. Io lo carezzo anche nel punto dove prima facevo la pressione. Poi rifacciamo ancora l’esercizio più volte. Tanto più saremo bravi e veloci a premiarlo tanto prima il cavallo assocerà il premio (fine della pressione) al comportamento giusto (cessione del fianco nella direzione voluta). Rifacciamo l’esercizio anche dall’altro lato e allo stesso modo.
Poi lo faremo anche all’altezza della spalla, un po’ indietro alla stessa. Più o meno davanti alla cinghia del sottopancia. Quello che vogliamo ottenere adesso è la cessione della spalla. Il procedimento è lo stesso. Lo scopo di questi lavori è abituare il cavallo alle pressioni che gli faremo con le gambe quando lo lavoreremo da sella, ad esempio per le partenze al galoppo col piede giusto, o per le appoggiate, ecc. Ricordiamo che vanno sempre fatti da entrambi i lati.

Nel frattempo avremo continuato a fare con la sella tutte le attività descritte sopra, avremo anche cominciato a mettere il piede sulla staffa, ed anche a sollevarci rimanendo in bilico appesi con la mano sul corno della sella e pronti a scendere se il cavallo mostra di essere vicino alla soglia della paura. Il piede sulla staffa è importante per capire l’umore del nostro allievo, se vediamo che si irrigidisce è inutile e pericoloso insistere, se invece rimane rilassato possiamo continuare. Spesso il cavallo fa qualche passo, magari verso un ciuffo d’erba ai margini del tondino oppure incuriosito da qualcosa li vicino, è un bel segnale, vuol dire che è tranquillo e che la sua attenzione non è su di noi ma su cose per lui divertenti, cioè vuol dire che noi non lo disturbiamo. Ottimo segnale e quei passetti non ci devono preoccupare, anzi…
Proveremo il piede sulla staffa da entrambi i lati e quando il cavallo ci dirà con il suo atteggiamento di essere assolutamente tranquillo vuol dire che il grande momento è arrivato. Se avremo un amico ad aiutarci gli chiederemo di accorciare un po’ la longhina, di porsi a sx come noi che saliremo in sella e quindi metteremo il piede sulla staffa, con la sx prenderemo un ciuffo di criniera o un lembo di sottosella, la dx sul pomo e via in piedi sulla staffa senza scavalcare. Osserviamo il cavallo, le orecchie ci dicono molto, ma anche il corpo. Se non si irrigidisce ma rimane calmo e rilassato, piano piano cominciamo a portare la gamba dx sopra la sella e, se il cavallo resta calmo, scavalchiamo e sediamoci sulla sella. Non mettiamo il piede sulla staffa dx, restiamo calmi, trasmettiamo serenità al cavallo, parliamo, mandiamo segnali di tranquillità, grattiamolo sul collo. Se il cavallo è calmo possiamo anche azzardare qualche passo con il nostro amico che lo conduce. Se notiamo segni di nervosismo è meglio scendere per poi ripetere con calma l’operazione. Il cavallo percepisce il nostro nervosismo. Se siamo nervosi o emozionati è meglio rimandare.

Se invece siamo soli senza nessuno a tenerci il cavallo, il processo e le precauzioni per salire sono le stesse, semplicemente avremo noi in mano la longhina. Può accadere allora che una volta saliti il cavallo faccia qualche passo, se abbiamo lavorato bene i passi del cavallo saranno non perché è disturbato da noi ma perché è attirato da qualche cosa che gli piace, in questo caso i passi saranno lenti e molto rilassati. Ottimo, è un bel segnale. Può anche rimanere fermo, l’importante è che sia rilassato. Anche da soli, se percepiamo nervosismo nel cavallo scendiamo e tranquilliziamolo, potremo risalire con calma dopo un po’.

Abbiamo fatto il grande passo, accontentiamoci, non pretendiamo troppo. Cerchiamo di capitalizzare la sensazione positiva che il cavallo sta provando. È il momento di scendere e riportare il cavallo in box, anche per prevenire eventuali reazioni nervose del cavallo disturbato dal nostro peso sulla schiena portato troppo a lungo.
Questo è un concetto molto importante. Facciamo sempre in modo che il cavallo lasci sereno in posto di lavoro, facciamo si che conservi un ricordo positivo e un premio. Se, durante il lavoro a qualsiasi livello di addestramento, incontriamo un problema non usciamo da tondino o dal maneggio con quel problema come ultimo ricordo per il cavallo. Facciamogli invece fare qualcosa che sa fare bene, qualsiasi cosa, e troviamo l’occasione per premiarlo adeguatamente per il lavoro fatto bene. In questo modo tornerà più volentieri al lavoro la prossima volta.

Ma adesso siamo saliti sul cavallo e lui è stato bravo, le gambe un po’ ci tremano e l’adrenalina è a mille, per non parlare della soddisfazione, camminiamo non a tre ma a cento metri sopra il cielo, abbiamo raggiunto quella che a mio avviso è la SUBLIMAZIONE del rapporto con il cavallo.
Non possiamo ancora dire che il cavallo è domato, ma siamo decisamente sulla buona strada.

Adesso buon fieno per lui e pacche sulle spalle per noi. La sensazione è meravigliosa.

Alla prossima...

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05/12/2009, 6:27
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