Gianni, non è solo questione di tecniche. Il neofita spesso parte con buoni intenti che poi, in buona fede, non sa realizzare. Tu dici "non viziarlo". Verissimo. Ma.... come si fa? Cosa significa? Mandarlo a letto dopo carosello? Non comperargli troppi giocattoli? Io posso sperare di sapere come non si vizia un umano, il cavallo è materia ignota per l'uomo. Con quali azioni ci si guadagna la leadership, si infonde sicurezza o viceversa si dimostra la propria debolezza a un cavallo? Sono cose che non ci vengono naturali e non conosciamo e abbiamo bisogno di qualcuno che ci parli anche di questo!
curcuma ha scritto:Gianni, non è solo questione di tecniche. Il neofita spesso parte con buoni intenti che poi, in buona fede, non sa realizzare. Tu dici "non viziarlo". Verissimo. Ma.... come si fa? Cosa significa? Mandarlo a letto dopo carosello? Non comperargli troppi giocattoli? Io posso sperare di sapere come non si vizia un umano, il cavallo è materia ignota per l'uomo. Con quali azioni ci si guadagna la leadership, si infonde sicurezza o viceversa si dimostra la propria debolezza a un cavallo? Sono cose che non ci vengono naturali e non conosciamo e abbiamo bisogno di qualcuno che ci parli anche di questo!
Hai provato a leggere la discussione sui puledri? C'è molto di come non viziarlo, anche in questo c'è. Comunque approfondiremo il tema, sempre per quello che posso "raccontare" della mia esperienza
Infine, per non viziare il cavallo, bisogna conoscerlo e fare le cose corrette, informarsi, leggere, guardare chi ne sa di più.
Ho provato a scrivere molto sul tema, sicuramente si può fare di meglio di quello che ho scritto io, (non sono, ripeto, un professionista) ma facendo come ho scritto, bè, tanti vizi si evitano, anzi, proprio molti
Ma torniamo all'approccio mentale da avere quando lavoriamo i nostri cavalli.
In verità non è vero che non bisogna avere aspettative, l'aspettativa che dobbiamo avere, l'obiettivo che dobbiamo darci è quello di rimettere il cavallo in box, alla fine del lavoro, meglio di come era all'inizio del lavoro.
Mi spiego. Quello che spesso succede è che noi passiamo molto tempo lontano dai nostri cavalli, pensiamo all'ultima sessione, ai risultati raggiunti, poi pensiamo alla prossima, ai passi avanti che vorremmo fare. Mentre guidiamo pensiamo a dove vogliamo arrivare ed a come vogliamo arrivarci. Tutto giusto. Poi arriviamo in maneggio, prendiamo il cavallo, iniziamo il lavoro, e il cavallo non ci da le risposte attese, o non ce le da nei tempi attesi, le risposte su cui tanto avevamo fantasticato.
Questo fatto ci provoca spesso irritazione, e l'irritazione è cattiva consigliera a cavallo.
La nostra irritazione incide negativamente sul nostro modo di comunicazione col cavallo innescando un circolo vizioso per cui il cavallo non ci risponde come vorremmo, noi ci arrabbiamo e trasmettiamo il nostro disagio al cavallo attraverso ordini non lineari o gesti rabbiosi, questo peggiora la risposta del cavallo, e cosi via in un crescendo che ci lascia frustrati, noi e il nostro cavallo!
Il segreto è di avere due obiettivi: un obiettivo reale ed un obiettivo ideale.
L'obiettivo reale deve essere quello di rimettere il cavallo in box in condizioni migliori di come l'abbiamo preso; L'obiettivo ideale è quello di raggiungere effettivamente il risultato su cui abbiamo fantasticato durante la giornata.
I due obiettivi a volte coincidono, sono cioè entrambi alla portata, mentre altre volte no.
Ora, se facciamo comandare l'obiettivo reale, cioè rimettere il cavallo in box meglio di come l'abbiamo preso, noi ci predisporremo con l'attegiamento mentale di superare le eventuali difficoltà che dovessimo incontrare anche se fossero, come spesso accade, difficoltà che non ci saremmo aspettati di incontrare, che anzi, magari pensavamo di aver superato ma che possono invece ripresentarsi. Se l'atteggiamento mentale sarà quello di "godere del nostro cavallo" queste difficoltà inattese non ci creeranno disagio ne ci faranno innervosire e quindi saremo "corretti" con il cavallo e sapremo dispensare comodità e scomodità in una maniera a lui ben conosciuta e comprensibile, evitando le punizioni sbagliate o intempestive che sono la cosa peggiore per il cavallo.
In questo modo godremo sempre del nostro cavallo, e molto più spesso ci troveremo nella condizione in cui i due obiettivi coincidono, il binomio nasce così!
La situazione tipica in cui le aspettative sono molto alte mentre la predisposizione ad ascoltare il nostro cavallo molto bassa si verifica quando portiamo qualcuno a vedere il nostro cavallo.
Portiamo i nostri famigliari a vedere l'amato bene e ci aspettiamo che lui risponda al massimo e ci scordiamo le attenzioni che dobbiamo avere nei suoi confronti per consentirgli di essere veramente bravo.
Queste situazioni ci portano delle frustazioni che, se non opportunamente somatizzate renderanno problematico il nostro rapporto futuro con il cavallo. Saremo portati ad imputare al cavallo le figuracce rimediate e nelle prossime sessioni questo astio sarà causa di ulteriori incomprensioni che diventeranno sempre più gravi fino a sfociare magari nel rigetto del cavallo, di quel cavallo, o anche del cavallo tout court.
Il corretto atteggiamento mentale quindi è: aspettative basse (meglio coerenti con le nostre capacità ed il livello di addestramento del cavallo) ed alta predisposizione ad "ascoltare"," interpretare" correttamente i segnali che il cavallo ci manda.
Questo è veramente il corretto atteggiamento mentale da avere quando lavoriamo il nostro cavallo: BASSE ASPETTATIVE e ALTA PREDISPOSIZIONE ALL'ASCOLTO.
Il cavallo ci sorprenderà sempre più spesso dandoci veramente soddisfazione.
Quando prendiamo il nostro cavallo dovremmo resettare la nostra mente. Lasciamo in auto i problemi, lo stress, le negatività della vita, respiriamop a fondo, ossigeniamoci ed entriamo in un'altra dimensione, quella del cavallo. Concentriamoci sulla necessità dell'ascolto, non di rumori, ma dei segnali che il nostro cavallo ci manda, prepariamoci serenamente ad incontrare qualche difficoltà, accareziamo il cavallo ed iniziamo il lavoro.
Il lavoro non inizia nel momento in cui siamo in sella!
Il lavoro inizia nel momento in cui apriamo il box, i primi segnali iniziano da li, ci saranno delle volte in cui il cavallo ci viene incontro, significa che probabilmente è ben disposto, altre in cui ci guarda senza avvicinarsi, oppure addirittura va nella parte più lontana del box: è un segnale, ci dice che non è ben disposto. Forse l'ultima volta che lo abbiamo lavorato non gli abbiamo lasciato un buon ricordo, forse percepisce un nostro nervosismo, forse non è in perfetta forma.
Respiriamo a fondo, espelliamo eventuali residui di stress ed accareziamolo, tranquilliziamolo, mettiamogli la capezza e portiamolo fuori.
Prima di sellarlo tolettiamolo, la tolettatura piace al cavallo, avrà sensazioni positive e lo predisporrà positivamente, selliamolo con calma e poi iniziamo il lavoro.
Se il lavoro è una passeggiata o un giro a cavallo, partiamo al passo tranquillo, avremo tempo poi di correre un pò, se invece il lavoro è in maneggio, andiamo in centro del rettangolo, saliamo e rimaniamo fermi un pò (questo facciamolo anche quando partiamo in passeggiata), poi iniziamo a passeggiare per il rettangolo al passo, accareziamo il cavallo, cominciamo a chiedergli qualche piccola manovra che sa fare molto bene, avremo così occasione di premiarlo rafforzando la fiducia, in noi ed in se stesso. Quindi, gradualmente, quando risponde bene, intensifichiamo il lavoro. La calma è la virtù dei forti. Con i cavalli è veramente così!
Se il cavallo sarà svogliato dall'inizio, se non risponderà benissimo alle cose che sa fare molto bene, dovremo fare una sessione di lavoro più leggera, meno impegnativa soprattutto dal punto di vista psichico più che fisico. Questo fatto di fare una sessione meno impegnativa dovrà essere la nostra soddisfazione perchè saremo stati in grado di ben interpretare il nostro cavallo, lui ce ne sarà grato ed avremo creato le condizioni per rimetterlo in box meglio di come l'abbiamo preso e di avere maggiori possibilità nella prossima sessione di lavoro.
Bella Gianni! Era questo che intendevo... io l'ho letto con molto interesse, spero sia di aiuto anche ai nuovii amici che si lanciano in questa avventura straordinaria.
curcuma ha scritto:Bella Gianni! Era questo che intendevo... io l'ho letto con molto interesse, spero sia di aiuto anche ai nuovii amici che si lanciano in questa avventura straordinaria.
Sai curcuma, il grande problema secondo me è che oggi ci sono tanti cavalli ma non c'è cultura equestre intesa come modalità di rapportarsi a questo superbo animale.
La gente compra il cavallo e si rapporta a lui come con una motocicletta. Nel migliore dei casi ci si appoggia ad un professionista che gli lavora il cavallo e lui quando arriva sella, fa le sue cose, scende ed ha finito. Senza capire cosa ha fatto e come l'ha fatto, senza chiedersi come avrebbe potuto farlo meglio o in autonomia. Poi ci sono le gare, le gara oggi sono un punto di partenza, mentre dovrebbero essere casomai un punto di arrivo. In gara ci vai quando conosci bene quello che hai sotto. Ma non è così!
Io ho provato nelle varie discussioni a raccontare, attraverso i miei errori e la mia esperienza con i cavalli, un approccio a mio avviso più corretto, ma anche più difficile in quanto richiede impegno, magari qualcuno leggendoli si porrà qualche domanda e proverà ad avere un approccio più vicino alle esigenge del cavallo
ciao gianni, i tuoi consigli sulla doma son per me stati preziosi, li sto trasferendo su un muletto di dodici mesi e nel girodi pochi giorni mi segue bene con la longhina nel recinto. il problema viene quando la mamma si allontana. come è meglio comportarsi, separare i recinti o abituarlo poco a poco. come è meglio abituarlo al morso. grazie per l aiuto che date a persone inesperte ma con una grande passione ed amore per i quadrupedi.
Ragazzi che Gianni1 sia uno che la sa lunga è fuor di dubbio ... ho iniziato a prendere come oro colato le parole che escono dalla sua bocca (o meglio le lettere battute dalla sua tastiera ).
Ma volevo chiedere una cosa, se in questa fase ci si trova in più d'uno a lavorare sul cavallo, come ci si comporta ? Ad esempio con la mia frida ci relazioniamo io, mia sorella, mio padre e un operaio. Lasciando stare l'operaio che si limita a pulire, portarle da mangiare e sistemargli l'acqua fresca, Mi accorgo che quando non posso stare un paio di giorni con la mia puledra e la portano in giro mio padre o mia sorella, prende delle brutte abitudini. Cioè loro le lasciano fare quello che vuole quando vuole, io cerco di farle fare quello che voglio io, cioè fermarsi a mangiare dove le dico io e camminare quando le dico io senza "tirare" o "impuntarsi". Mi rendo conto che per il cavallo la situazione è difficile, cioè qualcuno gli lascia fare tutto, qualcun'altro le rompe le scatole per farle fare cose particolari e contro la sua volontà. Credo che ricevendo questi 2 modelli comportamentali contrastanti, il cavallo possa confondersi e non sapere più cosa fare. Cosa ne pensate ? suggerimenti ?