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Doma e addestramento del cavallo 
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Sez. Cavalli
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LA DOMA DEL CAVALLO: 11° sessione (continua)

Altra cosa è che in questa fase cambieremo l’imboccatura al nostro amico e passeremo dalla capezza ad un bosal oppure ad un filetto a D o ad anelli. Personalmente passo ad un bosal leggero come quello in foto:


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LA DOMA DEL CAVALLO: 11° sessione (continua)

Ogni cambio di imboccatura va gestito all’inizio con grande cautela, il passaggio al filetto ad esempio va preceduto da una fase in cui si mette l’imboccatura al cavallo in box in modo che possa abituarsi gradualmente alla stessa. Inoltre all’inizio il filetto andrebbe usato in abbinamento al bosal in modo che il cavallo possa abituarsi iniziando ad avere il ferro in bocca ma i comandi gli arrivano ancora dal bosal che lui conosce bene.
Attenzione, il cavallo non disprezza il ferro in bocca, anzi una abbondante salivazione è positiva ed è segno di gradimento da parte del cavallo. Ricordiamoci sempre che non è il ferro in bocca ad essere severo, è la mano del cavaliere che lo usa che lo fa diventare severo usandolo male.

Inizieremo la nostre sessioni facendo ben riscaldare il nostro amico, prima al passo, poi al trotto, accorciato ed allungato, battendo la sella (assolutamente si, anche con la sella western). Il trotto è molto importante per ginnasticare bene il cavallo e portarlo ad un livello di riscaldamento ottimale per gli esercizi successivi oltre a sviluppare bene il posteriore del cavallo. Alternare il trotto accorciato al trotto allungato ha proprio lo scopo di portare il cavallo ad impegnare bene il posteriore che è il suo vero “motore”. L’obiettivo è portare il baricentro dell’azione del nostro amico più sul posteriore che sulle spalle.

Dopo aver ben riscaldato il cavallo passeremo ad alcuni esercizi al passo.

Inizieremo a mettere il cavallo in circolo al passo, gli faremo disegnare un circolo di un diametro di circa 10 mt e faremo in modo che assuma una posizione per cui il naso guardi nella direzione del circolo, sia cioè rivolto verso l’interno. Questa è una cosa da assumere come un must, sempre da qui in avanti. Il corpo del cavallo segue il suo naso, quindi per fare bene un circolo, il naso deve “guardare” l’interno del circolo stesso che facciamo fare al nostro allievo. Per ottenere questo risultato, chiamiamo con la redine interna il nostro amico in modo che, dalla sella, possiamo vedere l’occhio del cavallo. Appena la testa è posizionata in maniera corretta allentiamo la redine in modo da dare al nostro amico la libertà richiesta dal nostro tipo di monta, per poi richiamarlo quando sposterà la testa in una posizione sbagliata. Continueremo in questo modo mettendo al tesa nella posizione giusta e correggendolo ogni volta che è necessario.

Non basta. Perché il cavallo deve seguire non solo con la testa la direzione del circolo, ma tutto il suo corpo deve “flettersi” in modo da avere una posizione a cuneo che segue perfettamente il circolo che stiamo disegnando. Per ottenere questo risultato faremo pressione con la gamba interna all’altezza della cinghia del sottopancia finche il cavallo non cederà flettendo il fianco all’interno. Appena il cavallo cede il fianco toglieremo la pressione, appena il cavallo torna a non essere flesso noi rifaremo la pressione.
Facciamo questi circoli da entrambe le mani con pazienza correggendo il cavallo ogni volta che sbaglia e tornando nella posizione “neutra” ogni volta che fa bene. Di seguito il solito brutto disegno che forse aiuta a capire:


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LA DOMA DEL CAVALLO: 11° sessione (continua)

Una volta che il cavallo ha imparato al passo faremo l’esercizio al trotto. Aumentando la velocità diventa tutto più complesso, per il cavallo, ma anche per noi in quanto si restringono i tempi per dare le necessarie correzioni e quindi aumenta il rischio di sbagliare.
È questo un esercizio molto importante per far si che il cavallo galoppi dritto sulle spalle seguendo correttamente le direzioni indicate dal cavaliere.

Credo che le cose introdotte in questa sessione non siano di immediata comprensione pertanto rimanderemo gli approfondimenti sul galoppo alla prossima sessione…

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LA DOMA DEL CAVALLO: 12° sessione

In questa sessione parliamo delle partenze al galoppo, del galoppo giusto e del galoppo falso.

Intanto è da dire che i cavalli, come le persone, hanno una parte del corpo più sviluppata dell’altra, cosi ci saranno cavalli destri e cavalli sinistri. La distinzione è importante per i cavalli in quanto tenderanno a galoppare meglio da una parte piuttosto che dall’altra.
In verità la cosa si vedrà subito dalle prime volte che lo porteremo in tondino, vedremo che il nostro amico girerà più volentieri da una parte mentre farà più fatica dall’altra e tenderà anche a non girare dalla parte che è più difficoltosa.

Per correggere questo difetto basterà compensare con un po’ più di lavoro la parte difficoltosa in modo da allenarla e portarla ad un livello molto vicino se non pari all’altra. Quindi, se un cavallo è destro lo faremo lavorare sulla parte sinistra un po’ di più che sulla parte destra.

Inoltre la sequenza con cui il cavallo muove gli arti è diversa a seconda che giri a mano destra o a mano sinistra (è questa diversità che rende difficile galoppare a mano destra il cavallo sinistro, cioè con la sinistra più sviluppata, e viceversa). Per brevità diremo soltanto che nella sequenza di movimento degli arti nel galoppo, il cavallo che gira a mano destra appoggerà per ultimo l’anteriore destro, viceversa il cavallo che gira a mano sinistra appoggerà per ultimo l’anteriore sinistro.
Girare a mano destra significa che il centro del maneggio si trova sulla destra del cavallo, viceversa girare a mano sinistra significa che il centro del maneggio si trova a sinistra del cavallo.

Può accadere che girando a destra il cavallo appoggi per ultimo l’anteriore sinistro, in questi casi si dice che il galoppo è falso.

La partenza al galoppo può essere fatta da fermo oppure per perdita di equilibrio. Ad un puledro agli inizi dell’addestramento si chiederà di partire per perdita di equilibrio, per poi passare alla partenza da fermo che richiede maggiore tecnica.

Nelle partenze al galoppo per perdita di equilibrio chiederemo al cavallo di aumentare la velocità al trotto, portando come sempre in avanti il nostro assetto in sella, faremo poi pressione con la gamba esterna dietro, sul fianco, dietro la cinghia del sottopancia, faremo il verso del bacio e alla fine il cavallo partirà al galoppo. All’inizio non è tanto importante che parta giusto, quanto piuttosto il fatto che parta al galoppo. Questo è già un risultato importante. Quindi all’inizio fermeremo il cavallo dopo pochi tempi di galoppo per premiarlo e fargli capire che quel tipo di comandi significano che deve partire al galoppo.

Successivamente per aiutarlo a partire giusto lo metteremo su un circolo e ripeteremo le azioni pocansi descritte, il cavallo partirà sempre per perdita di equilibrio ma il fatto di farlo girando lo “costringerà” a partire al galoppo giusto, o renderà molto più improbabile e difficile che parta falso. Un altro sistema è chiedergli di partire al galoppo quando passiamo in un angolo del maneggio, anche li, essendo in curva (un po’ come nel circolo) la partenza “giusta” sarà agevolata.
In tutte queste situazioni avremo sempre cura di fare bene l’azione con la gamba esterna, consistente nell’appoggiare il polpaccio dietro la cinghia del sottopancia. Così facendo il cavallo, piano, piano, imparerà a partire al galoppo giusto grazie all’azione della gamba indipendentemente dal fatto di farlo partire in circolo o in linea retta. Si avvicina il momento di cominciare a lavorare sulle partenze da fermo.

Per aiutare il cavallo, durante le pause tra un esercizio e un altro, avremo avuto modo di chiedergli un esercizio particolare. Da fermo appoggiamo il polpaccio dietro la cinghia del sottopancia e continuiamo la pressione fintanto che il cavallo non accenna a cedere con il posteriore. Gradualmente chiederemo sempre una maggiore cessione fino ad arrivare a fare un giro intero del posteriore (facendo perno sull'anteriore) appoggiando semplicemente il polpaccio dietro il sottopancia. L’esercizio và ripetuto, come sempre da entrambi i lati.

Una volta che il cavallo avrà ben imparato a cedere il posteriore possiamo iniziare a lavorare sulle partenze al galoppo giusto da fermo.
Per iniziare cominciamo a chiedere al cavallo di cedere il posteriore, ad esempio, volendo partire al galoppo sinistro appoggeremo il polpaccio destro dietro il sottopancia, il cavallo cederà con il posteriore ed assumerà la posizione del disegno (il solito pessimo disegno),


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LA DOMA DEL CAVALLO: 12° sessione (continua)

...a questo punto avanziamo con le mani e con l’assetto del corpo. Facciamo il bacio con la bocca e il cavallo dovrebbe associare tutti questi comandi alla partenza al galoppo.
Può essere, anzi è molto probabile, che prima di partire faccia qualche passo al trotto, partendo così di fatto per perdita di equilibrio. In questo caso, con calma, fermeremo il cavallo, gli faremo fare due o tre passi indietro e ripeteremo l’operazione. Se ripeterà i passi al trotto, lo fermeremo ancora, gli faremo fare i passi indietro e poi di nuovo partenza. Il cavallo capirà che c’è qualcosa che non va, e alla fine partirà subito senza trottare. Appena questo accade per la prima volta gli faremo fare un giro appena e lo fermeremo per premiarlo lasciandogli il tempo per una bella pausa che lo libererà dallo stress accumulato durante le partenze, gli stop, i back e le ripartenze. Anzi molto spesso appena accade che parte bene senza trottare smetto direttamente il lavoro.

Oltre che partire al trotto il nostro allievo può anche partire falso, spesso accade anzi che parte falso e con alcuni passi di trotto. E che faccia a lungo questo errore. Calma e gesso. Non ci innervosiamo ma facciamo l’alt, il back e la ripartenza. Con calma, finche non partirà bene. Oppure finche non percepiamo che lo stress accumulato nei vari tentativi è tale da consigliarci di rimandare ad altra seduta. In quel caso gli faremo fare qualcosa che sa fare bene per premiarlo, come già sappiamo.

Comunque in questo modo arriveremo ad avere un cavallo che parte subito al galoppo ed al galoppo giusto. Il fatto di chiedergli la cessione del posteriore come descritto nel disegno prima di partire non fa altro che ricreare la situazione del circolo, pur con il cavallo fermo. Cioè di fatto facilita al cavallo la partenza corretta.

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LA DOMA DEL CAVALLO: 13° sessione
In questa fase del lavoro con il nostro allievo cerchiamo di raggiungere un risultato per cui il cavallo è veramente “alla mano”, come si usa dire, cioè è perfettamente sotto il controllo del suo cavaliere, lavora volentieri con lui e insieme formano il cosiddetto binomio, c’è cioè una bella intesa tra i due.

Questo è un risultato che qualsiasi cavaliere deve darsi l’obiettivo di raggiungere , sia che abbia come obiettivo la passeggiata intorno al maneggio o il trekking più impegnativo, oppure la performance in qualche disciplina sportiva. Nell’ultimo caso dovrà giocoforza cercare non solo di raggiungere questo livello ma addirittura di superarlo e di gran lunga se vuole primeggiare in maniera soddisfacente.
Ma anche chi si limita alle passeggiate brevi o compie trekking impegnativi ha grandi vantaggi di godibilità, di sicurezza, di maggiore intesa con il proprio partner, se raggiungere questi risultati.
Quante volte vediamo cavalieri che “litigano” con il loro cavallo, redini sempre in tensione, cavalli con la testa alta in perenne opposizione,e quante volte abbiamo visto cavalli che “cambiano” atteggiamento in mano a cavalieri che pensano di sapere tutto e i loro cavalli dimostrano che invece non sanno nulla, almeno di cavalli. E che brutto spettacolo che sono!

Noi vogliamo che il nostro cavallo sia invece perfettamente “alla mano”, per raggiungere questo risultato dobbiamo essere coscienti che ci sono dei passaggi da compiere.
In primo luogo su noi stessi, prima ancora che sul cavallo. Dobbiamo capire che per capire il cavallo (scusate il pasticcio di parole) bisogna entrare in una dimensione diversa dalla nostra.

Bisogna entrare nella dimensione del cavallo!!!

Ci sarebbe da scrivere un libro solo su questo tema, e c’è chi l’ha fatto.

In primo luogo bisogna capire che i tempi del cavallo sono decisamente più lunghi dei nostri. Inoltre il cavallo è un erbivoro, una preda. In funzione di questo ha anche schemi di ragionamento diversi dai predatori, che hanno dovuto sviluppare una capacità di modificare, articolare, il proprio ragionamento in funzione delle diverse prede da catturare. I cavalli invece sono prede, il loro ragionamento è uno solo: la fuga. Dai pericoli come dalle scomodità. Facendo sempre la stessa cosa è di fatto un animale abitudinario, tende cioè a reagire allo stesso modo a stimoli uguali. Cioè, trovato il comportamento che risolve il problema, di fronte allo stesso problema tenderà ad avere lo stesso comportamento. Molto semplice.
Di qui il principio della COERENZA che deve avere l’uomo nei confronti del cavallo. Cioè usando sempre la stessa sequenza di comandi per ottenere una prestazione, il cavallo piano piano arriverà a capire cosa vogliamo al primo comando della sequenza (senza cioè arrivare ogni volta a tutta la sequenza), e lo farà volentieri parchè sa che facendo la cosa che gli chiediamo cessa la scomodità. Ma arriverà a questa conclusione in tempi molto più lunghi di quanto faremmo noi.
Un’altra cosa fondamentale da capire è che noi siamo predatori, cioè carnivori. Così ci vedrà il cavallo se ci comportiamo nei suoi confronti come faremmo ad esempio con un cane, o come potremmo fare con altri umani, ci vedrà come un pericolo e fuggirà da noi.

Dentro il tondino dobbiamo invece diventare erbivori, dobbiamo cioè, per quanto possibile, acquisire uno schema di ragionamento simile al cavallo, nei tempi e nei modi. Per questo quando il cavallo ci manda, durante le prime fasi di doma in tondino, i segnali di sottomissione (ricordate? L'orecchio, la testa bassa, il verso di masticare...) dobbiamo rilassarci, voltare le spalle al cavallo. Gli diciamo così che “non siamo aggressivi”, che vogliamo anche noi associarci con lui, in buona sostanza che non siamo un pericolo per lui. Avviciniamoci senza allargare la braccia dal corpo, non teniamo le mani spalancate ma aperte e con le dita unite.

Abbiamo anche una fortuna, cioè il cavallo è un animale gregario, ha “bisogno” del branco, e ha bisogno di stabilire delle gerarchie. Nel tondino, facendo le cose descritte nella prima sessione, noi diventeremo il suo branco, meglio, il suo capo branco.

Su questo tema, ripeto, si potrebbe scrivere un libro. Per il momento consolidiamo dentro di noi il concetto che dobbiamo essere coerenti con il nostro cavallo, dobbiamo dargli il modo di capire cosa vogliamo (e per farlo dobbiamo fare sempre le stesse cose per ottenere lo stesso obiettivo) e dobbiamo dargli il tempo di capirlo usando la dovuta pazienza.

Racconterò questo episodio. Qualche anno fa, parecchi in verità, avevo visto dei cavalli western che lavoravano in reining con la testa bassa molto rilassati ed equilibrati. La cosa mi è piaciuta ed ho cominciato a chiedermi come potevo ottenere quel risultato con il mio stallone quarter horse (quello che, aimè, è morto poco tempo fa) senza stare sempre con le redini tirate.
Allora ho pensato di fare così: ho cominciato a fare una pressione costante con i talloni all’altezza del costato del cavallo, poi dopo qualche secondo chiamavo il cavallo con le redini, il cavallo abbassava la testa seguendo il mio comando, e immediatamente io rilasciavo tutte le pressioni, talloni e redini. Poi, dopo pochi passi ripetevo l’esercizio, sempre assolutamente uguale, sempre COERENTEMENTE allo stesso modo, sia nel dare le pressioni che nel toglierle alla risposta del cavallo. Bene, dopo poco tempo il cavallo ha cominciato ad abbassare la testa appena facevo pressione con i talloni, senza bisogno della chiamata delle redini. Poi al trotto e successivamente al galoppo bastava che “toccassi” i fianchi del cavallo con i talloni che questo abbassava la testa. Risultato raggiunto.

Ho fatto lo stesso lavoro con il mio stallone del Catria, Delfino. Stesso risultato, al punto che, giocandoci un po’, quando si avvicina qualcuno curioso del cavallo io gli dico “Delfino, saluta i signori” e Delfino abbassa la testa come se salutasse, con grande stupore e soddisfazione dei presenti. Non vi dico il successo di questa piccola cosa tutte le volte che siamo andati alla fiera di Verona o a Città di Castello o in ogni occasione in cui lo facciamo.

Qual è la morale da trarre da questo piccolo racconto? Che, si, la tecnica è importante, ma non è tutto. È il 40% del risultato. Il restante 60% è legato alla capacità di capire qual è il modo migliore per comunicare un concetto al cavallo, poi farlo sempre allo stesso modo e infine dargli il tempo di capirlo.

Su questo è da dire che ogni cavallo è diverso, ha bisogno di tempi diversi e di pressioni diverse. Per capirle serve la nostra sensibilità, la nostra capacità di DIVENTARE CAVALLI E RAGIONARE COME TALI!!!

Mi rendo conto che molti rideranno sotto i baffi di fronte a questi argomenti.
Ne ho visti molti prendersi gioco in maniera più o meno evidente dei tempi, ai loro occhi lunghi, impiegati per raggiungere un qualche risultato. Confesso che non è piacevole.

Però dopo averli visti “litigare” con i loro cavalli ci si rende conto che si fanno due cose buone, la prima è verso il nostro cavallo, al quale diamo i giusti tempi, la seconda è verso quei buontemponi ai quali diamo una piccola soddisfazione che però, ailoro, perderanno durante le liti coi loro cavalli…

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10/12/2009, 9:00
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LA DOMA DEL CAVALLO: 14° sessione

Il nostro cavallo comincia ormai a diventare “solido” nel lavoro di base. Lavora al passo, al trotto, al galoppo, parte al galoppo e comincia a partire al galoppo giusto, anche da fermo. Per molti questo è un punto di arrivo e la tentazione di cominciare a portarlo fuori comincia ad essere forte.
Niente di male, possiamo anche pensare di farlo. Magari accompagnato da un cavallo montato e di cui il nostro puledro si fida, può essere una buona cosa cominciare a fare, alla fine del lavoro in piano, prima di riportarlo in box, qualche uscita intorno al maneggio, senza allontanarsi troppo. Dobbiamo stare attenti a non spaventare il cavallo, se ha paura di qualcosa facciamo passare prima il cavallo più anziano poi passiamo noi, lui segirà abbastanza docilmente il cavallo guida, poi scendiamo e passiamo noi con il cavallo alla mano, fermiamoci nel punto che lo spaventa, lasciamogli il tempo di annusare, di osservare l’oggetto di tanta paura, di rendersi conto che non c’è nulla di terribile, abbiamo cura di mostrargli la cosa con entrambi gli occhi. Quando il cavallo realizza che non c’è niente di pauroso la sua attenzione si distoglie dall’oggetto che l’ha spaventato e si guarderà intorno, è il momento di risalire a cavallo, tranquillizzarlo con la voce e farlo passare per primo nel punto incriminato. Può darsi che malgrado tutto faccia ancora qualche resistenza, ci sono cavalli particolarmente fifoni, che hanno un piccolo ripensamento. Allora un po’ di gambe, assetto e redini in avanti, un puffetto sulla groppa e il nostro allievo passerà. Ottimo, grandi grattate e ripassiamo sul posto finche il puledro non passa tranquillamente. Qualcosa di simile faremo in futuro quando ad esempio, incontrerà per la prima volta l’acqua…

Ma adesso, dopo questa breve divagazione all’esterno, torniamo nel maneggio perché c’è ancora molto lavoro da fare con il nostro amico.

In primo luogo ricordiamoci sempre di riscaldare molto bene il nostro cavallo prima del lavoro vero e proprio.
Ogni volta che incontriamo un problema abbiamo cura di ritornare indietro nell’addestramento, cioè rifacciamo le cose con cui abbiamo iniziato quel lavoro, senza intestardirci sulla parte che invece per lui è un problema, non perdiamo occasione di premiare il nostro allievo e, anzi, cerchiamo le occasioni per farlo.

Trottiamo molto il nostro cavallo, alterniamo il trotto raccorciato a quello allungato. In questa fase in cui il puledro si “fa” anche fisicamente dobbiamo fare forse più trotto che galoppo. Trottando molto e bene il nostro cavallo (battiamo la sella), lo aiuteremo a conseguire uno sviluppo armonico e una muscolatura adeguata che, oltre a facilitarlo nel lavoro, lo renderà anche più bello all’occhio. Cosa che non guasta mai.

Spesso ho visto che gli amanti della monta western non amano il trotto, o meglio fanno solo quello raccorciato che consente di non battere la sella. Invece il trotto è uno dei migliori esercizi per lo sviluppo fisico del nostro allievo. Facciamolo sempre, anche con cavalli adulti.

Ci sono poi tutta una serie di esercizi che hanno lo scopo di ginnasticare e di sciogliere il nostro allievo. Abbiamo già visto l’esercizio sul circolo, proveremo adesso ad approfondirlo un po’.
Allora, avevamo detto di mettere il cavallo in un circolo di circa 10 mt, avendo cura di posizionare la sua testa in modo che fosse rivolta verso l’interno del cerchio (chiamandolo con la redine interna) e di fargli flettere il costato in modo da fargli assumere la forma ideale di un cuneo.


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La cosa importante è cercare di disegnare sul terreno un cerchio perfetto (la perfezione non è di questo mondo, ma noi dobbiamo tenderci idealmente) e correggere il cavallo ogni volta che sbaglia e assumere la posizione neutra ogni volta che fa bene.
Potrà accadere che il cavallo sposta la testa, e noi lo richiameremo con la redine interna in modo da riportarlo nella corretta posizione. Oppure che abbandoni la posizione flessa del costato, e noi appoggeremo il polpaccio nel costato finche il cavallo non si sottrarrà alla pressione riassumendo la posizione corretta.
Ma può anche accadere che il cavallo “allarghi” il cerchio, allora lo riporteremo sulla giusta traiettoria con la gamba esterna, viceversa accadrà che il cavallo “stringa” il cerchio, stavolta lo riporteremo sulla giusta traiettoria usando la gamba interna.
Quando ci sembra che il cavallo “sta” sulla traiettoria, e stare sulla traiettoria significa che il cavallo “cerchia” senza bisogno di correzioni, inseriremo una difficoltà. Cioè chiederemo noi di “stringere” il cerchio. Nello stringere il cerchio dovremo avere cura di far si che il cavallo non “cada” dentro il cerchio me semplicemente, mantenendo la corretta posizione, il corretto allineamento del corpo, entri in una traiettoria che lo porterà a disegnare un cerchio più piccolo.


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Per ottenere il risultato sposteremo le mani verso l’interno del circolo (ricordando sempre la scatola di scarpe che non deve cadere) finche la redine esterna non tocca il collo del cavallo, potrebbe non bastare e servire anche il polpaccio della gamba esterna all’altezza del sottopancia.

per quanto riguarda il nostro assetto, ricordiamoci anche di "guardare" la direzione verso cui vogliamo andare, girando la testa in quella direzione, sposteremo cosi anche il corpo, facciamo cioè con il busto lo stesso movimento che faremmo se stessimo camminando in un cerchio e volessimo stringere la traiettoria. Così facendo, come conseguenza, tutto il nostro corpo si sposterà e anche, inconsciamente, le redini si sposteranno.

Facciamolo sempre, ogni volta che giriamo, perché questo sarà il vero comando sui cambi di direzione per il nostro cavallo, girandoci e spostando il busto anche le nostre anche e le nostre gambe si muoveranno e il cavallo percepirà quella nostra variazione di assetto e la assocerà alla direzione da seguire. Sarà quello, a fine addestramento, il vero comando per i cambi di direzione.
E sarà un comando impercettibile per chi guarda, e sembrerà che cavallo e cavaliere siano una sola cosa ... cioè un binomio


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Stiamo lavorando il cavallo sugli esercizi che hanno lo scopo di ginnasticarlo e di scioglierlo.

Abbiamo il cavallo in circolo, abbiamo detto che il cavallo deve stare sul circolo, deve cioè arrivare a fare il circolo preciso senza correzioni. Ma, specie all’inizio, inevitabilmente il nostro allievo sbaglierà, e noi dovremo correggerlo. Potrebbe allargare il circolo ideale uscendo con la spalla, e allora per correggerlo useremo al gamba esterna all’altezza del sottopancia, oppure potrebbe allargare il circolo con il posteriore, con l’anca. E allora l’azione correttiva sarà sempre della gamba esterna, ma più indietro del sottopancia. Se viceversa dovesse stringere il cerchio, le azioni di correzione verrebbero fatte, sempre allo stesso modo, ma con la gamba interna.

Questa appena descritta è la “flessione a redine diretta”.

L’esercizio va fatto in entrambi i lati del cavallo, e non dimentichiamo di premiarlo quando è il caso.

Potremo aumentare il livello di questo esercizio disegnando ad un certo punto, una figura ad otto, vale a dire che a un certo punto chiederemo al nostro cavallo di spostare il naso e la testa dall’altra parte, cioè dalla parte della nuova direzione (quindi redine esterna sul collo e chiamata con la redine interna per pertare il naso verso la nuova direzione) e contemporaneamente di flettere il costato verso la nuova direzione


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