Ed io invece sto in Maremma!
E le mucche corrono, tanto..credimi.
Mentre in buona parte d'Italia vengono allevate in stalla, qui ancora (per la razza Maremmana) si usa il brado o il semibrado...e corrono, anzi "galoppano"!
Come vedi paolaelena tutto il mondo è paese
Comunque, ritornando alla questione "pena", a me fanno molta più pena quei cavalli che, per il vezzo di un padrone vengono allevati sempre e comunque in una stallina, e lì trascorrono buona parte della loro vita.
Non me ne volere, e non me ne vogliono i tanti possessori di cavalli che per possibilità (anzi..per impossibilità) non riescono a offrire loro un pascolo o perlomeno la possibilità di sgranchirsi le zampe almeno una volta al giorno (o addirittura anche solo una a settimana): non voglio accusare nessuno nè tanto meno esprimere sentenze, ma solo dire quale sia il mio punto di vista.
Sinceramente, a quanti credano che è "poverino" un cavallo che tira un aratro leggero, dico che per me lo è molto di più un cavallo che vive la propria esistenza chiuso in quel 4x3 (quando va bene...) lontano dalla luce, dall'aria fresca e pulita, dalla possibilità di muoversi e da quella di poter stare a contatto con il proprio padrone.
E' vero che certi lavori possono "sfiancare" gli animali: tirar l'aratro, o il carro da fieno, o il calesse, o il ranghino non è certo cosa da poco...ma il padrone dovrebbe avere abbastanza intelligenza per conoscere i limiti del proprio animale e riuscire (almeno oggi che per possibilità si può fare) a concederli le giuste tregue durante le lavorazioni.
Io trovo AMMIREVOLE questa iniziativa, e tutte quelle iniziative che tendono a recuperare quelle pratiche agronomiche che per secoli hanno permesso all'uomo di fare agricoltura.
Come dicevo, oggi c'è la possibilità (oltre che la conoscenza) di fare determinati lavori, e nella fattispecie lavorare con un cavallo da tiro, senza rovinarlo e gestendo le proprie capacità.
E' questa una pratica certamente ecologica (e la cosa non è certo da poco), magari hobbistica, ma comunque di pregio per appunto il recupero della storia e tradizioni di determinate pratiche, e comunque è un modo di stabilire e mantenere un contatto uomo-cavallo che troppo spesso si tende a limitare nella "passeggiatina" mensile (ossia fatta una volta al mese).
Io almeno la vedo così.
Mi scuso se sono apparso ruvido in quest'intervento, ma troppo spesso si rischia di intenerirsi per determinate situazioni e di apparire ciechi per la maggior parte delle altre.
Ciao
Tosco