Tornando all’uso delle Toggenburg la risposta purtroppo è semplicissima, becchi biondi? Che
diano “mammelle così”, non ne troviamo da nessuna parte.
Gli allevatori di oggi, ultima generazione a prescindere dall’età, non hanno colpa! Sta ricevendo una “razza” già prodotto dell’incrocio e risultato del mal costume del…. “ma non dirlo a nessuno”, questa è stata la filosofia degli ultimi 10 anni, purtroppo.
Il fare senza dire oggi ci consegna una popolazione caprina di cui non sappiamo nulla sul loro grado di meticciamento, inteso come % di genetica derivante da una o l’altra razza. La capra Bionda poteva essere modernizzata senza l’uso della Toggenburg
Se abbiamo tradito le generazioni passate, scusa l’espressione un po’ forte e forse non così motivata, non dovremmo tradire quelle future chiamando genericamente e impropriamente la Bionda “patrimonio da salvare”, forse oggi l’unico patrimonio da salvare, comunque importantissimo, è quello dei caprai, ma che allevano in modo tradizionale-pastorale. Molti sociologi oggi ci mettono di fronte al fatto che le attuali generazioni, viventi, hanno per la prima volta la difficoltà della tradizione, nel senso che non esiste un trasferimento diretto del sapere tradizionale ma viene delegato ad altre e nuove figure, così accade anche nella Bionda, ecco la sua bellezza di toccare argomenti che neanche si immagina, la tradizione delegata ad altri a portato all’uso di tecniche di miglioramento in contrasto con la salvaguardia.
La capra Bionda è stata in questi anni un’interessantissimo caso di studio che pochissimi si sono accorti di condividere, interessante proprio perché dal nulla, 100 capi nel 1994 e spesso incrociati con popolazioni caprine locali, ne sono successe di tutti i colori in questi anni, successi e insuccessi toccando tutte le problematiche di salvaguardia, spesso ogni razza ne ha solo alcune, e mettendo a dura prova chi se ne occupato. Oggi mi fa ancora sudare sangue perché nulla è perduto, saremo ancora in tempo anche se la strada della salvaguardia oggi è segnata dal compromesso per evitare che rindirizzare il suo allevamento verso “l’originalità” consista nel prendere le capre Bionde più sgangherate e dire questa è la bionda di una volta! Io per primo non lo vorrei, mi sembra però inutile che oggi l’unico vanto di avere capre Bionde sia quello di assicurarsi qualche riconoscimento alle mostre, quindi no alle Bionde “catorcio” ma nemmeno alle capre da esposizione canina.
Purtroppo bisognerebbe riniziare un accurato e serio lavoro di monitoraggio degli allevamenti attraverso la valutazione dei caratteri morfo-funzionali interrompendo l’introduzione di capi selezionati. Non bisognerebbe nemmeno disdegnare la genetica molecolare che oggi ci da la possibilità di capire quanto del patrimonio caprino Toggenburg troviamo nella Bionda.
Oltre alle risorse, ci vuole una grande onestà d’animo e intellettuale per essere cavrer di razze da salvaguardare. Infatti il successo di una razza dei suoi prodotti, lo sviluppo del suo allevamento senza un adeguato progresso culturale costruisce un’economia agricola senza fondamenta.
Ma ora basta, ho monopolizzato il tuo forum e quindi mi scuso, ti faccio i miei complimenti per l’impegno che ci metti. Anche la ragazza che ti ha venduto le capre è molto in gamba, l’ho incontrata una sola volta ma mi è parsa una molto affidabile!
Ci sentiamo presto e non mollare, anche se non hai molto tempo per leggere ti consiglio di andare sul sito della
www.sozooalp.it e scaricare gratuitamente il quaderno n°4.
Ciao Buon Lavoro