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Testimonianze scritte sul cane sardo
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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Per evitare di intasare le altre discussioni dove forse risulterebbe pesante leggere brani tratti da dei manoscritti di vecchia data credo sia meglio riportre qui tutte le descrizioni sul cane sardo (quando è possibile) con datazione precisa
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19/01/2013, 19:39 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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medioevo : "De su Cani over Jagaru, chi fagheri dannu in alcunu bestiamini. Item ordinamus et costituimus: si in cantu alcunu cani de loru over iagaru andarit ad posta sua et fagherit dannu in alcunu bestiamini su pubillu de cussu tali cani over jagaru qui fassat cussu dannu siat tenudu de pagari su dannu qui at aviri factu a su pubillu de su bestiamì si legittimamenti si provat qui cussu cani over iagaru auirit factu ateru dannu sensa cussu ad alcunu bestiamì.et si non si provarit qui cussu cani over iagaru non avirit fatu ateru dannu si non cussu qui su pubillu de su cani over de su iagaru si nò bolit pagari su dannu qui at auiri fatu qui det su cani a su pubillu de su bestiamini provadu qui nò avirit fatu ateru dannu si nò cussu secundu de supra."
in questo testo viene menzionato un cane da guardia , il nome cani de loru o giagaru é generico , al giorno d'oggi anche un cane di un'altra razza o un meticcio che faccia la guardia e vada legato si potrebbe chiamare così ... ma quei tempi e fino all'inizio del secolo scorso i cani da guardia in Sardegna erano tutti cani sardi
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19/01/2013, 19:51 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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1778 (circa) Francesco Cetti : Il cane
Mentre non è praticata la mischianza dell’asino, e del cavallo, un’altra ne praticano nel genere dei cani; per cui si forniscono d’un cane loro proprio, assai comune nel paese, che perciò non senza ragione potrebbe chiamarsi can sardo. Mischiano il veltro, e ’l can grosso. Ne risulta un composto in verità niente bello a vedere, anzi piuttosto offensivo colla vista di agilità, e di robustezza imperfette; è un cane mezzano, ove le dimensioni opposte del veltro, e del mastino si elidono scambievolmente; non vi si vede compiuta né la robusta quadratura dell’uno, né l’agile sottigliezza dell’altro.
Ma senza la soddisfazione dell’apparenza, vi ritrovano riunite in un sol corpo la forza, la velocità, l’odorato, in minor grado è vero ciascuna, che non lo sieno ne’ loro originali, ma tutte in grado bastevole al bisogno. Ne risulta un grande risparmio di corpi, poiché un solo fa gli uffici di molti; onde il medesimo cane fa la sentinella alla casa, difende l’armento, trova la lepre, abbatte il cinghiale. Per quanto nondimeno si possa dire a favore di questi cani, non saranno mai giustamente gran cani, né per ora la Sardegna dee riporsi fra le isole nominate per cani. Potrebbe però esserlo un dì, poiché dall’attenzione d’alcuni a cultivarli, ci nascono in Caglia-
ri cani di grande, e bella apparenza, che giungono a due piedi d’altezza, e si permutano per un bue; ma non sono comuni, e pochi se ne vede per il regno.
Più degna di memoria è la spezie per conto della sanità; il terribile morbo della rabbia è molto raro fra essa. La cosa
è tanto più singolare, quanto ognuno s’aspetterebbe l’opposto, dacché le cagioni di calore, e siccità, a che i medici attri-
buiscono più comunemente l’origine di infermità sì fatta, assai più regnano qui, che non altrove; s’aggiunga ancora il
numero de’ cani a senso mio assai grande, e maggiore, che io altrove non vedessi. Ciò non ostante in un luogo di forse
quattromila cani, in un soggiorno di oltre a otto anni, non intesi di cane sicuramente rabbioso, se non una sol volta, ed
allora solo si vide il caso di idrofobi. Forse a sì fatta sanità giova in Sardegna la cautela per ciò praticata di gittare via i
cani del primo parto, creduti più disposti alla rabbia; forse giova, che i cani generalmente sono di pel corto, e non alli-
gnano i lanuti, creduti anch’essi più soggetti a tal morbo;(33) ma certamente deve giovare l’assenza del lupo, da cui spes-
so la rabbia incomincia, e non è ne’ cani se non trasfusa.
note
(33)
Celio Aureliano nel terzo libro de’ morbi acuti [Celio Aureliano, De
morbis acutis et chronicis] racconta, come a suo tempo l’isola di Creta era
dalla rabbia de’ cani infestatissima. Creta era vicinissima alla Laconia, do-
ve i cani erano lanuti, come si manifesta dalla Storia degli animali d’Ari-
stotile al lib. VIII, cap. 28; e forse di questi cani lanuti fornendosi Creta,
ne avveniva che essa, comunque isola del Mediterraneo ugualmente che
la Sardegna, pur sul punto della rabbia canina ne fosse sì diversa.
In questo scritto Cetti descrive un incrocio fra veltro e can grosso , ossia levriero e cane da guardia , e dice che data la sua diffusione nell'isola può chiamarsi Cane sardo .. invece non descrive le due razze che originavano questo incrocio , dice solo veltro e can grosso, forse perchè a quei tempi non erano molto diversi dalle razze straniere.. poi sappiamo che fra abbandono della pastorizia , nascita della cinofilia moderna ecc.. le razze originali sono scomparse, o sono rimaste in zone dove la cultura pastorale é ancora viva
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19/01/2013, 20:00 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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1846(circa) - Antonio Bresciani, studioso gesuita :
Egli è a dire altresì d’una stirpe di cani tutta propria dell’I-
sola, i quali son tanto valenti alla guardia, che i Sardi li hanno
a ragione in altissimo pregio. Tengono alquanto della nazion
de’ levrieri: hanno il muso aguzzo, gli orecchi ritti, la vita lun-
ga e slanciata, le gambe snelle e sottili, il pelo irto e rado e di
color lionato, o di bigio piombo. La bocca squarciatissima, e
mascelle guernite di sanne acute e di sì dura presa, che ne
disgradono le tanaglie: e’ ti parrebbono: «Le cagne magre, stu-
diose e conte» dell’Alighieri. Son d’indole cupa, cogitabonda e
trista in eccesso; e gli occhi hanno torvi e sanguigni. Son fe-
deli al signore, e dolci coi famigliari; ma truci, odiosi e feroci
cogli stranieri. Mal arrivato il pellegrino, che giunge di notte
alla capanna: gli saltano alla vita improvvisi, lo gittano in ter-
ra, e tenendogli il muso alla bocca sì nol lasciano, sinché al
grido non esca il padrone a trarnelo di sotto.
I pastori gli avvezzano a guardar le greggi, e i vaccari e
boattieri le torme. Quando l’uomo dice loro: «Piga», e’ si lancia-
no come leopardi ai cavalli, a’ porci, ai becchi, a’ tori, e si git-
tan loro d’un salto all’orecchio e l’assannan per guisa da non
se ne spiccare che al richiamo di colui che gli aizzò alla bestia.
I banditi ripongono in que’ valorosi mastini la loro sal-
vezza; i viandanti gli hanno sempre a fianco, o alla testa de’
cavalli; i cacciatori gli ammettono a’ cignali, a’ cervi, a’ daini,
alle lepri e alle volpi. Ei mi ricorda che, attraversando io per
la foresta di Soletta, e avendo la nostra guida un suo cane.
Qui si parla probabilmente dello stesso cane descritto da Cetti , incrocio fra levriero e can grosso , si dice che in Sardegna era apprezzato quanto lo era il levriere in Italia .
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19/01/2013, 20:05 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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fine 1700 :
Perché l’ammiraglio, fatte le volte larghe, si drizzò a filo verso il golfo di Quarta, ed ivi surte le navi e messi gli scalmi in acqua, condusse a terra le truppe. Ma i montanari non prima li videro calar sulla spiaggia, che aizzati lor veltri alla piga, ‘quell’aspra falange di rabbiosi cani si dissertò precipitosa da’ monti e s’avventò addosso a’ soldati. Al primo vederseli correre a fronte, cominciarono a tirar loro contra con gli archibugi: ma quelle tigri, fatte più calde e frementi al fuoco, al fumo, al fragore delle artiglierie, correndo e nabissando colle aperte bocche, investirono l’oste nemica; ed arricciando i peli, e ringhiando e co’ morsi addentandoli fieramente non lascianvali riavere. I miseri Francesi da quelle taglienti morse pertugiati, squarciati, strambellati, gridando mercè ed altamente stridendo, si sbarattarono per salvarsi alle navi. Ma i cani assediandoli e saltando lor sopra da tutt’i lati, e sgretolando stinchi e sbranando polpe li ebbero espugnati per modo, che beato chi potea gettarsi in mare per giungere a salvamento. Per la qual cosa l’ammiraglio, vedendo i soldati messi in volta da’ cani, fatta ragione dal cruccio, dal furore e dal valore d’essi, del che doveano essere gli uomini di quella terra, stimò saviezza il non li stuzzicare di vantaggio, e pensò d’ire pe’ sarti in Francia a rattoppare e rimediare gli squarci
questo brano racconta la parte avuta dai cani nella vittoria dei sardi contro i francesi sbarcati al Poetto , viene descritto solo il carattere ma vengono anche chiamati "Veltri" quindi, vista anche la data, é probabile che fossero sempre gli stessi cani descritti dagli autori che ho citato prima , incroci fra il veltro e il can grosso...
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19/01/2013, 20:15 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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1899 - Giovanni Valtàn : "famosi per l'istinto cattivo e sanguinario sono i mastini detti cani di Fonni, grossi alani robustissimi e d'una ferocia inaudita (…) la loro forza è tale che permette loro di arrestare un bue od un cavallo a...fferrando coi denti la capezza o addentandoli per l'orecchio (…) sono ottimi cani da guardia ma troppo pericolosi (…) devono stare sempre legati (…) che se per disgrazia la catena si spezza, saltano alla gola del primo malcapitato, e con un morso formidabile gli rompono le arterie (…) due di questi cani dell'età di un anno furono pagati cinquecento lire dall'impresa austriaca delle escavazione dei porti di Sardegna, ma erano così feroci che il guardiano dovette accompagnarli da Fonni a Trieste (…) il guardiano stesso deve stare bene accorto (…) la loro mole è considerevole, hanno il corpo tozzo, il muso largo, dalle robuste mascelle, le orecchie piccole ed erette, le zampe muscolose, il petto ed il collo larghi e leonini, la coda corta (…) il manto fulvo dal pelo fitto e corto e lo sguardo fiero e molto intelligente".
il cane descritto qui é senz'altro un "can grosso" puro , oggi lo chiameremmo dogo sardesco o meglio cane sardo antico
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19/01/2013, 20:20 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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1942 Arturo Bavarelli :
"Ero di residenza a Padru, nei salti di Gioss, ospite di un cer...to Pasquale Quaglioni, facoltoso proprietario del luogo e rinomato cacciatore di cinghiali ( ) amava la caccia sopra ogni cosa; ma più che la caccia vagante col fucile la sua grande passione era la cattura della grossa selvaggina coi cani da corsa e da presa, che egli stesso addestrava magistralmente ( ... ) in una sola stagione, così, senza sparare il fucile, aveva raggiunta la spettacolosa cifra di ottanta cinghiali e qualche cervo ( ) ebbe naturalmente cani di meriti eccezionali, di alcuni dei quali è ancora vivo il ricordo ( ) al tempo del mio soggiorno la prediletta era Musedda, tipico soggetto di quella famosa razza tigrata che diede nel passato e dà tuttora, in quasi tutte le contrade di Sardegna, i migliori cani da caccia grossa alta, muscolosa, vivacissima, il petto ampio, orecchie e coda mozze, Musedda mostrava sull'agile corpo i segni di cruente battaglie e del suo valore velocissima e coraggiosissima, quando accadeva che il cinghiale, incalzato dalla muta, era costretto a uscire dal bosco in campo aperto, in quattro salti gli era addosso e se riusciva a ficcargli il dente dietro l'orecchio o sotto la spalla, i due soli punti dove non giunga l'offesa della zanna micidiale, non lo mollava più (... ) anche quando la fiera cadeva finita dal coltello (... ) essa rimaneva lì, coi denti conficcati nelle carni della sua vittima, tremendamente inferocita, insensibile ad ogni richiamo, tanto che non di rado occorrevano lunghe ore di attesa e ripetute abluzioni di acqua fredda, per allentare la morsa formidabile delle sue mascelle"
anche in questo brano il cane descritto é un molossoide puro , o perlomeno il testo non lascia intendere che abbia caratteristiche evidenti del levriero . E devo dire che i cani che mi hanno descritto persone dai 50 ai 90 anni provenienti da paesi diversi e zone diverse della Sardegna , e i pochi cani puri che ho avuto la fortuna di vedere sono così come era Musedda
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19/01/2013, 20:25 |
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Maluentu
Iscritto il: 17/11/2012, 12:41 Messaggi: 22 Località: Hyknusa
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Sardi mastini di gran possa, voci Nell’ombra formidabili, mastini Di quel buon sangueantico , che gli atroci Padri aizzaron contro i legionari: Alani d’Orzulè, barbaricini Doghi cogitabondi sanguinari:
Cani di Fonni , vigili sui monti Deserti> al passo dei rapinatori : Pugnacerazza implacabile, pronti Sempre all’assalto…
Sebastiano Satta 1912
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20/01/2013, 12:19 |
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Pedru
Sez. Cani
Iscritto il: 02/12/2010, 23:57 Messaggi: 4660 Località: Sassari
Formazione: Universitaria
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Devo dire che buona parte di quanto scritto è già stata trattata o citata in altre discussioni, quindi anche se le testimonianza sono ben commentate da Oneye (e su cui in gran parte concordo), costituiscono de Doppioni che sarebbe meglio evitare, intanto vediamo se sarà il caso di spostare tutta questa nuova discussione, in “Cani Sardi” Comunque farò delle aggiunte alle deduzioni di Oneye. Cominciando proprio dal suo ultimo post. Oneye ha scritto: 1942 Arturo Bavarelli : "Ero di residenza a Padru, nei salti di Gioss, ospite di un certo Pasquale Quaglioni, facoltoso proprietario del luogo e rinomato cacciatore di cinghiali ( ) amava la caccia sopra ogni cosa; ma più che la caccia vagante col fucile la sua grande passione era la cattura della grossa selvaggina coi cani da corsa e da presa….”
Anche io, allora giovanissimo, sono stato più volte a Padru (non proprio nel ’42, ma comunque diversi decenni fa) ed ho ancora dei bellissimi ricordi. Ospite di un mio zio, il cui suocero aveva una discreta proprietà terriera e diversi animali, come capre, maiali e buoi. Spesso lo accompagnavo e aiutavo in campagna e avevo imparato bene a guidare il carro a buoi, anche per strade talmente impervie che oggi, credo, non passerebbero neanche i fuori strada. Aveva un cane molossoide di notevole stazza, a pelo corto, non era tigrato ma di colore melinu (o forse ispanu, non ricordo bene). Non ho mai partecipato a battute di caccia, perché io andavo in Estate, quando la caccia era chiusa, ma vedevo dappertutto trofei appesi ai muri: teste e corna di cervi e daini, cacciati in epoche precedenti, perché già da allora, quelle specie erano praticamente estinte. Mi dicevano però che nella caccia al cinghiale, quel cane era insuperabile. L’ho visto qualche volta in lontananza, al margine di un bosco mentre, con sorprendente velocità, inseguiva la volpe. Era intelligentissimo e capiva al volo le intenzioni del padrone. Un giorno, prima dell’all’alba, dovevamo preparare il tipico carro sardo triangolare, per portare del formaggio e altra mercanzia in un villaggio non troppo vicino: i buoi erano nella tanca e non riuscivo ad avvicinarli al carro. Immediatamente il cane (purtroppo non ricordo il nome), con due salti e due abbai, li costrinse ad avvicinarsi al carro e potemmo aggiogarli senza difficoltà. Dicevano, con orgoglio, che fosse un “ Cane Fonnese” Saluti Pedru
_________________ Su ki iskhit su foghile ki no l'lskhet su Jannile
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20/01/2013, 20:46 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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Pedru si può fare di tenere questa discussione come punto di riferimento per le altre ? quando ci serve riportare una testimonianza per esempio su Cani sardi o su Dogo Sardesco anzi che dovercele cercare su altri siti le abbiamo gia qui ... e ogni volta che troviamo altre testimonianze le inseriamo in questa discussione . Perchè tutto questo in una vera e propria discussione secondo me sarebbe pesante da leggere
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20/01/2013, 21:36 |
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