Ben tornato US
In linea di massima, son d’accordo su quanto dici e, visto che si presenta l‘occasione, voglio approfondire l’argomento, magari ripetendo inevitabilmente cose da me stesso già dette.
Il nome “Dogo Sardesco” non è il massimo, sono d’accordo. Con questo nome, mi sembra evidente, si raggruppano diversi tipi di cani molossoidi allevati da tempo immemorabile in tutta la Sardegna. Esso può avere diverse tipologie e colore del mantello, tra cui il colore cosidetto “pertiatzu”, “pertigatzu”, “trinu”, “trìghinu”, “sorgolinu”, “isthringadu” ecc. ecc. tutti sinonimi ognuno tipico di varie parti della Sardegna e che, tradotto in italiano, significa una cosa sola:”striato”, vale a dire col mantello caratterizzato da delle striature trasversali distribuite in tutto il corpo (nelle zampe possono essere longitudinali). Da notare che anche altri animali in Sardegna (la vacchetta sarda) frequentemente ha il mantello “pertiatzu”. Anche nel Levriero Sardo è molto diffuso il colore “pertiatzu”. Mi sembra logico che, se un pastore di una certa località, mettiamo della Barbagia”, portava un cane da guardia striato in altra zona dove il dialetto era diverso, se qualcuno gli chiedeva che cane era quello, rispondeva: “pertigatzu” (o “pertiatzu”), Va da se allora che in quella località per “pertiatzu” si intendeva (sbagliando), un cane da guardia grosso e di un certo carattere. Questa confusione si è trasmessa fino ai nostri giorni.
Detto questo è indubbio che “Fonnese”, “Gavoese”, Mastino di Pozzomaggiore, il Mastino di Bonorva (questi due paesi sono nella provincia di Sassari), sono tutti varietà di un unico cane un tempo diffuso in ogni angolo della Sardegna, il cui mantello può essere di diversi colori, compreso il colore “pertiatzu”, che forse è il più tipico.
Naturalmente, grazie all’isolamento tra i paesi della Sardegna, succedeva che ogni paese selezionava, più o meno fortuitamente, un certo tipo di cane o, magari, più di uno, salvo poi, “scambiare il sangue” occasionalmente con quello di cani di altre famiglie in luoghi più o meno vicini. Il “Cane Fonnese” (o Mastino di Fonni), reso famoso da una certa letteratura sarda (citiamo fra gli altri Sebastiano Satta), era forse quello ritenuto il “più cattivo”, forse per lo speciale trattamento che riceveva da cuccioli.
Sta di fatto che anche in periodo medievale, in Sardegna, in tutta la Sardegna, esistevano dei cani da guardia tipici e molto rinomati, di grande valore che venivano scambiati (barattati) con vacche e cavalli.
Da qui estendere il nome “Fonnese” anche a cani sardi di altre località, il passo è stato breve e logico. In conclusione, estendere il nome “Fonnese” a tutti i cani della Sardegna aventi una certa tipologia è quantomeno improprio, ma tant’è: è andata così e dobbiamo accettarlo.
Guardate questi esempi:
due levrierini di Ploaghe (entrambi “pertiatzi”)
uno dei levrierini che gioca con Nur, Fonnese anch’esso “pertiatzu”