Grazie a tutti per i commenti.
Provo a rispondere con miei personalissimi pareri.
RESA. Generalmente la "resa" è inferiore allo sfalcio, ma non è detto che con il pascolo si "raccolga" molta meno SS. Alcuni pascoli ben gestiti (pascolo turnato irriguo) possono arrivare a produrre 150 q.li SS/ha (Dairy Co). Inoltre credo che valutare solamente la produzione di SS sia un approccio quantomeno superficiale. Più interessante è la produzione per ettaro di "energia latte" e proteina. Se pascolato alla fase ideale (3 foglie del loietto) il pascolo può fornire 1.5-1.6 Mcal/kg SS al 18-25% di proteina grezza (Bargo et al., 2003; J Dairy Sci). Per ettaro quindi (ammettendo una produzione di 130 q.li SS/ha): 19500 Mcal e 2600 kg di proteine (con il fieno polifita seccato in campo arrivo a poco più della metà).
DISTANZA TERRENI DALLA STALLA/FRAZIONAMENTO. Ovviamente in aziende frazionate o in contesti molto urbanizzati, pascolare mandrie di grandi dimensioni può essere un problema reale. In ogni caso le vacche possono camminare tranquillamente fino a 2-3 km al giorno. Dove il pascolo è una cultura, qualche allevatore ha risolto il problema del frazionamento adottando sistemi di mungitura "mobili". Ma non addentriamoci in cose così estreme. Solo un video:
https://www.youtube.com/watch?v=OpSb4eZGZc0COSTI DI PRODUZIONE. Beh, su questo argomento c'è veramente da sbizzarrirsi. Gli irriducibili del partito "120 Q" riescono sempre a stupirmi, pur professandosi imprenditori, non hanno ancora compreso a pieno l'equazione (a mio avviso abbastanza semplice) UTILE=RICAVI-COSTI. A quanto pare l'azienda zootecnica da latte italiana è l'unico tipo di impresa al mondo in cui l'imprenditore può permettersi di non conoscere il proprio costo di produzione. L'unico conto economico che si fa abitualmente è il "costo razione". Operazione che in genere viene effettuata (di fianco ad un FENDT fiammante da 200 hp) insieme al mangimista di turno che spiega abilmente come una razione al 60% di concentrati (con tanto di 4-5 kg di nucleo tamponato, integrato e vitaminico) sia certamente l'opzione più redditizia per l'allevatore. Tutti gli altri costi rimangono nel buio totale. Tralasciando l'astiosa questione della razione a "piatto unico" mi sembra necessario considerare che una vacca al pascolo fa in maniera completamente automatica e pressoché gratuita tutte le operazioni che invece a noi monogastrici dal pollice oppinibile (esclusi ovviamente quelli del partito 120Q) costano soldi, tempo ed energia. La vacca al pascolo raccoglie autonomamente il foraggio e distribuisce autonomamente le deiezioni eliminando (o riducendo di molto) il bisogno di: falciare, rivoltare, ranghinare, trinciare, imballare, costruire trincee e/o fienili, pulire la stalla, distribuire materiali da lettiera, costruire vasche e platee, trattare il liquame e distribuirlo in campo (ecc, ecc, ecc...). Ovviamente, dopo aver fatto tutto questo da sola gli potremo concedere di perdere qualche litro di latte senza temere di aver compromessa la redditività dell'allevamento!!!! Il concetto sembra essere molto chiaro ai colleghi che producono da sempre latte "al pascolo" (NUOVA ZELANZA, AUSTRALIA, REGNO UNITO, IRLANDA, FRANCIA) e che, guarda caso, hanno i costi di produzione (ed il livello di indebitamento) più bassi del mondo.
VARIAZIONE STAGIONALE DELLA DIETA. Si, il pascolo non è costante durante l'anno, ne quantitativamente ne qualitativamente.. Tuttavia il fatto che le vacche non possano adattarsi a cambiamenti nella dieta è tutto da verificare. Innanzi tutto l'entità di questa variazione dipende dalla percentuale di foraggio verde o da pascolo nella razione. Nella maggior parte dei sistemi "basati" sul pascolo (così come in natura) il parto è stagionale e di conseguenza i fabbisogni alimentari della mandria seguono la produzione e la composizione del foraggio. Anche se sembra "scandaloso", nessuno vieta di fare il parto stagionale in Italia. Nei sistemi a "parto continuo" invece il pascolo può rappresentare una quota limitata della dieta (per esempio pascolo solo di giorno, o solo di notte in estate). Che ci si voglia credere o no, non è detto che sostituire parte del già citato "Piatto unico" con il pascolo comporti una riduzione della produzione di latte. Ovviamente tutto dipende dalla gestione. Ronaldo et. al. (2008, J Dairy Research) hanno dimostrato che sostituendo una quota fino al 40% di unifeed con il pascolo la produzione di latte rimane invariata (con vacche Holstein). Oltre a questo, il problema del peggioramento qualitativo del foraggio durante la calda estate italiana può essere parzialmente risolto con una gestione corretta e con la scelta delle specie che compongono il pascolo. A quanto pare la variazione qualitativa è dovuta principalmente alla variazione della composizione floristica durante il periodo caldo. In un prato polifita convenzionale il loietto riduce la cresita in piena estate ed altre specie (probabilmente meno appetite) prendono il sopravvento, mentre il trifoglio risulta predominante in autunno. Le specie che dominano durante l'estate (almeno a casa mia) hanno la caratteristica di fiorire molto velocemente e di produrre molti steli e fiori (o peggio semi) a scapito della foglia. Sempre secondo la mia opinione, durante l'estate (in un sistema a pascolo turnato), si potrebbe ridurre il turno e di conseguenza aumentare l'area di pascolo in modo da pascolare foraggio molto giovane (meno SS/ha ma più ha/vacca) ed evitare la perdita di qualità. E' noto che specie differenti (lasciando perdere le leguminose) hanno valori nutritivi molto simili a patto di mantenre invariato il rapporto foglia/steli. Per quanto riguarda la scelta delle specie si potrebbe aprire un capitolo troppo ampio per questa sede. Mi limiterò a dire che il miscuglio classico basato su loietto/trifoglio non è l'unica alternativa possibile (soprattutto nel clima italiano e in assenza di irrigazione). Un'altro video per divertirsi:
https://www.youtube.com/watch?v=rGFbez06S0oSperando di non avervi annoiato attendo fiducioso altri commenti