Sunmyra
Iscritto il: 02/02/2009, 14:48 Messaggi: 268 Località: Bozzano (Lucca)
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"Nel classico presepe, che san Francesco allestì per primo a Greccio ispirandosi alle rappresentazioni liturgiche della notte di Natale, nella grotta accanto al bambino vi sono un asino e un bue di cui non parlano i vangeli canonici, ma lo Pseudo Matteo, risalente ad un epoca posteriore al VI secolo: << Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il bambino nella mangiatoia, e il bue e l'asino l'adorarono. Così si adempì ciò che aveva detto Isaia: "Il Bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone". Infatti questi animali, avendolo in mezzo a loro, lo adoravano senza posa>>. Nella letteratura cristiana i due animali del presepe hanno suscitato tanti simboli. Entrambi hanno figurato, secondo il racconto dello Pseudo Matteo, i fedeli che riconoscono il Cristo e l'adorano. Secondo san Girolamo l'asino sarebbe l'Antico Testamento e il bue il Nuovo. Vi è chi, come Eucherio di Lione e Isidoro di Siviglia, vede nel primo i pagani e nel secondo il popolo eletto. Altri ancora sostengono sarebbe l'emblema delle forze benefiche e il secondo, come sostiene anche un contemporaneo, René Guenon, delle forze malefiche che il Cristo dominerà <<cavalcandole nella domenica delle Palme. Queste diverse interpretazioni sono dovute ai differenti contesti culturali in cui sono maturate. Il bue, però, contrariamente all'asino, ha sempre evocato simboli positivi. Nelle tradizioni precristiane era un animale sacrificale, vittima benefica. Per questo motivo ha figurato persino il Cristo crocifisso, come testimonia a Efeso il rilievo su un pilastro di un edificio protocristiano dove, sotto la croce, si vede l'animale con una piccola croce sul dorso, che potrebbe alludere al bue-toro delle visioni di Ezechiele e di san Giovanni nell'Apocalisse. Giovanni narra di aver visto un trono in cielo, avvolto da un arcobaleno simile a smeraldo: <<Colui che stava seduto sul trono era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina [...] Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio [...] In mezzo al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni di occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un toro, il terzo vivente aveva l'aspetto di un uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola>>. Hildebert de Lavardin, che fu vescovo di Tours nel XII secolo, interpretava i quattro animali, detti il Tetramorfo, come simboli della Vita, della Passione, della Resurrezione e dell'Ascensione: <<E' uomo quando vive, Bue quando muore, Leone quando risorge e Uccello quando sale in cielo>>. Si potrebbe obbiettare che nella visione giovannea si parli del toro e non del bue. Ma il bue, come sapevano bene i medievali, eredi della sapienza antica, è analogo simbolicamente al toro lunare e sacrificale, al toro mitriaco che, sgozzato da Mitra, genera con il suo sacrificio il mondo vivente. E in molti altri riti pagani il toro e il bue dalle corna lunari veniva sacrificato per favorire la periodica rigenerazione del cosmo, come la luna nera che moriva ogni mese per fecondarlo, per rinascere come falce di luna. Per questo motivo i Caldei celebravano ogni anno la creazione del mondo nel momento in cui il Sole entrava nel segno del Toro. Ma il bue paziente e robusto nell'aratura, ha anche evocato l'emblema del Signore che <<lavoroa nel campo di Dio>> e di coloto che ne seguono l'esempio, i santi e i predicatori che con loro voce possente ne trasmettono la parola. Per questo motivo Alberto Magno, parlando del suo giovane e silenzioso discepolo Tommaso d'Aquino, esclamò un giorno: <<Lasciate fare questo bue, il suo muggito risuonerà su tutta la terra>>. [...]"
Alfredo Cattabiani - Calendario. Le feste, i miti, i riti e le leggende dell'anno
_________________ Questa Italia non ci piace e forse neppure ci appartiene, ma è pur sempre la nostra madre e la dobbiamo amare comunque, anche se è diventata una prostituta.
Beppe Niccolai
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