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Dai Georgofili un progetto per la zootecnia italiana
Autore |
Messaggio |
eugenio
Sez. Orticoltura
Iscritto il: 09/08/2008, 9:24 Messaggi: 10197
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Dai Georgofili un progetto per la zootecnia italiana Centrale il ruolo dell'Associazione italiana allevatori e delle collaborazioni fra i protagonisti delle filiere. Strizzando l'occhio alla distribuzione organizzata Angelo Gamberini Un momento dell'incontro che si è tenuto a Firenze presso l'accademia dei Georgofili In venti anni hanno chiuso i battenti 140mila stalle da latte e oggi ne restano in attività poco più di 40mila. Non è andata meglio per gli allevamenti di bovini da carne o per quelli di suini. E ancora oggi non si arresta la sequenza di aziende costrette a gettare la spugna. Gli allevamenti che resistono alle bufere del mercato si strutturano però su maggiori dimensioni e puntano a migliorare l'efficienza produttiva. L'obiettivo è aumentare la competitività e vincere la concorrenza, sempre più agguerrita quanto più avanza la globalizzazione. Una battaglia che ogni giorno si fa più difficile da affrontare come dimostra la continua diminuzione delle aziende in attività. Occorre arrestare questa “emorragia” che colpisce il mondo delle produzioni animali assai più di altri comparti della nostra agricoltura. Per cercare una possibile risposta l'Accademia dei Georgofili, crocevia delle migliori esperienze scientifiche della nostra agricoltura, ha riunito a Firenze accademici, responsabili d'industrie alimentari, mondo della distribuzione e, ovviamente, allevatori.
I problemi
Si è partiti dall’esame dei vincoli strutturali con i quali il settore si deve misurare e che si possono riassumere nella scarsa disponibilità di terreni da adibire a pascolo o colture foraggere, e poi la larga dipendenza dall'estero per le materie prime per l'alimentazione del bestiame, che paga anche lo scotto di infrastrutture (porti e trasporti) meno efficienti rispetto ad altri Paesi. C'è poi il tema ambientale e quello del benessere animale al quale è necessario tendere, ma che rappresenta un aggravio di costi che in questi momenti di difficoltà può far sentire ancor di più il proprio peso.
Le soluzioni
Risposte si possono trovare seguendo due percorsi paralleli, quello del miglioramento dell'efficienza e dunque delle tecniche di allevamento (nell'accezione più ampia del termine) e quello delle politiche di alleanza e collaborazione con gli altri protagonisti delle diverse filiere, dai mangimisti alle industrie di trasformazione. Sul fronte del progresso tecnico, il presidente dell’Associazione italiana allevatori (Aia), Nino Andena, ha portato l'attenzione dei partecipanti all'incontro di Firenze sull'importanza dell'assistenza tecnica ed economica che se coordinata e diffusa sull'intero territorio può offrire concrete possibilità di miglioramento dei margini di competitività degli allevamenti. Ne è dimostrazione il buon livello tecnico e imprenditoriale dei nostri allevamenti, raggiunto anche grazie al “sistema Aia”, con le sue organizzazioni periferiche a contatto con le realtà di allevamento e le sue molteplici attività sul fronte della selezione animale e della assistenza tecnica. Un percorso, è questo il parere di Andena, che non ha certamente concluso il suo ruolo ma che è in grado di offrire al mondo degli allevamenti ulteriori strumenti di crescita.
Le disponibilità
Sul fronte delle alleanze fra i vari protagonisti della filiera è intervenuto Silvio Ferrari, nella sua duplice veste di presidente di Assalzoo (l'associazione dei mangimisti) e di vicepresidente di Federalimentare (che riunisce le industrie che operano nell'agroalimentare). Ferrari si è detto pronto a collaborare con gli allevatori per cogliere le opportunità che andrebbero a vantaggio di tutto il comparto e che potrebbero altrimenti disperdersi in assenza di un progetto comune sugli obiettivi da raggiungere.
La sfida della distribuzione
Tra le sfide da affrontare resta quella, forse più difficile, della commercializzazione dei prodotti che escono dagli allevamenti, che oggi giungono sulle tavole dei consumatori per la maggior parte attraverso la grande distribuzione. Sempre più preferita per gli acquisti delle famiglie, la grande distribuzione ha assunto un peso rilevante nel condizionare mercati e prezzi. Un motivo in più per trovare nelle alleanze con il mondo distributivo una risposta ai problemi che la zootecnia ha di fronte. Un'esperienza in questa direzione viene dagli accordi con Metro Italia che ha inserito fra le sue referenze i prodotti con la “targa” Italialleva, marchio che Aia ha messo a punto per le produzioni animali di eccellenza. Se ne è parlato anche in occasione dell'incontro dei Georgofili, dove Claudio Truzzi, responsabile qualità di questa azienda leader nel cash and carry, ha illustrato il percorso sin qui fatto sulla base degli accordi siglati a fine 2008 con Aia. Un’esperienza importante e un trampolino dal quale arrivare in maniera più diretta al consumatore, per fargli conoscere il marchio Italialleva. Ma quest’ultimo è un compito molto impegnativo, che potrà essere affrontato solo quando il mondo degli allevamenti avrà messo alle spalle i problemi che oggi lo assillano. E speriamo si faccia in fretta.
_________________ I
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07/10/2009, 23:47 |
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grintosauro
Iscritto il: 01/01/2009, 8:57 Messaggi: 21981 Località: chieri (torino)
Formazione: agrotecnico specilizzazione zootecnica da carne
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alcune cose sono giuste altre no.
secondo me abbaimo potenzialita di sviluppo , sopratutto nel campo del pascolo per la linea vacca vitello , in italia centrale , e nella parte degli appennini emiliani fin verso il basso piemonte, visto e considerato che fino a un secolo fa erano ad appannaggio di greggi , e ora sono liberi , unico problema gli animali selvatici .
la poltica sui amngimifici la vedo una opportunita , ma nn vorrei finire a lavorare in soccida
_________________ Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.
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08/10/2009, 8:14 |
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Sbeba
Iscritto il: 25/08/2009, 10:19 Messaggi: 27
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Caro Eugenio, i numeri di chiusure delle varie stalle che hai dato sono veramente impressionanti ma ancora non ci siamo con le cause, non che io abbi la panagea del problema ma perchè è sicuramente troppo tardi per rimediare ma si può sempre non peggiorare. Il primo punto che in Italia si dovrebbe esaminare è di dare più competenze alle Regioni in fatto di legifferare sull'agricoltura dato la presenza di molti microclima con differenti problemi non risolvibili con leggi uniche e nazionali e, con questo vorrei dire che un piccolo allevamento di montagna (con 2-3 capi) ed una produzione di latte di 70-80 q. annui non può essere paragonato ad un allevamento medio-grande della pianura o della fascia collinare e, questo per dire che la maggior chiusura di allevamenti si ha avuto nel piccolo strozzandoli con burocrazia che servono a far vivere solo uffici che servono solo allo Stato. Nel mio paese fino agli anni settanta c'erano quasi 300 stalle (una per famiglia) con 1 o più mucche e qualcuna con varie capre, animale molto idoneo in montagna, ciò comportava una pulizia totale dell'ambiente per poter sfamare tutti questi animali. Poi con l'entrata della partita IVA, della fecondazione artificiale (con conseguente perdita delle razze autoctone e importazione di razze non idonee al tipo di allevamento) e per ultimo le quote latte senza aver fatto un reale censimento della produzione hanno comportato una quasi totale chiusura delle piccole stalle ed un totale abbandono dell'ambiente con conseguenti dissesti idrogeologici cosa correllata anche se si dà sempre la causa ad altre cose. Ora nel mio paese siamo restati solo in 6 di cui 2 solo con capre dunque potrete capire il rimboschimento che è avvenuto. Dunque penso che le vere soluzioni al problema sarebbero un potere leggislatore alle Regioni con soluzioni ai problemi locali, ma sempre referente lo Stato verso la CEE, ed una minor burocrazia nelle piccole e medie realtà che tanto non si diventa ricchi ed in un Paese dove vengono riciclati soldi con metodi legali non vedo perchè debbano sempre strozzare chi deve sgobbare dalla mattina alla sera solo per passione. E, per ultimo dovrebbe tornare un pò di miseria così saremmo tutti costretti a rimboccarci le maniche e tornare in campagna luogo caratteristico ma solo la domenica perchè il letame puzza e sporca e i calli alle mani fanno male. Scusate il mio sfogo ma vedo sempre tanti convegni che girano intorno al problema sempre con soluzioni fantascientifiche e non reali risposte agli addetti ai lavori che vorrebbero solo lavorare i loro prodotti senza interventi fiscali troppo pesanti o norme troppo restritive. Dunque speriamo che venga tolta un pò di burocrazia e si diano un pò di agevolazioni, non contributi che non arrivano mai ma togliere un pò di leggi e tasse.
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08/10/2009, 11:22 |
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