Ho trovato questo su Brody (
http://rsagraria.altervista.org/zootecn ... 3_rev2.pdf ) ti riporto la pagina (98) dove ne parla, e inserisco un pezzettino....
ciao
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Una descrizione più adeguata del fenomeno della lattazione, può essere raggiunta con il ricorso ai
modelli meccanici, i quali però spesso manifestano in pratica una certa complessità legata sia
alleccessivo numero di variabili, che alla loro difficile determinazione.
Un approccio ridotto, adattato da Cappio-Borlino e colleghi (1997) agli ovini da latte, é quello
bicompartimentale. Questo modello, la cui capacità di descrivere in modo empirico la curva di
lattazione era già nota da tempo (Brody, 1945), non stima il numero reale di cellule secretirci, ma
la produzione da esse ottenuta nellipotesi semplificatoria che il tasso di secrezione lattea sia
costante per tutte le cellule e per tutte le fasi della lattazione (ad esempio, la produzione di 1,5 litri
di latte al giorno equivale a 1500 cellule nellipotesi che ciascuna di esse secerna 1 g di latte al dì).
La mammella è considerata come un sistema a due compartimenti, il primo con q1 cellule
indifferenziate, il secondo con q2 cellule differenziate dalle quali dipende la produzione di latte.
Il modello bicompartimentale può essere agevolmente rappresentato con un diagramma di flusso
costruito in ambiente STELLA , in cui le variabili di stato sono rappresentate da due serbatoi, i ritmi
di variazione da cerchi contenenti le relazioni matematiche che li legano alle variabili di stato ed i
trasferimenti da manometri che misurano il flusso. I serbatoi della figura seguente rappresentano
rispettivamente le cellule differenziate (q2) e quelle indifferenziate (q1), mentre i cerchi
rappresentano il ritmo di differenziazione (k1) e quello di inattivazione (k2).
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