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Vago sommersa in un mare di... burocrazia 
Autore Messaggio

Iscritto il: 04/12/2008, 13:00
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Vista la rassicurazione di Flavio sull’assenza del limite caratteri e visto l’invito a sfogarmi, credo con questa di completare la presentazione e magari tornar utile a qualcun altro. Spero sia la sezione giusta. Per favore non uccidetemi. :oops:
Sono titolare di una micro azienda agricola ormai dal 2002, micro in quanto unica lavorante, ergo 2 braccia, senza macchinari, che litigano con le erte sassose dell’appennino dell’oltrepo, regolarmente registrata alla camera di commercio e regolarmente associata ad una associazione di categoria per “culture frutticole diverse per coltivazioni prodotti destinati alla produzione di bevande e spezie”
Abito e lavoro in un area depressa zona obiettivo 2 sopra i 600 msm.
Vorrei produrre liquori, cioè, i vecchi rosoli di antica memoria per infusione idroalcolica e piccoli frutti sotto spirito che ovviamente coltivo, senza antiparassitari, concimi chimici e schifezze varie.
Sarebbe una produzione di eccellenza anche se in quantità ovviamente limitata configurabile nelle “produzioni di nicchia”.
Il condizionale è d’obbligo dal momento che dal 2002 sono letteralmente impantanata fra leggi e contestazioni varie.
Il reale problema è riuscire a trovare consulenze professionali e sicure relative ai vari settori anche se passo le notti in bianco a far ricerche sulle varie leggi, trascurando ovviamente il lavoro primario o assolvendolo con grande sacrificio:
Edilizia in agricoltura
Adempimenti sanitari
Adempimenti fiscali
Legislazione sull’autotrasformazione
Legislazione utf
Mi son rivolta alla regione, alle associazioni di categoria, all’utf, all’usl, ma salvo le contestazioni suddette, peraltro rivelatesi inesatte leggi alla mano, è difficile, se non impossibile, ottenere riposte scritte e soprattutto CERTE. Solo all’utf mi hanno cortesemente ringraziato per aver posto un quesito, protocollato, in maniera chiara e in un modo che mi è stato detto non era stato preso in esame. Ma non ho ricevuto risposta.
All’utf, inizialmente, mi son sentita dire che potevo produrre solo circa 20 lt alla volta e non potevo commerciare, salvo accorgersi che era normativa valida solo per i privati che producevano per se stessi e ospiti non considerando la mia posizione alla camera di commercio. Resta fumosa la quantità che posso trasformare senza essere considerata opificio industriale in luogo di micro impresa agricola parificata a coltivatrice diretta e autotrasformante. Impossibile capire come deve comportarsi una micro azienda che acquista l’alcol in quantità minime al supermercato come acquirente finale (visto che trasformo immediatamente le piccole quantità di frutti che via via maturano sarebbe inutile qualsiasi deposito) né se debba applicare le fascette come accisa assolta in quanto tale condizione prevederebbe che acquistassi l’alcol dai produttori e versassi l’accisa direttamente all’ utf e preventivamente. Il prodotto trasformato sarebbe comunque considerato deposto di alcol?. Ho chiesto ad un laboratorio enologico di determinare la gradazione alcolica finale, come par richiedere la legislazione sulle etichettature, ma mi hanno detto che è impossibile determinarla con esattezza in una produzione sciropposa. So solo che, fra gli ingredienti vi è alcol a 40°. Il prodotto è sicuramente determinabile come liquore secondo il criterio “Sono ottenuti da miscele di acqua, alcol etilico, zucchero, essenze e aromi (nel mio caso frutta e spezie). Il grado alcolico varia tra 25° e 50°”. Non è ben chiaro se debba attenermi a misure specifiche per i contenitori, come non è chiaro se, come già detto, debba applicare ugualmente le fascette utf dal momento che io stessa le “sbollo” dall’alcol che acquisto. Non è chiaro se mi riguardi o meno la dicitura “Può essere autorizzata la produzione in impianti diversi dai depositi fiscali sempreché vengano utilizzati prodotti ad imposta assolta e l'accisa complessiva pagata sui componenti non sia inferiore a quella dovuta sul prodotto derivante dalla loro miscela”.
Non mi è chiaro se e dove la seguente legislazione mi riguardi
“ACCISA VINO E PRODOTTI ALCOLICI (D.Lgs. 504/95; D.P.R. 310/01; D.M. 25/3/96, 9/7/96, 27/3/01; Provv. Agenzia Dogane 12/12/05)
Soggetti interessati: Chiunque produce, detiene, vende su mercato comunitario:..(omissis) –
alcole etilico, cioè prodotti aventi titolo alcolometrico superiore a 1,2% e bevande spiritose contenenti prodotti solidi o in soluzione;
Esclusi da accisa prodotti:-
da piccoli produttori (Produzione media inferiore a 1.000 hl.), che hanno solo obbligo di tenere registro di cantina ed inviare prodotti vinici con bolle accompagnamento; (omissis) Piccoli produttori, la cui media annuale di produzione ultime 5 campagne inferiore a 1.000 hl., sono esonerati da pagamento accisa, regime di deposito fiscale, norme su circolazione e controllo prodotti vinici oggetto di accisa, ma hanno obbligo di comunicare ad Ufficio Finanza eventuali operazioni intracomunitarie, tenere registri di carico e scarico, emettere documenti accompagnamento, sottoporsi a controllo.
Iter procedurale: Chiunque intende gestire impianto di trasformazione, condizionamento o deposito di alcole etilico e bevande alcoliche assoggettate ad accisa o di alcole denaturato invia ad UTF, almeno 60 giorni prima di iniziare attività, denuncia contenente:
0) 0) denominazione ditta, sede, partita IVA, codice fiscale e generalità legale rappresentante;
1) 1) ubicazione deposito e sua capacità;
2) 2) nel caso impianto di trasformazione, descrizione apparecchiature, processi di lavorazione, potenzialità impianto, descrizione impianti per produzione e misurazione energia, quantità massima di prodotti in accisa presenti in deposito, descrizione di strumenti installati per misurare materie prime, semilavorati, prodotti finiti, procedure amministrativo-contabili.
UTF accerta idoneità impianti e versamento diritto, rilascia licenze di esercizio e vidima registri di carico e scarico.
A partire da 1/1/2006 accisa fissata per birra in 2,35/hl./grado-litro
Vino e bevande fermentate diverse dal vino: aliquota imposta pari a 0
Produttori che ottengono in media meno di 1.000 hl. anno: accisa pari a 0.
Dal momento che quanto sopra specifica espressamente le accise per vino e birra, quando cita i produttori che ottengono in media meno di 1.000 hl anno ritengo si intenda per le altre produzioni alcoliche. Sarebbe stata altrimenti una inutile ripetizione.
Cosa s’intende per impianto di trasformazione visto che eseguo il lavoro esclusivamente a mano con mezzi tradizionali: damigiane, imbuti, cilindri misuratori, bilance e attrezzi esclusivamente di vetro o acciaio?
Devo comunque richiedere autorizzazione utf e attendere 60 giorni prima di lavorare?
Quello che son riuscita a chiarire, forse e salvo contestazioni ulteriori, è che non rientro nel dpr 303/1956 salvo che al titolo I capo I articolo 2 come attività esclusa, confermato dal Titolo III capo unico art 49 “Le disposizioni stesse non si applicano alle aziende agrarie gestite dal proprietario, affittuario od enfiteuta, che coltivi direttamente il fondo”.
Mi è stato chiesto di adeguare le altezze salvo non tener conto di quanto pubblicato in BURL.IVsupp.stra.N.43.1989 relativamente alle comunità montane in aree disagiate.
Date tutte le contestazioni il cantiere di ristrutturazione di un’antica abitazione (quella che dovrebbe diventare la sede fiscale) in pietra nel rispetto delle “antiche tipologie” è stato a suo tempo fermato (onde evitare spese inutili) ed è tuttora fermo. Ho allora allestito una baita in legno sul fondo agricolo ma non ho nessuna garanzia che rientri nelle norme HACCP anche se sarebbe usata solo ed esclusivamente per le operazioni di trasformazione e distribuzione del prodotto sul fondo agricolo e attrezzata con lavello di acciaio e arredamento a norma. Sempre che riesca a cominciare a produrre.
C’è chi mi dice che devo sostenere un esame per alimentarista, e chi che non mi compete.
Ho segnalato che intendevo avvalermi del bando sul recupero delle antiche cascine, niente
Ho segnalato che esiste una legge relativa ai sostegni alle donne over 45, niente
Ho segnalato vari sostegni alle micro imprese in aree svantaggiate. Men che mai
Mi hanno risposto che non esisto, probabilmente (spero) intendevano fiscalmente per il regime di aiuti visto che ancora non riesco a far “due lire” di reddito.
Non è ben chiaro se devo produrre ricevute o fatture a chi vorrebbe acquistare il mio prodotto che peraltro si è dimostrato interessante (seppur prodotto in quantità sperimentali da assaggio parificabili ad una produzione familiare) per realtà importanti nel mercato nazionale (rinomato ristorante fiorentino). A tal proposito mi è stato detto che nonostante non produca denuncia dei redditi non raggiungendo il limite minimo sono tenuta a fatturare.
Insomma, non ne vengo fuori e mi piacerebbe riuscire a lavorare prima di arrivare all’età della pensione che peraltro non mi competerà mai. Speravo almeno in un reddito. Speravo nel raggiungimento di un’autonomia per non gravare continuamente sulle spalle altrui.
Sono assolutamente avvilita e stanca, alquanto incavolata ma non rassegnata.
A chi devo rivolgermi salvo darmi per vinta e chiudere definitivamente senza essere riuscita ad aprire? Chi può darmi risposte esaustive ed esaurienti una volta per tutte senza caricarmi di orpelli che non mi competono?


04/12/2008, 14:21
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Sez. Aspetti Legali in Agricoltura
Sez. Aspetti Legali in Agricoltura

Iscritto il: 22/05/2008, 15:13
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Tiade ha scritto:
Vista la rassicurazione di Flavio sull’assenza del limite caratteri e visto l’invito a sfogarmi, credo con questa di completare la presentazione e magari tornar utile a qualcun altro. Spero sia la sezione giusta. Per favore non uccidetemi. :oops:
Sono titolare di una micro azienda agricola ormai dal 2002, micro in quanto unica lavorante, ergo 2 braccia, senza macchinari, che litigano con le erte sassose dell’appennino dell’oltrepo, regolarmente registrata alla camera di commercio e regolarmente associata ad una associazione di categoria per “culture frutticole diverse per coltivazioni prodotti destinati alla produzione di bevande e spezie”
Abito e lavoro in un area depressa zona obiettivo 2 sopra i 600 msm.
Vorrei produrre liquori, cioè, i vecchi rosoli di antica memoria per infusione idroalcolica e piccoli frutti sotto spirito che ovviamente coltivo, senza antiparassitari, concimi chimici e schifezze varie.
Sarebbe una produzione di eccellenza anche se in quantità ovviamente limitata configurabile nelle “produzioni di nicchia”.
Il condizionale è d’obbligo dal momento che dal 2002 sono letteralmente impantanata fra leggi e contestazioni varie.
Il reale problema è riuscire a trovare consulenze professionali e sicure relative ai vari settori anche se passo le notti in bianco a far ricerche sulle varie leggi, trascurando ovviamente il lavoro primario o assolvendolo con grande sacrificio:
Edilizia in agricoltura
Adempimenti sanitari
Adempimenti fiscali
Legislazione sull’autotrasformazione
Legislazione utf
Mi son rivolta alla regione, alle associazioni di categoria, all’utf, all’usl, ma salvo le contestazioni suddette, peraltro rivelatesi inesatte leggi alla mano, è difficile, se non impossibile, ottenere riposte scritte e soprattutto CERTE. Solo all’utf mi hanno cortesemente ringraziato per aver posto un quesito, protocollato, in maniera chiara e in un modo che mi è stato detto non era stato preso in esame. Ma non ho ricevuto risposta.
All’utf, inizialmente, mi son sentita dire che potevo produrre solo circa 20 lt alla volta e non potevo commerciare, salvo accorgersi che era normativa valida solo per i privati che producevano per se stessi e ospiti non considerando la mia posizione alla camera di commercio. Resta fumosa la quantità che posso trasformare senza essere considerata opificio industriale in luogo di micro impresa agricola parificata a coltivatrice diretta e autotrasformante. Impossibile capire come deve comportarsi una micro azienda che acquista l’alcol in quantità minime al supermercato come acquirente finale (visto che trasformo immediatamente le piccole quantità di frutti che via via maturano sarebbe inutile qualsiasi deposito) né se debba applicare le fascette come accisa assolta in quanto tale condizione prevederebbe che acquistassi l’alcol dai produttori e versassi l’accisa direttamente all’ utf e preventivamente. Il prodotto trasformato sarebbe comunque considerato deposto di alcol?. Ho chiesto ad un laboratorio enologico di determinare la gradazione alcolica finale, come par richiedere la legislazione sulle etichettature, ma mi hanno detto che è impossibile determinarla con esattezza in una produzione sciropposa. So solo che, fra gli ingredienti vi è alcol a 40°. Il prodotto è sicuramente determinabile come liquore secondo il criterio “Sono ottenuti da miscele di acqua, alcol etilico, zucchero, essenze e aromi (nel mio caso frutta e spezie). Il grado alcolico varia tra 25° e 50°”. Non è ben chiaro se debba attenermi a misure specifiche per i contenitori, come non è chiaro se, come già detto, debba applicare ugualmente le fascette utf dal momento che io stessa le “sbollo” dall’alcol che acquisto. Non è chiaro se mi riguardi o meno la dicitura “Può essere autorizzata la produzione in impianti diversi dai depositi fiscali sempreché vengano utilizzati prodotti ad imposta assolta e l'accisa complessiva pagata sui componenti non sia inferiore a quella dovuta sul prodotto derivante dalla loro miscela”.
Non mi è chiaro se e dove la seguente legislazione mi riguardi
“ACCISA VINO E PRODOTTI ALCOLICI (D.Lgs. 504/95; D.P.R. 310/01; D.M. 25/3/96, 9/7/96, 27/3/01; Provv. Agenzia Dogane 12/12/05)
Soggetti interessati: Chiunque produce, detiene, vende su mercato comunitario:..(omissis) –
alcole etilico, cioè prodotti aventi titolo alcolometrico superiore a 1,2% e bevande spiritose contenenti prodotti solidi o in soluzione;
Esclusi da accisa prodotti:-
da piccoli produttori (Produzione media inferiore a 1.000 hl.), che hanno solo obbligo di tenere registro di cantina ed inviare prodotti vinici con bolle accompagnamento; (omissis) Piccoli produttori, la cui media annuale di produzione ultime 5 campagne inferiore a 1.000 hl., sono esonerati da pagamento accisa, regime di deposito fiscale, norme su circolazione e controllo prodotti vinici oggetto di accisa, ma hanno obbligo di comunicare ad Ufficio Finanza eventuali operazioni intracomunitarie, tenere registri di carico e scarico, emettere documenti accompagnamento, sottoporsi a controllo.
Iter procedurale: Chiunque intende gestire impianto di trasformazione, condizionamento o deposito di alcole etilico e bevande alcoliche assoggettate ad accisa o di alcole denaturato invia ad UTF, almeno 60 giorni prima di iniziare attività, denuncia contenente:
0) 0) denominazione ditta, sede, partita IVA, codice fiscale e generalità legale rappresentante;
1) 1) ubicazione deposito e sua capacità;
2) 2) nel caso impianto di trasformazione, descrizione apparecchiature, processi di lavorazione, potenzialità impianto, descrizione impianti per produzione e misurazione energia, quantità massima di prodotti in accisa presenti in deposito, descrizione di strumenti installati per misurare materie prime, semilavorati, prodotti finiti, procedure amministrativo-contabili.
UTF accerta idoneità impianti e versamento diritto, rilascia licenze di esercizio e vidima registri di carico e scarico.
A partire da 1/1/2006 accisa fissata per birra in 2,35/hl./grado-litro
Vino e bevande fermentate diverse dal vino: aliquota imposta pari a 0
Produttori che ottengono in media meno di 1.000 hl. anno: accisa pari a 0.
Dal momento che quanto sopra specifica espressamente le accise per vino e birra, quando cita i produttori che ottengono in media meno di 1.000 hl anno ritengo si intenda per le altre produzioni alcoliche. Sarebbe stata altrimenti una inutile ripetizione.
Cosa s’intende per impianto di trasformazione visto che eseguo il lavoro esclusivamente a mano con mezzi tradizionali: damigiane, imbuti, cilindri misuratori, bilance e attrezzi esclusivamente di vetro o acciaio?
Devo comunque richiedere autorizzazione utf e attendere 60 giorni prima di lavorare?
Quello che son riuscita a chiarire, forse e salvo contestazioni ulteriori, è che non rientro nel dpr 303/1956 salvo che al titolo I capo I articolo 2 come attività esclusa, confermato dal Titolo III capo unico art 49 “Le disposizioni stesse non si applicano alle aziende agrarie gestite dal proprietario, affittuario od enfiteuta, che coltivi direttamente il fondo”.
Mi è stato chiesto di adeguare le altezze salvo non tener conto di quanto pubblicato in BURL.IVsupp.stra.N.43.1989 relativamente alle comunità montane in aree disagiate.
Date tutte le contestazioni il cantiere di ristrutturazione di un’antica abitazione (quella che dovrebbe diventare la sede fiscale) in pietra nel rispetto delle “antiche tipologie” è stato a suo tempo fermato (onde evitare spese inutili) ed è tuttora fermo. Ho allora allestito una baita in legno sul fondo agricolo ma non ho nessuna garanzia che rientri nelle norme HACCP anche se sarebbe usata solo ed esclusivamente per le operazioni di trasformazione e distribuzione del prodotto sul fondo agricolo e attrezzata con lavello di acciaio e arredamento a norma. Sempre che riesca a cominciare a produrre.
C’è chi mi dice che devo sostenere un esame per alimentarista, e chi che non mi compete.
Ho segnalato che intendevo avvalermi del bando sul recupero delle antiche cascine, niente
Ho segnalato che esiste una legge relativa ai sostegni alle donne over 45, niente
Ho segnalato vari sostegni alle micro imprese in aree svantaggiate. Men che mai
Mi hanno risposto che non esisto, probabilmente (spero) intendevano fiscalmente per il regime di aiuti visto che ancora non riesco a far “due lire” di reddito.
Non è ben chiaro se devo produrre ricevute o fatture a chi vorrebbe acquistare il mio prodotto che peraltro si è dimostrato interessante (seppur prodotto in quantità sperimentali da assaggio parificabili ad una produzione familiare) per realtà importanti nel mercato nazionale (rinomato ristorante fiorentino). A tal proposito mi è stato detto che nonostante non produca denuncia dei redditi non raggiungendo il limite minimo sono tenuta a fatturare.
Insomma, non ne vengo fuori e mi piacerebbe riuscire a lavorare prima di arrivare all’età della pensione che peraltro non mi competerà mai. Speravo almeno in un reddito. Speravo nel raggiungimento di un’autonomia per non gravare continuamente sulle spalle altrui.
Sono assolutamente avvilita e stanca, alquanto incavolata ma non rassegnata.
A chi devo rivolgermi salvo darmi per vinta e chiudere definitivamente senza essere riuscita ad aprire? Chi può darmi risposte esaustive ed esaurienti una volta per tutte senza caricarmi di orpelli che non mi competono?

scusa caro Utente,
ma il mio tempo è denaro e quindi, stante la gratuità del servizio offerto da questo forum, se vuoi che io Ti aiuti devi riuscire a raffigurare le Tue difficoltà in periodi brevi, concisi e pertinenti.
Voglio dire che devi necessariamente delineare chiaramente quali siano leTue difficoltà e dappoi aspettare e/o pretendere dal forum un aiuto
aspetto quindi una Tua email

_________________
avv. Ivano Cimatti


04/12/2008, 16:44
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