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Tratto VHS 
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Si, avevo letto che per i primi risultati ci sono voluti circa una decina di anni, e per iniziare questa avventura si dovrebbe partire con 5 famiglie isolate, con nessun apiario nel raggio di 5km
È un lavoro immane per dei piccoli-medio apicoltori, ma credo sia fattibile per un grande apicoltore, ma probabilmente, come dicevi tu, nessuno ci ha tentato per il costo immane che ci vuole e per gli anni che bisognerebbe spendere


23/12/2020, 9:12
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Andrea97TI ha scritto:
Può anche essere, ma ricordiamoci che gli italiani sono "lenti" in certi ambiti, troppo attaccati alla tradizione e difficilmente si evolvono


Non mi trovi d'accordo! Quando si parla di soldi o scorciatoie (legali o meno...) da prendere per arrivare prima ad un risultato siamo i campioni del mondo! :D

ghigo85 ha scritto:
Trovare famgile resistenti non è impossibile, anche se poco probabile


Credo di averne trovate due, sul finire di questa estate.
Vengo contattato da un viticultore, che ha un paio di arnie che non riesce/può seguire, e sono abbandonate a se stesse da due anni, e da due anni NON HANNO FATTO NESSUN TIPO DI TRATTAMENTO, semplicemente perchè non sapeva di doverli fare, e mi chiede di dare un'occhiata.
Dopo 2 anni senza trattamenti, sono convinto di trovarle sull'orlo del baratro, ammesso che trovo qualcosa...
Avvicinandomi al suo "apiario" vedo le arnie completamente storte, quasi in stato di abbandono, ma un gran lavorio di api che vanno e vengono. Le raddrizzo e le apro.
Dentro trovo un delirio... favi collassati dal caldo e dal filo non zigrinato, sulla rete cera fusa, propoli e immondizia.
I vassoi MAI rimossi, e qui il sole picchia forte. Li rimuovo con una certa fatica, per quanto erano pieni di "monnezza", e non ti sto a dire cosa c'ho trovato dentro ma...
Famiglie fortissime, miele ovunque, e molti "telai " di covata, relativamente compatta se consideriamo i due anni di abbandono.
Perchè hanno resistito tanto?
Quanto può aver influito su questa "resistenza" il microclima?
Regine VSH?
Le conclusioni (se ci saranno) nelle prossime puntate! :D


23/12/2020, 9:35
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Immagina se fossero state seguite, anche senza trattamenti.
Io credo che il prossimo anno me la tenterò con questa famiglia, le seguirò senza fare trattamenti e vedrò come va e vi farò sapere.
Se sono sopravvissute più di 10 anni senza nessun intervento qualcosa sotto ci sarà.
L'unica cosa che gli farò di diverso sarà cambiare 5 favi all'anno, formando nuovi nuclei (che seguirò anche con i trattamenti antivarroa) e proverò a farli realizzare 1 o 2 favi naturali all'anno sul telaini zigrinato


23/12/2020, 12:46
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Ciao a tutti.. sono un nuovo iscritto, anche se vi leggo da un pò.. mi son già presentato nella sezione apposita.. ;)

Mi inserisco qui per riportare la nostra esperienza in merito.. mi par si tratti di resistenza alla varroa, questo mito che da eoni ci affascina.. ;)

Credo che l acaro in realtà provoca più danni all apicoltore che alle api stesse, secondo il nostro parere famiglie lasciate libere di sciamare infatti si ripuliscono meglio dall infestazione, è un fatto ovvio, ma odiernamente i sistemi classici di conduzione ci portano ad "allevare" anche la varroa, alterando quelle dinamiche che naturalmente l ape seguirebbe per istinto.. La vita media di una famiglia insediata in un alveare si aggira intorno a una manciata di stagioni (tre o quattro per intenderci); partendo da un nucleo nuovo è improbabile che la varroa riesca a far soccombere una famiglia sana e produttiva in meno di quel tempo, a patto di rispettarne tempistiche e dinamiche, è per questo che il lavoro dell apicoltore è fondamentale per mantenere un certo equilibrio nell alveare..

Oltretutto, come si è già ampiamente dimostrato, iniziando un lavoro di qualsivoglia selezione è bene tener a mente che non esiste possibilità di renderlo "stabile, duraturo e totale" , è la peculiarità degli accoppiamenti nella natura della specie che impone queste leggi, a volerle raggirare cè solo da scottarsi.. vien da sè che la selezione di un determinato carattere è da considerarsi "un cantiere sempre aperto" , non vi è possibilità di "concludere" il lavoro, non è così che funziona..

non esiste un "immunità" alla varroa da ricercare.. esiston tuttavia metodi di conduzione che permettono di gestirla senza troppi strazi.. ;)


11/01/2021, 15:25
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IlGruccione ha scritto:
non esiste un "immunità" alla varroa da ricercare.. esiston tuttavia metodi di conduzione che permettono di gestirla senza troppi strazi.. ;)


Ciao e benvenuto!
Illustrali questi metodi, così ne discutiamo. Ben venga avere nuovi punti di vista sulla questione.
Proprio ieri sera ho trovato su una piattaforma per smart tv un film/documentario, "Il tempo delle api", del 2017, e l'ho guardato incuriosito.
Due giovanotti che definirei affettuosamente alternativi decidono di allevare le api in modo "naturale", seguendo il metodo di Oscar Perone (argentina) e...
Ma magari volete prima vederlo... e poi discuterne! :D


11/01/2021, 16:33
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Grazie Sebaseba. :)

il metodo è da ricercare.. ;)

intendo che è possibile "contenere" la varroa, in quanto una famiglia ha già i suoi sistemi per combatterla, sono le operazioni dell apicoltore che favoriscono il proliferare della varroa.. purtroppo odiernamente si contano più caduti per una malgestione dell apiario che per la varroa in sè..

dovremmo fare attenzione al mantener i nostri apiari sani e vitali, senza pretender troppo e restituendo il doppio.. ;)

tornando al.. ciò che rientra nella sfera comportamentale dell ape è insito nel suo dna.. in questi "lavori di selezione" non si può far emergere un qualcosa che non cè.. l istinto alla pulizia è sempre stato nel dna delle api, odiernamente si manifesta anche con il comportamento denominato "VHS" , ma è un qualcosa che l ape aveva già.. è vero anche che non può esser considerato un tratto "acceso o spento", da quando è emersa questa caratteristica, alcune api lo hanno manifestato in parte, altre molto più marcatamente.. è l istinto di pulizia (e sopravvivenza!).. e così come per altre "caratteristiche", si presenterà inizialmente in un determinato gruppo di operaie/sorellastre, e non su tutta la famiglia.. (da qui poi si apron innumerevoli vie e filosofie di selezione..) :)

ma questa è la normalità per le api, è il loro modo di riprodursi e adattarsi al mondo che le circonda.. ;)


12/01/2021, 0:10
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Sebaseba ha scritto:
Proprio ieri sera ho trovato su una piattaforma per smart tv un film/documentario, "Il tempo delle api", del 2017, e l'ho guardato incuriosito.
Due giovanotti che definirei affettuosamente alternativi decidono di allevare le api in modo "naturale", seguendo il metodo di Oscar Perone (argentina) e...
Ma magari volete prima vederlo... e poi discuterne!

Dunque, le cose stanno più o meno così: un bel giorno di qualche anno fa mi chiama il mio amico Marco, apicoltore professionista, abbastanza disperato
"Senti, ho scoperto che vicino a un mio apiario si sono insediati dei fricchettoni che tengono le api senza trattarle contro la varroa. Non so cosa fare, sono preoccupato per le mie api."
"Ma sei sicuro?"
"Sì, vogliono fare un documentario. Adesso vado lì e spacco tutto... vado alla ASL e li denuncio... dai carabinieri... non so"
"Dai, Marco, va bene la reinfestazione ma quanti alveari avranno? Non è che ti possono fare molti danni, tu tratta come si deve e tienile sotto controllo. Poi, secondo me, dureranno poco."
"Io non sto tranquillo, meglio che sposto l'apiario."
"Meglio se vai a parlare con loro, vedi cos'hanno in testa."

In effetti, è divertente vedere la sua faccia perplessa mentre dei tizi che di api ci capiscono una cippa gli spiegano come loro rafforzano le api non facendo alcun trattamento. Alla fine ha spostato l'apiario.

Ogni tanto, quando ci incontravamo o ci sentivamo per telefono, gli chiedevo notizie dei suoi nuovi amici fricchettoni e lui mi aggiornava. L'anno dopo mi disse: ma sai che sono venuti a chiedermi se ho nuclei da vendere? Avevano finto le api. Ovviamente Marco disse di no.

Per il resto, a parte la bellissima fotografia, il documentario è abbastanza scadente, sia dal punto di vista tecnico (ma il mio è un giudizio da profano), sia dal punto di vista narrativo. L'idea dei tre anni, che non viene spiegata ma l'ho saputa da un altro mio amico che si è fatto incantare da questa roba, è un concetto mutuato dalle termiti per ragioni che a me sfuggono completamente, secondo il quale lo sciame ha bisogno di tre anni per svilupparsi, quindi bisognerebbe buttarlo nel cassone di Perone e andare lì dopo tre anni a prendere il miele. Come gli ho risposto e come si vede anche nel film, d'altronde, dopo tre anni non trovi più manco le api, figuriamoci il miele. E' bella anche la corrispondenza con Oscar Perone... a senso unico, però, dato che il tizio non ha mai risposto alle loro mail. Io pure gli avevo scritto, anni fa, e a me aveva risposto: compra il mio libro, m'ha detto :lol:
Per il resto, il documentario si commenta da solo, se hai un minimo di conoscenze di apicoltura. Dispiace per la disonestà intellettuale di questi che andavano in giro a promuovere un metodo che non avevano provato, prima, e che hanno continuato a promuovere anche dopo tre anni di fallimenti. Con l'eccezione, alla fine, di uno solo che in qualche modo si è posto il problema e ha preferito abbandonare. E dispiace anche per le api che hanno fatto fuori.

Dopo qualche anno se ne sono andati e cosi il mio amico Marco ha ripreso a respirare.

_________________
http://www.agraria.org/apicoltura.htm - Atlante di Apicoltura

Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello... (Chuck Palahniuk)


15/01/2021, 22:43
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Il finale del film aveva le didascalie "tizio si è trasferito, a caio le api sono in salute, stop".
Ma non avevo molti dubbi circa il "vero" finale.
Lo stavo guardando con mia moglie, e già dalle prime immagini avevo notato degli errori sostanziali che in genere fanno tutti gli apicoltori in erba.
Il primo: cercare se esiste un modo "alternativo" per allevare, che nessuno conosce perchè gli apicoltori italiani sono troppo pigri, troppo vecchi o poco informati ma IO, che ho le api da 32 giorni, CELOSO!
Il secondo: Perone sta in argentina, con (probabilmente) altre sottospecie di api, o forse sono le stesse, ma sta IN ARGENTINA e non in centro italia e le condizioni ambientali credo influiscano molto.
Ma continuo a guardare, per vedere se riescono a combinare qualcosa.
Nel film non si evince se fanno fin da subito meeting per divulgare il metodo, ma quando i due perdono 13 famiglie (presumo per fame), a quello più giovane qualche dubbio viene, e si rifiuta di divulgare un metodo che a loro non ha portato A NULLA se non a perdere le famiglie, anche se la narrazione su questo punto diventa confusa, c'è solo una discussione molto "lata" ma non viene MAI detto a chiare lettere, e provoca il litigio.

Dispiace molto che non si sia mai risposto in modo chiaro nel documentario che NON FUNZIONA, o che in ogni caso non è un metodo miracoloso, ma come hai detto: "il documentario si commenta da solo, se hai un minimo di conoscenze di apicoltura."
Il problema è che può attrarre dei novizi che quel minimo di conoscenze non ce l'hanno e fare molti danni...


16/01/2021, 9:03
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Personalmente credo che queste prove ed esperimenti siano giustificate.. la ricerca funziona così (anche quella amatoriale), per ogni dieci esperimenti ci son nove esiti negativi, è proprio grazie agli esperimenti con esiti negativi (non fallimenti) che si può "raddrizzare il tiro" e progredire ulteriormente.. ;)

nonostante le cattive recensioni levo il cappello di fronte a persone che hanno saputo mettersi in gioco e rischiare, oltre alle api, anche una parte di loro stessi.. qui abbiamo la fortuna di conoscere (e poter collaborare con) altre persone che fanno queste cose, proprio oggi in argentina ho amici che a loro volta stanno cercando di portare avanti l apicoltura di quei posti, e così come anche da altre parti (galles, svezia, germania, cina, per citarne alcuni..).. anche in italia ci son progetti simili, o comunque "esperimentazioni in ambito apistico", è sacrosanto che vi siano, ed è proprio l apicoltura che richiede questo, lasciare il tutto solo al comparto "scientifico" sarebbe assurdo, spesso le migliori (e utili) scoperte in questo campo vengon raggiunte da chi opera fuori da quell ambito..

mi sembra paradossale, perchè a "criticare cè la fila", mentre chi si prodiga (a proprio rischio e pericolo) si contano su una mano.. oggi "è l apicoltore il nemico numero uno", è possibile constatarlo in quanto la maggior parte non ha ancora compreso i comportamenti che stanno alla base di quest animale, sbagliando i trattamenti, o fallendo nei controlli di sciamatura, giusto per far un paio d esempi.. le api muoiono e poi giù chiacchere da bar.. :)

per non divagare troppo, il tratto VSH non è altro che la naturale risposta dell ape alla varroa.. l ape ha impiegato cinquant anni per far emergere questa caratteristica (che tra l altro conosciamo solo superficialmente), l apicoltore può soltando adattarsi e cercare di conservarla nei proprio apiari.. come già detto, questo tratto non si "acquisisce" ma si "sviluppa", è un aspetto del comportamento igienico che si evolve secondo natura.. con i ritmi della natura, pergiunta.. ;) ripeto: chi crede che dall oggi al domani si possa trasmettere questo tratto semplicemente "incrociando" i ceppi interessati si sbaglia di grosso.. a oggi ci son le conoscenze, ma insistendo con meccaniche non consone all animale, scegliamo di restar ciechi..

e così funziona per altre "selezioni".. qualcun ricerca l ape che non sciama (ahah, grosse risate), altri vorrebbero un ape che non punge (altre risate), e via discorrendo..

la selezione vien da sè quando si sceglie di adottare una gestione consona.. si sente troppo spesso di gente a cui muoiono le api, la gestione è chiaramente errata.. con queste basi, che selezioni ci si aspetta? chissà perchè le api muoiono tutti gli anni e a voler indagare per bene la maggior parte delle volte è frutto di gestioni pessime, i corsi di apicoltura esistono in gran numero, ma.. ora insisto su questo perchè è ciò che posso constatare, dalle mie parti esiston centinaia di possessori di alveari, tuttavia solo una manciata di apicoltori.. vogliamo aiutare le api? in primis corso base e studiare tanto, poi tanta pratica apistica senza pretese.. vedrete che le api inizieranno a stare meglio.. ;)

in questo campo oggi si trova veramente di tutto, il tempo farà la sua scrematura, pertanto reputo necessario un cambio di mentalità più che di pratiche di selezione.. le tecniche migliori verranno tramandate dai sopravvissuti.. ;)


16/01/2021, 12:46
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IlGruccione ha scritto:
Personalmente credo che queste prove ed esperimenti siano giustificate.. la ricerca funziona così (anche quella amatoriale), per ogni dieci esperimenti ci son nove esiti negativi, è proprio grazie agli esperimenti con esiti negativi (non fallimenti) che si può "raddrizzare il tiro" e progredire ulteriormente.. ;)

...E fin qui nulla in contrario! L'evoluzione è necessaria, gli esperimenti pure (per chi può permetterseli) gli esiti negativi e/o fallimenti fanno parte del gioco.
Il problema sorge quando "uno" ha dei riscontri positivi (magari "a causa" di tutt'altra cosa che ha fatto e che non ha manco considerato...) e si sente in dovere di diventare novello messia della pratica, facendo proseliti (e danni).
IlGruccione ha scritto:
proprio oggi in argentina ho amici che a loro volta stanno cercando di portare avanti l apicoltura di quei posti, e così come anche da altre parti (galles, svezia, germania, cina, per citarne alcuni..)

Io sono abbastanza convinto che ciò che funziona in un posto difficilmente funziona da tutt'altra parte.
Ciò che viene spesso definito come "tratto vsh" funziona in un posto ma NON a 5 km di distanza. Vedo gente che vende regine vsh, facendosele pagare bene, ma che poi non soddisfano le aspettative.
Perchè magari dove "funzionano" c'è un microclima sfavorevole alla varroa, o un tipo leggermente diverso di ape, o una propoli particolare, o ossalico naturale... sto inventando ipotesi eh...
IlGruccione ha scritto:
lasciare il tutto solo al comparto "scientifico" sarebbe assurdo

Il reparto scientifico ha la tendenza a verificare e a replicare gli eventuali riscontri positivi (o negativi) appunto con una pratica scientifica, che valuta molti più fattori e dispone di strumenti di analisi. Mentre l'apicoltore sperimentatore, se pure arriva ad un risultato positivo, è capace di determinare la reale causa del risultato stesso? O tira ad indovinare? Sarebbe logico aspettarsi che le due "fazioni" vadano a braccetto nella sperimentazione per raggiungere un risultato che sia possibile replicare.

Ripeto, io non sono contrario alla sperimentazione, ben venga! Ma sono particolarmente contrario a "santoni" vari che spacciano tecniche (che magari a loro funzionano pure...) senza avere riscontri dimostrabili e replicabili.


16/01/2021, 13:57
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