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Miglioramento genetico per la resistenza alla varroa 
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Maddmax1 ha scritto:
Le perdite che si trovano usando Google Italia sono anche quelle degli apicoltori italiani i quali -in media- hanno perdite uguali a quelle dei loro colleghi in tutto il mondo.


Il succo del discorso sta proprio qui, la variabile che agisce sulla media in questione non è l'annata, o la località ma l'apicoltore con le sue tecniche apistiche (e in particolare quelle di controllo delle malattie).
Io abbasso la media e non faccio mistero delle tecniche che uso e se ci tieni nemmeno della località (Bologna),sebbene non penso sia rilevante.

@rischio
Alois Wallner è una vecchia conoscenza...
A parte che diffido sempre dei sensazionalismi dei venditori, non mi capacito di come le api riescano a mozzare le gambe alle varroe che sono attaccate alle api con le stesse ranicchiate sotto lo scudo dorsale.
Detto ciò, sto rilevando nelle mie famiglie quantità estremamente diverse di varroa nonostante i due trattamenti annuali.
Il mio proposito è quello di mandare avanti solo quelle che presentano livelli di infestazione bassi (a parità di tecniche e storia dell'alveare si intende!).
Se ti piace la selezione ti consiglio un approccio di questo tipo, ti permette di sondare le possibilità della teoria, senza spendere centinaia di euro in sciami nuovi di zecca.


12/08/2013, 17:05
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@rischio

Ci sarebbe anche l'italianissimo Giuliano Stracci...


12/08/2013, 17:43
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C'e' piu' di un modo per fare le cose nella maniera giusta. L' importante e' che l' apicoltura ritorni nel solco della biologia anziche' essere dirottato in quello della chimica.
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12/08/2013, 19:24
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humblebee ha scritto:
@rischio
Alois Wallner è una vecchia conoscenza...
A parte che diffido sempre dei sensazionalismi dei venditori, non mi capacito di come le api riescano a mozzare le gambe alle varroe che sono attaccate alle api con le stesse ranicchiate sotto lo scudo dorsale.


Anche il sono tendenzialmente scettico, motivo per cui mi chiedevo se qualcuno lo avesse provato. La teoria non mi sembra assurda, è possibile che le api attacchìno le varroe dopo aver estratto le pupe dalle celle oppure che si spulcino a vicenda, mah.


12/08/2013, 19:42
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Sia il comportamento igienico (l‘ estrazione delle larve) che la rimozione delle varroe foretiche (grooming) sono fenomeni ampiamente documentati, non solo nella letteratura scientifica e specializzata ma anche su … YouTube. Si puo’ discutere sul loro potenziale nella toleranza e della capacita’ di incrementarli e/o stabilizzarli nello stesso background genetico, ma non capisco come si possa mettere in dubbio la loro esistenza.
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12/08/2013, 20:24
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Ma io non metto in dubbio i fenomeni da te citati, metto in dubbio la foto sul sito come prova dell'efficacia delle sue regine!
Mi sa tanto di "dash smacchia di più"!
Se non credessi nella tolleranza non suggerirei (e non mi proporrei di farlo io stesso) di togliere dalla selezione le famiglie che accumulano grandi quantità di varroa.


12/08/2013, 21:00
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Eliminare, intendi proprio far fuori il ceppo?
E se quella famiglia ha "fattori genetici" da riprodurre?
Fai finta di nulla e vai avanti?

Chiedo perchè mi interessa.
Vorrei capire come comportarmi.
Nella fattispecie, ho 4 figlie di una regina che non ha pregi. Se non il fatto di covare parecchio.
Elimino tutt'e 5 oppure lascio 1 sola regina di quella famiglia?
Magari i fuchi potrebbero fare la loro parte.


13/08/2013, 15:21
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Secondo me covare moltissimo è un gran pregio, tante api significano almeno 3 cose (oltre a tanta varroa):
- possibilità di fare sciami
- possibilità di fare miele
- contrasto di alcune patologie per l'enorme turnover di operaie (vedi N. ceranae).
Non sottovaluterei questi fattori.

Riguardo all'iniziativa che vorrei portare avanti dall'anno prossimo sono ancora parecchio indeciso.
Ho idea che alcune famiglie limitino la crescita esplosiva di varroa, devo però essere sicuro che questo non contrasti con la prolificità perchè è ovvio che meno covata = meno varroa (a parità di altri fattori).


13/08/2013, 16:38
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La linea che vuoi adottare sarebbe praticabile con un monitoraggio costante della carica di varroa.
In più, il tutto andrebbe messo in rapporto con i telai di covata.

Penso che fare questo passo sarebbe già tanto.
Il problema è una misura oggettiva del tutto. E altro problema, le figlie potrebbero non mantenere il carattere.


13/08/2013, 17:21
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Segare i ceppi marci e’ la base della selezione. Che cosa si intende per “marci” e’ una questione soggettiva e dipende dal peso che si attribuisce ai singoli parametri ed al loro complesso. Per me ed in questo momento storico la tolleranza alla varroa e’ di gran lunga il fattore ponderalmente piu’ importante, tuttavia anche i discorsi di Marvel e HB hanno senso. Si potrebbe anche procedere in due direzioni contemporaneamente (come avevamo fatto io ed il mio socio a suo tempo). L’ apiario viene diviso in due.
-Da una parte si tiene il calderone della diversita’ genetica (all’ interno della ligustica o con gli ibridi … se n’e’ gia’ discusso altrove) installato in mini o micro-nuclei, niente trattamenti, niente nutrizione, vivi o crepa. Alla fine della stagione si puo' decidere di riunire i nuclei interessanti.
-Dall’ altro si tengono le famiglie piu’ produttive, si gestiscono in maniera meno radicale e si cerca di mantenere un controllo piu’ stretto sulla genetica.
In una seconda fase si procede all’ incorporamento del materiale genetico del primo gruppo nel secondo.
Certamente questo tipo di approccio, se i due gruppi non sono tenuti fisicamente separati, comporta il problema della deriva delle varroe e del flusso di geni tra popolazioni non omogenee.
Maddmax

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13/08/2013, 17:21
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