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Apicoltori dilettanti e non, sempre e comunque incompetenti
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Gandalf
Iscritto il: 14/05/2010, 10:08 Messaggi: 568 Località: Rignano sull'Arno (FI)
Formazione: Laurea Informatica
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dariowolf ha scritto: Un'osservazione sul corso: nonostante si sia svolto in una piccola citta' (Asti) ci saranno state almeno 40 persone, e pochissime (4-5) hanno confessato di avere gia' le api: 40 nuovi apicultori principianti (o aspiranti tali) mi paiono un segnale incoraggiante per il settore. ninno ha scritto: ....a mio parere, non è un messaggio incoraggiante.... Tanto ha torto dariowolf quanto ha ragione ninno. Molti si avvicinano al mondo delle api cercando di fare gli apicoltori provetti perchè hanno sentito dire o credono oppure hanno letto da qualche parte che "tanto basta mettere le api lì, non gli devi fare niente, fanno tutto da sole". IDIOTI!!!!Ho preso il mio primo sciame da un'apicoltore in Casentino, e quando me lo dette, rimasi li a chiaccherare con lui di diversi argomenti, tra i quali come travasarle, ecc, ecc. Mi disse che era davvero contento di vendere uno sciame a qualcuno che si interessava sul serio e che si era informato prima di prenderle. Molti di quelli che lo contattavano non ne sapevano niente di api, ma lui facendolo di lavoro, gli vendeva lo stesso gli sciami cercando di spiegare come fare e che soprattutto che dovevano informarsi. Mi raccontava anche che uno, a cui gli aveva venduto due sciami qualche mese prima, gliene aveva chiesto un'altro e alla domanda che gli fece "Ma come stanno le api che ti ho venduto?" il cliente aveva risposto "Stanno bene!! Sono andato a vederle dal davanti, c'erano api che entravano e api che uscivano". L'anno dopo ne presi un'altro si sciami sempre da lui, gli chiesi che fine aveva fatto quel tizio e mi disse che la settimana prima gli aveva chiesto altri tre sciami perchè quelli dell'anno scorso gli erano morti!!" Questa è una delle realtà dell'apicoltura oggi. Incompetenti che cercano di impriovvisare un "lavoro", e chi lo fa per guadagnare smette nell'arco di pochi anni perchè alcuni credono di farlo come secondo lavoro, altri per camparci facendo poco o niente. Ripeto: IDIOTI!!!!Non sono da meno quelli apicoltori "vecchio stampo" oppure quelli che dicono "mio babbo (zio, fratello, cugino, parente, metteteci chi vi pare) mi ha insegnato tutto, so io come fare!!" e poi quando gli chiedi come stanno le sue api ti risponde "Sai, mi sono morte, l'anno scorso è stata una stagione anomala, ha fatto molto piu' caldo del solito anche in autunno e inverno, le mie api hanno lavorato troppo, si sono stancate troppo e sono morte!!" Oppure l'apicoltore al quale ho comprato due arnie usate, col fondo fisso, senza cassettino antivarroa, al quale gli faccio la domanda "Quante ne avevi? Ti sono morte di varroa?" e lui risponde "Ne avevo più di 40, mi sono morte per colpa dei pesticidi, la varroa non l'avevano!!". Gli sono morte 7 anni fa. Le aveva in un bosco dove il campo coltivato (non trattato) più vicino è a non meno di 20Km Dopo questa affermazione ho modificato l'arnia, ho messo la rete ed il cassetto antivaroa, l'ho disinfestata e...non ho più preso arnie da lui La goccia che mi ha fatto scrivere questo argomento però, nonostante la mia tracotanza a continuare a scrivere su questo forum per diversi motivi sono state due mail che ho letto e che riporto senza nessun riferimento. Se questa gente facesse così con cani, gatti, canarini o pappagalli o qualsiasi altro animale, verrebbe denunciato su due piedi. EMail #1:"Io ho solo 4 arnie, anzi ne avevo solo 4 e mi sono morte tutte, credo anch'io a causa della Varroa, visto che scorte ne avevano. Sono cose che ti fanno cadere le braccia e piangere il cuore, quando lo fai come hobby e vorresti solo il bene delle tue api."EMail #2:"Premetto che sono apicoltore da pochi anni e quindi non ho molta esperienza. Negli anni passati ho sempre eseguito trattamento tampone con apilefevar contro la varroa nel mese di agosto senza aver mai avuto problemi di moria di api che sono rimaste costanti nel tempo (tra le 40-50) Quest'anno invece ho provveduto ad eseguire trattamento tampone con acido ossalico gocciolato nel mese di agosto 2012 previo blocco covata alla mie 40 arnie. A settembre mi ritrovavo con una diecina di arnie in meno. A gennaio ho ripetuto il trattamento con ossalico gocciolato e nutrite tutte con candito, rilevando in contemporanea ulteriori perdite di un'altra diecina di arnie. Questa mattina controllando sotto la neve ho rilevato ulteriore perdita di una quindicina di arnie per un saldo complessivo di 6 sole arnie rimastemi. Ho il dubbio che la causa della carneficina sia proprio il trattamento con ossalico dal momento che non ho mai avuto di questi problemi negli anni passati."Meditate soprattutto su quest'ultima mail, sei un principiante e parti con 40-50 arnie?!!? E' un suicidio...anzi omicidio di api!!!! Saluti a chi se li merita. Fernando
_________________ Fernando Caivano Skype: f.caivano
Dalle Terre Selvagge agli occidentali lidi, Dai deserti del Nord ai colli verdeggianti, Nel covo del drago e nei nascosti nidi Egli camminò a lungo nei boschi ombreggianti. Lament for Gandalf
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20/02/2012, 17:15 |
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nicolsp
Iscritto il: 18/11/2010, 19:37 Messaggi: 2627 Località: la spezia
Formazione: diploma superiore
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Ciao, in quanto dici c'è molto di vero, anzi moltissimo . L'unica consolazione forse è quella che qualc'uno si salva. Questo capita in tutti i settori , forse è la nostra era fatta di corse e rincorse, tutto mirato a raggiungere lo scopo di partenza. Lla tragedia è che dopo un pò si è convinti di averlo raggiunto ed essere i primi della classe . Ti faccio un esempio che ho vissuto e vivo quasi quotidianamente. Io sono appassionato di vela di altura , bene vedo gente che fa un corso di una settimana, dopo di che li sento parlarte (cianciare) con termini tecnici da lasciare a bocca aperta gente che va per mare da decenni. Ebbene sono quelli che bene che vada vengono tratti in salvo dalle Capitanerie di Porto, quando non trovano addirittura il sistema di annegare. nicol
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20/02/2012, 17:40 |
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Maddmax1
Iscritto il: 26/11/2011, 18:47 Messaggi: 1945 Località: SouthWest Montana
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Tra il lasciare le api al proprio destino e fare 20 trattamenti di acido osssalico in tre mesi in presenza di covata e con diminuzione dei numeri di caduta =0 c'e' una differenza. Maddmax
_________________ Termopili 480 AC Poitiers AD 732 Vienna AD 1683
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20/02/2012, 19:08 |
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nicolsp
Iscritto il: 18/11/2010, 19:37 Messaggi: 2627 Località: la spezia
Formazione: diploma superiore
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Maddmax1 ha scritto: Tra il lasciare le api al proprio destino e fare 20 trattamenti di acido osssalico in tre mesi in presenza di covata e con diminuzione dei numeri di caduta =0 c'e' una differenza. Maddmax Ciao, mi permetti di fare una precisazione Lasciare le api al proprio destino vuol dire MORTE. Fare 20 trattamenti che sia Morte è ancora tutto da dimostrare. nicol
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20/02/2012, 19:32 |
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ninno
Iscritto il: 17/04/2010, 20:01 Messaggi: 2236
Formazione: perito industriale
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Evviva, il grande Gandalf è tornato. Metti da parte l' incaz....ra e andiamo avanti.
Con i miei primi interventi cercavo sempre di rispondere a tutti quelli che volevano avvicinarsi al mondo delle api mettendo in risalto e anche ingrandendo le difficoltà di questa attività per fare in modo da fare rimanere solo quelli fortemente motivati ma ho notato che non ero apprezzato per questo tentativo di scoraggiare quelli che pensano solo ai soldi e ho lasciato fare.
Nella mia città e spero che sia solo un nostro fenomeno molti giovani, senza occupazione, spendono tutti i soldi che i famigliari hanno accumulato in tanti anni per aprire una attività e chiudono nel giro di 2 anni accollando un ulteriore debito alla famiglia.
Non sono sfavorevole ad aprire una attività ma occorre molta competenza, capire cosa vuole il mercato ed accertarsi che ci sia il cliente. Ma di questi tempi e per i prossimi anni dove stà il cliente?, i giovani non hanno lavoro e le scorte degli anziani andranno al governo per ripianare debiti fatti da altri e poi cosa vendere (vuol dire anche produrre) se abbiamo tappezzato le strade di auto e riempito le casi di tutti i beni possibili?. Ninno
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20/02/2012, 19:53 |
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Gandalf
Iscritto il: 14/05/2010, 10:08 Messaggi: 568 Località: Rignano sull'Arno (FI)
Formazione: Laurea Informatica
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Maddmax1 ha scritto: Tra il lasciare le api al proprio destino e fare 20 trattamenti di acido osssalico in tre mesi in presenza di covata e con diminuzione dei numeri di caduta =0 c'e' una differenza. Maddmax Ti chiedo solo una cortesia: SMETTI DI RINSPONDERE AI MIEI POST.nicolsp ha scritto: Fare 20 trattamenti che sia Morte è ancora tutto da dimostrare.nicol I fatti, per quanto mi riguardano, dimostrano il contrario. 14 arnie all'invernamento. 14 arnie adesso, e sembra stiano tutte bene. Perdite: 0 Come ho già scritto: Fatti!!!! Saluti
_________________ Fernando Caivano Skype: f.caivano
Dalle Terre Selvagge agli occidentali lidi, Dai deserti del Nord ai colli verdeggianti, Nel covo del drago e nei nascosti nidi Egli camminò a lungo nei boschi ombreggianti. Lament for Gandalf
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20/02/2012, 20:14 |
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nicolsp
Iscritto il: 18/11/2010, 19:37 Messaggi: 2627 Località: la spezia
Formazione: diploma superiore
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Ciao, dai smettiamo di fare i galletti a proposito ho cliccato su c@ç/..ioni! ma non è venuto fuori niente prendiamola in ridere , credetemi ci sono nella vita delle cose molto più serie , su cui ci sarebbe veramente da in...rsi, delle battute fatte su questo forum. nicol
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20/02/2012, 20:33 |
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barlettasso
Iscritto il: 12/10/2010, 12:00 Messaggi: 34 Località: Torino
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ciao,
scusate se mi intrometto.
Non sono un professionista, ho seguito qualche corso e studiato numerosi libri e chiedo sempre consigli. Riguardo ai neo apicoltori che frequentano un corso e si credono già professionisti, io penso che le responsabilità, talvolta, siano da accreditare a chi fa i corsi di apicoltura. Troppo spesso si snobba la parte relativa alla biologia delle api che a mio avviso è la più importante. Dovrebbe occupare più del 50% del corso. E invece... Quando ho frequentato il corso presso l'ass. Agripiemonte a Torino, sentivo gli insegnanti stessi che reputavano la biologia un tema noioso ma necessario. E' un approccio sbagliato. E' lì che si fanno danni. La tecnica dell'apicoltura vien da se qualora si conoscono bene le api. Io penso che prima di parlare di apicoltura nel senso pratico, si debbano conoscere a menadito le api: come comunicano, cosa è il superorganismo. Il fatto che più m'impressiona è che in facebook o in forum o altrove il libro più consigliato è il Contessi. Io sostengo che il Contessi è un libro molto completo ma per niente stimola la curiosità su come vive questo bene amato insetto. In pratica, ci sono dei libri che prima del Contessi o del Pistoia vanno letti proprio per trasmettere la passione verso le api e non l'apicoltura. Insomma, nessuno che consiglia "il ronzio delle api" oppure " il linguaggio delle api" o "la mente dell'ape" "il superorganismo" o meglio ancora per conoscere l'attualità "La scomparsa delle api". In pratica se non sono gli insegnanti a trasmettere la passione come si fa a pretendere che i neo apicoltori siano competenti e capaci? E' lo stesso discorso della scuola italiana... siamo lì. Da insegnanti incompetenti si ottengono alunni incompetenti tranne per qualche genio di turno. Pensate, io al liceo ho avuto una professoressa che insegnava latino, la cosa buffa è che qualche anno prima insegnava nelle media come insegnante di educazione fisica. Non vi dico come veniva trattata dagli alunni...
Spero di non aver messo troppa carne al fuoco.
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20/02/2012, 22:17 |
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Obombo
Sez. Api
Iscritto il: 07/04/2010, 20:30 Messaggi: 3917 Località: Cisterna di Latina
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Dirò anch’io la mia. Avrei voluto farlo all’epoca ma per mancanza di tempo non ci sono riuscito. Secondo me hanno ragione sia Dariowolf che Ninno, ossia, la verità sta nel mezzo, come dice il Buddha . Sicuramente è positivo che tanta gente è interessata all’apicoltura. Sarà sicuramente un sintomo della crisi ma in molti casi è anche un rinnovato interesse per la natura, l’autoproduzione, il ritorno alle origini e la fuga dalle città e dallo stress quotidiano. Certo, ha ragione Ninno, molti i chiamati pochi gli eletti, ci sarà una selezione naturale degli aspiranti apicoltori dovuta alla pressione selettiva di quest’attività per niente facile o paragonabile a qualsiasi altro tipo di allevamento, ma più sarà larga la base, più sarà affollata la cima. Il rovescio della medaglia è che non ci sarà anche una selezione naturale di api resistenti agli apicoltori. D'altronde, è anche difficile far desistere qualcuno che si è messo in testa che sotto, sotto, c’è l’affare, come si potrà vedere andando a leggere le vecchie discussioni. Mi ricordo di qualcuno che voleva partire con cinquanta alveari senza aver mai visto un’ape da vicino. Purtroppo, non è più tornato per raccontarci com’è andata a finire. Una considerazione approposito del problema sollevato da Barlettasso. Non so come funzionino i corsi di apicoltura ma presumo che diano la precedenza alle nozioni strettamente necessarie al futuro apicoltore per superare il primo anno, durante il quale dovrà anche continuare lo studio per conto suo, facilitato anche dalla possibilità di avere un riscontro pratico. E’ senz’altro vero che molti saltano a piè pari quella parte dei manuali di apicoltura che tratta l’anatomia del’ape, perché la più noiosa, ma è altrettanto vero che ci sono molte nozioni che non servono all’apicoltore dilettante, e non solo. Chiedete a qualche apicoltore quanti occhi ha un’ape e nella maggior parte dei casi riceverete come risposta “due” ma ciò non toglie che si possa trattare anche di gente che pratica l’apicoltura per mestiere e anche con ottimi risultati. Per quanto riguarda il libro di Contessi, è il più completo tra quelli nuovi, o meglio dire tra quelli aggiornati di recente, ma questo non vuol dire che non sia noioso. Il tono è più da professore che da maestro. Ciò nonostante, rimane un ottimo manuale. Da questo punto di vista è molto meglio “L’ape e l’arnia”, specialmente la prima parte, ma pur rimanendo un buon libro di apicoltura, come manuale è un po’ datato, purtroppo.
_________________ http://www.agraria.org/apicoltura.htm - Atlante di Apicoltura
Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello... (Chuck Palahniuk)
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20/02/2012, 23:46 |
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dariowolf
Iscritto il: 27/09/2011, 18:41 Messaggi: 77 Località: Quattordio (AL) 135m slm
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Non e' che la verita' stia per forza nel mezzo (con tutto il rispetto per il Buddha), diciamo che abbiamo detto cose diverse. E poi non mi spiace per niente farmi dare torto da Ninno, anzi condivido quello che dice: il fatto che ci siano tanti aspiranti apicoltori puo' essere dovuto a moda, e sicuramente a crisi. Non necessariamente ad idiozia.
Ribadisco pero' quello che ho detto, cioe' per me e' un buon segno che chi vuole fare l'apicoltore (o pensa di volerlo fare) inizi a fare un corso e non prenda subito 50 alveari.
La prima cosa che ci hanno raccontato al corso e' la biologia dell'ape e del superorganismo alveare; la seconda e' che c'e' da farsi un c**o tanto, col rischio di ricavare poco, per cui se non c'e' la passione, meglio lasciare perdere. Che poi e' la stessa cosa che ho letto qui tante volte.
Riguardo i dilettanti, leggendo i vecchi interventi di questo forum, tanti sono quelli che qualche anno fa si dichiaravano principianti, si sono applicati con passione ed umilta' ed oggi sono esperti. Neanche in apicoltura si nasce imparati :-)
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21/02/2012, 0:36 |
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