Salve a tutti premetto che tempo permettendo sto cercando di leggermi più discussioni possibili di questa sezione, sono una infinità ma davvero interessanti arrivo subito al punto:
Quali sono (se ci sono) gli accorgimenti per mantenere un apiario stanziale in montagna? si parla di almeno 1000 metri sul livello del mare, salvo l'altitudine credo sia un buon posto, esposizione a sud-est, buona protezione dal venti dominanti specialmente da nord e da ovest, presenza di approvvigionamento idrico molto vicino all'apiario, fioriture di castagno (predominante) timo e trifoglio (si contendono i prati) più fioriture scalari di varie erbe qua e la. La locazione sarebbe a pochi metri dal margine del bosco ma dentro di esso e temo l'umidità invernale anche se sono tutti alberi spoglianti ed essendo molto vecchi e a fustaia sono piuttosto radi, ma il sole a dicembre è talmente basso che diretto c'è solo dall'alba alle 13 (al solstizio).
Per adesso ho 4 arnie di cui 3 da nomadismo (con portichetto) e 1 kubic senza neanche il predellino, dovrei comprarne direttamente nuove (qual'è meglio per le zone dove nevica con o senza portichetto?) e magari cercarle più spesse anzichè di queste standard da 2 cm? Usare i diaframmi ha senso? magari da entrambi i lati, comporta qualche problema? Un rivestimento esterno in polistirolo come una sorta di coibentazione per le pareti verticali aiuterebbe o farebbe più danno che altro? (penso sempre all'umidità)
Certo parlare di invernamento ad agosto fa ridere ma non avendo esperienze di apicoltura a 1000 metri mi prendo tutto il tempo per capire come fare. Grazie per eventuali risposte!
Se si parla di api in montagna, io ... ne so qualcosa le mie api sono a 1500 metri, stanno 5-6 mesi all' anno sotto la neve e vanno a 30 sotto zero. Innanzitutto parlare di invernamento in agosto e' proprio quello che devi fare. In secondo luogo evita la coibentazione come la peste (per le ragioni che tu stesso hai spiegato). Io metto delle piccole zeppe per creare l' effetto camino: le api non vengono uccise dal freddo (infatti sopravvivono anche in Alaska) ma dall' umidita'. Per me l' arnia migliore e' la Langstroth media con nido e melario di uguali dimensioni: non esiste NIENTE di cosi' flessibile in termini di tecniche apistiche. Portichetto e predellino alle api non servono: piacciono agli apicoltori perche' danno quell' impressione di casina nel verde. Se dalle tue parti nevica molto o l' erba cresce molto ti consiglio di avere l' entrata nella parte superiore. I diaframmi vengono sempre utili anche per diminuire il volume che il glomere deve riscaldare ma NON LASCIARE MAI CHE SI CREI CONDENSA. Se possibile, invece che dentro il bosco io le metterei sicuramente al confine. Inoltre, e qui si irriteranno tutti, io non userei la ligustica ma la carnica o meglio ancora la caucasica. Sull' argmento puoi usare il bottone magico rosso in cima alla pagina e vedere le discordanti opinioni. Maddmax
ti ringrazio Maddmax quindi consigli una maggiore areazione, vorrei chiederti però per quale ragione consigli la Langstroth che ha il melario uguale al nido, solo praticità o c'è qualche altra ragione riguardo il periodo invernale?
l'accesso in alto mi intriga non poco, ma non rischia di raffreddare troppo la parte alta dell'interno?
Ghigo, dalla tua domanda mi pare di capire che tu abbia poca esperienza pratica con le tecniche apistiche un po' piu' avanzate, per cui ti consiglio di spendere qualche centinaio di ore a leggerti questo forum nel quale e' contenuta un quantita' enorme di informazioni a volte discordanti ma molto utili. Se fai una proiezione mentale di tutte le occasioni in cui sei limitato dal fatto che nella Dadant da nomadismo i favi di nido e melario non sono uguali ti renderai conto dell' enorme utilita' della Langstroth media. Chiamata a melario, avere la covata sopra il melario, le divisioni asimmetriche, allevamento regine ... la lista e' lunghissima. In montagna la Langstroth media e' ancora piu' utile perche' avrai necessita' di avere un nido "piccolo" a causa delle inevitabili contrazioni della famiglia. Con il nido ridotto una regina tosta puo' guidare una famiglia in un doppio nido (un nido sopra un altro) senza problemi. I materiali di riserva hanno tutti la stessa dimensione e non devi avere due set con dimensioni diverse. Le carniche e le caucasiche contraggono immediatamente la covata durante i periodi di magra mente la ligustica, selezionata per climi piu' miti, tende a non smettera mai di espandersi. Nella nostra concezione antropomorfica omeotermica dell' universo tendiamo a considerare il freddo come il fattore piu severo mentre le colonie con il glomere hanno altre esigenze. Il glomere resta caldo tramite le contrazioni muscolari che producono quantita' di vapore acqueo che, se intrappolato, condensa e ricade. Il vapore gelido che bagna il glomere, e non il freddo, UCCIDE le api. Non so che montagna sia la tua, ma tieni presente che le tue api avranno bisogno del doppio delle scorte he userebbero in pianura. In questo senso avere razze che svernano con un glomere piccolo, ma crescono esplosivamente in primavera, aiuta. Maddmax
I mille metri di altezza per le api non sono un problema. Se sei circondato da castagni ho i miei dubbi che la località sia a 1000 metri . Controlla bene . ciao nicol
@Maddmax: ancora grazie per i preziosi consigli, si è da poco che ho iniziato, praticamente due anni, (e me la prendo comoda), sto leggendo e ri-leggendo puntualmentei libri di Celli, Pistoia e Contessi (oddio un paio sono probabilmentre troppo datati!) oltre ad un paio di manuali in inglese e a spulciare questo forum che come hai già scritto effettivamente è ricco di consigli e dritte anche se spesso nascoste tra le righe delle discussioni. la Langstroth non sembra difficile come pensavo da reperire, il problema forse rimangono sempre gli spessori un pò scarsini (ma sempre meglio di quelle che ho ora!)
Riguardo a condensa e necessità del glomere avevo trovato anche delle immagini molto esplicative delle termiche e dell'UR che si generano all'interno dell'arnia che dipendono dalla T ed umidità assoluta estarna e della disposizione del glomere all'interno, annesse c'erano anche le foto con camera termica per rilevare le zone fredde (rischio di condensa) e quelle più calde del glomere, quello che intendevo riguardo l'ingresso alto (e giustamente non centrale) è che ok favorisce l'uscita delle api per andare a farla fuori anzichè dentro l'arnia, agevolando l'igiene dato che le priorità delle api in quel momento sono altre, ma sono le correnti interne dell'aria che mi creano qualche dubbio, poi sicuramente dovrei analizzare meglio la situazione e riguardo gli spostamenti d'aria interni all'arnia sui manuali non ho trovato nulla.
Spero di non andare OT ma ho trovato qua discussioni sull'arnia a produzione rapida (non che mi interessi in se la produzione rapida) ma l'essere costituita solo da melari non potrebbe agevolare le api nel riscaldare l'arnia, più della Langstroth che è comunque un volume maggiore? cavolata?
@nicolsp: da rilievi topografici si va da 1004 ad un massimo di 1071 m s.l.m. castagneto a fustaia (da frutto) e qualche sorbo degli uccellatori, poco sopra inizia la faggeta fino al crinale ,non sono un agronomo, non so dirti se è una roba normale o no, di sicuro ci sono sempre stati
Ad ogni modo ho reperito 2 langstroth, molto interessante il fondo di queste arnie! con l'ingresso costituito da un piccolo piano sfalzato che una volta dentro l'arnia crea un gradino per salire sul fondo vero e proprio, probabilmente è per evitare l'ignresso di acqua, schizzi di pioggia etc..
Riguardo invece l'ingresso in alto, è meglio per la neve e agevola l'uscita a fine inverno... ma come fanno per pulire il fondo?
Beh, ci sono diversi modi di avere l' entrata in alto, e alcuni sono piu' efficienti di altri. L' importante e' che non facciano entrare acqua e che permettano la ventilazione (ma non eccessiva) in inverno. Per il resto tieni presente che in fase di progettazione dell' apiario l' errore peggiore in assoluto e' quello di avere materiali diversi non compatibili tra di loro. Evitalo a tutti i costi. Secondo me ci sono 4 tipi di arnie: 1) La Langstroth (secondo me la migliore perche' nel formato medio e' la piu' flessibile. QUella a 8 telaini a formato medio e' eccellente anche per il nomadismo) 2) la Dadant (che e' stata disegnata a misura sulla ligustica ai tempi in cui non c'erano ne' la varroa ne' la CCD. Oggi e' un debito) 3) La Perone che si basa sul concetto delle geometrie sacre 4) La top bar
Maddmax1 ha scritto:Beh, ci sono diversi modi di avere l' entrata in alto, e alcuni sono piu' efficienti di altri. L' importante e' che non facciano entrare acqua e che permettano la ventilazione (ma non eccessiva) in inverno. Per il resto tieni presente che in fase di progettazione dell' apiario l' errore peggiore in assoluto e' quello di avere materiali diversi non compatibili tra di loro. Evitalo a tutti i costi.
ti ringrazio moltissimo! magari quest'inverno faccio un tentativo per fare l'entrata in alto su una vecchia arnia per tastare con mano gli accorgimenti da tenere di conto
Per quanto riguardo la pulizia che compiono le api sul fondo, come fanno a togliere dall'arnia eventuali residui o api morte se l'entrata è in alto?
Le api morte vengono rimosse dall' entrata superiore. Con l' entrata in alto c'e' anche il vantaggio che le api morte in inverno non rischiano di bloccare l' entrata ristretta dalle griglie. Inoltre l' entrata superiore permette alle api di non essere aggredite da puzzole, tassi ... Gli apiarii in montagna hanno problemi diversi da quelli di pianura. Maddmax