romeoadriatico ha scritto:
La tutela dei genotipi e' un'operazione doverosa e necessaria per avere del materiale genetico di riferimento . Qui e' giusto investire soldi pubblici perche' in linea generale gli ibridi hanno dei vantaggi rispetto alle razze pure e gli apicoltori li preferiscono facendo cosi' sparire le razze autoctone. Creare degli areali protetti e' piu'che giusto ma soprattutto in sicilia e' gratis perche' avete le isole che hanno svolto proprio questa funzione.
Dei buoni propositi, certo, ma servono soltanto a mettersi n pace la coscienza, tipo: questa è la soluzione, qualcuno dovrebbe metterla in pratica. Solo che quel "qualcuno" non esiste. Non ho notizie di apicoltori o associazioni e tanto meno istituzioni che abbiano speso un solo euro per la creazione di areali protetti o che abbiano l'intenzione di farlo in futuro. Purtroppo, tutti noi dovremo essere responsabili e fare l'impossibile per tutelare la nostra ape - "nostra" intesa come ecotipo - e la biodiversità in genere, e dico purtroppo perché si tratta di noi apicoltori, la stessa categoria che ha fatto a gara per portarsi a casa la varroa, sempre a caccia dell'affare migliore, incuranti delle conseguenze. Conseguenze che si sono viste in breve tempo nel caso della varroa ma avranno bisogno di tempi più lunghi per manifestarsi nel caso dell'erosione genetica, quindi c'è anche molto disinteresse per l'argomento.
C'è, invece, molto più interesse per la ricerca dell'ape d'oro che viene di volta in volta individuata in questa o quell'altra razza, mai però quella dei propri alveari, con situazioni che rasentano un imbarazzante paradosso. L'anno scorso, credo, per qualche mese di seguito L'Abeille de France ha pubblicato questo annuncio, cito a memoria: "buttate via il vostro affumicatore e la vostra maschera, preparate lo smielatore e i maturatori, vendiamo regine di Apis mellifera carpatica, allevate.... testate... etc." insomma, reggine provenienti dalla Romania. Nel mentre, in Romania importano qualsiasi altra razza che non sia quella autoctona: carnica, ligustica, buckfast, caucasica... qualsiasi cosa purché non sia la carpatica, sempre che esista questa razza, o che sia mai esistita, perché, evidentemente, a loro fa schifo, mentre per i francesi, cioè, per quelli che la vendono e per i boccaloni che la comprano, è meglio de la loro, che, oltretutto, è quasi estinta. Ovviamente, il fatto che l'ape nera sia quasi estinta in Francia non impedisce a "seri" allevatori di venderla "allevata in purezza", il più delle volte insieme ad altre due o tre razze, anch'esse "allevate in purezza", cosa che fa sorgere qualche dubbio ma non in Liguria, per esempio, dove l'ape nera spopola.
E visto che parliamo di riviste, anche un'importante rivista italiana ha proposto per qualche numero un'inserzione pubblicitaria che proponeva regine buckfast. Dalla Danimarca. Qualche chilometro e qualche grado di differenza, che voi che sia. La pubblicità e stata sospesa, spero in seguito alle lettere di protesta ricevute. E' stata sostituita da un articolo che tesse le lodi di questo ibrido su quattro pagine. Con tanto di testimonial in bikini.
Bene. Dove a portato questo gran movimento di api a livello mondiale, tolte le malattie, i parassiti sparsi in giro per il mondo e l'inquinamento genetico? Produzioni da capogiro? Resistenza alle malattie o alla varroa? Non ne ho notizie. Qualcuno ha trovato l'ape d'oro? Si. Quelli che la vendono.
Conosco apicoltori dell'Agro Pontino che considerano la Psilla un dono del cielo, perché, nonostante la perdita del raccolto, ha portato un visibile miglioramento della genetica delle loro api dovuto all'assenza dei nomadisti negli ultimi anni.