Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68654 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Problemi e soluzioni strategiche: il ruolo del Mipaaf Nel quadro delle produzioni zootecniche il settore suinicolo rappresenta uno dei più importanti comparti di produzione del “made in Italy” e gli scenari negativi che incombono da tempo sulla filiera rischiano di far collassare il comparto con la conseguente sostituzione dei prodotti italiani con prodotti finiti di importazione e con una perdita di valore per l’intero patrimonio agroalimentare nazionale. Per tale motivo il perdurare della crisi di mercato sostenuta dall’aumento dei costi alimentari ed energetici, che negli ultimi mesi ha messo in ginocchio le aziende del settore, ha spinto il Governo e le istituzioni ad intervenire e ad istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un tavolo tecnico della filiera suinicola. Gli incontri tra i rappresentanti del Mipaaf e gli attori della filiera hanno portato alla definizione dei problemi strutturali e congiunturali esistenti e della strategia da attuare per recuperare e creare valore aggiunto per la filiera suinicola. Riconosciuto il tavolo di filiera zootecnico come strumento per la definizione delle strategie pluriennali di sviluppo per l’intero comparto, è stato sottoscritto dapprima un Protocollo d’intesa tra le organizzazioni di settore, alla presenza delle Regioni, e successivamente è stato sviluppato un Piano di Impegni esecutivi articolato in 5 linee di azione per attuare tale strategia. Nel documento le organizzazione di filiera, il Mipaaf e le Regioni prendono atto degli obiettivi da portare a termine per lo sviluppo della filiera, per creare i giusti equilibri tra mercato e produzione, per dare la giusta dimensione e qualificazione del mercato finale e per attivare un canale strategico con la GDO e si impegnano a impiegare le risorse predisposte dalla Finanziaria 2007 e 2008 per i Piani di Settore, che per tutti i comparti mettono a disposizione complessivamente 110 milioni di euro.
Linea 1. MERCATO UNICO NAZIONALE Identificazione di un mercato unico nazionale per la determinazione anticipata delle quotazioni su suini e loro derivati, con regole più trasparenti e condivise di rilevazione ed eventuali declaratorie che si rendano necessarie per la definizione delle quotazioni.
Obiettivi:
- Costituire e sostenere l’attività di una “Commissione unica nazionale” che formuli la determinazione anticipata del prezzo di suini e tagli derivati, con declaratorie separate per i suini DOP. - Basare il lavoro della Commissione unica nazionale partendo dalla corretta valutazione dei prezzi di mercato della settimana precedente, desumibili dalle fonti ufficiali. - Programmare le consegne dei suini secondo calendari prefissati. - Sostenere sperimentazione e diffusione di contratti a prezzo fisso e consegna differita. - Promuovere una sperimentazione “rappresentativa” dell’impiego della Borsa Merci Telematica Italiana (BMTI) quale strumento per la trasparente formazione del prezzo dei suini, da utilizzare anche quale base di riferimento per il lavoro della Commissione unica nazionale.
Linea 2. MODELLO CONDIVISO VALUTAZIONE CARCASSE Applicazione della normativa comunitaria e nazionale relativa alla valutazione della classificazione delle carcasse suine. Tale intervento permetterà di sostenere un rapporto più trasparente tra allevatori e industria di trasformazione, e di incentivare la qualità del prodotto già dalla fase di allevamento.
Obiettivi:
- Introdurre una classificazione delle carcasse suine a livello nazionale, da attuarsi nel più breve tempo possibile e comunque entro il 2010, e nel rispetto della normativa (Reg. CEE 3220/84 e successive modifiche), che determini la tabella comunitaria di classificazione delle carcasse di suino, definisca i criteri di valutazione e il tipo di presentazione delle carcasse alla pesa e consenta di rispettare tutti gli impegni di informazione e comunicazione dei dati (prezzi, quantità, ecc);
- Sostenere la qualità dei suini in base agli standard EUROP e Disciplinari DOP (non si considerano gli aspetti legati alle perdite per raffreddamento);
- Sostenere, assicurando il coinvolgimento e la collaborazione delle imprese associate, la realizzazione di una fase sperimentale “in bianco” con valutazioni ripetute nelle controparti della filiera, per la definitiva predisposizione del protocollo condiviso;
- Realizzare un’indagine, con questionario, sullo stato di attuazione della normativa presso i macelli nazionali, con l’individuazione (tipologia, numero ed entità) degli adeguamenti da realizzare;
- Definire il manuale dei controlli sulla classificazione e il portale per lo scambio telematico dei dati;
- Predisporre un protocollo che disciplini tutte le fasi di pre-macellazione, fino alla classificazione delle carcasse, compreso la trasmissione delle informazioni alla banca dati. Protocollo che sarà da approvare da parte del tavolo di filiera;
- Definizione del manuale dei controlli sulla classificazione, ad uso degli Organismi ad oggi incaricati (IPQ, INEQ, ICQ);
- Aggiornamento costante delle equazioni di stima della percentuale di carne magra per adeguarle alle variazioni che costantemente intervengono nella popolazione suina;
- Predisposizione di idonea documentazione scientifica propedeutica alla richiesta di approvazione di nuovi strumenti di misurazione della carnosità (in particolare, si fa riferimento all’Autofom, all’Image Meater e ad uno strumento manuale per piccoli macelli);
- Utilizzo dei dati raccolti ed archiviati nell’ambito dell’attività di classificazione per tutti gli adempimenti burocratici dei diversi operatori.
Linea 3. VALORIZZAZIONE COMMERCIALE GSP Il Gran Suino Padano DOP (GSP), attualmente approvato in Italia ed in attesa di riconoscimento definitivo comunitario, è la denominazione che punta a valorizzare tutte le carni del tipico suino pesante italiano, ed in particolare si pone l’obiettivo di offrire una valorizzazione commerciale per tutte le carni fresche che non vengono utilizzate nel circuito dei salumi nazionali DOP e IGP. Questa linea di intervento prevede la realizzazione di un piano di promozione e valorizzazione del GSP con interventi di promozione diretta sui punti vendita, accordi con le catene commerciali ed attività di comunicazione diretta al consumatore.
Obiettivi :
- Sviluppare le strategie di promozione del Gran Suino Padano in una prospettiva condivisa da parte di tutta la filiera, coinvolgendo in tale strategia la partecipazione di tutte le imprese associate e produttrici;
- Concordare con la GDO una decisa e attiva partecipazione nel progetto di promozione e comunicazione;
- Dare adeguata attenzione alla qualità del prodotto, con particolare riferimento alla tenerezza della carne, in modo da affermare il Gran Suino Padano sul mercato della carne suina (sia fresca che per l’utilizzo di carne e triti GSP in prodotti elaborati);
- Dedicare estrema attenzione anche alla presentazione del prodotto e alla confezione per rendere identificabile il GSP e comunicare il suo posizionamento di qualità superiore.
Linea 4. SVILUPPO FILIERE ATTRAVERSO PROGRAMMAZIONE DI VOLUMI CORRELATI Per sostenere lo sviluppo delle filiere a denominazione protetta (in particolare Prosciutto di Parma e Prosciutto di San Daniele) occorrono nuovi strumenti adeguati alle condizioni di mercato per consentire una programmazione delle produzioni in relazione ai reali sbocchi di mercato e per assicurare il mantenimento dei livelli qualitativi.
Obiettivi:
- Sviluppare, compatibilmente al quadro attuale della normativa comunitaria e nazionale vigente, interventi per il sostegno della qualità delle filiere DOP attraverso strumenti di programmazione dell’offerta.
- Promuovere lo studio e la definizione di un piano di sviluppo produttivo dei suini magro-leggeri.
- Attivare strumenti atti a rendere possibili i principi introdotti dai Regolamenti CEE n. 1184/2006 e 1234/2007.
Linea 5. ERADICAZIONE EPIDEMIA VESCICOLARE
Attuazione del piano operativo per l’eradicazione dell’epidemia vescicolare che penalizza fortemente l’export verso alcuni importanti Paesi extra UE e blocca la potenzialità di sviluppo. Tali iniziative devono consentire la messa a punto di modelli di intervento che assicurino una gestione efficace qualora si dovessero verificare ulteriori crisi in futuro.
Obiettivi:
- Analizzare l’impatto delle malattie animali e della MVS in particolare sull’economia della filiera suina; - Applicare interventi specifici volti all’eliminazione degli endemismi ancora esistenti sul territorio nazionale e contemplare controlli sierologici sugli animali e carni in ingresso dall’estero, nonché prevedere un monitoraggio sierologico più severo presso gli allevamenti che producono animali da vita; - Regolamentare la gestione degli scarti con la massima restrizione alla movimentazione e offrire garanzie circa la provenienza dei singoli capi tenendo conto delle criticità insite nelle stalle di sosta, impedendo in particolare la reimmissione degli scarti nel ciclo produttivo; - Regolamentare il trasporto degli animali con specifiche deroghe, in particolare per consentire carichi/scarichi multipli per suini da riproduzione provenienti da allevamenti di status sanitario più elevato; - Realizzare uno smaltimento materiale biologico di scarto gestibile su base consortile destinandolo alla produzione di energia.
I numeri della filiera Il comparto suinicolo incide per il 17% sul valore della produzione zootecnica e per circa il 5% su quello dell’agricoltura nel suo complesso, attestandosi ad oltre 2,3 miliardi di euro con circa 130 mila addetti impiegati a tempo pieno. Il patrimonio di suini allevati in Italia nel 2007 ha sfiorato 9,3 milioni di capi, stabilizzandosi sul livello dell’anno precedente. Il settore industriale ha generato un fatturato, comprensivo di carni suine fresche e salumi, superiore a 9 miliardi di euro con un’incidenza sul fatturato totale dell’industria alimentare prossima all’8%. Nel 2007 sono stati avviati alla macellazione circa 13,6 milioni di capi (+1,6% rispetto al 2006), di cui il 15% rappresentato da lattonzoli (+1%) e magroni (-3%) e l’85% da suini pesanti (+2%) destinati all’industria di lavorazione. Poco meno dell’80% di questi ultimi, pari a 9,2 milioni di capi, è stato certificato all’interno del circuito del Prosciutto di Parma e S.Daniele.
PREZZI Nel corso del 2007 i prezzi all’origine per i suini da macellazione ha fatto registrare un trend piuttosto difforme e addirittura in controtendenza rispetto all’andamento sia degli allevamenti, sia del complesso dell’agricoltura. In particolare, per il comparto dei suini destinati al macello si evidenzia un calo di oltre 8 punti percentuali dei prezzi rispetto al 2006, a conferma della crisi ormai strutturale che caratterizza il settore, contro una crescita del 7,5% per l’agricoltura e del 4,6% per gli allevamenti. Sui mercati all’origine, le quotazioni dei suini da macello nell’ultimo quinquennio si sono significativamente ridotte in tutte le principali piazze nazionali. In particolare, nell’ultimo anno, dopo il recupero delle quotazioni verificatosi nel 2006, i listini sono ridiscesi ovunque ai livelli di crisi del 2005, con il suino da macello mediamente quotato a 1,12 €/kg.
CONSUMI Nel corso degli ultimi cinque anni i consumi nazionali di prodotti suini - costituiti da carne per il consumo fresco e salumi - hanno mostrato una lieve crescita attestandosi mediamente a circa 2,3 milioni di tonnellate. Solo nell’ultimo anno si è interrotto l’effetto traino della domanda e si registrano valori negativi sia per la carne fresca che per i salumi (-5,1% e 1,6% in quantità).Tale dinamica è riconducibile a fenomeni sia di carattere strutturale che congiunturale. Il consumo di carne fresca ha subito una lieve perdita, mentre per i salumi c’è stato un incremento del valore degli acquisti delle famiglie nel 2007, determinato dalla spinta al rialzo dei prezzi al dettaglio (+2,3% rispetto al 2006). Per quanto riguarda i flussi in uscita, l’Italia si colloca al secondo posto nel mondo, dopo la Germania, per le esportazioni di carni preparate e salumi con oltre 100 mila tonnellate esportate nel 2007 (+4% rispetto all’anno precedente).
DOP e IGP Nel 2007 l’Italia è il Paese leader in Europa per numero di salumi DOP e IGP (29 salumi tutelati), ed ha confermato la tendenza all’aumento delle esportazioni di salumi superando i valori percentuali dell’anno precedente. Nel periodo di riferimento sono stati spediti oltre confine prodotti per ben 105.900 tonnellate (+4,3%) per un corrispettivo di circa 820 milioni di euro (+6,6%). L’attivo commerciale ha evidenziato un importante miglioramento, passando da 623 a 679 milioni di euro (+8,4%). I suini complessivamente inviati alla macellazione ai fini delle produzioni DOP sono stati oltre 9 milioni, con un incremento del 3,4% sul 2006, cui equivale quello segnato dalle macellazioni operate dai 123 stabilimenti certificati (-3 rispetto al 2006), nel corso delle 10.188 giornate operative registrate nel 2007 (+0.4% sul 2006). Alla fine del 2007 risultavano riconosciuti 1.768 allevamenti con riproduttori (100 in meno rispetto al 2006 : è questo il settore che ha registrato le maggiori contrazioni a livello primario); il 55% dei suini grassi macellati nel 2007 è nato in Lombardia: la regione conferma il suo primato con ben tre province la cui partecipazione alla suinicoltura del circuito è a due cifre : Brescia 17%, Cremona 11% e Mantova 10%. Sono stati identificati non conformi, e come tali esclusi dal sistema, i riproduttori appartenenti a ben 25 diversi tipi genetici, i cui schemi di selezione manifestavano requisiti antitetici e comunque inadeguati rispetto alle prescrizioni dei disciplinari, che richiamano gli obiettivi indicati dal Libro genealogico italiano per il suino pesante e, quindi, i requisiti prescritti per lo stesso Gran Suino Padano. L’andamento delle macellazioni per le DOP ha determinato una offerta di cosce fresche certificate in crescita del 5% su base annua, con l’impiego dell’ 84,4% di tutte quelle disponibili. Le macellazioni si sono concentrate per il 44,2% in Lombardia e per il 37% in Emilia Romagna: il record spetta alla provincia di Mantova (con oltre 2,2 milioni di capi macellati), seguita nell’ordine dalle province di Cremona, Modena e Parma. La domanda di cosce per le DOP ha seguito un andamento positivo rilevante: con i quasi 10 milioni di cosce omologate resta saldamente in testa il distretto di Parma (+7,2%), cui fa eco una serie ininterrotta di valori variamente crescenti, dal San Daniele (+1%), al Modena (+19%), al Veneto (+15%), al Toscano (+0,1% che si conferma come «terzo polo»), al Carpegna ed al Sauris, fino al Culatello di Zibello con un clamoroso +35%. Export in crescita: +6,6% in valore e +4,3 in quantità. Nell’ambito della salumeria i prodotti DOP E IGP italiani costituiscono il gruppo più numeroso, rappresentando più del 33% del patrimonio di prodotti carnei tutelati dall’Unione Europea.
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