Salve a tutti! Ieri mattina, in campagna, ho colto l'occasione per far visita al nuovo maiale appena comprato da mia zia...sorprendentemente, a dispetto di come mi aspettavo che fosse (di solito li compra sui 100-110 kg, di questi tempi), il maiale è ancora piccolo (dicono faccia 77 kg, ma, ad occhio, gliene darei 50 )...alla domanda del "come mai un maiale così piccolo", mia zia mi ha detto che il venditore l'ha rassicurata dicendole che questi sono suini danesi che ingrassano 800 grammi al giorno...credete sia veritiero questo incremento giornaliero, alla luce di un'alimentazione basata su prodotti aziendali vari (favino, mais, orzo, scarti di cucina e dell'orto) somministrati miscelati interi o sfarinati o credete che tali risultati si possano raggiungere solo con un'alimentazione più "spinta" (tipo quelle dei grandi allevamenti intensivi)? Ho fatto due conti e mi sembra un eufemismo trovarsi a fine gennaio/inizi febbraio con un capo di 230-240 kg . A voi esperti la parola .

gli 800 gr. al gg. sono accrescimenti da all. industriale con particolari accorgimenti nella alimentazione, che i suini danesi
raggiungono, ma nel tuo caso a cosa ti serve ? continua la tua solita alimentazione farà qualcosa in più, non occorre
portarlo a quei limiti. saluti

Con quel maiale si "produce" il suino pesante per ottenere promiscuamente carne e salumi per l'intero anno...a parte il maiale di quest'anno (165 kg pulito, quindi direi 200 vivo), i suini macellati negli ultimi quattro/cinque anni andavano dai 194 ai 215 kg puliti (quindi direi dai 230 kg in su di peso vivo)...sarebbe un peccato trovarsi un animale da macellare a 170 kg

ciao max,sugli accrescimenti marco ha ragione,per il tuo timore del peso/carne invece ti dico due cose:
il nostro tecnico che ci segue,segue anche molti altri allevamenti,e in piemonte ha degli ingrassi che allevano solo danesi d'importazione,
dice che sono animali che raggiungono pesi notevoli,ovvio con una giusta alimentazione,mentre un mio amico,che lavora per una nota ditta di prosciutti nazionali,dice che il danese è il più simile all'italiano per i parametri che deve avere una coscia

E' vero che sono suini molto delicati? intendo più delicati degli ibridi da suino pesante...

Dipende sempre dai soliti fattori ambiente, alimentazione, management, biosicurezza, sono certificati aujesky,prrs,circo, rogna free
è un buon inizio,( se hai una ferrari non puoi installare un impianto a metano).
a livello intensivo parlo, molti non hanno tutti i requisiti ma pretendono il massimo con niente , con niente si fa niente.
Le scrofe sono iper prolifiche ma davvero molto delicate , hanno difficoltà a vivere in branco, se poi possiedi razze o incroci diversi insieme è un disastro, in sala parto occorre fare balie per arrivare a svezzarli con il fatto che ne fanno molti, ma molti sono sottopeso
quindi in sp accorgimenti a non finire, e vanno alimentate al top,per avere scrofe svezzate in peso giusto altrimenti con le " magrone"
i calori si fanno desiderare. Qui in italia ho visto allevamenti da 28-30 suinetti/scrofa anno in danimarca 32. ciao alla prossima

Tutto vero Marco,infatti con le danesi si hanno anche più morti in sala parto,
sei stato in danimarca?a me l'hanno detto in ritardo e per rimediare mi hanno portato in una casa genetica che ha una filiale in italia anche,
però mi sono fatto raccontare della danimarca,baliaggi tutti a 14 suinetti,svezzano 12,ambienti particolari fin dalla nascita,esempio,da noi scaldiamo la sala parto,poi lampade,loro sala parto a 19 gradi e la scrofa sta bene,nido chiuso,lampada e tappetino riscaldato!!
a mio parere oltre genetica e ambiente li conta molto la manodopera!!!

Ciao, Cele83, sono stato in danimarca qualche anno fa quando ancora non c'era il "boom" del danese, ed già allora si vedevano i numeri
esaltanti di questi ibridi, è vero la manodopera è molto importante ma io direi meglio il rapporto uomo-animale che nella cultura del nord
europa è diversa dalla nostra (parere personale) ma la cosa che ho notato nei vari viaggi fatti al nord-eu è che allevatore si dedica
esclusimamente ad allevare, in italia un allevatore deve anche intendersi di mangimistica, deve vendere, a volte essere veterinario
essere costruttore, ecc. ecc. al nord non è cosi quindi dedichi gli sforzi alla produzione, a volte sono perfino maniacali,( in inghilterra
ho trovato una allevatrice che somministrava tavolette di cioccolato alle scrofe in lattazione) alla fne i risultati ci sono e i numeri
sono davvero esaltanti.
Le scrofe fanno tantissimo latte ma vanno sostenute con particolari accorgimenti, per mantenere loro ed i piccoli si arriva a somministrare oltre 9 kg. di mangime capo /gg. un normale mangime lattazione non riesci a farle mangiare tanto.
Io però sono per una cosa più tranquilla il mio motto è mailare meno ma maialare meglio. saluti

Ciao Marco,avevo dimenticato una cosa che mi aveva fatto molta impressione,sei parti e scartano la scrofa loro,
si rapporto uomo animale,da noi dove lo trovi??
altra cosa che hai detto te,loro si dedicano solo ad allevare,al massimo seminano orzo e poi solo stalla,con una miriade di cure,
quasi maniacali,però fanno i numeri.
il tuo motto l'ho proposto al mio capo e al tecnico a inizio anno,meno maialini ma che però crescono tutti,bene e si riescano cosi
a vendere,anche perchè con questa iperprolificità si fa fatica a volte con i baliaggi,e a far peso allo svezzamento,
la risposta....continuiamo a fare numeri!!!!
altra verità è che in poche aziende uno si dedica solo alla sua mansione,c'è sempre da fare,e il problema è che a rimetterci è proprio la mansione a cui sei destinato
scusa l'ot,ho letto che cercavi anni fa,ora sei rientrato nel settore?

Si sono sempre stato nel settore ,ma lavoravo in una azienda che con il cambio di proprietà era diventato un inferno, per me non
erano anzi non sono allevatori, per fortuna da tempo ho cambiato ora è tutto a posto.
Per i 6 parti sono d' accordo, da noi max. 8 solo le migliori, e statisticamente provato che con scrofe vecchie e pesanti vi è un aumento
di nati morti e schiacciati ed un minore tasso di concepimento oltre a un aumento del consumo alimentare.