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Ziram contro la bolla del pesco 
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Iscritto il: 14/09/2010, 0:08
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Salve ragazzi,
oggi ho notato su un piccolo albero di pesco tantissime foglie arricciate (bolla). Ho subito trattato con ziram (non dico il nome commerciale visto che è proibito) sia il pesco che tutti gli alberi da frutta. Su tutti gli alberi i fiori sono caduti oppure sono ormai secchi quindi penso che non abbia fatto alcun danno. Secondo voi dovrei fare un'altro trattamento a breve? Se piove il trattamento va ripetuto?
Come mai ho avuto problemi di bolla nonostante abbia trattato con rame questo inverno?
Aspetto le vostre gentili risposte.


15/04/2011, 21:13
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La lotta contro la bolla del pesco segue ancora criteri tradizionali,pertanto è prevalentemente di tipo preventivo,effettuata prima dell'apertura delle gemme.Questa linea di difesa si basa su due interventi molto importanti e un terzo attuato solo in condizioni particolari:
-1°trattamento:viene effettuato a fine autunno(novembre)alla caduta delle foglie e a defogliazione completata;
-2°trattamento:viene effettuato a fine inverno(gennaio-febbraio);
-3°trattamento:da effettuarsi frà la fase di gemme gonfie e fra quella dei bottoni rosa.
Tieni presente che quest'ultimo trattamento viene effettuato se si hanno cultivar particolarmente soggette a infezioni di Bolla o sè l'anno passato si sono già verificati attacchi da parte del fungo.
Ora,tenendo presente che, in genere lo Ziram non manifesta fitotossicità(anche se tuttavia alcune varità di pero sono sensibili alla sua azione),e sè è vero come tu dici che i fiori sono in parte caduti ed in parte secchi potresti ripetere verso il 30 di Aprile il trattamento.
Mi permetto di darti un piccolo consiglio:
quando ripeterai il trattamento aggiungi allo ziram un prodotto(non faccio il nome per motivi di correttezza nel forum)a base di Glucoidi,ossicumarine,vitamine di gruppo B e vari microelementi.
Esso ha la funzione di stimolare le funzioni del metabolismo vegetale.Permettendo pertanto di superare i periodi di difficoltà e le diverse situazioni di stress dovute anche ai trattamenti fitotossici.
Spero di esserti stato di aiuto

ti invio i miei saluti........................ciao :) ;)

Roberto

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16/04/2011, 19:00
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Sei stato gentilissimo e molto esauriente.
Davvero grazie.

Gerardo


17/04/2011, 2:00
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Di niente Gerardo,è stato un piacere. :)

Un saluto

Roberto

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17/04/2011, 19:18
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con cosa, ziram? io non lo userei, è un prodotto da professionisti. bisogna evitare di entrare in campo per giorni dopo il trattamento. potresti usare la dodina.


11/04/2018, 21:41
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Quando il fungo è penetrato nelle foglioline non è più possibile bloccare il processo infettivo. E' stato chiarito che l'infezione si verifica al momento della rottura delle gemme a legno se la temperatura è superiore a 5 °C e si verificano piogge di 10 mm nelle 24 ore.

La dodina si è mostrata un valido fungicida contro la bolla, ma va somministrata a fine inverno nella fase di rottura gemme.
Di per se stessa viene accreditata anche di una azione stoppante in quanto la molecola viene assorbita e ha un meccansimo d'azione multisito (sul micelio altera la membrana delle cellule fungine, ma è più efficace in via preventiva in quanto è in grado di impedire la germinazione delle spore agendo sul metabolismo fungino), tuttavia questo può valere - con qualche beneficio di dubbio - per la ticchiolatura del melo se si interviene nel giro di 24 ore dall'evento infettante, malattia quest'ultima che tuttavia ha una epidemiologia diversa dal patogeno agente della bolla.

Se riesci a mettere qualche foto ti sapremmo avvalorare la diagnosi del tuo amico.


11/04/2018, 22:51
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La pianta non muore ma soffre e non è detto che ti matura i frutti. Se è giovane ed era già sofferente potrebbe morire.
Fai come ti hanno consigliato.
Se non risolvi io mi ero trovato bene col tebuconazolo, ferma l'infezione (le foglie malate non recuperano ma cadono) e le eventuali foglie nuove dovrebbero spuntare senza segno di malattia


12/04/2018, 14:16
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A me invece non risulta che alcun anticrittogamico, ancorché sistemico come il penconazole, riesca a bloccare il processo patogenetico di Taphrina deformans una volta che il fungo si è infeudato all'interno della foglia, tanti più a sintomo manifesto che significa che il fungo ha già fatto il suo lavoro distruttivo.

Il fatto che apparentemente la malattia per solito non proceda ulteriormente dopo l'infezione primaverile è semplicemente dovuto:
1. alla circostanza che le foglie adulte non sono più suscettibilie di penetrazione;
2. alla epidemiologia di questo fungo, che dopo la fase primaverile sopravvive in forma saprofitaria soprattutto come micelio lievitiforme o come conidi-gemma e che eventuali infezioni secondarie nel periodo estivo non danno luogo a manifestazioni eclatanti (sopra i 25-26 °C il fungo arresta la sua attività, e durante il periodo di incubazione del processo patogenetico è necessario che la temperatura si mantenga sotto i 18 °C).

Le foglie copite sono destinate comunque a cadere e normalmente, almeno in una pianta adulta, si ha un nuovo germogliamento (ovviamente sottraendo energie che altrimenti sarebbero state dirette alla fruttificazione e allo sviluppo). Ripetuti attacchi negli anni possono esaurire la pianta fino a portarla a morte.

Taphrina deformans è un patogeno obbligato agente di malattia auxonica (E. Baldacci) in quanto provoca auxonia dei tessuti paranchimatici fogliari per ipo- e ipertrofia cellulare tanto da far scomparire il tessuto a palizzata che diventa una massa spugnosa; il patogeno penetra direttamente nelle foglie di prima emissione attraverso la pagina inferiore; il micelio forma quindi austori che entrano nelle cellule, poi attraversa con percorso intercellulare il tessuto lacunoso e quello a palizzata per insinuarsi sotto la cuticola e formare aschi liberi e fuoriuscenti che conferiscono alla superficie delle foglie colpite il tipo aspetto vellutato (dopo circa 2-4 settimane).

Un terzo intervento, in aggiunta ai due tradizionali, è giustificabile in post-fioritura in caso di forte pressione della malattia e persistenza di condizioni favorevoli al suo sviluppo (temperatura fresca e abbondanti piogge) per prevenire infezione secondarie che possono interessare anche i frutticini oltre che i germogli ancora in accrescimento.

Scusate la lunghezza ma ho ritenuto preferibile essere esauriente.
Su questa malattia esiste una letteratura scientifica ampia e consolidata facilmente reperibile anche in rete, dunque non c'è nulla da inventarsi.


12/04/2018, 17:11
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Alessandro1944 ha scritto:
A me invece non risulta che alcun anticrittogamico, ancorché sistemico come il penconazole, riesca a bloccare il processo patogenetico di Taphrina deformans una volta che il fungo si è infeudato all'interno della foglia, tanti più a sintomo manifesto che significa che il fungo ha già fatto il suo lavoro distruttivo.

Ok allora precisiamo, le foglie malate cadono naturalmente ma permette di non avere il fungo sulle foglie nuove ;)
Perlomeno io ho avuto un buon riscontro su piante colpite abbastanza bene


13/04/2018, 9:01
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Così si comprende: si tratta allora di un intervento a titolo preventivo di rinforzo.
Posso aggiungere a completezza che tra gli IBE come il citato penconazolo (= inibitori della sintesi degli ergosteroli) nei disciplinari viene soilitamente indicato un limite di impiego da 2 a 4 volte all'anno (a seconda del PF). L'ultimo bollettino Ersa-Lombardia (12/04/18) indica rischio di attacchi di bolla su pesco e consiglia dodina oppure giusto un triazolo (difenoconazolo); su drupacee più in generale i triazoli vengono impiegati in funzione anti-moniliosi.

Se interessasse un po' di storia riguardo tali fungicidi, aggiungo ancora che il penconazolo fa parte della famiglia dei triazoli la quale sta nel Gruppo 1, codice 3 FRAC = rischio medio di resistenza; sono fungicidi monosito (agiscono su un solo punto del metabolismo fungino) e proprio in quanto tali sono più 'aggirabili' da ceppi patogeni mutanti: in effetti sono stati da tempo accertati casi di inefficacia di tali PF per la ticchiolatura del melo e cercosporiosi bietola.
Il penconazolo fu introdotto in Italia nel 1987 ma già a partire dagli anni settanta erano state messe a punto molecole della suddetta famiglia, come 1,2,4 triazolo e negli anni '80 furono posti in commercio in rapida successione diversi fungicidi del gruppo quali il bitertanolo, il triadimenol (entrambi attualmente revocati), propiconazolo e miclobutanil. Negli anni '90 si aggiunsero altre molecole (es. ciproconazolo, tebuconazolo, tetraconazolo e difenoconazolo), e tra i più recenti epoxiconazolo e metconazolo (trovano impiego contro malattie fogliari in particolare su cereali anche con finalità curative).
La loro scoperta e introduzione segnò un tappa molto importante nell'evoluzione delle strategie di difesa, tanto che inizialmente si sperò di avere a disposizione un mezzo risolutivo da impiegare come un farmaco in terapia, ossia a malattia in atto, ma in realtà le reali capacità curative ed eradicanti si dimostrarono non all'altezza delle aspettative.

I trazoli sono impiegati anche in medicina contro le micosi.


13/04/2018, 15:58
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