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AlessandraV
Iscritto il: 02/10/2012, 14:17 Messaggi: 81 Località: Vicenza
Formazione: Laurea lettere
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Anche sui cani ci sono tante leggende e forse sarebbe carino esporle qui. Quella che posto è scritta in lingua francese e riguarda il cane di razza Levriero (non saprei dirvi con certezza quale tipo). La vicenda fu ripresa e rappresentata a teatro a fine ottocento e inizio novecento. La leggenda del cane di Montargis Alla corte del re Carlo V c’era un gentiluomo chiamato Macaire, un cavaliere che era molto invidioso dei favori che il re manifestava a uno dei suoi compagni chiamato Aubry di Montdidier. Macaire aveva deciso di assassinare Aubry. Un giorno, l’aspettò nella foresta di Montargis e lo colpí. Nessuno fu testimone dell’assassinio, nessuno, eccetto il cane di Aubry, un grande e possente levriero, come la cronaca assicura. L’assassino aveva sotterrato la sua vittima nello stesso posto dove l’aveva assassinata. Il cane, durante molti giorni non si mosse dal luogo in cui il suo padrone era sepolto.Finalmente, la fame lo spinse verso Parigi e il cane andò chiedere a mangiare agli amici del suo padrone per poi tornare aulla sepoltura del suo padrone. Molti persone notarono la cosa e, alla fine, incuriositi per i suoi lamenti, lo seguirono. Arrivati nella foresta, videro la terra smossa, scavarono e trovarono il cadavere di Aubry di Montdidier. Qualche giorno più tardi, il cane, che un amico del suo padrone aveva accolto, vide il cavaliere Macaire nel mezzo di un gruppo dei signori. Immediatamente il cane gli saltò alla gola e tentò di strangolarlo. Il re, che si era rattristato molto per l'uccisione del suo cavaliere beniamino, seppe della cosa. Ordinò che l'incontro tra quel cavaliere e il cane si ripetesse davanti a lui. E così avvenne: si portò il cane, poi Macaire entrò ma confondendosi tra la folla dei cortigiani. Il cane non ebbe un secondo di esitazione, si gettò sul cavaliere e l’attaccò ringhiando. Macaire, venne interrogato ma persisteva nel giurare che lui non era l’assassino di Aubry di Montdidier. _Quindi, disse il re,"ci rimetteremo al giudizio di Dio" e nell'isola di San Luigi venne eretta una sorta di arena. Il gentiluomo entrò armato di un bastone pesante mentre a favore del cane venne messa una botte aperta alle due estremità in modo che potesse rifugiarvisi. La lotta fu breve. L’animale correndo attorno al suo nemico schivò il bastone che volteggiava e subito balzò su Macaire e lo prese alla gola. L’uomo rotolò per terra, urlando di dolore, fece un cenno affinché si tirasse fuori il cane dall'arena giurando che avrebbe detto la verità. Portato davanti il re, l'assassino rese piena confessione e fu condotto alla forca. L'immagine è presa da Wikipedia.
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05/11/2012, 15:12 |
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giuliaxyx
Iscritto il: 06/06/2011, 14:44 Messaggi: 231 Località: Lombardia, prov. di Lecco
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Ciao, che bella storia. Tempo fa ho sentito una storia su un altro cane 'famoso': uno dei sanbernardi del rifugio sul Sempione mi pare ma ora non me la ricordo più... Se la ritrovo ve la racconto. (Altrimenti potrei inserire le mie 'Cronache da Colle' e cioè i racconti che ho scritto per i figli delle mie amiche e mio nipote per scaricare un po' di stress quando il mio cane lo scorso inverno aveva imparato ad uscire dalla recinzione malconcia facendomi venire l'ansia e divertendosi molto. Ma il mio cane non e' leggendario, semmai un Gian Burrasca! )
Ciao e buona serata.
G
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05/11/2012, 21:32 |
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AlessandraV
Iscritto il: 02/10/2012, 14:17 Messaggi: 81 Località: Vicenza
Formazione: Laurea lettere
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@Ciao Giulia, racconta racconta.... sono tutt'occhi
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05/11/2012, 21:54 |
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AlessandraV
Iscritto il: 02/10/2012, 14:17 Messaggi: 81 Località: Vicenza
Formazione: Laurea lettere
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Allora, questa è qualcosa di diverso da una leggenda (anche se oramai è diventata tale) ma è una "favola" abbastanza conosciuta dai boxeristi (come me). Quindi....c'era una volta la:
LA LEGGENDA DEL BOXER
Era il Quinto giorno della Creazione... Dopo aver dato vita a tutti gli animali, Dio decise di creare una copia di ogni futura razza di cane. Così, dopo poco il Paradiso Terrestre fu rallegrato da un’infinità di cani: grandi e piccoli, a pelo lungo e a pelo raso, bianchi e neri, leggeri e di sostanza. A quel punto il Buon Dio, osservandoli con benevolenza, disse: “Quanti siete…!!! Così tanti che non c’è quasi più spazio per tutte le altre specie!!!” Poi, lisciandosi pensieroso la barba, aggiunse: “Per completare il mio disegno, manca un cane che raccolga in sé le migliori qualità di tutti gli altri: forza e agilità, nobiltà e coraggio, buon carattere…” Così, mentre stava ancora elencandone i pregi, prese dell’argilla e creò il boxer. Ad osservarlo, assomigliava moltissimo al boxer di oggi. Sola la testa era diversa, poiché nei tratti si avvicinava di più a quella di molte altre razze. Il Signore lo guardò soddisfatto e disse: “Ho realmente concretizzato ciò che avevo in mente, forse anche meglio di come potevo sperare! Ora è meglio metterlo da parte, l’argilla è sempre fresca e potrebbe danneggiarsi…" Il boxer, nell’udire queste parole, capì di essere il più bello, immobile nella sua posa statuaria con la testa alta e lo sguardo fiero. Dandosi grandi arie, pretese dagli altri cani il riconoscimento di tale superiorità ed i conseguenti onori. I cani piccoli, senza alcuna esitazione, gli manifestarono la loro profonda ammirazione, ma i cani grandi, offesi per essere stati superati da un cane di media taglia, inizialmente si limitarono a ringhiare irritati, poi passarono ad insulti sempre più pesanti. Offeso nell’orgoglio, il boxer si avventò con collera contro i suoi avversari, ma – ahimè – aveva dimenticato che il suo muso era ancora fresco! Così, quando il Signore intervenne separandolo dal suo avversario, il muso del boxer si era irrimediabilmente schiacciato… Allora il Signore – nascondendo comunque un sorriso – disse: "Osserva bene come sei adesso: dovrai rimanere così fino al giorno del giudizio!" Ecco come andarono le cose. Chiunque abbia dubbi sulla veridicità di questa storia, provi a portare il proprio boxer a contatto con altri cani. Si renderà subito conto che il suo comportamento verso le altre razze non è cambiato: con i cani di piccola taglia il boxer si mostrerà particolarmente gioviale, quasi ricordasse i loro omaggi precedenti, ma con tutti i grandi cani tirerà fuori tutta la sua forza ed il suo coraggio per metterli rapidamente in fuga, poiché - a tutt’oggi - il boxer non ha dimenticato la mancanza di rispetto mostrata da loro in precedenza.
Il testo, tradotto e rivisitato, è tratto da “Bulletin Boxer” n° 43 (2002, p. 4-5).
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05/11/2012, 21:55 |
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Oneye
Iscritto il: 13/03/2012, 17:26 Messaggi: 300 Località: Sardinnia
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cerca la storia di san Guinefort , sempre un levriero
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05/11/2012, 23:12 |
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AlessandraV
Iscritto il: 02/10/2012, 14:17 Messaggi: 81 Località: Vicenza
Formazione: Laurea lettere
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Ciao Oneye, potevi postarla! Grazie alla dritta di Oneye ecco un altra leggenda sul levriero: bella!! E non sapevo che la leggenda che sto per postare, tratta da Wikipedia, avesse ispirato la storia di "Lilli il vagabondo" di Walt Disney . E' stato scritto anche un libro al riguardo: Jean-Claude Schmitt, "Il santo levriero: Guinefort guaritore di bambini", Torino, Einaudi, 1982 Allora: San Guinefort o Guignefort di Borgogna era un cane levriero vissuto nel XIII secolo, che fu oggetto di devozione popolare quale santo per i miracoli che scaturirono presso la sua tomba, oggetto di culto e pellegrinaggi nella zona di Lione, a Sandras, tra Chatillon-sur-Chalaronne e Marlieux. Secondo la leggenda, il cane era di guardia in un castello dove il cavaliere suo padrone viveva col figlio, di pochi mesi. Tornando un giorno dalla caccia, il cavaliere vide che la stanza del figlio era stata messa a soqquadro, con la culla rovesciata, mentre il cane aveva le zanne insanguinate. Del bambino, ancora in fasce, non v'era traccia. Credendo che il cane lo avesse sbranato, egli lo uccise immediatamente con la sua spada; tuttavia, poco dopo sentì il bambino piangere e lo trovò illeso sotto la culla, assieme a una vipera uccisa dal cane. Esso, dunque, era stato protagonista di una lotta non per fare male al bambino, ma per salvargli la vita. Una volta scoperto l'errore, con pentimento il cavaliere seppellì il cane in una tomba coperta di pietre, e il luogo divenne meta di pellegrinaggi; in breve tempo si creò un fenomeno insolito, dove numerosi ex voto venivano portati al santo-cane in ringraziamento dei miracoli e delle grazie che, secondo i popolani, compiva, soprattutto per la tutela dei bambini. Con il tempo, e soprattutto grazie a un'incessante passaparola che durò secoli, la sua figura fu assimilata a quella di un santo umano, in carne e ossa. Il suo culto, proibito più volte, persistette a tutte le condanne e venne abolito definitivamente solo negli anni trenta del XX secolo dalla Chiesa cattolica. La festa di San Guinefort cadeva nel periodo della canicola. Il racconto del cane, erroneamente accusato di attacco contro un bimbo nella sua culla, venne utilizzato da Walt Disney nel film Lilli e il vagabondo, dove il protagonista, il bastardino Biagio (il vagabondo), dopo aver salvato il figlio dei padroni di Lilli dall'attacco di un grosso topo, è ingiustamente accusato di aver aggredito il neonato. Anche in questo caso il ritrovamento del cadavere del topo dietro una tenda chiarisce poi la situazione. PS Periodo della canicola Il nome deriva dal latino Canicula ("piccolo cane"), ovvero la stella più luminosa (Sirio) della costellazione del Cane Maggiore, che sorge e tramonta con il Sole (levata eliaca) dal 24 luglio al 26 agosto (il periodo appunto della "canìcola"). Il nome della costellazione deriva probabilmente dagli antichi Egizi, in quanto avvertiva (come un cane vigile) l'arrivo del periodo delle inondazioni del Nilo. Nel medioevo essa iniziava il 25 luglio, festa di San Cristoforo e terminava il 24 agosto. Questo periodo dell'anno aveva una particolare attrazione simbolica nella cultura popolare: per esempio vi cadeva la festa di San Guinefort, il santo cane.
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06/11/2012, 0:04 |
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AlessandraV
Iscritto il: 02/10/2012, 14:17 Messaggi: 81 Località: Vicenza
Formazione: Laurea lettere
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Per gli estimatori della razza Akita. La leggenda di Hachi Tra tutte le storie e le leggende presenti nella cultura giapponese ne troviamo una abbastanza recente:la storia di Hachiko. Con l’aiuto di wikipedia ,scopriremo una delle storie più belle del secolo scorso e perchè no di sempre. Al di là di alcune interpretazioni di questa storia che un mio amico giapponese mi ha raccontato, preferisco riportare gli eventi così come sembra che siano giunti a noi. La foto che vedete mi ritrae(sulla destra) insieme alla statua di Hachiko, dove si trova, cioè a Shibuya, in compagnia di Skizzo, fondatore insieme al sottoscritto di Dondake.it. Hachikō (ハチ公 10 novembre, 1923 – 8 marzo 1935), era un cane giapponese, divenuto nella propria nazione un emblema di affetto e lealtà. Conosciuto anche come Chūken Hachikō(忠犬 ハチ公, letteralmente cane fedele Hachikō), il suo vero nome era Hachi ed il suffisso “kō” è usato come vezzeggiativo. La sua toccante storia ha commosso l’intera popolazione nipponica. Hachikō nacque a Odate, nella Prefettura di Akita, il 10 novembre 1923. Era un esemplare maschio, di Akita bianco. All’età di due mesi, venne adottato da Hidesamuroh Ueno, un professore universitario del dipartimento agricolo di Tokyo, che lo portò con sè nella sua abitazione a Shibuya. Ogni mattina, il professor Ueno si dirigeva alla stazione di Shibuya per andare a lavorare. Il suo fedele cane lo accompagnava sempre e ritornava alla stazione quando il suo padrone terminava l’attività lavorativa. Purtroppo il 21 Maggio 1925, Ueno morì di arresto cardiaco mentre era all’università. Hachikō, come ogni giorno, si presentava alla stazione per le 3 del pomeriggio (l’orario in cui il suo padrone arrivava alla stazione), ma il professor Ueno non era ancora tornato. Il cane attese invano il suo arrivo. Ciononostante, tornò alla stazione il giorno seguente e fece così anche nei giorni successivi. Con il passare del tempo, il capostazione di Shibuya e le persone che prendevano quotidianamente il treno iniziarono ad accorgersi di lui e cercarono di accudirlo offrendogli cibo e riparo. Con il tempo, tutto il popolo giapponese venne a conoscenza di Hachikō, tant’è che molte persone andavano a Shibuya solo per vederlo e per poterlo accarezzare. Nonostante il passare degli anni e la sua età avanzante che lo indebolì progressivamente, il cane continuava imperterrito a dirigersi alla stazione per poter rivedere il suo padrone. Nell’aprile 1934 venne creata una statua in bronzo con le sue sembianze nella stazione di Shibuya, ad opera dello scultore Teru Ando, e lo stesso cane era presente all’inaugurazione (un’altra simile è stata eretta a Odate, il suo luogo natale). L’8 marzo 1935 Hachikō morì di filariasi all’età di 12 anni, dopo aver atteso, ininterrottamente, per ben 10 anni il ritorno del suo padrone. La sua morte impietosì la comunità nipponica, la notizia venne inserita in tutte le prime pagine dei giornali giapponesi e venne, anche, dichiarato un giorno di lutto per ricordare il suo gesto di fedeltà nei confronti del suo padrone. Con la venuta della seconda guerra mondiale, il governo giapponese aveva bisogno di metalli per costruire le armi, tant’è che venne anche usato quello della statua di Hachikō. Nel 1948, tre anni dopo la fine del conflitto, il figlio dello scultore Teru Ando, Takeshi, ricevette la commissione di scolpire una nuova statua raffigurante il cane, sempre nello stesso posto di quella precedente. Nonostante il cane sia stato preservato tramite tassidermia ed esposto al “Museo Nazionale di Natura e Scienza” a nordovest della stazione, alcune sue ossa sono sepolte nel cimitero di Aoyama, accanto alla tomba del professor Ueno. L’8 Aprile di ogni anno, in Giappone viene organizzata una cerimonia per ricordare Hachikō, ove partecipano vari amanti dei cani che portano i loro omaggi alla sua lealtà e alla sua devozione. Il cane divenne il soggetto di Hachikō Monogatari, un film giapponese del 1987 diretto da Seijirô Kôyama che narra la sua storia dalla nascita fino alla morte. Inoltre sono stati scritti dei libri su di lui, come Hachikō: the true story of a loyal dog, scritto da Pamela S. Turner e illustrato da Yan Nascimbene eHachikō Waits scritto da Lesléa Newman e illustrato da Machiyo Kodaira. La Culture Broadcasting Network in Giappone riuscì a trovare una vecchia registrazione di Hachikō mentre abbaiava e venne trasmessa in radio il 28 maggio 1994, ove venne ascoltata da milioni di persone. Negli ultimi anni è in lavorazione un film su di lui chiamato Hachiko: A Dog’s Story, diretto dal regista svedese Lasse Hallström e interpretato dagli attori americani Richard Gere e Joan Allen. L’uscita è prevista nel 2008. La piazzetta dov’è collocata la statua di Hachikō è un luogo di ritrovo e d’appuntamente molto importante per Shibuya, e si vede frequentemente in molti manga ed anime.. ----- Qui l'articolo e foto http://dondake.it/curiosita-dal-giappon ... chiko.html" target="_blank
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06/11/2012, 0:15 |
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Mauleon
Iscritto il: 07/05/2011, 8:00 Messaggi: 1976 Località: Umbria
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_________________ Non importa se un gatto è bianco o nero, finché cattura i topi.
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06/11/2012, 0:17 |
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AlessandraV
Iscritto il: 02/10/2012, 14:17 Messaggi: 81 Località: Vicenza
Formazione: Laurea lettere
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Mauleon ha scritto: http://www.youtube.com/watch?v=7tGZuxBZS8A" target="_blank Mamma mia che bel video!!! Io, dico la verita', mi son commossa........poverino che artrosi... Le chiacchere stanno davvero a 0 davanti a filmati del genere! Grazie Mauleon.
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06/11/2012, 0:22 |
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blade112
Iscritto il: 23/01/2009, 22:37 Messaggi: 1757 Località: ROMA
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Sono esseri magnifici , di gran lunga migliori degli umani. Lunga vita ai cani. Bellissime storie!!!!!
_________________ Si vis pacem , para bellum.
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06/11/2012, 0:42 |
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