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renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
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Salve, qualcuno nel forum la pratica ? Noi abbiamo portato quest'anno sei alveari a 1700 m. (le famiglie piu' forti, dopo la fioritura dell'acacia), dove abbiamo una baita. Solo larici (siamo quasi al limite della vegetazione) e rododendri, le famiglie sono ancora su. Grandi distese di prati abbandonati, pochi fiori (adesso solo erica). Trasporto possibile solo con trattore, salita in prima ridotta per evitare di massacrare le api. Le api si trovano un ambiente del tutto diverso rispetto a quello di casa, per es. domenica mattina c'erano 4 gradi. Risultato:
- nidi (attualmente) piu' consistenti rispetto alle famiglie rimaste a casa, fino a sei telaini di covata. - pochissima varroa (trattamento col solo sublimato). - produzione circa un melario e mezzo (rododendro + altro), dopo averne prodotti due a casa sull'acacia. - un singolo melario pieno di manna, da buttare. - umidita' media sul 19%, ma durante il primo melario c'era un temporale al giorno.
La faccenda peggiore e' il rischio manna, che costringe a scioglierla e buttarla, per recuperare i telaini.
-- Renzo
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10/09/2009, 13:32 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Ciao Renzo, purtroppo non ci sono ancora abbastanza apicoltori qui nel forum. So che la pratica di portare alveari in alta montagna è seguita anche da apicoltori della Val Rendena. Ma purtroppo non so dirti altro. Ciao, Marco
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13/09/2009, 18:51 |
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TRENTA
Iscritto il: 18/11/2009, 18:42 Messaggi: 6
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Io pratico l'apicoltura in montagna per il Rododendro, porto le api in due localita circa a 1600 -1700 m.s.l.m. ebbene quest'anno ho avuto dei problemi e in specifico non si è prodotto Rododendro ma un miele ricco di melata d'abete e le famiglie portate sul Rododendro hanno avuto notevole presenza di Varoa, forse dovuto ad una stagione in alta montagna non propizia alle api, stagione fredda e piovosa. ciao
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18/11/2009, 19:29 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Finalmente ! Del resto, nella discussione "Apicoltura in montagna", che si poteva ritrovare se non Trentini? Ciao, Marco
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18/11/2009, 19:44 |
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TRENTA
Iscritto il: 18/11/2009, 18:42 Messaggi: 6
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Pur conoscendo il tuo sito non conoscevo il forum " a le par cul ca nu ho mai scrit" ciao
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18/11/2009, 19:49 |
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Marco
Sez. Supporto Didattico
Iscritto il: 13/03/2008, 19:23 Messaggi: 68798 Località: Pinzolo (TN) - Firenze
Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Chi bisogn parlar talian sa no i ni buta fo ! Spero di vederti presto, Marco
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18/11/2009, 20:35 |
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renzo
Iscritto il: 25/08/2009, 11:25 Messaggi: 506 Località: Ronchi Valsugana (Trentino)
Formazione: ingegnere+informatico
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TRENTA ha scritto: Io pratico l'apicoltura in montagna per il Rododendro, porto le api in due localita circa a 1600 -1700 m.s.l.m. ebbene quest'anno ho avuto dei problemi e in specifico non si è prodotto Rododendro ma un miele ricco di melata d'abete e le famiglie portate sul Rododendro hanno avuto notevole presenza di Varoa, forse dovuto ad una stagione in alta montagna non propizia alle api, stagione fredda e piovosa. ciao Ciao, di dove sei ? Anche noi abbiamo portato 6 famiglie a 1700 dopo l'acacia, zona monte Ciste (Lagorai), e la produttivita' e' stata ottima (due melari) nonostante in giugno piovesse tutti i pomeriggi. La fioritura del rododendro e' stata buona, ed anche i fiori sui pascoli per il secondo melario. Pero' ho sentito che sul rododendro in Valle dei Mocheni e' andata male, e anche in Val di Fiemme/Fassa si lamentavano. Un ulteriore problema di tanti a quelle quote e' stata la presenza di melata di larice (manna), praticamente inutilizzabile per api e umani (troppo dura). La varroa e' stata poca, ma noi abbiamo trattato con AO sublimato sia in montagna che dopo averle riportate a casa.
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19/11/2009, 10:40 |
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TRENTA
Iscritto il: 18/11/2009, 18:42 Messaggi: 6
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Sono di Giustino in Val Rendena, vicino a Pinzolo. Io le ho portate in Val Nambrone 1700 e in Malga Cioca 1750, problemi di manna li ho avuti sulla postazione fissa a Giustino ma a parte il mancato raccolto la manna viene utile per il 2010. Ciao
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19/11/2009, 15:03 |
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Elena
Iscritto il: 30/04/2008, 18:13 Messaggi: 101 Località: Firenze
Formazione: Perito Agrario e Dott.ssa in Agrozootecnia sostenibile
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Fantastico! il miele di Rododendro è il mio preferito...ma ovviamente non se ne trova molto a Firenze a vendere io l'ho sentito solo perchè ho seguito un corso di panel test! Ottimo davvero..
_________________ A provocare un sorriso, è quasi sempre un altro sorriso! Elena
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25/11/2009, 1:01 |
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lucacr84
Iscritto il: 01/04/2014, 0:01 Messaggi: 15 Località: verbano cusio ossola
Formazione: educatore
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Buongiorno a tutti, mi appoggio a questa discussione per potermi confrontare su una tecnica che vorrei mettere in pratica quest'anno. Faccio apicoltura da tre anni, il primo anno 2 nuclei acquistati, zero miele prodotto e supera l'inverno solo una cassetta. Secondo anno acquisto due nuclei, uno di questo scopro che ha la peste ed elimino, l'altro nucleo è bello forte la famiglia che avevo già sciama e mi ritrovo con tre famiglie, totale una quarantina di chili di miele. faccio alcune divisioni per fare nuovi nuclei così in autunno ho 5 famiglie ma passano l'inverno solamente 3 famiglie. Quest'anno ho comprato 5 nuclei e attualmente mi trovo con otto famiglie pronte a bottinare sul castagno. La postazione del mio apiario è sita sui 900mslm e quest'anno voglio provare a spostare le mie famiglie dopo la raccolta del castagno a 1700 metri per provare a raccogliere miele di rododendro. Siccome però voglio anche eseguire i trattamenti e oltretutto quest'anno volevo mettere in pratica la rimozione della covata e divisione della famiglia, a livello teorico pensavo di dividere la famiglia appena finita la raccolta del castagno, utilizzare arnie da 7 dove mettere le scorte più fc e regina, dividere la famiglia al mattino, lasciare l'arnia nuova davanti a quella vecchia in modo da recuperare le bottinatrici e alla sera chiudere e portare l'arnia sul rododendro e il giorno dopo trattare con AO gocciolato. Intanto nell'apiario originario aspetterò che sfarfalli tutta la covata e si fecondi una nuova regina poi tratto sempre con A.O. In questo modo se riesco a fare un ragionamento corretto avrò arnie da 7 piene di bottinatrici con 4 favi di scorte e solamente 3 fc da costruire, tutto questo all'inizio di luglio, fine giugno. Secondo voi potrebbe essere fattibile come tecnica oppure rischio di non riuscire a raccogliere nemmeno un po di rododendro?
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28/04/2014, 12:23 |
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